Capitolo 1 kymberlin
Capitolo1
Kymberlin
La sua vita girava
intorno a tre semplicissime cose. Il sesso, la droga e
l’alcool. La sua vita era un miscuglio di questi tre elementi.
Non aveva nessun’altra aspirazione, nessun’altro
sogno.
I suoi occhi erano sempre marcati da una matita nera, e le sue labbra
da un rosso intenso naturale, che prendeva luminosità solo
per il lip glos che metteva prima di uscire.
Si vestita sempre uguale, portava dei collant con sopra magliette
lunghe, ai piedi aveva i suoi amati anfibi, che alle feste cambiava con
dei tacchi dodici con borchie ai lati.
Kimberlyn era una ragazza diversa da tutte, era una ragazza che si
dedicava alla sua vita ventiquattro ore al giorno.
Sua madre, per un anno le fece il torto maggiore che trovò.
Riscriverla a scuola.
Kimberlyn non andava a scuola da più di un anno, infatti,
ora aveva diciotanni, lei era andata avanti da sola. Aveva frequentato
la scuola a casa.
Quest’anno, per l’ultimo anno, sua madre decise che
sua figlia doveva riprendersi. Mandandola a scuola.
Kimberlyn si svegliò alle sei in punto, per affacciarsi
dalla finestra e osservare il silenzio della sua cittadina.
Amava starsene davanti alla sua finestra, con una sigaretta fra le
mani. Passava interi pomeriggi così.
Dopo pochi secondi, prese dall’armadio i suoi collant color
nero, con sopra una maglietta color azzurro cielo.
Prese una collana a forma di cuore dal suo cassetto, per poi andare
davanti allo specchio.
Ormai era abituata a truccarsi velocemente, si mise a solita
matita nera, come se stesse uscendo normalmente.
Si pettinò i capelli, per poi sistemarli con la piastra.
Prese lo zaino che la madre le aveva preparato la sera precedente, per
scendere dalle scale e andare verso la porta.
Guardò in cucina, salutando la madre.
“Potresti vestirti decentemente Kimberlyn, almeno per andare
a scuola, sicura che non ti devo accompagnare?” disse la
madre speranzosa di un sì dalla figlia.
La figlia fece segno di no con la testa, per poi salutarla e uscire.
Cercò nel suo zaino le cuffiette, per poi ascoltare la
musica.
S’incamminò verso la scuola, osservando durante il
cammino tutte le ragazze e i ragazzi che andavano nella sua stessa
direzione.
Il suo sguardò si fermò su un gruppo di
ragazzetti, della sua età più o meno. Erano da
soli, seduti sopra il muretto davanti alla scuola, erano intenti a
fumare una sigaretta, la ragazza passò di fianco a loro,
cercando di non farsi notare.
Entrò dentro quell’edificio.
Il corridoio era lungo, e lei non aveva la più pallida idea
di dove andare.
In quale stanza entrare.
Andò verso il tabellone delle lezioni, vide i suoi corsi,
così si incamminò verso la sua prima aula.
Camminò per il corridoio, per poi essere fermata dalla
preside.
La preside era una donna sulla sessantina, portava una camicetta nera,
con un cravatta accompagnati da dei semplici pantaloni neri.
Guardava Kimberlyn come se fosse un estranea. Come se fosse nel posto
sbagliato.
“Tu dovresti essere la nuova studentessa, quella che studiava
a casa. Credo che ti chiami Kim…” la donna fu
interrotta dalla voce della ragazza “Kimberlyn, Kimberlyn
Smith” , disse sorridendo.
Si girò nuovamente, quando la preside le consegnò
finalmente il foglio dei corsi. La ragazza sorrise, e si mise subito
alla ricerca delle varie aule.
Si sentì prendere da dietro, per poi essere abbracciata.
La ragazza si allontanò di scatto, per poi rendersi conto di
aver di fronte un volto amico.
