Questa
è la mia prima fanfiction su questo libro o meglio sulla
saga e probabilmente anche l'ultima XD Scritta per la III°
Edizione della Disfida di Criticoni, "Brainstorming" e
classificatasi settima.
Questa fanfic si colloca nel secondo libro della serie, New
Moon
e prende come punto di riferimento i mesi di dolore che Bella passa
dopo l'abbandono da parte di Edward e prima dell'incontro di Jacob.
In fondo alla pagina potete leggere l'elenco dei prompt usati e in che
modo.
In bocca al lupo a tutti.
Nocturne
Je n'ai plus
envie de vivre ma vie
Ma vie cesse quand tu pars
Je n'ai plus de vie et même mon lit
Se transforme en quai de gare
Quand tu t'en vas
Appoggiata
allo schienale del mio letto, avvicino le ginocchia al petto lasciando
che le mie braccia le circondino, e dopo aver appoggiato il mento su di
esse comincio a dondolarmi lentamente, in un movimento quasi ossessivo.
Volto la testa verso la finestra, osservando il panorama che si stanzia
al di fuori.
Le tenebre sono calate lente e silenziose lasciando che gli ultimi
istanti di questa giornata tramontino, per lasciar spazio ad un'altra
di quelle notti; quasi non me ne ero accorta, così come non
mi ero
accorta della leggera pioggerella che lenta sta cadendo sulla
città.
La
finestra è aperta e la pioggia mossa dal vento la
oltrepassa,
infrangendosi sul pavimento della mia camera. Avrei dovuto chiuderla,
presto si formerà un laghetto; eppure non mi muovo, me ne
sto ferma
nella mia posizione, sul mio letto, osservando lo scenario.
Posso considerare la pioggia come le lacrime che faticano ad uscire dai
miei occhi?
Questa è la domanda che mi pongo ogni volta che mi fermo ad
osservarla,
ma non riesco mai a rispondermi. Non so nemmeno io perché.
Ma c'è una cosa che continuo imperterrita a fare:
Aspetto...
Il mio cuore ha smesso
di battere dopo che quelle labbra fredde si sono
posate sulla mia fronte, dopo che quella
voce melodica e dolce come il miele ha pronunciato quelle parole,
quando il vento si è portato via anche l'unica cosa che mi
è rimasta:
il suo profumo.
Io sono rimasta sola, vuota ed inerme, incredula, nella vana speranza
che si
penta di quello che ha fatto, che stia scherzando, che torni indietro,
che mi stringa a sé di nuovo con quelle braccia di marmo,
che mi guardi
ancora con quel suo solito sorriso sghembo che tanto mi faceva andare
in iperventilazione.
Non è vero, non può esserlo. Deve essere uno
di quegli incubi che spesso bussano alla porta dei miei sogni,
accomodandosi come ospiti indesiderati, muovendo i fili indisturbati,
causandomi sofferenza.
Eppure c'è qualcosa di strano: non riesco
a svegliarmi, non riesco ad emergere, non apro gli occhi, nulla cambia.
Il dolore che provo è così intenso,
così forte, che è scolpito dentro
di me come un tatuaggio indelebile sulla pelle: lui se n'è
andato
veramente.
Ed è da quando non c'è più che vivo un
incubo che si ripercuote nella realtà di una vita che non
sento più. Voglio solo sparire.
Non sono più niente, non spero più in nulla, non
desidero altro che farla finita per sempre.
E se prima vivevo desiderando l'eternità, ora vivo
aspettando la morte.
Oh, ma non farò nulla di irresponsabile, l 'ho
promesso.
E non sarò io la causa della mia caduta, lo devo a Charlie e
Renée, le
uniche persone che hanno davvero mostrato affetto e comprensione verso
di me.
