Nothing lasts forever

di AnnaSykess
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Fu il primo di una lunga serie di giorni.
Inizio a prepararmi, come ogni mattina del resto, con la solita lentezza e sonnolenza che mi contraddistingueva.
Pensavo per quale motivo dovevo alzarmi costantemente per sapere che non avevo nessuno che mi aspettava.
Amici, un ragazzo e persino dei familiari.
Ebbene sì, vivevo in affido poichè i miei genitori non sapevano badare a me e ormai erano finiti nella lunga spirale della droga e alcool.
Non mi mancavano, per niente.
Grazie a loro sono quella che sono, pensavo ogni tanto, e non era una cosa per cui andavo fiera visto che ero una persona mediocre e inutile.
Così finii di prepararmi e salutai la mia madre affidataria.
Il pensiero di essere sola mi perseguitava ovunque, e io ero sola davvero.
Non avevo proprio nessuno, solo me stessa.
L'unica amica che avevo la persi, oh quanto era importante, solo per colpa mia.
Aspettavo il bus, come ogni mattina, con le cuffiette nell'orecchio e giocherellavo con le foglie secche che erano rimaste giù a terra.
Adoravo il rumore di quando le schiacciavo, quel crack che sembra come se qualcosa si rompa.
Era ora di prendere l'autobus, perchè dovevo andare in quel posto infernale anche oggi?
A nessuno cambia niente se vado o no, nemmeno a quella idiota finta della mia madre affidataria.
Luana, sì, era finta dalla testa ai piedi.
Si era rifatta talmente tante volte che a volte stentavo a riconoscerla.
Quando arrivai aspettai solo il suono dell'ultima campanella, che mi dava il via libera.
La ricreazione la odiavo, non avevo nessuno e non vedevo il motivo per il quale sarei dovuta uscire da sola.
Così aspettai e la tortura finì.
Tornai a casa e Luana non c'era come al solito, sarà stata dal suo nuovo fidanzato pensai.
Ero triste come mai quel giorno e mi chiusi in camera.
Pensavo al fatto che a nessuno sarebbe importato se fossi davvero rimasta viva o no.
Andai e mi chiusi in bagno, presi il temperino delle matite per gli occhi di Luana e gli staccai una lama.
Mi faceva strano riprenderla in mano dopo così tanto tempo, dopo la terapia e gli sforzi.
Ma ormai non riuscivo più, e così mi riaprii le vecchie cicatrici che nascondevo sotto un maglione di lana odoroso.
Il sangue iniziò a scendere a fiotti e le lacrime lo stesso.
Quello per cui avevo tanto lottato e sperato di essermi lasciata alle spalle era tornato.
Ed era solo colpa mia.




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