capitolo 1 (c'est la vie)
C'est la vie.
Scrosci
di foglie, cinguettii degli uccelli, sospiri del vento sono quello che
sento dal mio appartamento.
E’ mattina, di nuovo.
Apro lentamente gli occhi,
portando le mani tra i capelli sparsi sul cuscino.
Guardo l’orario
sulla sveglia: 8.30.
Mi ci vuole solo un secondo
per realizzare che sono terribilmente in ritardo.
Mi tolgo la coperta di scatto
e mi alzo ancora mezza addormentata, affrettandomi per arrivare al
bagno.
Cerco di svegliarmi con un
po’ d’acqua sul viso, ma niente, prima della dieci
non mi sveglierò mai del tutto.
Mi impegno con tutta me stessa
di fare veloce, prendo i primi vestiti che trovo
nell’armadio, afferro il cappotto e la borsa e corro fuori,
salutando con un “ciao!” fuggente
François, il mio gatto, che mi guarda come per rimproverarmi
della mia pigrizia.
Controllo l’orario
ancora una volta: 8.45. Dannazione!
Prendo alla svelta le chiavi
della mia misera 500 usata azzurra, le infilo nella serratura e accendo
il motore. Muoviti,
andiamo!
Devo ricordarmi di prendere
una nuova auto. Senza offesa per Lily (la macchina), ma è un
vero catorcio.
Non posso andare a
più di 120 km/h e si rompe in continuazione. Si ferma di
botto mentre guido e certe volte non parte neanche!
E’ tutta colpa mia,
quando ho detto ai miei che non c’era bisogno di comprare una
macchina nuova.
Oh sì, che
c’era bisogno!
Sfreccio verso la mia
destinazione, il negozio di fiori, e ringrazio il cielo di abitarci
abbastanza vicino.
Lavoro lì da circa
un anno, e devo dire mi trovo molto bene.
I clienti sono gentili, il
posto è curato e profumato e ci sono tantissimi fiori.
Ho sempre avuto il pollice
verde, fin da bambina.
Alle elementari, per esempio,
c’è chi amava i computer, chi gli animali e poi
c’ero io, che amavo le piante.
Mi ritrovo in loro, dopotutto
siamo simili. Entrambi tranquilli, entrambi sempre cortesi e gentili.
Non so come mai, forse la mia
testa ha smesso di funzionare correttamente, ma quando vedo un vegetale
mi sembra quasi di riuscire a capirlo.
Se fossero delle persone, le
piante sarebbero davvero dei buoni compagni.
Sono tranquilli, non danno
fastidio, ti stanno accanto senza mai affrettarti.
Ti lasciano fare le tue cose
con calma, ti aspettano sempre lì, non si muovono, non
scappano, non ti lasciano. A pensarci, sono decisamente meglio degli
uomini.
Eccomi davanti alla grossa
insegna rosa e arancione “Flowers
in your life”, il negozio dove lavoro.
E’ di
proprietà di un uomo d’affari di origini inglesi.
Non so davvero cosa
l’abbia spinto a comprarsi un negozietto in una cittadina
insulsa come Saint-Germain.
Saint-Germain-en-Laye
è un piccolo paesino francese dove abitano sì e
no 40.000 abitanti.
E’ carino, questo
sì, ma dopo un po’ che ci abiti e che continui a
fare le stesse cose risulta noioso. Ed io ne so abbastanza.
L’unica cosa buona
è che non succede mai niente di spaventoso. E’
tutto buono e tranquillo, comprese le persone.
Non è come le
grandi città.
Qualche volta vado a trovare i
miei genitori a Parigi e le differenze sono immense.
Soltanto l’aria che
respiri è diversa. E’ tutto così
frenetico, così veloce.
Non hai il tempo di dire una
parola che ti ritrovi già un sacco di persone contro. Non
hai il tempo nemmeno di valutare una scelta o di goderti una giornata.
Ma è divertente,
almeno.
Quando sono stata costretta a
trasferirmi qui, grazie alla casa che un amico dei miei mi ha lasciato,
pensavo che sarebbe stato altrettanto divertente.
Avrei frequentato
l’università normalmente, facendo trenta minuti di
viaggio ogni mattina fino al giovedì per arrivare
all’università più vicina, e il
pomeriggio avrei lavorato in un negozietto.
