“Sei
cambiato, Bilbo Baggins. Non sei lo stesso hobbit che ha lasciato la
Contea.”
“Stavo per dirtelo,” deglutì,
torturandosi le dita sporche di terra e sudore. “ho trovato
qualcosa nella caverna degli orchi.”
“Cos'hai trovato?”
Aprì la bocca ma non pronunciò alcun suono;
aprì la mano e le dita sfiorarono l'anello d'oro.
“Che cosa?”
Indugiò. Ancora una, due volte, per poi levare la mano dal
taschino.
“Il mio coraggio.”
“NO!”
Bilbo sussultò, girandosi; alle sue spalle c'era Gollum.
“Bugiardo, Baggins è un bugiardo! Noi lo sappiamo
cos'ha trovato, lo sappiamo! È nostro, ce l'ha rubato!
Ladro!”
Lo hobbit arretrò, spaventato da quegli enormi occhi azzurri.
“Il tesoro è nostro e deve
restituircelo!”
Gollum si avvicinò velocemente, aggrappandosi a Bilbo,
spalancando la bocca e mostrando i pochi denti che possedeva.
“Restituiscilo!”
Bilbo si svegliò. Era sudato, tremava e la testa sembrava
scoppiargli.
La mano frugò spontaneamente nelle sue vesti, frenetica,
cercandolo. Cercava lui, lui solo, il suo...
“Tesoro...” sussurrò, trovandolo
finalmente. Lo stava finalmente ammirando, rigirandolo tra le piccole
dita.
Un desiderio lo catturò, spingendolo a volere infilare quel
piccolo cerchio d'oro giallo al dito. Chiuse le palpebre e si
preparò.
“Mastro Baggins.”
Bilbo sussultò, aprendo gli occhi e per poco non fece
scivolare l'anello al suolo; velocemente lo ripose nel solito posto.
“Thorin.” rispose, voltandosi per vedere il nano
negli occhi.
Il Re sotto la montagna era lì, davanti a lui; sembrava
vigile come sempre, nonostante la tarda ora.
“Qualcosa ha turbato il tuo sonno?”
“No, io, sto bene, solo... un brutto sogno.” si
scoprì quasi senza fiato e fu certo che neppure un bambino
avrebbe creduto alle sue parole.
Thorin annuì, spostando lo sguardo; Bilbo d'istinto
seguì i suoi occhi.
“La Montagna Solitaria.”
Il nano continuò a guardare fuori dalla finestra. Erebor era
lì, a due passi da Pontelagolungo.
“Ormai siamo arrivati,” continuò Bilbo,
e il nodo alla gola si faceva un po' più stretto.
Thorin non rispose ancora. La mente non era lì a casa di
Bard; era oltre il lago, sopra il versante della montagna, tra ori e
gioielli.
“Thorin,” lo chiamò ancora, alzandosi
dal suo letto improvvisato per avvicinarsi “il governatore ci
ha dato il permesso. Domani sarà tutto finito, entreremo
nella montagna e-”
“Smaug.”
Lo hobbit s'irrigidì, fermandosi a meno di un metro
dall'altro.
“Da qualche parte, sotto le ricchezze della mia montagna, lui
c'è.”
“Non è detto, voglio dire, hai detto tu stesso che
non è stato avvistato da un sacco di tempo!”
Thorin finalmente si volse, e lo guardò. Gli occhi azzurri
scintillavano nel poco chiarore offerto dalla luna.
“Potremmo morire domani. Tutti noi.”
“Thorin...”
“Io,” affermò, irrigidendo i lineamenti
“non morirò come molti hanno fatto in questo
mondo. Inerme, senza reagire. Acquattato.” sputò
velenoso.
Bilbo deglutì e quasi sentì un brivido lungo la
schiena.
“Combatterò e trascinerò con me quel
maledetto drago, e moriremo insie-”
“NO!”
