It's Our Moment to Turn Things Around.
Sento ancora le urla di Prim giungere alle mie orecchie quando Peeta mi
sveglia. Le mie grida si perdono nelle sue, quelle che ho sognato per
l'ultima volta.
Ho
sognato per l'ennesima volta i suoi capelli biondi, i suoi occhi
azzurri. L'ho sognata al palazzo di Snow. Ho sognato le bombe cadere ed
esplodere una dietro l'altra. Ho sognato i suoi occhi spaventati. Come
sempre.
Peeta
mi abbraccia, sento le sue braccia circondarmi e stringermi a
sè, le sue labbra poggiarsi sui miei capelli e baciarli
dolcemente, lo sento sussurrarmi parole dolci all'orecchio, come fa
tutte le notti e mi detesto per averlo svegliato e spaventato.
—
E' tutto passato, Katniss. E' tutto passato— ma entrambi
sappiamo che nulla è passato e che nulla passerà
mai, perché questi incubi ci accompagneranno per sempre.
Sono parte indelebile di noi, ormai. Peeta sogna la pasticceria dei
suoi genitori, sogna Finnick, sogna le percosse, le urla di Johanna.
Sogna me, quasi sempre. Sogna di proteggermi, di uccidermi. Quella di
dormire assieme è stata una decisione dura da prendere,
entrambi avevamo paura di una sua ricaduta ma dopo un anno abbiamo
ceduto ed ora siamo uno accanto all'altra, pronti a proteggerci dai noi
stessi anche nelle tenebre.
—
Sì, adesso è tutto passato— riesco a
sussurrare mentre davanti ho ancora quegli occhi azzurri, sento le
lacrime formarsi alla base degli occhi ma mi costringo a trattenerle.
Non può succedere di nuovo, Peeta non lo
sopporterebbe. Io non sopporterei di vederlo star male per
me, per i miei incubi.
Continua
a stringermi e io continuo a farmi stringere, distesi sul letto, fino a
quando la luce non entra attraverso la finestra e capiamo che si
è fatta mattina. Non ho voglia di alzarmi, non avrei voglia
di fare nulla oggi. Ma è il giorno.
Il
giorno in cui tutti i Tributi sopravvissuti agli Hunger Games e alla
rivolta raggiungono Capitol City per annunciare che nelle prossime
settimane si terranno i settantaseiesimi giochi, gli ultimi in
assoluto. I giochi che puniranno Capitol per ciò che in
settantacinque anni hanno inferto agli altri dodici distretti. I giochi
come sempre si terranno in un'arena, ventriquattro saranno i tributi
che rappresenterranno i distretti, dodici maschi e dodici femmine dai
dodici ai diciotto anni. L'unica differenza? Saranno i ragazzi di
Capitol City a rappresentarci.
Quando
ormai i raggi del sole illuminano completamente i nostri visi ed il mio
respiro si regolarizza, sento Peeta lasciare la presa sul mio corpo e
alzarsi dal letto. Lo guardo con la coda dell'occhio spogliarsi del
pigiama ed indossare i soliti abiti da lavoro, quelli che indossa
generalmente per andare a lavorare nella sua nuova pasticceria.
—
Ti aspetto giù per la colazione, non fare tardi. So che non
ti piace fredda— dice prima di stamparmi un bacio sulla
guancia ed uscire dalla stanza lasciando la porta aperta. E'
così, quando si allontana da me vuole comunque controllarmi,
accettarsi in qualche modo che non scappi o faccia qualcosa di stupido.
Rimango per qualche lungo minuto a fissare il vuoto poi decido che
è ora di alzarmi, allora indosso i primi vestiti gettati
sulla sedia, lego i capelli in una treccia e scendo al piano inferiore
dove sento Peeta armeggiare in cucina. Non è solo, come
tutte le mattine del resto. La voce di Haymitch è chiara
nella stanza e lo sento parlare a voce alta con Peeta.
—
Non può essere il mentore di quei ragazzi, sai anche tu come
me che non ce la farebbe. E' ancora emotivamente distrutta—
—
Sai benissimo come me che Katniss vorrà essere a tutti i
costi partecipe dei giochi. E' inutile anche provare a
convincerla— risponde Haymitch.
