Non sono abbastanza brava ed intelligente da inventare qualcosa come Death Note né tantomeno un essere fatto di meraviglia quale è Mello - ergo lui, gli altri personaggi menzionati nella fic e l'opera stessa non mi appartengono e scriverci su non mi fa guadagnare il becco d'un quattrino.
Bad Reputation è un'altra cosa a cui non potrei mai arrivare - grazie, Joan Jett, per avermi ispirato questa raccolta che è un altro di quei progettini aperti che aggiornerò quando avrò tempo e ispirazione. Cioè, mhm, in un futuro che potrebbe essere prossimo ma anche no. Vivo di incertezza, yahoo!
A chiunque stia leggendo... Ehm, ciao, come stai? Spero che tutto ciò ti possa piacere. Adesso mi dileguo e ti lascio alla storia, promesso.
-
Stronzate.
Mello
sta percorrendo il corridoio ad ampie, furiose falcate verso la loro
stanza.
È
difficile stargli dietro: Near ha semplicemente deciso di
rinunciarci, caracollando senza fretta nella sua stessa direzione.
Individuando
la porta giusta, Mello la apre con un calcio che gli fa perdere
l’equilibrio per un istante - emette un breve ringhio, mentre
si
ricompone ed entra nella stanza.
L’ambiente
è molto luminoso. Il bianco è il colore
predominante, anzi, è
l’unico colore presente: le trapunte sui letti, le pareti, i
comodini, gli infissi dell’ampia finestra che dà
sul cortile
interno della Wammy’s House… Tutto è di
un candore accecante,
asettico.
Mello
si guarda attorno, per poi sputare: - A te piacerà di
sicuro, no?
Fermo
sulla soglia, Near non risponde.
Alzando
gli occhi al cielo, Mello si siede di peso su un letto.
Sta
ancora fumando di rabbia.
-
Stronzate. - sibila per l’ennesima volta da quando ha
ricevuto la
notizia.
Credo
conosciate entrambi il significato della parola
“complementare”.
Per esempio, due luci colorate complementari...
…
se
sommate formano una luce acromatica, cioè grigia o bianca.
Molto
bene.
-
Io non ci sto. - afferma Mello, prima di scendere dal materasso ed
infilare l’uscio della stanza.
Dieci
minuti dopo, Near lo vede tornare con il più torvo dei
cipigli,
segno evidente che il suo non
starci
interessa
poco a chi ha preso la decisione di far condividere loro la stessa
camera.
La
motivazione ha a che fare con l’idea che dalla loro
diversità
possa nascere qualcosa di buono, che le qualità di uno
possano
smussare i difetti dell’altro e viceversa.
Un
ragionamento elementare che discende dalle dinamiche di un fenomeno
naturale estremamente semplice, prevedibile - quindi,
pressoché
inapplicabili ad una situazione come quella che si è voluta
creare,
la quale è rischiosa e potenzialmente dannosa ed ingestibile.
Di
nuovo, ma più debolmente, Mello dice: - Stronzate.
Si
siede di nuovo sul letto, fissando con aria disgustata i robottini
che l’altro sta allineando sul pavimento con precisione
maniacale.
Near
sa che Mello lo sta guardando, e in che modo.
La
cosa non lo tange minimamente.
Bad
Reputation
1A
Near
sa che sta solo cercando di infastidirlo.
Nel
momento stesso in cui ha poggiato la penna sul foglio per scrivere il
suo saggio Mello ha acceso lo stereo, alzando il volume al
massimo; poi si è arrampicato sul letto, iniziando a
saltarci su con
tutta la forza possibile.
Near
vorrebbe poter dire che la cosa non influisce minimamente sul suo
livello di concentrazione, ma purtroppo non è
così.
Si
volta verso il suo compagno di stanza, che gli sorride mentre
rimbalza sul materasso ancora, ancora e ancora.
Sicuramente
esiste un modo di farlo stare fermo e zitto senza usare la forza
bruta (di cui Near è completamente sprovvisto), un tasto
dolente da
premere. Che Mello sia un campo minato di nervi scoperti è
chiaro
come il sole a chiunque lo conosca più o meno bene.
Comunque,
ha già smesso di sorridere - ma non di saltare, piegando le
ginocchia e battendo i piedi sul materasso come se volesse sfondarlo.