-Charlie...- Se ripenso a quanta sofferenza gli sto
causando... mi sento un verme e mi dispiace. Spero che un giorno io
possa trovare il coraggio di scusarmi. Vorrei con tutto il cuore che
non fosse il testimone di questo calvario, vorrei tanto
risparmiarglielo, mi sento veramente una miserabile al solo pensiero di
vedere nei suoi occhi riflesso il senso di inquietudine, di impotenza,
perché per quanti sforzi lui possa fare, non
riuscirà a guarire la sua
bambina.
Ma io non posso, non voglio andare dalla mamma, voglio rimanere qui. E'
questo il mio posto.
Io sono stata brava. Sono rimasta, avrei lottato con i denti pur di
rimanere qui. Forks è la mia casa, io appartengo a questi
luoghi, e
niente e nessuno mi impedirà di restare. Catene invisibili
mi tengono
legata. Non me ne andrò, non quando potrebbe
tornare...
“Non
sono la persona giusta per te.”
Tremo quando il suono di quella voce invade il silenzio
della mia camera.
-Perché?-
sussurro con voce roca, strozzata. -Perché?- ripeto
più forte. Voglio, pretendo
una risposta. Affondo
la mano nel lenzuolo, stringendolo forte nella vana speranza di
distrarmi dalla fitta di dolore che sta per scuotermi violentemente. Desidererei ricevere
un pugno, probabilmente sentirei meno male, il
dolore inferto con il tempo scomparirebbe, fino a dimenticarmene.
Invece mi devo misurare con la potenza delle sue parole -mai
così dure,
mai spaventose- che si stanno radicando a vita dentro di me: che, in un
circolo vizioso, riaffiorano sempre per poi scavare di nuovo a fondo,
perforando ogni singola fibra, in un moto perverso. E non lo trovo
giusto. Dannazione, non può essere davvero tutto finito. Non
dopo tutto
quello che abbiamo condiviso. Non dopo che mi sono perdutamente
innamorata di lui.
Io ci credevo, ci credo ancora, fermamente,
nelle sue parole, nei suoi gesti, nei suoi baci, in lui. Ci credevo
quando mi diceva “ non finirà mai”,
che mi avrebbe aspettata per l'eternità.
Che fine ha fatto la sicurezza del nostro amore? Possibile che sia
tutto finito? Perché
io so, sono fermamente sicura di quello che provo, ed il tempo
non scalfirà questa convinzione, il tempo non
renderà giustizia al
dolore che sento dentro.
-No, non basterà vederti sparire dalla mia vista per
cancellare quello che tu hai covato dentro di me. Tornerai sempre.-Non
mi sono mai fidata così ciecamente di un ragazzo a tal
punto, mai.
Avevo preso in considerazione la possibilità di cambiare, di
perdere
l'anima se questo equivaleva ad una vita con lui per
l'eternità. Non
avevo paura delle conseguenze, non avevo paura di perdere tutto quello
che la mia vita umana mi avrebbe offerto, non mi importava del futuro,
non me ne frega nulla: io volevo solo lui. Ma lui
no.
Doveva per forza agire senza prendere in considerazione i miei
sentimenti, senza tener conto di quello che io voglio e desidero; come
sempre.
“ Sarà
come se non fossi mai esistito.”
Mi alzo in piedi.
Ma come può
pretendere una cosa del genere quando per me è come l'aria? Possibile che il
concetto gli sia così difficile da comprendere? Senza l'aria non si
può respirare ed io non riesco più a vivere; lui
è il mio ossigeno. Come
diavolo può minimamente pensarlo? Per chi mi ha presa?
Come se togliermi dalla vista tutto quello che
c'è di materiale può in
qualche modo ripristinare la mia vita. Evidentemente per lui quello che
provo non è abbastanza, forse lo considera poco in confronto
a quello
che sente lui; pensare che eliminare regali o foto basti a farmi
dimenticare il periodo più magico e bello della mia vita... illuso. Sospiro. Passo una mano
sul mio volto stanco. Non riesco a dormire.
Com'è possibile che io sia diventata
così? Perché devo essere così?
Che senso ha vivere come uno zombie rimuginando sul passato aspettando
che la mia favola prenda ancora una volta il volo.