—
E tu vorresti farle rivivere tutto quello?—
—
In un modo o nell'altro vedrebbe i giochi in televisione,
Peeta—
Entro
in cucina ed entrambi voltano lo sguardo su di me, mi fissano per un
pò poi Haymitch torna a mangiare e Peeta a tagliare il pane
in sottili fette che dispone in un cestino di paglia con cura. Prendo
posto a capotavola, avendo alla mia destra Peeta e alla sinistra
Haymitch.
—
E' inutile, comunque— di nuovo mi guardano, puntando i loro
occhi chiari nei miei grigi.
—
Riguardo a cosa?— E' Haymitch a parlare, mentre si versa del
whisky nella cioccolata bollente.
—
Voglio essere mentore, mentore di quei due ragazzi— Peeta fa
cadere il coltello nel lavello, probabilmente di proposito con tanta
forza, e ci raggiunge poggiando sulla tavola il cesto del pane e la
teiera dalla quale esce ancora del fumo. Mi guarda ed io non
esito a restituirgli lo sguardo pungente.
—
Katniss, ascoltami— lo interrompo ed assottigliando lo
sguardo non esito a rispondergli —Ascoltami tu, Peeta. Hanno
ucciso tanta povera gente, ci hanno fatto patire la fame per anni,
voglio essere partecipe. Hanno ucciso Prim, Rue, Finnick, Cinna, adesso
sono io a voler vedere morti loro, gioirci, persino—
Haymitch
inarca le sopracciglia, Peeta abbassa la testa ed io afferro il pane
che ancora scotta. Lo lascio andare velocemente sul tavolo e sento le
cicatrici sulla mano andare ancora a fuoco.
Quando
usciamo di casa le telecamere di Capitol City ci seguono lungo tutto il
tragitto per la stazione, con noi c'è anche Effie, che
parteciperà con noi alla mietitura che si terrà a
Capitol City domani. E' cambiata dagli ultimi giochi, cambiata tanto da
essere riusciti a scoprire il vero colore della sua pelle, il colore
dei suoi occhi e dei suoi capelli. I vestiti sono mutati, sebbene
riprendano i colori vivaci di Capitol, anche Effie Trinket adesso si
potrebbe definire umana. Alla stazione nessuna folla ci acclama e non
potrei esserne più felice, tanto meno un ingente numero di
pacificatori ci accoglie all'entrata. Sono in due e scortano noi
quattro al treno dove una volta entrati parte senza esitazioni. Abbiamo
trovato Effie subito dopo la ribellione, anche lei ostaggio di Capitol
City. Snow aveva badato proprio a tutto, ha fatto soffrire quelli a cui
tenevo, coloro che mi sono stati più vicino.
Il
silenzio ci opprime e l'ansia ci divora il fegato, il cuore ed il
cervello. Se fosse davvero così riuscirei a sentirlo
scricchiolare.
Ovviamente
Haymitch non esita e si dirige al bancone dei liquori, come se non
fosse già abbastanza brillo.
Il
treno cammina veloce sotto i nostri piedi e quasi non lo sentiamo
sfrecciare lungo la strada che ci sta portando a Capitol.
Sembrano passate ore quando finalmente Peeta si alza dalla poltrona e
raggiunge la finestra, il suo respiro appanna il vetro scintillante ed
i riccioli biondi riflettono al sole, vedo la sua fronte poggiarsi
contro il vetro e le mani stringere freneticamente il bordo del tavolo.
Sia io che Effie scattiamo in piedi ad un suo lamento ma Haymitch
blocca entrambe e sulle sue labbra leggiamo un "lasciatelo stare". Il
flashback dura più a lungo del solito questa volta e quando
finalmente le sue mani lasciano la tavola e le nocche sono ormai
bianche, si volta piano verso di me, la fronte madida di sudore.
—
La prima volta che abbiamo viaggiato col treno mi hai attaccato. Vero o
falso?— Aggrotto la fronte alla sua domanda ma rispondo
comunque scuotendo la testa. —Hai attaccato Haymitch. Vero o
falso?—
—
Vero— Peeta annuisce e si passa una mano sulla fronte,
tornando a sedere. Questa volta siede sul divano e con una mano mi
invita a stargli accanto. Esito per qualche secondo ma sembra ormai
essersi realmente calmato. Gli seggo accanto e lo stringo con un
braccio, poggiando la testa sulla sua spalla, la fronte sulla sua
guancia. Non mi interessa il sudore che gli imperla il viso, tanto meno
il tremore delle sue mani. Sono lì, proprio come lui lo
è stato questa notte per me e la notte precedente ancora.