Ha ottenuto una piccola vittoria distogliendo Near dai suoi compiti e
adesso sta aspettando la seconda mossa dell’avversario che,
dal
canto suo, si limita a fissarlo con aria indifferente.
Ciò
manda Mello in bestia, come Near aveva immaginato.
Ci
impiega qualche secondo ma alla fine nasconde la rabbia decentemente,
dietro un nuovo sorriso ed uno sguardo di sfida.
-
Oh... Vuoi che abbassi un po’ il volume?
-
Certo che sì, ma è inutile chiedertelo.
Quella
non è una vittoria né una sconfitta -
è solo una constatazione, e
anche piuttosto ovvia.
Non
dà soddisfazione.
-
E quindi?
-
Quindi direi che siamo bloccati.
Mello
alza le spalle, e risponde un po’ affannosamente: - Non vedo
perché... Puoi sempre fare i compiti da un’altra
parte.
-
Non ho alcuna intenzione di andarmene.
-
Peggio per te.
-
O per te? Sai, prima o poi ti stancherai di saltare.
-
Ma non spegnerò lo stereo.
Near
non dice nulla. Si gira, e torna a prestare attenzione alla traccia
del suo saggio.
Dietro
di lui, Mello ridacchia e si lascia cadere sul letto, esausto.
I
colpi alla porta arrivano proprio nell’intervallo di silenzio
fra
due brani.
Sulla
soglia c’è un ragazzino dall’aria
intimorita.
Mello
lo squadra dall’alto in basso.
-
Be’?
Il
ragazzino si torce le dita, balbettando: - I-io... Io volevo...
Si
volta a fissare un punto indistinto del corridoio con aria
supplichevole: come risposta riceve un “vai!“
bisbigliato con
urgenza.
-
... volevo chiederti se potresti... Potresti abbassare il volume
della musica perché... Stiamo studiando e...
-
No.
Senza
attendere una reazione da parte dell’altro, Mello gli chiude
la
porta in faccia e torna sul letto.
Stavolta
si sente bussare con più forza ed insistenza.
Di
nuovo, Mello apre la porta… E si ritrova Roger di fronte.
-
Buonasera.
Mello
gli fa eco: - Buonasera - prima di farsi da parte per lasciarlo
entrare.
Roger
si avvicina allo stereo, indicandolo.
-
Anarchy in the UK... Sex Pistols. - sorride.
Mello
annuisce guardingo, lanciando poi un’occhiata a Near che sta
sbirciando la scena.
L’anziano
uomo, intanto, scuote il capo con aria pensierosa mentre si china a
spegnere lo stereo.
-
Non credo ti si addica... Come dice il testo? “Non so cosa
voglio
ma so come ottenerlo”...
Alza
gli occhi su Mello, lo sguardo grave e fermo dietro le lenti degli
occhiali.
-
Tu sai perfettamente ciò che vuoi, ma hai solo una vaga idea
di come
ottenerlo. Ed è per questo che ti trovi in questa situazione.
Mello
sbotta: - Quale situazione? Dividere il mio spazio con lui? Come
può...
Si
interrompe, mentre Roger chiede senza smettere di fissarlo: - Near, a
che punto sei dei tuoi compiti?
Near
solleva il capo dal suo lavoro, ma non si volta.
-
Ho appena finito di scrivere l’incipit del mio saggio.
Roger
sorride bonariamente. Si avvicina a Mello, mettendogli una mano sulla
spalla.
-
Puoi fare di meglio che essere d’intralcio a qualcuno.
Soprattutto
perché il più delle volte smetti di essere
d’intralcio molto
presto... In un modo o in un altro.
Mello
sembra contrariato. Ha la faccia di uno che vorrebbe obiettare che
non è giusto trattarlo così - lui non
è un bambino! Ha quattordici
anni ed è un genio! Non basta a conferirgli il diritto di
fare ciò
che ritiene giusto? Non basta ad evitare imposizioni senza senso?
Ma
Roger sta già andando via perché il discorso
è chiuso.
Sulla
soglia dell’uscio, l’uomo si arresta.
Con
lo stesso tono cortese di prima, considera: - Però, visto
che ti
piace pensarlo, in te c’è effettivamente qualcosa
di anarchico. E
ciò non è affatto un male.