Perché devo ancora crederci? Mi avvicino alla
finestra non prestando attenzione a quelle gocce che
pian piano si posano su di me bagnandomi. Scivolano lente, seguono la
stessa linea che una lacrima traccia durante il suo percorso. Ma non
sono salate, non hanno lo stesso gusto quando sfiorano le mie labbra,
non sono le mie lacrime, sono solo l'illusione di esse.
Sorrido amaramente. Credo ancora nelle favole.
-Ingenua!- Sputo con voce accusatoria. -Che stupida.- Anche questo
è merito suo. Anche di questo devo
incolparlo. Lui
è stato l'artefice del mio cambiamento: mi ha permesso di
credere in
qualcosa che per me era futile, irraggiungibile, lontano dal mio essere. Nella mia piovosa
Forks, io sono stata testimone di un miracolo, mai
avrei pensato che un giorno avrei potuto imparare ad amare questa
inutile città senza rimpiangere la solare Phoenix. Qui sono stata
la protagonista di una favola, ho conosciuto l'amore, me ne sono
innamorata, ho incontrato il mio principe azzurro, ho atteso che lui si
rivelasse, accettandolo senza rimpianti o paure. Ma proprio quando sono
stata pronta per lui, salire su quella carrozza che mi avrebbe portata
nel suo mondo, così diverso dal mio -dove il buio e le
tenebre
sarebbero stati solo una lieta presenza-, ho assistito alla rottura
della scarpetta di cristallo che il mio piede era pronto a calzare; si
è infranta in mille pezzi sul pavimento, sotto il mio
sguardo immobile
e confuso, ed è stata colpa sua. E' stato lui l'artefice. E' stato
tutto inutile cercare di raccogliere i pezzi, di assemblarli, di
rimediare al danno, perché quando una cosa si rompe
difficilmente si
ricompone, soprattutto quando colui che ne ha causato la rottura ha
fatto in modo che quei piccoli pezzi venissero sbriciolati fino a
divenire solo polvere: perché non mi desiderava
più, non mi voleva più.
Non mi ama più. -Io
che sono la vita tua... vieni a riprendermi... - Sussurro malinconica
stringendo le braccia al petto.
Lo
voglio, lo desidero. Ogni singola parte del mio essere arde dalla
voglia di sentirlo vicino. Il solo pensiero di sentirlo qui con me,
perfetto e onirico nella sua immagine, con gli occhi sognanti, belli,
con la sua voce dolce e profonda, i capelli setosi e bronzei, risveglia
in me sensazioni inimmaginabili, intraducibili a parole, ma percepibili
dal mio corpo che freme al ricordo. Eppure mi spaventano.
Sì, quelle
emozioni mi fanno paura, perché mi rendo conto di quando
succube di lui
io sia.
-Torna da me.- Soffio mentre allungo una mano oltre la
finestra. Vorrei
che afferrasse la mia mano, che mi stringesse al suo petto, che mi
sussurrasse che è qui con me, che mi ama.
Cet amour me tue, si
ça continue
Je crèverai seul avec
moi
Scivolo verso il
pavimento bagnato, abbasso la testa.
E' tutto inutile, non
vai via. Che idiota, sottovalutare così un insignificante
essere umano...
Sono passati mesi
eppure... eppure io ti sento intorno a me, posso
respirare ancora il tuo dolce profumo che inebria la mia mente,
percepisco ancora la tua presenza. Persino il calore della tua voce mi
accompagna, la sento sempre nella mia testa.Tu mi hai
intossicata, hai reso la mia vita totalmente dipendente da te. Sono
come un girasole: mostra la sua bellezza alzando il capo, splendendo,
muovendosi per cercare di catturare ogni singolo raggio di quel sole
per il quale vive. E tu sei il mio sole. Buffo, non trovi? Definire te,
creatura delle tenebre, il sole che illumina la mia esistenza.Come si può
vivere una vita senza la metà di te stesso? Non si
può, non puoi se la tua dose di vita viene a mancare.Mi stendo, coricandomi
su questo pavimento freddo.Se
solo potessi cadere in un lungo sonno, se solo potessi chiudere per
sempre questi occhi, ne sarei felice. Vorrei tanto sprofondare
nell'abisso dell'oscurità più fitta, restare
immobile, inerme, lontano
dalla realtà, dal mondo, e risvegliarmi solo quando la
possibilità di
vederti di nuovo, di restarti al fianco, non fosse che una certezza;
allora sarei pronta a risplendere, ad accendermi, a vivere di nuovo, ma
fino a quel giorno... lasciatemi dormire.