Bilbo gridò; gridò e si portò subito
la mano alla bocca. Il timore di aver svegliato gli altri, Bard o i
suoi figli scomparve tra le sue dita insieme all'eco di quell'unica
parola.
Thorin, gli occhi appena spalancati, parve quasi svegliarsi
dall'espressione truce che aveva mantenuto sino a quel momento. Ora
osservava Bilbo.
“Scusami, io... non so perché abbia alzato la
voce,” balbettò, un po' agitato “tu
però non devi più dire niente del genere. Non
devi perché non è vero, tu non morirai,
non-”
“NO!”
“Bugiardo,
Baggins è un bugiardo! Noi lo sappiamo cos'ha trovato, lo
sappiamo! È nostro, ce l'ha rubato! Ladro!”
“Non... io...”
“Bilbo.”
Il tocco alla spalla lo fece sussultare. Thorin si era avvicinato e lo
guardava con qualcosa che rasentava la preoccupazione; erano lacrime
quelle che gli stavano sfocando la vista?
“Oh, accidenti. Non volevo piangere, davvero, scusami Thorin,
non so cosa mi stia succedendo.”
Le lacrime però continuavano e rendevano le sue guance
lucide e bagnate.
Fu Thorin a provare a fermarle, portando le dita ruvide a sfiorargli la
pelle bollente delle gote.
Bilbo si stupì di quel gesto e, seppur rincuorato
inconsciamente, non riuscì a smettere di piangere. Era un
pianto silenzioso, di quelli che venivano dal cuore che batteva troppo
veloce e sanguinava dentro, lì, all'altezza del petto.
“Thorin.” disse ancora, quasi il nome del nano
fosse l'unica parola che potesse pronunciare in quel momento.
“Non venire domani.”
“Cosa... no, aspetta, perché?”
“Non venire, Bilbo.”
La mano scivolò appena dalla sua guancia ma Bilbo
l'afferrò, pronto, stringendola e appoggiandola su di lui
nuovamente.
“Non dirmi queste cose! Ho detto che sarei arrivato fino alla
montagna, non puoi escludermi adesso!”
Thorin esitò; raramente indugiava, ma quella notte sembrava
portare solo sorprese.
“Sarà pericoloso.”
“Lo so! Lo so, Thorin. Anche per te e per gli altri
sarà pericoloso.”
“Tu non rientri in questa questione, non avrei mai dovuto
portarti con noi.”
“Faccio parte di questa compagnia!”
Il nano sussultò di fronte a quegli occhi stranamente
attraversati da un duro cipiglio.
“Non mettermi da parte. Ormai ci sono dentro quanto
voi.”
Thorin gli strinse appena la guancia, senza fargli male.
“Lo rivedo ogni notte.”
“Cosa?”
“Il fuoco. Nella montagna.”
L'aria era pesante e Bilbo ebbe difficoltà a respirare.
“Brucia gli alberi. Il cielo cade a pezzi e la gente urla...
Il mio popolo grida.”
E Bilbo gridò. Gridò dentro di lui, ancora.
“Basta... basta..” mormorò.
Thorin parve riscuotersi e, d'istinto, spostò la mano dal
viso di Bilbo.
“Mi dispiace.” disse sincero.
“Io verrò con te, con voi. Non moriremo.”
“Il tuo contratto-”
“Non m'importa niente del contratto! Non sono qui per un
pezzo di carta!”
Il Re sotto la montagna adesso era sorpreso.
“Tu... non vuoi parte del tesoro?”
“Io voglio che tu viva! Non ti permetterò di
morire, non ora che mi hai finalmente accettato e mi guardi con occhi
diversi.”
Quegli occhi azzurri lo osservavano anche adesso; erano di un colore
che non aveva mai visto in nessuno.
Bilbo seppe di aver pronunciato troppo in cuor suo. Decise allora di
allontanarsi dall'altro, da quella strana notte che li aveva colti fin
troppo impreparati.
