Tramonto

di zedef111
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Apro gli occhi.
Il sole è alto nel cielo anche se è coperto da una nuvola.
Poi penso: ''Non è una nuvola.''. Non era una nuvola.
Erano i fumi tossici emanati dalle centinaia di migliaia di bombe sganciate sulla terra dagli stessi umani.
Camminai per circa 200 metri, attorno a me solo macerie, la mia tuta rinforzata emetteva strani suoni ad ogni passo.
''A cosa mi serve?'' Mi chiesi .
Mi sfilai tutta la tuta tranne il casco e la maschera.
La pesante struttura metallica che mi aveva protetto cadde, vuota, sulla strada deturpata.
Un cilindro metallico giaceva a pochi metri da me. Mi avvicinai.
Il cilindro era arrugginito e sporco di polvere, lo girai con un piede.
Su un lato era stampato in vernice nera un teschio con una maschera antigas.
Una bomba a gas nervino, russa probabilmente.
Tirai un calcio al cilindro, quello volò per un paio di metri, poi finì in una buca, era profonda tre metri, e larga dieci.
Un'altra bomba, ad alto potenziale esplosivo questa.
Camminai per circa un chilometrò, poi mi fermai.
Ero sul ciglio di un baratro, profondo almeno 150 metri.
Quello l'aveva provocato una bomba atomica.
Secondo le stime ad una guerra termonucleare l'umanità si sarebbe estinta.
Avevano ragione.
Vicino a me giaceva un corpo.
Indossava una tuta metallica uguale alla mia, tra le braccia teneva un fucile mitragliatore, uguale a quello che avevo mollato prima di entrare nella città.
Il corpo indossava una maschera, uguale alla mia.
Gliela tolsi, speravo di vedere un volto umano, uno solo.
La mascherà rivelo un abominio dalla pelle rossastra e butterata, ricoperta di sangue e di bubboni schifosi dovuti alle radiazioni.
Ma io vidi, sotto i tumori e le ustioni, un liquido occhio azzurro, dall'occhio colavano lacrime.
Il sole stava tramontando oltre le nubi tossiche.
Mi sedetti sul ciglio del precipizio, aspettai.
Sarebbe dovuta sorgere la luna, ma non esisteva più.
I cinesi ci avevano installato una base segreta missilistica e gli americani l'avevano bombardata.
Adesso la luna non c'era più.
Premetti due bottoni, poco sotto al mio collo.
Due fessure si aprirono ai lati della maschera.
Tolsi il casco, mi specchiai nel vetro.
Lanciai la maschera nel baratro.
Respirai.
La cosa mi provocò un enorme dolore ai polmoni, come se stessi respirano aria bollente, la mia pelle si gonfiò, gli occhi bruciavano.
Una lacrima mi colò sulla guancia.




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