Je suis malade c'est
ça je suis malade
Tu m'as privé
de tous mes chants
Tu
m'as vidé de tous mes mots
Hai lasciato che la mia
anima sostituisse la tua, dispersa,
attraversandomi parte a parte con un tizzone ardente, aggrappandoti
disperatamente a me, lacerando ogni singola mia convinzione,
cambiandomi nel profondo, diventando parte di me, abbattendo le
barriere che mi proteggevano dall'amore; ed ora che tu non ci sei
più,
il calore che mi percuoteva ha lasciato spazio al brivido gelato di un
dolore che sbriciola il cuore e non mi aiuta ad emergere.
Non
ho
più la forza di fare nulla. Mi hai completamente svuotata.
Andandotene
via, ti sei preso tutto quello che mi componeva: pensieri, parole,
sogni e speranze, il futuro... ed io adesso non sono altro che un
involucro vuoto, privo di vita, di sostegno, di volontà; un
burattino
nelle mani di un vampiro, abbandonato.
Io sono malata, sono
completamente malata di te, per te, con te. Non sono niente senza
di te. Mi
manchi infinitamente. Voglio
sentire la mia pelle calda a contatto con la tua, così
fredda, gelida, ma confortante. Voglio
sentire la tua mano calare lenta sul mio viso e accarezzarmi dolcemente. Voglio udire il suono
della tua risata, voglio addormentarmi con il tuo sorriso. Voglio che continui a
prenderti gioco della mia goffaggine. Voglio
specchiarmi dentro il miele dei tuoi occhi e tremare dinnanzi al
nero profondo che contraddistingue le tue iridi quando hai sete.
Voglio
te. Ne ho bisogno: adesso, domani, sempre; ogni singolo minuto della
mia vita.
Completamente malata. Ma la mia è una malattia
che non potrà
mai guarire. Al solo pensiero sento come una morsa che stringe la bocca
dello stomaco, che mi toglie il respiro. Ed ho paura, tremo. La
malattia mi porterà a spegnermi pian piano, dall'interno,
ossessionandomi, consumandomi lentamente, cibandosi di ricordi, di
frase dette, di gesti che mi faranno affondare sempre di
più, giorno
dopo giorno, attimo dopo attivo, verso questo barato dal quale non
riemergerò mai più, ed io diventerò il
fantasma di me stessa, lo
spettro di un amore finito. Ho
bisogno di te, perché non vuoi capirlo? Perché
è tanto difficile da capire? Perché...
-Io ti amo!- Sussurro dopo aver appoggiato le mie dita
tremanti
sulle labbra, poi le lascio andare via, rivolgendole alla finestra,
come se così le mie parole potessero raggiungerti ovunque tu
sia, amore
mio.
Ti
amo più della mia vita. Dovrei odiarti eppure non ci riesco,
quello che
provo è talmente forte da sopperire alla rabbia e alla
delusione che
albergano dentro di me.
Tu sei tutto per me. Non esistono parole
per spiegare tutto l'amore che io provo dentro. Sei la mia vita, la
mia ragione d'esistere. Se ogni mattina trovavo il
coraggio di alzarmi, se ero pronta, nonostante tutto, ad affrontare le
difficoltà, è perché avevo la certezza
di poterti vedere, perché tu
rendevi tutto più bello, più magico, persino la
noia e la monotonia di
questa città diventavano gaudio con te accanto.