“Ehi, ciao. Cosa ci fai qui? Mi fa piacere che sei tornata
Kim. Stai bene?” disse la ragazza dai capelli biondi che
Kimberlyn si trovava di fronte.
“Ciao Sophie, non ricordavo che anche tu andassi in questa
scuola” Kimberlyn si rese conto della cavolata che aveva
appena detto, quella scuola era l’unica di tutto il paesino
in cui vivevano.
Liverwood, un piccolo paesino del New Jersey.
Lo scarto degli Stati Uniti.
Rialzò lo sguardò, per notare gli occhi sgranati
di Sophie.
“Sei cambiata così tanto, non sembri
più tu” disse Sophie, guardando ancora Kimberlyn,
le due ragazze si conoscevano da qualche anno.
Lei era la sorella dell’unico ragazzo serio che Kimberlyn
aveva avuto.
Le due ragazze erano sempre insieme, finché non ci fu
quell’incidente che cambiò la vita di tutti.
Avevano solo sedicianni anni.
Ora ne avevano diciotto, di anni ne erano passati e Kimberlyn aveva
cambiato completamente il suo aspetto.
Sophie invece era rimasta uguale, la stessa ragazza dai capelli biondi
e occhi azzurri. Era rimasta magra come un tempo, forse ora lo era
ancora di più.
Kimberlyn, non voleva aver più niente a che fare con lei, si
era ripromessa di non tornare mai più con le persone di una
volta.
Però Sophie era l’unico volto amico che Kimberlyn
vedeva dopo anni.
“Stasera cosa fai? Vieni con me alla festa di un mio
amico?”, Kimberlyn sorrise per poi annuire, in fondo sotto il
suo viso da ragazzaccia c’era ancora la ragazza dolce, timida
che era.
Salutò Sophie, per poi andare verso la porta
d’ingresso. Uscì dall’edificio, per poi
sedersi sopra al muretto dove prima aveva visto quei ragazzi. Al loro
posto trovò solo delle cartacce, dei mozziconi di sigaretta,
dei pacchetti finiti. Forse non erano così diversi da lei.
Prese una sigaretta dal pacchetto, per poi accenderla. Sentì
la campanella, fregandosene restò fuori classe.
Sapeva di sbagliare, ma il gusto di sbagliare la faceva sentire bene.
“Vedo che la novellina sta già infrangendo la
legge” disse un ragazzo dall’ingresso della scuola.
Le sorrise, per poi avvicinarsi a lei.
Le si avvicinò, prendendogli la sigaretta, gettandola a
terra.
“Forse questa la preferisci, mi sembri una tipa a
posto” le disse mostrandogli una canna. La ragazza sorrise e
la prese fra le mani, guardò il ragazzo. Sembrava un ragazzo
come tutti, capelli corti marroni, occhi scuri, niente di nuovo.
Il ragazzo le sorrise, per poi prenderle la mano.
“Kyle, piacere.” Disse sorridendo, Kimberlyn lo
guardò nuovamente.
Pensò se dirgli il suo vero nome, infine decise che non
voleva mentire. In fondo non stava facendo niente di male, non era
abituata a conoscere delle persone, era abituata solo a prenderle e
portarle a letto.
“Kimberlyn, lo so’ è un nome
buffo”, pronunciò la ragazza guardando verso il
basso.
Il suo cervello stava iniziando a spegnersi, la visuale stava iniziando
a diventare opaca.
Finalmente si sentiva a casa.
Bastava poco per sentirsi a casa.
“Non è un nome buffo, anzi è un bel
nome”.
Kimberly guardò il ragazzo, iniziò a ridere. Il
ragazzo la guardò per poi dirle che dovevano rientrare in
classe, anche se non erano nelle condizioni.
Kimberly lo guardò, lo saluto andando verso la classe.
Entrò dentro l’aula di italiano, entrò
con cautela quando la prof la fermò.
“Lei dovrebbe essere la nuova alunna, per caso non trovava
l’aula?”, la ragazza prese lì occasione
e annui.
Si sedette al banco, per poi presentarsi alla classe.