Il venerdì mattina,
invece, dato che non sarei andata all’università,
avrei lavorato nel negozio. Il week-end sarebbe stato libero,
così avrei avuto un po’ di tempo per me, per gli
amici, per studiare un po’ di più.
Sembrava facile, ma non lo
è affatto.
Mi sono stancata di questa
città. E’ banale e noiosa.
I ragazzi che si vogliono
divertire fanno sempre le stesse cose e sempre con le stesse persone. O
vanno al pub ad ubriacarsi, o in discoteca.
Non c’è
gente molto intelligente o interessante qui. Non che io lo sia
– dopotutto, ho solo ventuno anni e molte volte faccio
delle stupidaggini – ma qui i giovani sono davvero idioti.
Pensano soltanto a quello.
Non capisco proprio cosa abbia
fatto decidere al proprietario di trasferirsi dalla sua bella cittadina
in Inghilterra.
Se avessi la
possibilità, sarei già andata via. Mi sarei
trasferita a Tolosa, o, non so, a Lione… Oppure in
Inghilterra, o in Spagna… Chissà, magari potrei
fare un pensierino anche sull’America!
Sarebbe fantastico viaggiare
per il mondo senza freni, senza problemi, senza complicazioni.
Semplicemente libera.
Ma non posso, assolutamente
no. Sono da sola, con il mio stipendio tra poco non reggo nemmeno me
stessa e non ho la più pallida idea di come si passi un
check-in in aeroporto.
Chi penso di prendere in giro?
Controllo ancora una volta
l’orario e tiro un sospiro di sollievo. Ho ancora cinque
minuti per respirare.
Mi guardo allo specchio,
cercando di migliorare il mio viso con un po’ di trucco e
qualche forcina.
Di solito non metto mai
trucco, se devo essere onesta lo detesto, ma in questo caso
è necessario se non voglio spaventare i clienti.
Mi dò
un’ultima occhiata e finalmente posso scendere.
Esco dalla macchina e mi
avvicino al negozio.
Dopo aver rovistato un
po’ nella borsa, riesco a trovare le chiavi del negozio.
Apro la porta con cautela e
poso la borsa dietro al bancone.
Un nuovo giorno mi aspetta!
Riprendo a sistemare le piante
di iris arrivate ieri negli appositi ripiani.
Adoro essere a contatto con i
fiori, mi mette di buon umore.
Mentre sono concentrata a
mettere a posto le piante, sento un tintinnio, segno che qualcuno sta
entrando nel negozio.
“Buongiorno!”
saluto amichevolmente.
Quando lavori in un negozio
devi essere sempre alla mano e simpatico.
Non puoi essere arrabbiato, o
triste, o depresso, devi avere sempre il sorriso sulle labbra.
Questa è una delle
regole fondamentali che mi ha detto Des, il proprietario, prima di
affidarmi le chiavi del negozio.
Affidarle a me, e a Rosette.
Rosette è la mia
collega da circa un mese, ma non credo sia adatta a questo lavoro.
Non sopporta le piante, gli
animali e qualunque altro essere al di fuori di se stessa e non ha per
niente pazienza.
Io ci vado abbastanza
d’accordo, nel senso che a volte è quasi
un’amica, a volte mi verrebbe da strangolarla.
E’
arrogante… E acida. E non la smette di masticare gomme e di
criticarmi per quello che faccio.
Sa essere anche simpatica,
quando le va. Se le
va.
E’ una ragazza come
me, dovremmo avere più o meno la stessa età.
Forse lei è un
po’ più grande, ma di poco. Ha ancora un viso da
giovane – giovanissima, direi – donna, nonostante
cerchi sempre di mascherarlo con un sacco di eyeliner viola.
A parte questo, non ci
somigliamo affatto.
Oltre alle caratteristiche
fisiche – che comunque determinano un bel po’ di
cose e comportamenti – siamo completamente diverse anche
caratterialmente.
Lei è un vulcano in
continua eruzione. E’ impulsiva, arrogante, acida…
Ma anche divertente, sexy, spumeggiante.
Non sarò mai come
lei, è ovvio. E non mi comporterò mai come lei.
Ho un certo riguardo per le
situazioni sentimentali, sono stata con pochi ragazzi e non ho mai
fatto nulla di disarmante.
E’ un po’
imbarazzante per una ventunenne, ma sono fatta così.