Ho
cominciato ad apprezzarmi, a vedermi sotto una luce diversa,
perché me
l'hai insegnato tu, perché con te non avevo bisogno di
fingere o di
essere diversa. Tu
mi hai accettato per quella che sono, con tutti
i difetti tipici che mi differiscono da una normale ragazza. Non sono
bella, non sono agile, né appariscente, sono goffa e
distratta,
imbranata, eppure... eppure tu mi hai fatto sentire l'essere
più bello
ed importante di tutto l'universo. Nella
mia normalità, mi sono
sentita speciale. Tra le tue braccia mi sentivo come la cosa
più
preziosa, io mi sentivo come un cristallo, fragile ma brillante e
bello, sicuro e protetto tra le tue mani.
Alzo gli occhi al cielo.
Non posso credere che tu non mi ami più. Non
può essere finito tutto solo perché Jasper ha
commesso un errore. Io non odio tuo fratello,
perché non vuoi capirlo?
E non lo temo... non potrei mai temere mio
fratello, perché
voi siete la mia famiglia -e mai la odierei-, così come non
disprezzo
la vostra natura. Dovresti averlo capito. Non mi importa se stavo per
morire, se ho rischiato la mia vita, anzi... in cuor mio speravo che
questo potesse darti il coraggio per rendermi come te. Avrei perso
l'anima? No... non è così, ovunque essa sarebbe
finita, io non avrei
mai avuto paura di lasciarla volare via, perché tu avresti
assunto la
sua forma e mi avresti completata, così come io completavo
già te.
Chiudo gli occhi mentre una folata di vento mi investe
leggera portando
con sé, quasi schiaffeggiandomi, il volto di colui che,
scolpito nella
mia mente così come nel mio cuore, mi strugge.
-Maledizione...- Scuoto la testa violentemente come a cacciare
quella visione, non resisterò a lungo se continuo in questo
modo. Ma
non ci riesco... è troppo forte per me. Ogni giorno vivo la
stessa cosa. Ogni sera sono tormentata da questo incubo.
Je ne
sais plus où aller,
tu es partout
Mi
oppongo, mi tiro i capelli, mi ferisco, mi schiaffeggio, mi alzo in
piedi, comincio a muovermi come un animale in gabbia, comincio a
lanciare ogni oggetto in aria, urlo, ma nulla... non se ne va via.
Un piede in fallo e
cado rovinosamente sul pavimento. La caviglia mi fa
male, ma non è nulla in confronto al dolore che si
ripercuote dentro.
Mi arrendo. Esausta, respiro affannosamente prendendo a ridere
istericamente.
Ed eccola, eccola la voragine sul mio petto che riprende a
sanguinare e lo sento, lo posso sentire indistintamente, non si
può
dimenticare una volta che l'hai provato la prima volta: è
come se
sentissi che il sapore ferruginoso mi bruciasse la gola, scivolando
lento, quasi come se non avesse fretta, quasi a voler gustare questa
sensazione, fino al mio cuore, circondandolo, infiammandolo, ardendo. Chiudo gli occhi e
quando li riapro rieccolo lì, di fronte a me, che mi
guarda con quegli occhi profondi, ed è su quel particolare
che si
sofferma il mio sguardo. Rabbrividisco, ma non oso muovermi.
“ Non
ti voglio con me.”
Il
mio cuore prende a battere furiosamente. Batte talmente forte da farmi
male, ho la sensazione di sentirlo perforare la mia carne ed uscire dal
mio corpo. “Oh... magari”,
penso.
Vorrei
abbassare lo sguardo, eppure non ci riesco, c'è qualcosa che
mi tiene incatenata, immobile, a fissarlo.
E mi sento persa, di nuovo -ancora-, come la prima volta.
-Perché?- Domando, con voce spezzata. Voglio sapere
perché. In
cosa ho sbagliato, possibile che davvero non ci sia per noi una
speranza, anche debole?