Sarò lì per tutte i flashback a venire e lui per
tutti i miei incubi.
Sembra
essere tornata indietro nel tempo, a tre anni fa, mentre il treno
viaggia per i distretti. La differenza è che i paesaggi che
si presentano ai nostri occhi sono diversi da come tutti ricordiamo. Ad
ogni fermata del treno ciò che riusciamo a scorgere
attraverso le finestre, dei distretti, sono terre prevalentemente
desolate, distanziate da dove i Distretti stanno lentamente rinascendo,
dove mattone dopo mattone gli abitanti ricostruiscono scuole,
abitazioni, il Palazzo di Giustizia, il mercato, il centro del paese,
negozi. La sera il treno si ferma al Distretto sei per qualche minuto
per rifornirsi, a quel punto decidiamo che è giunta l'ora di
cenare e raggiungiamo il vagone dove vi è la sala da pranzo.
Il tavolo è imbandito, come sempre del resto. Questa volta a
servirci non sono i Senza-Lingua, ma i vecchi alleati di Snow, coloro
che hanno contribuito a rendere realtà i giochi. Colui che
riempie i nostri piatti è un uomo sulla quarantina, pelato,
con una lunga cicatrice che gli attraversa il viso, il naso, l'occhio
sinistro, la bocca. Ma né io né Peeta
né Haymitch tanto meno Effie abbiamo molta fame. Ci
limitiamo a spostare il cibo nei nostri piatti e a guardare uno negli
occhi dell'altro.
La
televisione si accende automaticamente quando scoccano le ventuno e
Ceaser Flickerman con addosso uno smoking sorride allo schermo. L'inno
suona sul palco prima che possa parlare e col suo solito sorriso saluta
tutti gli spettatori.
—
Signori e Signore, benvenuti! Benvenuti a quelli che si prospettano
essere dei spettacolari Hunger Games! Per celebrare gli ultimi giochi
nella storia di Panem la Presidentessa Paylor e tutti i tributi
sopravvissuti ai nostri precendenti giochi hanno deciso di terminare
questo circolo con degli Hunger Games che saranno indimenticabili! I
tributi non proveniranno dai Distretti, ma saranno ventiquattro giovani
ragazzi e ragazze di Capitol City che li rappresenteranno— il
discorso di Caesar non è scorrevole come sempre. Riconosco
nelle sue parole quelle progettate e scritte dalla Paylor qualche
giorno prima, le stesse scritte nella lettera che ci ha inviato. Quello
che però più mi colpisce è l'aspetto
del nostro maestro di cerimonie. Lo ricordo con i capelli
viola, le palpebre dipinte. Adesso i suoi capelli sono neri e legati in
un codino, i suoi occhi sono puliti, così come il resto del
volto e le labbra..
Il
programma ci mostra tutti i Tributi giungere i treni, partendo da
quelli del Distretto Uno: Sei uomini e sette donne. Per il Distretto
Due otto uomini e cinque donne, tra le quali Lyme, tre e una per il
Tre. Il quattro ha sei tributi donna -c'è anche Annie tra
loro, che tra le braccia stringe il piccolo Finnick- e tre
uomini. Le immagini continuano a scorrere ma i miei occhi,
sebbene siano fissi sullo schermo, ripercorrono il viso di Annie.
Scarna e terrorizzata. Attraverso lo schermo la si
vede tremare e piangere e vorrei essere lì a stringerle la
mano, confortarla come avrebbe fatto Finnick.
Sento
lo sguardo di Peeta che si poggia su di me e da sotto il tavolo la sua
mano stringermi un ginocchio. — Non ce la
farà. Non riuscirà a fare da mentore a quei
bambini— mi volto verso di lui e vedo il
viso di Peeta teso e cereo. Non si è ancora ripreso e vedere
Annie in quelle condizioni deve averlo scosso. Il televisore viene
spento da Effie che al termine del programma ci incita ad andare a
letto. Non ce lo facciamo ripetere due volte e tutti e quattro
raggiungiamo le nostre stanze, Peeta come sempre mi segue e ci
stendiamo sul letto del treno.
Questo
posto fa male ad etrambi. Non riusciamo a fare a meno di rivivere i
viaggi che abbiamo percorso su questi treni e nessuno dei due riesce a
prendere sonno. Così il mattino arriva senza che nessuno dei
due abbia chiuso occhio e la luce come il mattino precedente si ferma
sui nostri volti.