Non ce la faccio proprio a
buttarmi, a socializzare sempre e comunque, non sono il tipo. E poi, ho
anche una grande inesperienza e, in un certo senso, paura.
Invece Rosette è
l’opposto.
Lei ci sa fare con il sesso
maschile, è capace di sedurre i ragazzi anche solo con uno
sguardo, una battuta.
Lei si butta, non ha paura di
risultare eccessiva. Lo fa e basta, non si fa mille problemi come me.
Ed è giusto così.
“Ciao.”
Risponde con aria seccata. Oggi è giornata no.
“Come
stai?” cerco di sembrare il più simpatica
possibile.
“Indovina?”
dice sarcastica. Okay, meglio non continuare questa conversazione.
Chissà cosa
è successo, come mai è così acida
stamattina.
In effetti è sempre
acida, ma di mattina di solito è abbastanza simpatica. Anche
se non lo dà a vedere, ogni mattina è di buon
umore.
Man mano che la giornata
scorre via, il suo lato oscuro viene fuori, e sono costretta a
stringere i denti per evitare di darle un pugno.
“Ehm, scusa Rosette,
potresti darmi una mano con quei lillà? Dovremmo spostarli
all’entrata.” Mi rivolge uno sguardo annoiato, poi
ritorna a guardarsi le unghie, completamente disinteressata.
“Fai te, adesso non
ho molta voglia.”
“Okay.”
Sbuffo dentro di me, scocciata.
Sono sempre io a fare questi
lavori del cavolo, e nonostante cerchi di coinvolgerla in ogni modo,
non ci riesco mai.
Prendo con cautela il primo
vaso e lo porto all’entrata, dopo il secondo e poi il terzo.
Porto delle decorazioni fatte
ieri sera, avevo in mente di disporle all’entrata insieme
alle piante.
Mi fermo davanti
all’entrata, decidendo quale sarebbe la disposizione migliore.
Provo tutte quelle che avevo
in mente, ma nessuna mi convince più di tanto. Sono banali, troppo.
Detesto le cose banali.
E’ bello essere originale.
Mi piacerebbe che, quando una
persona passa per questa via, si fermi ad ammirare la disposizione dei
fiori in vetrina, o qualunque altro lavoretto costatomi tempo e
pazienza.
Presa da un briciolo
d’illuminazione e creatività, dispongo le piante
nuovamente e vado a chiamare Rose per un consiglio.
“Rosette!”
nessuna risposta “Rosette, dove sei? Mi serve un
consiglio!”
Non la vedo da nessuna parte,
così la cerco in magazzino.
Dove diavolo si è
cacciata?!
Assottiglio gli occhi, per
cercare di avere più concentrazione, e finalmente riesco a
vederla.
E’ seduta per terra,
appoggiata a un armadietto, mentre disegna cerchi con il fumo della sua
sigaretta. Non so se scoppiare di rabbia per via del suo continuo
disinteresse o per il fatto che sta fumando in un luogo dove
è assolutamente proibito.
“Rosette?”
la chiamo, cercando di nascondere l’ira che provo nei suoi
confronti.
In questi casi,
l’unico rimedio è sfogarsi contro il centro di
tutti i tuoi fastidi, ma non credo sia l’idea migliore.
“Sì?”
risponde con voce assonnata.
“Che ci fai
qui?!”
“Stavo –
fa un sorriso sghembo e caccia una risatina soffocata –
dormendo. Sì, dormendo!” scoppia a ridere senza
motivo. Oh Dio,
perché tutte a me?
“Dai, andiamo, devi
aiutarmi a sistemare le piante fuori!”
“Ma sistematele da
sola quelle cazzo di piante!” continua a ridere, fumando la
sua sigaretta senza degnarmi di uno sguardo.
Sento che scoppierò
dalla rabbia, un giorno. E quel giorno, è molto, ma molto
vicino.
“Questa la prendo
io.” Prendo la sua sigaretta e la butto per terra,
schiacciandola con la scarpa. Mi giro e vado via.
“Ehy,
perché l’hai fatto?”
Non le rispondo, provo a
calmare il mio sistema nervoso e a riprendere l’idea che
avevo in mente prima.
Torno all’entrata e
dò un’altra occhiata alla disposizione. Non mi
piace.
Sbuffo sonoramente. Non sono
riuscita a fare niente!