Ma
lui non si muove, continua a fissarmi immobile, con gli occhi neri, le
palpebre cerchiate di viola, il volto rigido e sorride... eppure, un
momento, c'è qualcosa di strano.
Quelle labbra distese sono diverse
da quelle che mi ha mostrato un tempo, così belle e piene,
fredde al
tocco ma capaci di infiammarmi se accostate alle mie, di accendere un
fuoco che si propaga lento dentro di me. E se non fossi stata sorretta
da quelle braccia avrei rischiando di venire sciolta come la neve fa
con il sole. Un
brivido sale lentamente dalla base della schiena,
percorrendo tutta la colonna vertebrale, facendo gelare il mio respiro.
Io vedo il dolore riflesso in quel sorriso. Per la prima volta in
vita mia tremo come una stupida, terrorizzata da lui e da quel dolore.
Comincio a trascinarmi lenta, come un verme, il più lontano
possibile
mentre sento i suoi passi echeggiare nel silenzio della mia camera,
avvicinandosi a me.
“Tu
non sei la persona adatta per me, Bella.”
Le sue labbra non si sono mosse, eppure io ho sentito
quella voce
scivolare come un fardello pesante su di me. Sgrano gli occhi
rendendomi conto che quella che sento è la sua voce dentro
la mia
testa. Porto le mani alle orecchie quasi a non voler sentire ma non si
ferma, calda e dura, tuona dentro di me come una cantilena, una litania.
Perché mi fa questo? Che senso ha?
Perché giurare di sparire e di farmi
vivere come se non fosse esistito per poi tormentarmi in questo modo?
Perché
dirmi quelle parole, orribili e cattive, per poi fissarmi in quel modo?
Che cosa vuoi dirmi?
-Perché...
sei... triste?-
Gli domando sperando in una risposta, ma nulla. L'unico suono che
continuo a sentire nella mia testa è la sua voce e quelle
parole che
affondano senza pietà dentro di me.
You always smile but in your eyes
Your sorrow shows
Yes it shows
Maledizione,
perché? Che cosa è quel bagliore? Disperazione?
Dolore?
Ma
allora perché? Che senso ha abbandonarmi per poi mostrarmi
quanto questo ti stia ferendo?
Perché provare dolore per me quando sei tu che
mi hai lasciata?
Ti sei reso conto che
quella che hai dinnanzi non è un giocattolino ma un essere
umano? Hai
capito che ho sentimenti e che mi stai spezzando? Ti faccio
così pena? Stringo
il palmo ficcandomi le unghie nella tenera e pallida pelle. Scuoto violentemente
la testa. No, non voglio credere ad una simile eventualità.
Ancora quello sguardo.
Non voglio. Io non voglio vederlo così.
Nonostante mi abbia
abbandonata, nonostante tutto, io non voglio vederlo triste. Non sarei
mai stata in grado di togliergli il peso del dolore, nemmeno se mi
fossi appesa al suo viso e l'avessi graffiato, gli avrei strappato con
la forza la tristezza. Quello che provo per lui è talmente
forte,
scolpito dentro di me, che il solo vederlo così, quasi
implorante, mi
fa male. Quasi
senza accorgermene, allungo una mano verso la figura
che mi sta di fronte. Voglio solo sfiorargli il viso, lentamente,
assaporare la sua pelle gelata, sussurrargli che va tutto bene...
C'è
molta speranza...
Mi blocco al tono della sua voce. Questa volta le sue labbra si sono
mosse. Credo.
E quando chiude gli occhi, allungando una mano verso la mia direzione,
nel momento esatto in cui lo sento sfiorare il mio mento,
rabbrividisco. Ma non è freddo quello che sento, no. Non
avrei mai
gelato con lui.