Si mise con la test sul banco, le girava tutto. Forse era stato per
prima o forse per quello che aveva fatto la notte precedente.
Dopo cinquanta minuti circa la lezione finì e Kimberlyn
andò verso il bagno. Si guardò allo specchio, i
suoi occhi avevano preso il color rosso che aveva solitamente la sera.
Prese un po’ d’acqua e si lavò il viso.
Poi prese dal suo zainetto la sua piccola sacca dei trucchi. Si rimise
la matita, per poi ritornare quello che era pochi istanti prima.
I suoi occhi erano tornati un po’ più del loro
colore, il verde si vedeva sempre di più.
Uscì dalla porta, per rivedere Sophie nel centro
di quel gruppetto di ragazzi che aveva visto quella mattina.
Notò al suo fianco Kyle, che la prese per i fianchi e la
baciò.
Per un secondo Kimberlyn si sentì una traditrice, per una
volta si sentiva in colpa di aver flirtato con un ragazzo.
Guardò nuovamente quella scenetta, quando Sophie notandola
le disse di avvicinarsi. La ragazza si avvicinò, quando
Sophie la presentò ai suoi amici.
“Loro sono Melanie, Ami, Sebastian, Sean e
Nicholas” disse con un tono sicuro.
Kimberlyn sorrise e si presentò. Notò in ogni
singolo ragazzo una caratteristica. Melanie aveva una maglietta lunga
che le copriva i polsi, forse si faceva del male.
Ad Ami tremavano le mani, Ami era una ragazza ansiosa. Fin troppo
ansiosa. Lo aveva notato dalle mani che tremavano, dal ticchettio della
sua penna contro l’armadietto che aveva dietro di lei.
Sebastian era un tipo studioso. Si notava dagli occhiali neri che
portava, dallo zainetto pieno di libri e dal suo modo di parlare.
Sean non era collegato. Si notava dal fatto che portava un sorriso
troppo irreale. I suoi occhi erano color rosso sangue. Era un
cosiddetto ‘fattone’.
Nicholas, era un ragazzo misterioso, non si era fatta una vera idea di
come fosse. Non riusciva a capire nulla dai suoi occhi.
Poi riguardò Sophie, lei era magra. Fin troppo magra.
Aveva paura che la ragazza fosse anoressica.
Per finire Kyle, quel ragazzo sembrava un vero e proprio infedele.
Sembrava il semplice ragazzo che cerca un ragazza nei locali, solo pe
potersela a letto. Semplicemente il tipo che Kimberlyn trovava nelle
sue serate.
Rimasero qualche secondo a fissare quella ragazza appena arrivata, per
poi sentire la campanella.
Ognuno andò nella propria aula, quando Kimberlyn vide
Nicholas andare nella sua stessa direzione.
I due si fissarono, per poi sedersi in due posti completamente lontani.
La giornata finì in fretta. Per Kimberlyn era durata per
fino troppo. All’uscita sentì chiamarsi, quando
Sophie l’avvisò che la sarebbe passata a prendere
verso le sette.
Kimberlyn andò verso casa e per una volta ripensò
a lui.
A Tom. Dopo tanto tempo quel nome girò per la sua mente.
Ricordò benissimo l’incidente. Era insieme per
strada, quando una macchina lì investì..
Kimberlyn restò per un mese in coma, invece Tom
morì sul colpo.
La ragazza si sentiva in colpa. Lui era l’unico ragazzo che
lei aveva mai amato. DA quel giorno decise che nessun ragazzo sarebbe
mai stato paragonabile a Tom. Nessuno poteva amarla come faceva lui.
Tom era l’unica persona di cui si fidava. Era il fratello
maggiore di Sophie.
Da quel giorno Kimberlyn si era chiusa in casa, si era chiusa fra le
sue quattro mura. Per poi uscire e dedicarsi al piacere della vita.
Tutto quello che reputava sbagliato lo faceva. Prima era una ragazza
timida. Ora doveva recuperare tutto il tempo perso.