Prendo uno sgabello e formulo
qualche disposizione su un foglio, disegnando qualche cesto da
appendere fatto di foglie secche profumate.
Ma non mi viene in mente
niente. Ah, sono spacciata.
Se per stasera non metto a
posto l’entrata, il direttore mi farà una sgridata
che non mi scorderò mai.
Torno dentro, infastidita
più che mai.
Cerco qualche altro lavoretto
da anticiparmi per passare il tempo, oggi non c’è
davvero nessuno.
Dopo un po’, vedo
Rosette ritornare dal magazzino, completamente ripresa.
“Sei riuscita a
mettere a posto i lillà?” mi chiede, come se non
fosse successo nulla.
“Uhm? No, non
ancora. Sono a corto di idee.”
“Ci provo io, vado
un attimo fuori.”
“Okay.” Le
rispondo semplicemente. Se ci riesce, meglio così.
Almeno ha fatto qualcosa
stamattina, oltre a imprecare e a lanciarmi occhiatacce.
“Clara! Vieni a
vedere, subito!” sento Rosette che mi chiama da fuori.
Ha trovato una disposizione?
Speriamo di sì!
Accorro fuori curiosa e devo
dire che sono molto, ma molto sorpresa.
Rosette ha sistemato in modo
fantastico le piante e le varie ghirlande fuori.
Rimango a bocca aperta, non
sarei mai riuscita a ideare qualcosa di più originale.
Improvvisamente, la mia rabbia
verso i suoi comportamenti è sostituita da un grande senso
di ammirazione.
“Rosette, sei stata
grande! E’ meraviglioso!” esulto, non nascondendo
un sorriso entusiasta. La mia collega si mette a ridere.
“Non devi
ringraziare me, l’idea è tutta sua!” non
capisco a cosa si riferisca Rosette, finché da un
lato spunta un ragazzo e si avvicina a lei.
“Piacere, Harry.”
Dice, mentre mi rivolge un sorriso amichevole.
Chiara's corner.
Heeeeeey people! *Sbuca da un angolino*
Sono di nuovo qui! Eh, eh,
vi avevo detto che sarei ricomparsa con una nuova storia,
prima o poi! ;)
Okay, so di avervi detto
che
l'avrei pubblicata a settembre e invece adesso siamo a
gennaio, ma non sono riuscita ad essere puntuale. Quindi,
vi chiedo scusa per la
graaande attesa.
Beh, una cosa buona
di quest'attesa c'è: nuova storia! Ta dan! (?)
In questi mesi non ho avuto
molta immaginazione e la mia mente non è riuscita ad
elaborare un bel niente.
Questa storia mi è
venuta in mente una settimana fa e, man mano che scrivevo, mi sono
accorta che non era una cattiva idea.
La protagonista si chiama Clara e, come avete
letto, è francese. Amo la Francia e il francese a
prescindere, quindi mi sarebbe piaciuto dedicargli un mio scritto.
La città in
questione, Saint-Germain-en-Laye, l'ho presa a caso. Le
cose che scrivo sul suo conto potrebbero anche essere sbagliate, ma
avevo bisogno di un luogo dove far svolgere la storia.
Clara non è ripresa
da nessun personaggio famoso, potete immaginarvela come volete.
Un altro personaggio
importante è Rosette,
la collega di Clara, che è praticamente il suo opposto.
I ragazzi compariranno man
mano nella storia, ma il personaggio maschile più importante
è Harry.
Lo so, sempre lui, ma quando
mi è venuta quest'idea, ho pensato subito ad
Harry come personaggio maschile.
Non
voglio che questa storia venga copiata, se dovesse succedere, verrete
subito segnalati.
Che dirvi, spero che
questa mia nuova creazione non sia una cacca totale (lol) e che
qualcuna di voi abbia pena di me e spenda il suo tempo per scrivere una
recensione più lunga di dieci parole (vi preeeego!).
Mi piacerebbe davvero sapere
cosa ne pensate!
Se avete dei consigli o delle critiche, o tutte e due, non abbiate
paura di dirli! Aiutano
molto entrambi!
Con questo, me ne vado...
Sì, potete stappare lo spumante AHAHA.
Buon anno nuovo a tutti!
:D
Twitter:
@dj_chiara
Tumblr:
chiarascorner
Chiara loves ya.
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