Vuoi
venire a letto con me?
di
Trick
«Fa
caldo».
Due
parole che, nonostante dotate di senso compiuto, Tonks era certa non
avrebbero sortito l'effetto da lei desiderato. Sbuffò
annoiata
verso l'alto, scompigliandosi la frangia color gomma da masticare e
incrociò le braccia al petto. Dopo un paio di secondi,
decise
di adottare una strategia diversa. Afferrò una vecchia copia
della Gazzetta del Profeta e iniziò a sventolarla con foga
davanti al viso a forma di cuore. Seppur lieve ed effimera, la
sensazione di sollievo provocata dal modesto arieggiare la
rilassò
parecchio. Tornò ad alzare gli occhi su quello che
– se solo
avesse preso in considerazione l'idea di mostrare un qualunque segno
di vita – sarebbe potuto diventare un accettabile diversivo
per
quel caldo infernale. Ma Remus Lupin non pareva interessato a nulla
che non fosse il libro al quale si stava dedicando da quasi tre ore.
Tonks si era chiesta già numerose volte se l'attaccamento
che
quel mago pareva provare per i libri non fosse eccessivamente morboso
e preoccupante ma, rassicurata dal cugino che tre ore di lettura in
stato catatonico rientravano nella normalità di Remus, aveva
smesso di interessarsi a tale peculiarità. Eppure, ora si
trovava a fissare l'uomo seduto sulla poltrona dinanzi a lei come se
fosse un fenomeno scientifico particolarmente intrigante.
«Fa
davvero caldo» ritentò con
maggiore convinzione.
Nessuna
risposta.
Iniziava
ad innervosirsi.
«Così
caldo» riprese a voce più alta, «che mi
sfilerei
volentieri la maglietta».
Nulla.
«Non
te lo consiglio» le disse improvvisamente la voce pacata e
roca
di Remus.
Fiera
del successo ottenuto, Tonks si stravaccò sul divano, in
attesa di trovare un argomento dal quale avrebbero potuto iniziare a
conversare. Qualunque cosa pur di distrarsi da quest'afa,
pensò.
«E
perché mai?»
«Molly»
ribatté brevemente lui, senza distogliere lo sguardo dalle
pagine del libro. «Dubito fortemente possa trovare nella tua
nudità qualcosa di socialmente educativo
per i
ragazzi».
In
un lampo, la mente accaldata di Tonks aveva trovato la distrazione
perfetta: lo avrebbe stuzzicato come ai bei tempi
della scuola
stuzzicava i suoi compagni secchioni. Una fugace immagine del povero
Martin Dumpyswot costretto a girovagare per i corridoi di Hogwarts
con indosso le sole mutande (i suoi pantaloni si erano
accidentalmente Trasfigurati in un paio di stivali
da
pescatore) gli balenò davanti agli occhi. Ora era uno dei
migliori studiosi dell'Istituto di Ricerca Magica di Bristol, ma
quanto gli era costata l'intelligenza, povero Martin... Tonks si
ripromise di mandargli un gufo di scuse sincere non appena la sua
nuova vittima avrebbe smesso di divertirlo. In fondo, si disse, non
c'era niente di male nel provocarlo un poco per farsi qualche risata.
Ridere mantiene giovani, le ripeteva sempre il
padre, e lei
aveva fatto di quella frase la sua filosofia di vita.
«E
tu?» chiese a quel punto Tonks, con un sorriso birichino ad
incresparle le labbra. «Troveresti sufficientemente
educativa la mia nudità?»
«No,
la troverei estremamente improduttiva».
«Nel
senso che se mi togliessi realmente la maglietta
non otterrei
alcun risultato?»
«No»
la corresse con lo stesso tono posato che aveva usato poco prima.
«Nel senso che non riuscirei a terminare la lettura in uno
stato di adeguata concentrazione. Il che, dunque, renderebbe l'intera
procedura improduttiva, non sei d'accordo?»
Remus
alzò il capo dal libro, tentando di non ridere nel cogliere
l'espressione di sorpresa comparsa sul volto della giovane strega.
Inavvertitamente, Tonks aveva sfidato uno dei superstiti dell'arcaica
guerra fra bulli e secchioni che, non solo l'aveva costretta a
rivedere tutta la sua strategia con un unico colpo ben assestato, ma
era anche riuscito a identificare la categoria di bulli alla quale
Tonks apparteneva, in pochi secondi di dialogo.