Arrivò a casa. La casa era completamente vuota, sua madre
era lavoro, e suo padre era in viaggio all’estero.
Prese qualche bistecca e la preparò per benino.
Si sedette al tavolo e iniziò a mangiare.
Poi aprì la finestra e si fumò la sua
Chesterfield tranquillizzandosi.
Chiuse la finestra, per poi salire e mettersi sotto le coperte.
Quando dopo occhi secondi si alzò e senza un motivo logico
uscì di casa.
Cercò un parco, quando dopo alcuni secondi lo
trovò. Si sedette sotto un albero, prendendo le sue
cuffiette restò ferma a godersi il panorama con una
sigaretta in bocca.
“Tu, sei l’amica di Sophie,
giusto?” la voce proveniva da dietro
l’albero, quando Kimberlyn si affacciò e vide il
volto di Melanie.
Sorrise per poi annuire, quando Melanie la guardò per poi
dirle se poteva sedersi.
“Stasera vieni anche tu quindi..”
“Si, certo, mi ha invitato Sophie”
“Ovvio nelle festa di Kyle c’è sempre
posto per tutti, vuoi?”.
La ragazza aveva fra le mani una lattina di birra, senza pensarci due
volte Kimberlyn la bevve senza farsi molto problemi poi le sorrise.
“Ci sarà da bere vero? O è una festa
tranquilla?”
“Per niente, non so’ se ha visto
com’è Kyle? Ecco, i genitori di Sophie lo odiano,
non sopportano che lui stia con sua figlia, anche se sono solo pochi
mesi. Sperano che la loro storia d’amore finisca al
più presto, scusa parlo troppo!” disse la ragazza
tutto di un fiato. Kimberlyn sorrise, per dirle di non preoccuparsi.
Era vero, la ragazza era logorroica, parlava e non smetteva
più.
Kimberlyn si alzò dall’erba per dirle che Sophie
sarebbe passata a prederla tra poco.
Arrivò a casa, andò al piano superiore dicendo un
semplice ciao alla madre.
Si fece una doccia, per poi svestirsi per la serata, prese un vestito
corto come una maglietta, delle calze a rete nera,
e i suoi tacchi dodici.
Si truccò, e scese la scale.
La madre la guarda, sapeva che sua figlia poteva essere molto meglio di
così. La ricordava con Tom, era sempre vestita decentemente
e non aveva quell’aria triste, che ora la ragazza aveva
perennemente. I suoi capelli color marrone ricadevano sul suo vestito
verde come i suoi occhi.
“Mamma, vado a una festa con Sophie, la ricordi?”
quando la madre sentì quel nome, sorrise. Aveva un sollievo
che nessun’altro poteva immaginare. Ricordava bene la sorella
di Tom. Forse avrebbe potuto riportarle sua figlia.
“Ora vado, ci vediamo domani mamma.”
Con questa frase la ragazza uscì di casa.
Una volta uscita vide la macchina di Sophie, ci salì e vide
che alla guida c’era Kyle. Il ragazzo la
salutò, per poi partire. Kimberlyn lungo il viaggio
notò la mano di Kyle tenere stretta quella di Sophie, non
sapeva bene il perché ma quel gesto le dava fastidio.
Kimberlyn rimase in silenzio sul sedile posteriore della macchina
finché non arrivarono a casa di Kyle.
“Eccoci arrivati, bene possiamo entrare. Sapete sono io il
padrone di casa”, Kimberlyn scese dalla portiera quando vide
la festa. Notò che erano tutti ragazzi della sua
età. A questo lei non era abituata, era abituata a ragazzi
più grandi che ci provavano con lei senza neppure sapere il
suo nome.
Ora si trovava in posto completamente nuovo per lei, con una vecchia
amica che non voleva mai rivedere più.
Entrò il quella casa, era in stile antico. Ora non si vedeva
nulla della bellezza di quella casa, era diventata un ritrovo per
ragazzi impazziti che bevevano birra e fumavano.