—
Come faremo a veder morti quei ragazzi? Quei bambini?—
—
Come loro hanno fatto per anni— Peeta non approva la scelta
dei settantaseiesimi giochi, non l'ha mai approvata. Io vorrei poter
dire lo stesso ma ho sete di vendetta, da quando Rue è morta
durante i nostri primi giochi. Voglio che capiscano che quello che
hanno fatto è stato orribile, voglio che provino la stessa
sensazione che noi abbiamo provato per anni, incapaci di poter fare
qualcosa oltre che stare a guardare i nostri uccidersi a vicenda per
uscirne vivi.
Sono
le dieci del mattino quando giungiamo a Capitol City, accolti da una
schiera di Pacificatori direttamente dal Distretto Due. Pettinati,
vestiti e truccati dai nostri nuovi truccatori, Wessa e Nymevere;
niente di eccessivo come le ultime volte, hanno semplicemente eliminato
le borse sotto gli occhi miei e di Peeta, per i vestiti sfarzosi ci
sarà tempo.
I
volti dei Pacificatori sono coperti dai loro caschi bianchi e non
c'è alcuna possibilità di vedere oltre, ma credo
si sia rifiutato di raggiungere Capitol. Continua e
continuerà ad ignorarmi, proprio come ho fatto io fino a
qualche ora fa. E' uscito dalla mia vita e di lui non ho più
bisogno, ho imparato a sopravvivere.
Stringo
la mano di Peeta mentre veniamo accompagnati al vecchio Palazzo di Snow
ormai divenuto residenza della Paylor, seguiti dalle telecamere.
Veniamo a sapere che tutti gli altri Tributi sono già
arrivati e non possiamo fare a meno che scambiarci uno sguardo
preoccupato. Rivedremo Beetee, Johanna, Annie e tanti di loro,
partecipi come noi della ribellione.
La
città sembra essersi ripresa ma tanti di quei negozi che
durante la ribellione vendevano prestigiosi capi adesso ospitano
famiglie, sono diventate abitazioni provvisorie, la città
pullula di gente, ma non come iricordo. Le persone si affrettano a
raggiungere le proprie case al nostro passaggio, come se fossero
terrorizzate. Una bambina sugli otto anni indica me e Peeta alla madre
e lei volge velocemente lo sguardo da un'altra parte, la bambina ci
fissa e poi, spinta dalla madre, si allontana.
Raggiungiamo
il palazzo dopo una mezz'ora di cammino durante la quale Effie non fa
altro che lamentarsi dei tacchi troppo alti e troppo scomodi e veniamo
accolti da altri pacificatori e dalla Presidentessa Paylor che saluta
prima me, Peeta e poi Haymitch con una stretta di mano.
—
Sono felice di avervi tutti qui, per questo evento—
—
Non saremo mancati per alcuna ragione al mondo— Haymitch
accenna un sorriso. — Sono già tutti
dentro— risponde lei indicandoci la strada, prima di
precederci — La Mietitura inizierà tra due ore,
avrete tutto il tempo per leggere e memorizzare i nomi dei vostri
caduti—
—
I nostri caduti?— Chiede Peeta mentre avanziamo lungo la
strada che porta all'entrata dell'edificio.
—
Esattamente. Prima della Mietitura si terrà un discorso ed
ogni Mentore dovrà leggere i nomi dei caduti del proprio
Distretto— Paylor mi rivolge uno sguardo ed immediatamente
capisco cosa vuole dire. Tra questi vi sarà anche il nome di
Prim. Gli occhi iniziano a pizzicarmi e sposto velocemente lo sguardo
verso il giardino, prima che qualcuno mi veda. E' stato ricostruito e
dove lì delle bombe avevano distrutto il terreno, dei fiori
sono ricresciuti donando a quel suolo nuovi colori. Rose rosse, rosa,
margherite e tulipani sono i più frequenti.
Prima
di entrare al palazzo vengo richiamata da un fiore giallo tra tante
rose rosse.
Una
primula.
Nota dell'autrice:
Salve a tutti, questo è il primo capitolo di quella che si
prospetterà essere una Fan Fiction abbastanza lunga.
Cercherò d'impegnarmi e continuarla, perché
nonostante tutto è un progetto a cui tengo.
Spero di riuscire a cogliere quella che è l'essenza dei
personaggi originari e di non allontanarmi troppo dal loro carattere e
via discorredo. Sperando che vi piaccia,
-Francesca.
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