“Bulletta
della domenica”,
sarebbe stato
il nominativo più
adatto a comparire in un libro sulle varie specie di umani esistenti,
se solo questo fosse stato realmente scritto.
“Dai
modi generalmente provocatori e irriverenti, è attratta da
ogni cosa, luogo o persona possa generare caos. Tendenzialmente
invadente e sprovveduta, arreca di norma solo lieve disturbo alla
placida esistenza del nemico secchione. Può,
però,
pentirsi in tempi anche piuttosto brevi e disturbarlo maggiormente
per ottenere un suo immediato perdono. La sua arma segreta è
una lingua del tutto sprovvista di peli e un senso del decoro
abbastanza immorale da scandalizzare i comuni secchioni. È,
tuttavia, praticamente innocua”.
Lupin
sorrise. Non aveva mai avuto modo di imbattersi in un esemplare di
“bulletta della domenica”. Aveva dovuto imparare a
sopravvivere
in una giungla scolastica dominata dal dissapore fra le Case di
Grifondoro e Serpeverde, vestendo i panni di un timido e impacciato
secchione dallo stemma rosso e oro. Era stato allenato a resistere ad
angherie molto peggiori delle frecciatine divertenti di
quell'innocente erede di Tosca Tassorosso. Come aveva potuto
illudersi di uscire indenne da uno scontro diretto con colui che
–
per il suo intero primo anno ad Hogwarts – era stato
ufficialmente
qualificato da Lucius Malfoy come il “passatempo preferito
per le
giornate di pioggia”? Beata ingenuità.
Tonks
parve ponderare attentamente sul contrattacco più
appropriato.
«Sono
molto sorpresa» dichiarò infine con un solenne
cenno del
capo. «Credevo non ti interessassero le donne».
Contro
ogni previsione di Tonks, Remus scoppiò a ridere.
«Te
l'ha detto Sirius» affermò dopo. «Lascia
che ti
sveli la prima regola per avere una vita tranquilla e serena. Mai
dare per scontato che gli individui come Sirius Black ti stiano
dicendo la verità. E nel tuo caso, perdonami, ma
la
menzogna era evidente» scherzò.
«Se
io ho dato per scontato che Sirius diceva la verità, forse
è
realmente perché qualcosa in te mi ha
fatto pensare che
davvero non apprezzi la compagnia femminile, non ti
pare?»
«Non
è detto che sotto il cappello ci sia una testa».
«È
la seconda regola di vita tranquilla e serena?»
domandò
Tonks interessata.
«No»
rispose brevemente. «Un proverbio popolare».
«Cosa
stai leggendo?»
«Cosa
sto cercando di leggere» la corresse
lui. «Uno
studio incredibilmente interessante sugli antichi incantesimi dei
maghi orientali».
«Leggi
libri noiosi, ti diletti in proverbi ridicoli e ti sei appena
confessato eccitabile alla mia eventuale nudità»
elencò
con un ghigno trionfante Tonks. «Sai cosa significa,
vero?»
«Tralasciando
il fatto che non mi sono mai confessato
“eccitabile” alla tua
eventuale nudità, no, non credo di saperlo».
«Significa
che non ti senti appagato della tua vita sessuale e desideri portarti
a letto la sottoscritta».
Rise
di nuovo. «Una diagnosi molto interessante, ma errata, sono
spiacente».
«Stai
cercando di depistare il mio intuito».
«Affatto,
lo sto spronando a cercare ipotesi più verosimili».
«Non
reputi verosimile l'idea che tu possa avere rapporti con una donna, o
l'idea che la donna in questione sia io?»
«Al
momento reputo semplicemente impensabile l'idea di terminare in
perfetta tranquillità la lettura di questo libro».
«Stai
evitando deliberatamente la mia precedente domanda. Va contro le
regole del gioco, professor Lupin».
«Esiste
una regola che mi obbliga a rispondere ad ogni tua domanda?»
domandò stupito.
«Sì».
«Devo
dedurre, dunque, che esista anche una regola che obblighi te a
rispondere ad ogni mia domanda».
Tonks
gli rivolse un sorriso birichino e inclinò un poco il capo.
«Avevo ragione io» dichiarò, infine.
«Vuoi
venire a letto a me».
«Non
ho mai detto nulla del genere».
«Lo
so, sono io ad averlo intuito».
«Avevo
scordato la capacità del tuo intuito di scovare
l'impossibilità perfino nell'ovvietà
più
assoluta» disse Remus. «Ti fidi a tal punto del tuo
fascino da arrischiarti in un gioco simile, Ninfadora?»