Si guardò intorno per avvicinarsi al gruppetto di amici di
Sophie.
Nicholas la guardò per poi dirle se voleva anche lei
qualcosa da fumare. La ragazza annuì e si
abbandonò al piacere come era abituata a fare.
Nicholas la prese per il bacino e i due iniziarono a ballare.. I due
ragazzi non capivano molto bene quello che stava succedendo, ma le loro
mani si unirono.
Kimberlyn rise, prendendo un'altra birra, poi un'altra.
Sean e Sebastian si unirono al gruppetto, rimanendo tutti a ballare,
senza capire realmente quello che stavano facendo, la loro vista era
offuscata.
Non riuscivano a vedere realmente la realtà. Era una
realtà migliore.
Melanie era rimasta in un angolo della casa, non parlava con nessuno.
Si era chiusa in se stessa, come le piaceva fare. Ami invece parlava
con Sophie, anche se Sophie era troppo impegnata a baciarsi con Kyle.
Kimberlyn si stava divertendo davvero, dopo tanto tempo in cui fingeva
di divertirsi.
Passarono tutta la serata così, e Kimberlyn si
stupì di non aver portato a letto nessuno. Si
buttò delicatamente sul divano di quella casa, ormai tutti
erano andati era rimasti solo gli amici di Kyle, che rimasero a dormire
li, senza molti problemi.
Kimberlyn si addormentò sul divano, quando Nicholas si
avvicinò e le mise una coperta.
Melanie si avvicinò a Nicholas dicendogli con un filo di
voce “Non dirmi ce Nick si sta innamorando? Non è
da te.”.
Il ragazzo si avvicinò nuovamente per poi prendere Melanie
per i polsi, la guardò. Sapeva benissimo cosa facesse la
ragazza.
“Lo fai ancora Mel?” disse guardandola negli occhi.
La ragazza abbassò lo sguardo, per poi guardarlo nuovamente
“Cosa stai dicendo Nick?” disse abbassando lo
sguardo.
“Torno a vedere cosa fa mio fratello..”.
Melanie era la sorella minore di Sean, erano molto uniti come fratelli,
si erano trovati dopo il divorzio dei loro genitori.
I ragazzi ancora intontiti si buttarono sul tappetto del salotto di
Kyle, per poi addormentarsi.
Kyle prese Sophie dal bacino, e la portò al piano superiore.
Il ragazzo sapeva benissimo cosa voleva fare, voleva semplicemente
consolidare il loto rapporto.
Sophie era ubriaca, non capiva la situazione e senza pensaci cadde
sopra il letto nella camera matrimoniale dei genitori di Kyle.
Kyle ne approfittò, iniziandola a baciare. Sophie lo
baciò nuovamente, finché non gli
iniziò a sbottonare la camicia.
Kyle le prese maglietta, e i pantaloni, poi la guardò.
Era magra, troppo magra. Le si vedevano le ossa del bacino. Le costole,
si riusciva a distinguere il suo scheletro. Kyle la riprese a se, per
poi baciarla.
I due si unirono, anche se per Sophie era la prima volta.
Sophie non se la sarebbe nemmeno ricordata.
La mattina seguente, non andarono a scuola. Erano le undici quando
Kimberlyn si svegliò. Con attenzione si allontanò
dal divano stando attenta a non pestare nessuno dei suoi amici. Poteva
chiamarli amici?
Uscì dalla porta, guardando il sole. Quando vide seduto
sugli stipeti della porta Kyle con una sigaretta in mano.
La ragazza si sedette di fianco a lui, per poi chiedergli una sigaretta.
“Certo, tieni novellina”,, la ragazza storse il
naso, per poi dirgli di non chiamarla così.
“Non sai nemmeno chi sono, quindi.” Il ragazzo la
guardò.
“So benissimo chi sei, eri la ragazza di Tom, eri la ragazza
che si vestiva di rosa, e azzurro. Portavi sempre delle gonnelline, e
di certo non fumavi, anzi eri la ragazza perfettina, mi
sbaglio?” la ragazza rimase immobile.
