Disclaimer: Meffiu e Bri non sono miei, non ci sono prove perlomeno
sicure che abbiano avuto delle relazioni (anche se ci si spera sempre
*___*), e chiaramente i soldini per ora li ricevo solo da mamma e
papà, niente lucro per ste cose...
"one more thing before we start the final face off
:
I
will be the one to watch you fall...
so
I came down to crash and burn your beggars banquet,
someone
call the ambulance, there’s gonna be an accident..."
-Brian, datti una mossa!-,
esclamò Steve al suo cantante,
che aveva gli splendidi occhi fissi nel nulla, e che poi si fissarono
nei suoi
con aria vacua.
-Si, si, arrivo...-, rispose con il
tono di chi ha appena
ricevuto una sonora sgridata. Steve lo squadrò inclinando la
testa, poi si
strinse nelle spalle. Sapeva che da quando Brian aveva rotto col suo
ultimo
ragazzo era diventato strano. Cioè, più del
solito. Brian sospirò
profondamente, si godette l’atmosfera di emozione ed
eccitazione nell’aria e si
tuffò in avanti. Mise un piede dopo l’altro sul
palco, e un passo dopo l’altro
dimenticò il pensiero che gli vorticava dolorosamente in
testa da ore.
Cominciarono le prime note di “Infra-Red”, e
strilli di gioia riempirono
piacevolmente le sue orecchie. Sorrise col suo solito velo di malizia
che
ammutolì le prime file, perché Brian aveva questo
potere, di ammaliare e
stordire chiunque solo con lo sguardo. “...And I will be the
one to make you
cry”. Nei tre o quattro secondi in cui pronunciò
questa frase successero almeno
un milione di cose. Scorse un viso orribilmente familiare in mezzo a
tanti
altri, erano proprio i tratti, i lineamenti che per settimane, mesi,
aveva
cercato di rimuovere da ogni piega del cervello. Prima sentì
il cuore saltare
un colpo, poi i suoi occhi si allargarono a dismisura per qualche
istante,
impallidì sotto il trucco e nell’ultima sillaba la
voce tremò pericolosamente.
Ma non voleva dargli la soddisfazione di vederlo disposto a
scombussolarsi in
questo modo, così cercò di ricomporsi come meglio
poté e continuò a cantare
cercando di suonare disinvolto come sempre. Fortunatamente quasi
nessuno si
accorse di nulla e lui fece del suo meglio per seppellire con forza
quel moto
di rabbia dietro un’espressione neutra. Ma perché
si era fatto rivedere?? Come
aveva potuto decidere di venire al concerto quando lui gli aveva detto
espressamente e a chiare lettere che non voleva vederlo mai
più?! Perché è uno
stronzo, si disse cantando “someone call the ambulance,
there’s gonna be an
accident!”. Cantò il ritornello schiacciando
rabbioso ogni pensiero diretto al
bastardo che aveva scelto proprio quella pessima serata per
perseguitarlo.
Con un sollievo indicibile
sentì le ultime note riecheggiare
nell’aria, mischiate agli applausi e alle urla, ma fu preso
dal panico: non
poteva assolutamente sopportare di cantare un’altra canzone,
e poi un’altra e
un’altra ancora sapendo che quei due occhi seguivano ogni suo
movimento e
cercavano i suoi. Appoggiò la chitarra e fece un cenno a
Stefan, che rispose
con uno sguardo interrogativo. Brian si affrettò verso il
backstage, e quando
diede un sospiro di sollievo si accorse anche che così
facendo l’aveva data
vinta a quello. Perché
di sicuro quello al momento stava
ghignando di
soddisfazione e in un moto di rabbia strinse i pugni e i suoi occhi si
ridussero a due fessure malevole.
-Che ti è preso, posso
saperlo?!-, abbaiò la sua manager,
Alex.
-Niente. Non è successo
niente. Ora esco di nuovo-, sibilò
Brian.
Si diresse di nuovo verso il suo
pubblico quando sentì
l’unica cosa che paradossalmente non si aspettava.
-Brian-, chiamò qualcuno
di irrealmente distante, ma con una
voce così familiare che si frenò a fatica dal
rispondere in modo particolare,
come d’abitudine. Si voltò lentamente deglutendo,
e quel pezzo di merda, quello
stronzo colossale, se ne stava lì, arrogantemente in piedi,
e lo fissava in
modo strano…triste.
Brian lo squadrò con aria
di sufficienza: portava un altro
dei suoi assurdi pantaloni, che fasciavano insopportabilmente stretti
quelle
gambe così magre da sembrare un’illusione ottica,
portava una maglietta che
risaltava in modo irritante il fisico asciutto, persino i capelli erano
rimasti
identici, sparati disordinatamente per aria, o al massimo si erano
allungati un
po’. Ma per il resto era perfettamente uguale al fantasma che
Brian si era
lasciato alle spalle.
E poi, pur senza volerlo, lo
guardò negli occhi e ad una
attenta immagine dentro vi riconobbe solo imbarazzo, paura e vergogna.
In parole povere, questo fu uno dei
fattori che rese la serata
un po’ migliore.
Brian non riuscì proprio a
trattenere un ghigno soddisfatto,
e l’espressione sul suo viso si convertì dallo
stupore a qualcosa di
decisamente inquietante, e che lasciava presagire qualcosa che di
sicuro non
era buono. Aveva assunto uno sguardo seducente, quello che usava per
catturare
nella sua tela ignare e indifese scopate del sabato sera.
Batté le palpebre
civettuolo e, con la voce più vellutata che
riuscì a tirare fuori miagolò:
-Ciao, Bellamy. Cosa ci fai qui?