Con
una rapidità sconvolgente, Tonks afferrò la copia
della
Gazzetta che aveva appoggiato sul tavolino e la scagliò
verso
Remus. Sfortuna vuole che, data la posizione completamente
stravaccata che aveva assunto, i suoi movimenti mancassero del tutto
di precisione. Con suo grande disappunto, il giornale finì a
più di un metro dal bersaglio originale, che ora la fissava
con un sopracciglio inarcato e un mezzo sorriso a increspargli le
labbra sottili.
«Era
indirizzato a me?» domandò con aria innocente.
Lei
lo fissò truce. «Remus» sillabò
minacciosa,
«non-chiamarmi-mai-più-così».
«State
perdendo punti, signorina Tonks»
continuò
imperterrito. «Credevo voleste dirigere da voi il
gioco».
«Vuoi
venire a letto con me?»
«È
uno squallido modo per tentare di riacquistare il controllo della
situazione, lasciatelo dire».
«Mentre
il tuo è un modo altrettanto squallido per eludere la mia
domanda».
«Cosa
succede se rispondo sì?»
«Vuoi
rispondere sì?»
«No,
voglio sapere cosa aspettarmi nell'eventualità in cui io
risponda sì. E, te ne prego, lascia il tuo formidabile
intuito
fuori dalla conversione. Non credo di poter sopportare altre
sciocchezze circa i miei desideri sessuali».
Tonks
aggrottò le sopracciglia e si grattò pensierosa
il
mento.
«Non
avevo considerato l'ipotesi del sì»
confessò.
Remus
rise. «Avrei dovuto immaginarlo: Sirius ha già
compromesso la mia credibilità».
Tonks
portò una mano alle labbra per non ridere a sua volta.
«Pensi
che la tua prontezza di ragionamento possa rimediare a questo
inconveniente?»
Lui
finse di riflettere sulla domanda e tornò a posare gli occhi
sul libro. «Potrebbe» dichiarò infine.
«Potrebbe?
Non sei certo dell'efficacia dei tuoi ragionamenti?»
«Credo
che tutto dipenda dalla quantità di sciocchezze dalle quali
sei stata plagiata».
«Sirius
ha detto che sei ancora vergine».
«Ha
mentito».
«Non
posso esserne certa, professore».
Lui
sollevò il capo e le scoccò un'occhiata
divertita.
«Vuoi
venire a letto con me, Tonks?».
Note
(inutili ma interessanti: è un paradosso?) dell'Autrice
(inutile e interessante, ovviamente):
Ho
fatto una cosa alla quale non sono in grado nemmeno io di credere.
Carissimi, ho appena scritto la mia prima one-shot del tutto
sprovvista di
morte-squartamenti-depressione-tristezza-pioggia-guerra-sfiga-e-tutto-quello-che-di-solito-ci-infilo-a-forza.
Non ho parole, sono commossa.
Per
la cronaca, Martin Dumpyswot non è mai esistito, pace
all'anima sua. O, forse, è esistito ma ha avuto la sfiga di
non rivestire un ruolo abbastanza importante per essere citato nei
libri della saga. Poco importa, ci ho pensato io. Dumpyswot, in
teoria, dovrebbe significare qualcosa come ''secchione
grassottello''. Ho pensato sarebbe stato carino giocare con i nomi
come fa solitamente la Rowling con i suoi personaggi.
Non
esiste alcun Istituto di Ricerca Magica a Bristol, quindi non
cercatelo. Ma, nell'incredibile caso in cui riusciste realmente a
trovarlo, sarei lieta di saperlo. Aspetto notizie.
Spero
solo che la storia non sia risultata banale, come mio primo
esperimento di
storia-dove-non-muore-non-si-uccide-e-non-capita-niente-di-male-a-nessuno
(salvo lo sventurato Dumpyswot) il timore era quello.
Be',
con che altro posso annoiarvi?
Mmm...
Null'altro,
siete molto fortunati.
Un
bacio,
Trick
Post Scriptum
(scritto davvero post).
Nel caso qualcuno se lo stia chiedendo,
sì, ho eliminato il finale. Il merito di questa
indubbiamente positiva modifica va a Lucy
Light: grazie di avermi fatto notare quanto facesse stridere
il leggero scambio di dialoghi fra Remus e Tonks; avevi più
che ragione e, in virtù di ciò, un milione di
grazie.
Trick
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