Ti do tutto ciò che mi resta.

di unmestessopiunudochemai
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Caro Matt,
Sono sempre io, David. Non preoccuparti, non dovrai rispondere. Non dovrai sforzarti ancora di dire cose in cui non credi davvero; questa sarà la mia ultima lettera. Forse è più una lettera d’addio a me stesso, che a te. In fondo, cosa sono io senza te? Nulla, ecco cosa. “David” come lo conoscevano tutti è morto un anno fa, in quel bar all’angolo tra la stradina dove ora hanno aperto un negozietto vintage e l’altra dove prendevo sempre il tram per l’università. “David” è morto quando entrando, fradicio dalla pioggia, dopo essersi seduto ha visto te. E’ morto lo hai notato, e Dio solo sa quanto sia morto quando gli hai sorriso. E’ morto quando ti sei seduto vicino a lui, quando gli hai respirato vicino, quando lo hai accarezzato e quando gli hai proposto di uscire. E’ del tutto scomparso quando lo hai baciato. Ecco, quella è stata la mia prima, seria morte. Ho visto vent’anni di vita passarmi davanti un bacio, e arrivai a chiedermi che senso avessero avuto prima di ciò. Che senso aveva in fondo vivere se era sempre stato tutto in biblico tra felicità più totale e malinconia che ti mangia dentro, e adesso invece pendeva tutto solo verso la prima? Non avevo bisogno di altro. Le nostre labbra fecero l’amore, i nostri occhi si fusero, e io morii. Ormai ti appartenevo. Ero tuo e, fino a poco tempo fa, pensavo che tu fossi mio. Ma evidentemente mi sbagliavo. Ecco, questo è l’ennesimo momento in cui sono morto, quando capii che solo io ero effettivamente morto. A quel punto iniziai a sentirmi solo. Fino a qualche parola prima avevo costruito il mio mondo eliminando ogni suo singolo elemento tranne te, e poi venni a sapere che neanche tu ne facevi parte. Eri come il fumo di una sigaretta, ti si nota di sicuro, ma prima o poi il filtro arriva, e tu te ne vai con lui. E con lui ti porti via me, o ciò che ne rimaneva. Perché ora ne è rimasto davvero poco, oltre al mio corpo, ovviamente. Diciamo che ci sono io. E anche se non sono più te, l’unico centro dei miei pensieri sei tu. Non riuscirò mai a capire come sia arrivato a questo punto. Comunque, come dicevo all’inizio della lettera: è l’ultima. A questo punto penserai che io mi stia per uccidere, ma non è esattamente così, in fondo ricorda che io sono già morto. E risparmiati lacrime o altro, perché quando è successo non ne hai versata neanche una, anzi. Com’è possibile che io ti ami ancora? E’ possibile dare la mia vita per la tua? E’ possibile imparare se stessi a vivere da morti? No. Non lo è. Per questo devo andarmene del tutto. Mi levo da mezzo, ecco. Ma tu, tu vai avanti. Come hai sempre fatto. Io sarò, e sono già, lì con te. Cercami, e sentirai il mio odore, toccherai la mia pelle, mi guarderai negli occhi e sentirai i miei dolci sussurri. Ora basta, devo andare, mi sembra sempre di essere in ritardo.

Tuo, come in fondo lo sono da quando ti ho conosciuto,
David (o ciò che ancora ne resta).




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