Thorin non gli permise però di farlo; gli afferrò
un braccio.
“Ti guardo con rispetto. Mi hai salvato la vita, nonostante
abbia dubitato di te. Ti guardo con paura per ciò che ci
aspetta domani.”
Lo avvicinò a sé.
“E ti guardo come mi ero promesso di non fare in questo
momento non opportuno. Non ancora.”
Bilbo lo guardò di rimando, confuso.
“Ma se tu me lo permetterai, una volta finita
quest'impresa...” si abbassò, portandosi quasi
alla stessa altezza dell'altro.
“Ti guarderò ogni istante, Bilbo Baggins.
Finché avrò respiro su questa terra.”
E Bilbo fu tentato di dirgli che il respiro ora a lui l'aveva
praticamente tolto, se non fosse che il suo corpo reagì per
primo; si sollevò sulla punte e premette le labbra su quelle
di Thorin, baciandolo appena. Durò il battitto di una ciglia
e lo hobbit si spostò. Aveva chiuso gli occhi senza
accorgersene e quando incontrò lo sguardo smarrito
dell'altro, temette di avere frainteso tutto.
“Oh, io...”
Non poté dire altro; Thorin gli circondò il viso
con le mani, baciandolo. Mosse appena la bocca sulla sua e Bilbo si
rilassò, finalmente, rispondendo a quei movimenti delle
labbra. Le sue mani andarono sopra quelle dell'altro e le dita
s'incrociarono, mentre il viso pareva andargli a fuoco sotto la
pressione dei callosi palmi del nano.
Si allontanarono dopo un po', guardandosi.
“Sì,” pronunciò Bilbo,
annuendo alle sue stesse parole “te lo permetto.”
Thorin allora sorrise. Le dita si mossero, levando le tracce delle
lacrime.
“Andiamo a dormire.”
Bilbo annuì ancora, sorridendo a sua volta. Si
alzò sulle punte e arrivò a premere un bacio sul
mento dell'altro, godendo della morbida sensazione scaturita dalla
barba di Thorin.
Il nano avvolse un braccio alla sua vita, conducendolo al giaciglio che
voleva condividere quella notte. Cercò conferma nei
suoi occhi quando gli fece intendere il desiderio che aveva nel farlo
dormire lì con lui; lo hobbit rise, contento, prendendo
posto. Thorin si sistemò accanto a lui, portando Bilbo sopra
il suo corpo, facendogli appoggiare la testa sul suo petto.
Aveva già chiuso gli occhi, quando un pensiero lo fece
destare del tutto.
“Thorin,” sussurrò, quasi impaurito.
“Dimmi.”
“Capisco Bard e i suoi figli che dormono in altre stanze,
ma...” portò lo sguardo agli angoli della stanza,
dove c'erano i loro compagni “ho anche gridato.
Com'è possibile che nessuno ci abbia sentito?”
Il Re sotto la montagna arcuò le labbra in un piccolo furbo
sorriso.
“Sanno chi sono, Bilbo. Se non devono sentire, allora non
sentiranno.”
Lo hobbit spalancò gli occhi; si rifugiò poi
nella veste di Thorin, nascondendosi come meglio poteva.
Non aveva idea di quanti sguardi l'avrebbero osservato un po' troppo il
giorno dopo. Sperava solo di non dover avere a che fare con la
curiosità e frenesia di Fili e Kili.
“Buonanotte.” disse infine Thorin, rilassandosi.
“Buonanotte.” rispose.
E, davvero, magari il giorno dopo avrebbe avuto qualche nano da tenere
a freno oltre che un drago da evitare.
Eppure...
Osservò per l'ultima volta il viso di Thorin, sorridendo.
Adesso il cuore non piangeva più.
Un piccolo augurio per il
Nuovo Anno, fatto di speranza e di... fluff, ammetto la mia debolezza.
Spero vi sia piaciuta e vi ringrazio per aver letto.
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