Cerchi qualcuno per stasera?
Matt corrugò la fronte
scocciato. Come si permetteva di
esserlo?! Al frontman dei Placebo venne per un momento
l’impulso di picchiarlo.
-No, Brian. Sono venuto qui per
parlare con te-, rispose
l’altro cantante a denti stretti.
Era incredibile, quel tizio,
perché non bastava che l’avesse
lasciato come si abbandona un cane d’estate
sull’autostrada, ma ora tornava per
girare il dito nella piaga…ma Brian Molko davanti a questo
tipo di sfide si
faceva più forte e sfrontato, o almeno in apparenza era
così.
-Ah, davvero? E di che cosa vorresti
parlare?-, chiese
cercando di mettere in imbarazzo l’avversario, ma Matt sapeva
che il suo
obiettivo era di metterlo a disagio. Considerò che tutti
sapevano della loro
storia passata, e che nessuno era così idiota da non aver
capito il motivo del
suo ritorno in una serata come tante altre.
-Di noi-, rispose fissandolo
freddamente.
-Di noi?-, ripeté
Brian,-beh, questo mi sorprende. Sai, mi
sembra che sia da un bel pezzo che non c’è
più nessun “noi”. O cambi soggetto e
dici “parliamo di ME e del mio insopportabile
egocentrismo”, oppure mi dispiace
di annunciare che non c’è proprio niente di
sensato da dire al riguardo…se non
che quello che per TE è un “noi”, per me
è stato solo un errore ingenuo che non
ripeterò più.
Matt deglutì, ma si era
già detto che non sarebbe stato
facile, per niente.
-Ho sbagliato, Brian-, rispose
abbassando lo sguardo e
indirizzandolo ad una scatola vuota poco lontana.
‘Ah’,
pensò Brian, ‘adesso fa il sottomesso per farmi
pietà.
Ma è qualcosa che non avrai nemmeno nei tuoi sogni
più reconditi, Matthew
Bellamy’.
-Non ne dubito, Matty-, rispose poi
lezioso allargando il
suo ghigno. Matt alzò la testa agghiacciato e lo
fissò. L’aveva chiamato
intenzionalmente con il nomignolo e col tono che Brian usava quando
voleva
portarlo a letto, con lo stesso sorrisetto malizioso e lo sguardo che
lo
esaminava lentamente dalla testa ai piedi.
Un’ondata di ricordi lo
colpì alla pancia come un pugno e
sentì istantaneamente un insopportabile groppo alla gola.
Fra tutte le cose,
quella era l’unica che non si era immaginato, e lo colse
completamente alla
sprovvista.
-Brian-, mormorò
supplicante, -…ascoltami.
-Ma certo, Matt-, replicò
Brian continuando ad ostentare il
suo ghigno. Sapeva bene quanto sarebbe stato difficile per
l’uomo di fronte a
sé imbarcarsi in un discorso senza mostrare troppe
incertezze.
-Ecco…ecco, dopo averti
detto che non ti volevo più…-, si
interruppe il cantante dei Muse per far assaporare a Brian il ricordo
al quale
alludeva ricevendo un’occhiata velenosa,-…ho
cercato per un po’ qualcuno per
rimpiazzarti.
-E…l’hai
trovato?-, chiese Brian cercando di suonare
perfettamente tranquillo e pacato, ma si irritò di sentire
un pizzico d’ansia
dentro alla voce, nell’attesa di una risposta.
-Beh, ma mi sembra ovvio!-, rispose
Matt soddisfatto.
-Sì? Oh, fantastico, siamo
in due!-, ribatté Brian
leccandosi il labbro probabilmente ricordando qualcuno dei suoi brevi
flirt.
Matt registrò quel movimento della lingua e, pur sapendo che
quello lo faceva apposta, non
poté non
soffermarsi con lo sguardo su quelle labbra rosee. Ricordò
perfettamente il
loro sapore, la consistenza, la sensazione molto più che
piacevole che aveva
provato nel morderle sensualmente.
E martoriò il suo, di
labbro inferiore, stringendolo fra i denti
in un moto di frustrazione, e stavolta fu il turno di Brian di ridere
sotto i
baffi.
-Ecco-, riprese faticosamente Matt,
vedendo irritato che
Brian si stava divertendo,-poi, mi sono reso conto che mancava qualcosa.
Brian spalancò gli occhi
gioiosamente incredulo e deliziato
di sentire quelle parole proprio da quelle labbra, e
quell’uomo dimostrarsi
così sottomesso. Si ricordò beffardo che Matt
aveva quasi sempre fatto il
passivo, che lo volesse o no.
-Davvero?-, gorgogliò
Brian, -ma che strano!
Matt gli lanciò uno
sguardo interrogativo, Brian lo
intercettò e ne restituì uno di cattiveria,
continuando:
-Sai, se devo proprio dirti la
verità, mi era anche passato
di mente il fatto che tu esisti…
Così per fare, poi,
lanciò un’occhiata melensamente languida
a Stefan, che fece una smorfia sapendo precisamente qual era il suo
gioco, ma
lo sguardo fece il suo effetto su Matt, che guardò stizzito
il bassista, e che
poi rispose:
-E’ probabile, Brian.
Può anche essere, ma io invece non mi
sono dimenticato di te. Ogni volta che uscivo con qualcuno,
volevo…volevo…-,
dillo, pensò Matt, forza!
-…volevo che fossi tu.
[Eccomi con una mollamy un pò più triste
dell'altra ^^ Spero che l'inizio vi piaccia...]
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