1B
I
colpi sono brevi e sonori. Si direbbe che chi sta bussando sia di
buonumore.
Near
fa per alzarsi da terra per andare ad aprire ma Mello lo precede
scattando verso la porta, quasi sfiorando la fragile torre di dadi
eretta dal suo coinquilino al centro della stanza.
Sulla
soglia c’è un ragazzo con un paio di buffi
occhiali, una busta di
plastica bianca in mano ed un gran sorriso stampato in volto.
-
Ciao!
Mello
lo fissa con aria gelida, sbarrandogli il cammino con il suo corpo.
-
Sei in ritardo.
-
Lo so, stavo…
-
Giocando a qualche videogioco incomprensibile pieno di spietati
mercenari e damigelle tettone in pericolo.
Il
sorriso del ragazzo si fa più storto - non sembra realmente
dispiaciuto. Ha una gran faccia da schiaffi, a dirla tutta.
-
Mi spiace...?
-
Mhm. - mugola Mello, prima di farlo entrare.
Il
nuovo arrivato fa un mezzo giro su se stesso prima di rivolgersi a
Near, accucciato accanto alla sua torre di dadi.
-
Ci vuole pazienza a tirar su una roba come quella.
Near
inclina il capo da un lato, rispondendo cautamente: - Ne ho molta.
-
Per fortuna, visto con chi dividi la stanza.
-
Prego...? - dice Mello, che fino ad allora era rimasto in un angolo
con le braccia incrociate sul petto in una posa estremamente
risentita.
Per
nulla intimorito dal tono dell’altro, il visitatore esclama
allegramente: - Oh, dai, Mihael, fattela una risata ogni tanto!
Near
assottiglia gli occhi, indagatore.
Non
ha mai sentito nessuno dei ragazzi della Wammy’s House
chiamare
Mello con il suo vero nome.
Questi
non sembra neanche irritato, e la cosa non manca di sorprendere Near.
Nel
riprendere il comportamento del suo ospite Mello usa
un’intonazione
cupa e bassa, insolita per lui.
-
Ti ho già detto di non chiamarmi così, Matt.
-
E io ti ho già spiegato che “Mello” non
mi piace... Somiglia
troppo a “mellow” e non c’è
niente di mellow,
in te.
Matt
non ha smesso di sorridere, nulla in lui sembra gettare un guanto di
sfida. I suoi sono solo gli insulti amichevoli di una persona che sa
di potersi prendere certe libertà... Altra cosa molto
insolita.
Nessuno si prende delle libertà con Mello, di nessun tipo.
Tendenzialmente, i ragazzi che lo conoscono hanno paura di lui... E
poi c’è Near, ovviamente.
Matt
torna a rivolgergli la parola, dicendo: - Sai, Mihael è il
nome
dell’arcangelo che cacciò Lucifero dal paradiso.
Letteralmente
vuol dire “chi è come Dio?”
Ridacchia,
e continua: - È una domanda. A Mihael piacerebbe essere la
risposta.
In
un istante, Mello prende Matt per una spalla e lo costringe ad
eseguire una mezza piroetta, in modo tale che i due ora sono faccia a
faccia. Un altro gesto brusco, e gli occhiali di Matt finiscono
dall’altro lato della stanza, sul letto di Mello.
Dalla
sua posizione Near vede Mello assottigliare le labbra, gli occhi
scintillanti di furia repressa. Può solo immaginare, invece,
quale
sia l’espressione di Matt.
Sente
quest’ultimo sussurrare: - Sei arrabbiato?
Mello
schiude appena la bocca, ma non emette un fiato: Matt ne approfitta
per continuare in un soffio: - Non importa... Tu sei sempre
arrabbiato.
Potrebbe
succedere qualunque cosa da un momento all’altro, sente Near.
Non
riesce a capire cosa, non ancora.
In
un lampo, Mello strappa la busta di mano a Matt e sibila, ad un
centimetro scarso dalla sua faccia: - Se non stai attento quella
tinta non te la metterò in testa ma da qualche altra parte.
Dalla
porta socchiusa del bagno arrivano le voci di chi lo sta occupando al
momento.
-
Adesso dobbiamo aspettare.
