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Alex gli ha insegnato tutto ciò che sa sul basket e, Taiga le è
davvero grato, come fare uno shampoo perfetto. Essendo Alex la
persona meno discreta che conosca, un giorno è semplicemente
piombata in bagno, mentre lui faceva la doccia e, dopo aver notato la
sua scarsa tecnica in fatto di shampoo, ha deciso di sottoporlo a un
corso accelerato. Taiga non aveva idea che le mani potessero essere
usate in quel modo né che lavare i capelli potesse richiedere così
tanta dedizione. In effetti, dopo la letterale lavata di capo da
parte di Alex, il ragazzo era crollato in uno stato di relax così
profondo che aveva cenato con mezz'ora di ritardo.
Non pensava che avrebbe messo in pratica quegli insegnamenti su
un'altra persona, per questo la gratitudine di Taiga si trasforma in
compiacimento verso se stesso mentre massaggia delicatamente la testa
di Kuroko e quest'ultimo sospira soddisfatto o si lascia scappare i
gemiti più silenziosi di tanto in tanto. Sono entrambi nella vasca
da bagno, Kuroko seduto tra le gambe di Kagami, la testa leggermente
piegata all'indietro per consentire all'altro di lavorare più
agevolmente, e ha gli occhi chiusi. Le braccia sono abbandonate
nell'acqua, rilassate.
“Non ti addormenti, vero?” chiede Taiga, sospettando qualcosa del
genere visto che Kuroko non apre gli occhi da cinque minuti.
Scuotendo piano il capo, “Tranquillo, Kagami-kun”, gli risponde.
Rassicurato e sempre più orgoglioso di se stesso, Taiga continua. Fa
scorrere le dita tra le ciocche azzurre, scende ad accarezzare la
pelle delicata dietro le orecchie e da lì risale, senza essere
brusco. Non sa se sia bravo quanto Alex, ma lei è capace di
trasformare le dita in qualcosa di talmente soffice da rendere un
semplice shampoo un'esperienza indescrivibile.
“Come ti senti?” non riesce a trattenersi dal chiedere. Lo vede
da sé, in verità: Kuroko è letteralmente alla sua mercé, così
rilassato, in uno stato di totale languore che lo fa anche arrossire.
Non è neanche la prima volta che fanno il bagno insieme – come
amici o come amanti o come qualunque cosa siano – ma l'intimità di
quel momento è enfatizzata da un senso di fiducia che non si
manifesta come al solito. L'atmosfera è familiare ed estranea al
tempo stesso, quotidiana, nuova, e in un certo senso non fa che
legarli ancor di più l'uno all'altro.
Kuroko si prende il suo tempo per rispondere, ma alla fine, con un
movimento di cui Kagami a malapena si accorge, si volta, le ginocchia
piegate sopra le cosce dell'altro. Le mani di Taiga sono
improvvisamente vuote, ricoperte di schiuma candida.
“K-Kuroko?”
È assurda che riesca
quasi a svanire in qualsiasi momento. Non fa in tempo a domandarsi se
l'acqua si sia almeno mossa che la risposta di Kuroko lo colpisce
come uno di quei baci che ti lasciano senza respiro.
“Puoi farlo tutte le volte che vuoi, Kagami-kun”.
Kagami deglutisce, improvvisamente accaldato. Kuroko ha la capacità
di mandarlo nel pallone in modo così semplice, senza scomporsi e lui
davvero non sa cosa rispondere senza suonare un totale cretino,
perciò si limita a riportare le mani sulla testa dell'altro. Ma
continua a guardarlo, solo per un po', per ritrovare il ritmo giusto
nel movimento che le sue mani devono compiere, per tornare a
respirare regolarmente. Potrà anche togliergli il fiato e fargli
perdere l'equilibrio più di chiunque altro, ma Kuroko è anche la
persona che àncora ogni sua emozione su un fondo di tranquillità e
forza.
“Dovrei insegnarlo anche agli altri, così si rilassano prima di
una partita,” suggerisce, più a se stesso che a Kuroko. Che,
evidentemente, non è d'accordo, perché poggia una mano su quelle di
Kagami, ancora tra i suoi capelli. Non parla immediatamente. È
come se egli stesso fosse sorpreso dal movimento appena fatto e
stesse cercando le parole per descrivere quello che è successo. Poi
le trova.
“Preferirei che lo facessi solo a me,” dice, attento ad
assaporare ogni sillaba, per testarne il significato sulla lingua.
Sembra ancora confuso, ma più dalla reazione che da quello che
effettivamente ha voluto comunicargli.
Due occhi azzurri fissano Kagami dal basso, intensamente, con una
serietà che gli dà i brividi. Ha quello sguardo solo quando gioca
una partita: il nero delle pupille si fa spazio tra l'azzurro, i
lineamenti si induriscono, il respiro è appena più accelerato. A
guardarlo meglio, però, non somiglia per niente al Kuroko che gioca
una partita.
Gelosia. Kuroko gli sta dicendo di voler tenere tutta per sé quella
parte di lui, come se condividerla significasse perderla.
Un Kuroko geloso e possessivo è una novità, probabilmente perché
nelle conversazioni che hanno in quei momenti non c'è modo di
inserire i loro compagni di squadra, almeno non in quel senso. La
novità, comunque, è stranamente eccitante. Sa bene che Kuroko non
si comporterebbe mai in modo da sfavorire in qualche modo il resto
della squadra; in quel caso, la faccenda riguarda esclusivamente loro
due, perciò Taiga non perde neanche tempo a discuterne e stringe le
dita tra i capelli di Kuroko, all'altezza della nuca, per attirarlo
bruscamente a sé e baciarlo. Kuroko è già a metà strada, sulle
ginocchia, chinato in avanti, le braccia intorno al suo collo.
Dell'acqua straborda dalla vasca, ma nessuno dei due se ne cura.
Nasconde il suo assenso in quel bacio, nel modo in cui stringe Kuroko
a sé, nel tocco delle mani, che esplorano avide la sua schiena dalla
muscolatura appena appena accennata; Kuroko ribadisce il concetto
afferrando ciocche di capelli rossi tra le dita e tirando piano,
senza fargli male.
“Ahi...”
“Ti ho fatto male?” esclama Kagami, preoccupato, quando Kuroko si
allontana un po' da lui e si porta le mani agli occhi. Poi si rende
conto del problema: shampoo negli occhi. Se n'era completamente
dimenticato.
“Brucia,” mormora Kuroko, strofinandosi gli occhi.
“Certo che brucia. E non strofinare, è peggio! Tieni gli occhi
chiusi, te lo sciacquo via”.
Kuroko si abbandona di nuovo a lui, forse un po' meno rilassato a
causa dello shampoo che continua a bruciare – o per quello che
stavano facendo pochi secondi prima, si corregge Kagami, scoprendo di
non voler fare altro che tornare a baciarlo e stringerlo e toccarlo.
“Meglio?” chiede, quando lo shampoo scompare del tutto e dopo
essersi assicurato di indirizzare il getto dell'acqua verso gli
occhi, non troppo da vicino. Kuroko apre gli occhi cautamente,
sbattendo le palpebre un paio di volte. Annuisce. Kagami annuisce a
sua volta, sollevato. Per qualche secondo regna il silenzio ed
entrambi restano nel loro piccolo spazio, nell'acqua ormai tiepida e
opaca per via dello shampoo. È
Kuroko a spezzarlo:
“Posso baciarti di nuovo, Kagami-kun?”
Non deve ripeterlo due volte.
Molto più tardi, Kagami pensa che dovrà ringraziare Alex.
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