Mondi Condizionali
La pioggia di quella sera bagnava i capelli di Sieg, che
sotto un pesante cappotto di cuoio tossiva, per via dell’influenza.
Pioggia, pioggia, sempre pioggia sotto i cieli di questa
schifosa città.
“Schifo di mondo...”-pensava.
Ed era proprio per ciò che pensava, che quella sera, aveva
una cosa importante con sè.
Doveva ottenere una cosa, e quella cosa esigeva un certo
prezzo.
Tanto, forse troppo, ma a lui non rimaneva più nient’altro
da fare: era la sua unica speranza, la sua unica via di fuga, il suo pensiero
costante...
Quando finalmente, dopo aver svoltato la Via Settima, scese
lungo il canale di scolo.
Sotto il ponte trovò una porta con inciso «Lasciate ogni
speranza voi che entrate».
Quando fu dentro, un pungente odore di carbone gli salì per
le narici, facendolo tossire di nuovo.
Osservò meglio la stanza, dalle pareti color bronzo, e vi
notò alcune vecchie cartoline, rappresentanti isole tropicali e cieli azzurri.
Dovevano essere veramente molto vecchie...
In ogni caso, nella stanza era presente anche una scrivania
di bronzo e, dietro quella, un vecchietto alto all’incirca la metà di lui lo
fissava, stanco.
“Benvenuto signor...?”-chiese il vecchio.
“Io sono...”
“Non ha importanza!”-lo interruppe l’anziano signore-“Non ha
veramente importanza... Suppongo sia venuto per fare uno scambio, esatto? E’
ovvio che per lei niente ha più importanza, visto che è qui. In ogni caso, devo
premetterle alcune cose...”
Il giovane rimase immobile, aspettando che il vecchio finì
la frase.
Ma ciò non successe.
“Mi segua.”-disse l’anziano incamminandosi.
Visto di spalle, il vecchio sembrava ancora più basso, e i
suoi pochi capelli bianchi gli davano un aria vissuta, avrà avuto sessant’anni,
ma ne dimostrava almeno ottanta...
Entrarono in una stanza, dove c’era solamente un tavolo
operatorio, un grande macchinario ronzante e una lampada giallastra, che
illuminava la stanza con una fioca luce dorata.
“Bene, sarà meglio che ti dica un paio di cose.”-disse
l’anziano signore-“Primo, quello che vedrai, sarà solo una mera illusione,
oppure la più sincera verità. Potrebbe essere la cosa migliore che tu abbia mai
visto. Oppure la peggiore. In ogni caso, ha un grosso prezzo. Secondo, credo
che tu non mi abbia portato volentieri quella cosa. Io non ho voglia di illudere
la gente, perciò se ritieni che questa è una fregatura, quella è la porta.
Terzo, chiunque lo provi, e riesca a tornare, è una persona diversa. Cambia
interiormente. Quindi adesso devi scegliere. Quello è il lettino, quella è la
porta.”
Il giovane era indeciso.
La mano sinistra gli tremava per l’agitazione, e il cuore
batteva.
Forse era meglio non tentare...
Il prezzo era alto...
Non sapeva scegliere.
Chiuse la porta, il sole splendeva alto nel cielo,
nonostante alcune nuvole correvano ancora qua e la.
Sieg prese il primo bus che passò, e salì.
Sempre le solite facce.
La vecchietta dalla costosa pelliccia, il gruppetto di
teppistelli e persino le ragazzine esaltate per il nuovo successo del loro
cantante preferito.
Sempre la solita routine...
Si sedette su un seggiolino, e attese la sua fermata,
annoiato.
Quando scese dal bus, mise i piedi in una pozzanghera, e si
sporcò i pantaloni.
“La mia solita fortuna...”-pensò.
Ma non ci fece troppo caso: era tornato a casa, e poteva
riabbracciare la sua amata e i suoi pargoletti.
Suonò alla porta, e sua moglie, bella come sempre, aprì.
“Ciao caro! Finalmente sei tornato... Lo sai, oggi nostro
figlio ha preso un bel voto a scuola, e nostra figlia ha perso il suo primo
dentino!”
“Bello! Studia così tanto nostro figlio... E’ veramente un
bravo ragazzo.”-disse Sieg.