-
Quanto?
-
Mezz’ora, minimo.
-
Mezz’ora?!
-
Oh, piantala.
Uno
sbuffo petulante dopo, Matt esclama: - Intrattienimi!
Near
riesce ad immaginare perfettamente l’espressione di Mello
mentre lo
sente chiedere: - Prego…?
-
Raccontami qualcosa. - gli ingiunge con tono annoiato Matt, e si
sente un suono breve ed acuto di sedia che strisci sul pavimento.
-
Non ti racconterò un bel niente!
-
Be’, allora baciamoci un po’.
La
risposta di Mello non è altrettanto pronta, stavolta,
né la sua
voce altrettanto sonora: è solo un “no”
senza particolare
passione, qualcosa che sembra sfuggito a malapena fra due labbra
socchiuse.
Matt
invece non perde il suo tono squillante, e Near prova
un’inaspettata
ombra di imbarazzo come reazione a ciò che sta passando
Mello al
momento.
-
Perché? Dai, mica perché c’è
lui...
Un
fruscio di vestiti e plastica, lo schiocco di uno schiaffo.
-
… metti giù quelle cazzo di mani.
-
Come se non ti piacesse.
Seduto
di fronte alla seconda torre di dadi, Near resta con una mano a
mezz’aria, il pollice e l’indice chiusi a pinza
sull’ultimo
dado che completerà la costruzione.
-
Se mi baci non ti tocco.
-
Matt, tu hai dei seri problemi.
-
Mihaeeel…
-
Smettila.
-
Se mi baci la smetto.
Con
suo sommo dispiacere, nonché disprezzandosi vagamente per
questo,
Near si sente arrossire quando realizza cosa sta accadendo in questo
istante a pochi passi di distanza da lui e le sue precarie
costruzioni.
Nel
completare la seconda torre, un movimento inconsulto della sua mano
la fa cadere a terra in un fragore che sembra rimbombare nella camera
come un tuono.
Ciò
che punge davvero, però, sono le risate smorzate che Near
sente
venire dal bagno.
Matt
se ne va con i capelli color rosso fuoco ed un largo sorriso stampato
in faccia, non prima di aver stuzzicato Mello un altro po’ e
ricevendo in cambio delle colorite e dettagliate minacce di morte da
parte di quest’ultimo.
Near
aspetta che Mello chiuda la porta, prima di continuare a disegnare il
perimetro di un quadrilatero sul pavimento per mezzo dei suoi soliti
dadi.
-
Non credo si tratti di pudore. - esordisce senza alzare lo sguardo
dalla figura che va delineandosi di fronte ai suoi occhi.
-
Ogni tua singola azione è finalizzata a costruire
un’immagine ben
precisa… Il ribelle, quello che può fare
ciò che desidera sempre
e comunque. Il pudore non avrebbe senso, in questo quadro della
situazione... Una relazione omosessuale, quindi generalmente
considerata un’irregolarità, sarebbe funzionale al
tuo progetto.
Deve essere qualcos’altro… Non vuoi essere
associato a Matt?
Eppure l’hai invitato in camera tua.
Angoli
e linee rette, spigoli e lati, realtà misurabili e nessun
margine di
errore.
-
L’unica spiegazione logica è che le cose ti stiano
sfuggendo di
mano.
Si
può ragionare su qualsiasi cosa, ricondurla ad un pugno di
leggi a
cui risalire tramite un mero processo induttivo.
-
Il motivo per cui Matt ti fa arrabbiare in quel
modo
e rifiuti le sue manifestazioni d’affetto non è
disgusto, né
pudore… Ma paura. Perché sai che nei tuoi piani
c’è un difetto
fatale e sistematico e cerchi costantemente di correggerlo…
Ti
lasci sopraffare dai sentimenti e non ragioni a fondo su ciò
che
fai.
L’imbarazzo,
la solitudine, l’invidia sono solo chimica.
-
In conclusione, direi che sei innamorato di Matt. E questo, in
futuro, potrebbe diventare un problema per te.
…
certo,
Mello trova sempre un modo per scavalcare ogni regolarità -
in
questo caso, calciando via i dadi e trasformando il quadrato di Near
in una costellazione informe espansa verso i quattro angoli della
loro stanza.
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