Guardò in basso, il ragazzo non si era sbagliato.
In effetti lei aveva già visto tuti quei ragazzi
semplicemente ai tempi non era la stessa di adesso. Ai tempi era
un'altra persona.
Guardò Kyle, e le scese una lacrima. Il ragazzo
l’abbracciò.
“Non volevo farti piangere” disse Kyle, per poi
darle un fazzoletto, infine il ragazzo andò dentro a
svegliare Sophie e tutti gli altri.
Kimberlyn finì la sua sigaretta, poi entrò in
casa e si sistemò un po’.
Andò verso la cucina, cercò di cucinare qualcosa
per tutti quei ragazzi.
Dopo pochi secondi era riuscita ad accendere i fornelli e a mettere su
della semplice pasta.
Sentì dei passi dietro di lei, quando riconobbe il viso di
Nicholas.
“Ehi, sei una cuoca allora?” disse il ragazzo,
quando il ragazzo le andò al fianco “Diciamo che
magari prima dovevi far bollire l’acqua, altrimenti non si
cuocerà mai”.
La ragazza iniziò a ridere, per poi dire in imbarazzo
“In effetti non sono mai stata una cuoca provetta, anzi non
sono molto brava in cucina”. Guardò nuovamente
Nicholas, e cominciò di nuovo a ridere.
SI guardarono, e Kimberlyn sentì una sensazione da dentro il
cuore. Risentì di nuovo una vecchia sensazione. Quella che
provava quando era con Tom. Andò verso al piano superiore,
quando vide sul letto Sophie piangere. Le andò di fianco, e
la guardò negli occhi.
“Ehi, Sophie, cosa succede?” disse Kimberlyn
guardando la sua amica, la ragazza le fece vedere la confezione di
preservativi usati sopra il comodino. La ragazza aveva capito.
Abbracciò la ragazzina dai capelli biondi e la tiene
stretta a se’.
“Dai non piangere, non è successo
niente!” , Sophie guardò Kimberlyn per poi
scoppiare nuovamente a piangere, quando la ragazza disse “Era
la prima volta, e io non mi ricordo nulla”.
Ecco, Kyle aveva colpito ancora. Si sentì morire,
perché capiva quanto fosse importante per lei la prima
volta.
Guardò ancora la sua amica, per poi tenerla stretta
“Smettile ora di piangere, va bene?”.
Kimberlyn si sentiva diversa, si sentiva una persona diversa.
Stava tornando quella che era. Quella ragazza dolce. Lei non voleva.
Voleva essere forte.
“Aspettami qua!” disse a Sophie, andò
verso il bagno ed aprì la porta. Vide Kyle sistemarsi i
pantaloni, quando Kimberlyn si avvicinò e le diede uno
schiaffo.
“Sei un deficiente, lo sapevi che era la prima volta? Lo
sapevi?” Kyle la guardò nuovamente, per poi
fermarle la mano.
“Ehi, come ti permetti? Lei lo voleva!”
disse e Kimberlyn iniziando a urlare le disse”. Allora
perché sta piangendo? Eh? Perché si sente in
colpa?”
Kyle lasciò in bagno Kimberlyn, e andò
verso la camera. Dove chiuse la porta, e Kimberlyn sentì
solo delle urla.
Kimberlyn si guardò allo specchio, vide il suo trucco
sbavato, e il suo viso ormai era sporco.
Vide appoggiato sul comodino una pillola. Senza pensarci la prese,
sapeva benissimo cos’era.
Non doveva provare sentimenti, non doveva assolutamente provare
sentimenti.
L’unico modo per non sentire niente era drogarsi, era vedere
una realtà sotto un altro punto di vista.
Sorrise.
Dopo pochi secondi non capiva più nulla, il suo riflesso era
sfocato, e la testa le girava.
Finalmente si sentiva com’era prima.
“Brava Kimberlyn, non tornare debole. Tu sei
forte.” Disse la ragazza iniziando a ridere.
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