Ed entrò in casa, attaccò il soprabito all’attaccapanni,
dopodichè si sedette a tavola per la cena.
“Deliziosa questa bistecca, amore mio...”-disse Sieg,
rivolgendo un sorriso alla moglie...
Dopo la cena uscì per fare un giro al bar, disse.
Ma non ci andò, voleva solamente girare per la sua città...
Sotto le luci dei negozi, e le nuove pubblicità, la gente
che correva frenetica per i marciapiedi, le giovani coppiette, e le signore che
portavano a spasso il cane, oppure i signori che sedevano fuori dai bar,
parlando di questa o quella squadra di calcio e raccontando barzellette
scontate.
Tutto questo era la sua città.
Sempre le stesse cose, aveva bisogno di qualcosa di nuovo,
ma non sapeva decidersi.
Le grandi decisioni...
Ne aveva mai prese?
Se lo aveva fatto, non se lo ricordava.
Ma quella sera decise di scegliere.
Il giorno successivo, si licenziò dal suo lavoro e iniziò a
leggere nuovi libri.
Iniziò a cucinare nuove cose e a disegnare.
E in seguitò, diventò un bravo disegnatore, e i libri che
leggeva lo resero un grande scrittore.
E le nuove ricette che preparava lo resero un grande cuoco.
Ma non era felice, poichè il mondo intorno a lui era sempre
lo stesso.
E iniziò a disegnarlo, nei suoi libri.
E lo cambiò, nelle sue idee e nel suo modo di fare, poichè
il mondo esisteva solo in funzione di se stesso, e per le sue azioni.
E quella sera, andò a letto, consapevole che l’indomani
avrebbe preso una decisione importante, a un vecchio problema...
E coricatosi, si addormentò.
Si alzò dal lettino, un po’ stordito.
“Allora...? Com’è andata?”-domandò l’anziano signore.
“Ma dove mi trovo...? Ah... Ok, ora ricordo...”-disse con
aria triste.
“Cosa ha visto?”
“Bhe... Il mondo era diverso... Io ero sposato... E avevo
dei figli... Ero un bravo disegnatore, e uno scrittore, e tante altre
cose...”-disse il giovante, mentre l’anziano gli staccava alcuni elettrodi
attaccati alla sua fronte.
“Comprendo... Ha avuto un bel coraggio, comunque, ad
accettare questo trattamento per la prima volta... Molti altri sono tornati un
paio di volte, prima di decidersi...”-affermò il vecchio, senza pensarci-“Ed
ora, veniamo alla parte burocratica, per così dire...”
Sieg mise una mano in tasca, e tirò fuori una piccola
ampolla.
“Acqua... Finalmente vera acqua...”-disse il vecchio, con
gli occhi lucidi -“Se ha bisogno di altri trattamenti mentali, torni pure...”
Ma Sieg non sarebbe tornato.
Uscì dalla porta arrugginita, e scrutò il cielo piovoso del
mondo.
I palazzi, ormai in rovina, erano abitati dalle immonde
creature mutanti, che si sono formate in seguito al Grande Disastro.
Sieg corse, verso il suo rifugio, e doveva sbrigarsi, prima
che il sole sarebbe sorto.
Ma ormai era tardi.
In lontananza, il cielo divenne scarlatto per il sole che si
innalzava nel cielo, e alcune creature si avvicinarono a lui.
Il primo istinto fu quello di scappare, scappare verso il
rifugio più vicino.
Ma non lo fece.
Si ricordò della preziosa esperienza provata poco prima.
Adesso aveva dei Sogni.
Si chinò, prese una spranga di ferro, e si preparò a
difendersi.
Nessuno ci aveva mai provato, non aveva speranze.
Ma strinse quella spranga in ferro, fino a che le sue mani
non si colorarono di grigio, e urlò.
Ma non era un grido di paura, era un grido di guerra.
Lui sarebbe morto, ma dall’alto di alcuni palazzi, altri
sopravvissuti osservarono il coraggio di un uomo.
Impararono a non rassegnarsi, poichè per la prima volta, in
quell’alba piovosa, la morte di un uomo ridonò la speranza all’intera umanità.
In fondo, lui voleva cambiare il mondo, e questo non era
solo un Sogno.
Dedicata a Chiara, mio
unico Amore e ad un Amico in difficoltà
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