Il dorso della sua
mano scivola lento sulle guance,
accarezzandole delicatamente. Sospiro di piacere quando quelle dita,
dopo aver indugiato sulle mie palpebre, si muovono lente, accostandosi
sulle mie labbra, accarezzandone i contorni, disegnandone la forma,
premendo su di esse; non posso impedirmi di baciarle. Avrei voluto
tanto gettarmi tra le sue braccia, abbracciarlo, premere le mie labbra
alle sue, ma non ce la faccio, sono troppo codarda, ho paura che un
movimento affrettato possa portarmelo via. Resto ferma, implorante, ad
assaporare le sensazioni di quel tocco sulla mia pelle. Poi sposta
le sue dita sulla mascella, sfiorandola delicatamente, per accostarsi
al collo. Lascia che quelle dita sottolineano la vena dalla quale il
sangue scorre velocemente mentre il mio cuore pulsa impazzito, e la
accarezza, in un movimento lento, su e giù, arrivando a
sfiorare le
clavicole; getto la testa all'indietro per permettergli di toccarmi
meglio, lo guardo con gli occhi vitrei. E' tornato!
C'è ancora una speranza, l'ha detto anche lui, giusto?Quasi come se mi
avesse letto nella mente, gli vedo ritrarre quella
mano, gemo delusa, mentre prende ad accarezzarmi i capelli, prendendo
una ciocca la porta al suo naso, aspirandone l'odore.
... ma
nessuna per noi.
Sento
il mio cuore morire di nuovo. Perché lui è un
vampiro ed io un essere
umano, e due esseri così diversi non sono nati per stare
assieme, non
sono fatti l'uno per l'altra, perché il vampiro ha rinnegato
da tempo
la sua umanità e non può condannare al peccato
una vita che non gli
appartiene.
Vedo
la mia ciocca cullata dalle sue labbra prima di
lasciarla libera e ricadere davanti al mio viso, quasi come una
barriera tra me e lui.
Sfiora il mio naso e comincia ad allontanarsi.
Apro le labbra
cercando di emettere un qualsiasi suono, voglio
fermarlo, non voglio essere lasciata ancora, no... non sarei riuscita a
vivere un altro giorno sapendo che lui se n'è andato di
nuovo. Resta con me, voglio dirgli ma non... non
riesco a parlare.Sento
come una forza che schiaccia le mie corde vocali, impedendomi di
parlare. Metto le mani attorno al collo, sforzandomi di urlare, di fare
la qualunque cosa pur di chiedergli di rimanere con me, mi sarei
prostata ai suoi piedi se questo fosse servito. Tutto, tutto pur di
averlo con me.Anche
il mio corpo improvvisamente si fa pesante. Non riesco a muovermi.Lui non si ferma, si
allontana sempre di più, sempre di più, e
più si
allontana più sento conficcarsi dentro di me la lama della
sofferenza.
Scompare.
Rimango
molto tempo immobile a fissare il punto esatto dov'è sparito
il mio
unico amore, nella vana speranza di vederlo tornare sui suoi passi.
Sgrano gli occhi quando riesco a respirare normalmente, a
muovermi, a parlare.E
come ogni giorno, la comprensione si fa lentamente spazio nella mia
mente, spazzando via, come una nuvola di fumo, la confusione.
Rido istericamente.Quello
che ogni sera viene a trovarmi, a portarmi quelle parole, con sguardo
triste... quello non è... non è lui,
è solo una proiezione della mia stessa mente. Sono io che mi
sto
facendo del male da sola. Perché non voglio lasciarlo, non
voglio
dimenticarlo, non lo farò mai.Lui ha scelto di
rendermi libera. Rido più forte ripensando alla sua promessa.Se da un lato egli mi
ha liberato dalle catene del suo amore,
dall'altro mi ha condannata ad un'esistenza priva di vita, vuota che mi
fa vivere i fantasmi di un passato, ferendomi, squarciandomi,
infliggendomi una pena che non avrà mai fine.
Avrei continuato a vivere, finché morte non ci
avrebbe separati
definitivamente, in quel modo orribile, a vederlo, a sentirlo nella mia
testa, ad illudermi che fosse con me. Più lui si fosse
allontanato, più
io lo avrei inseguito tramite le mie illusioni, tormenti, proiezioni.Aveva promesso
qualcosa che fin dall'inizio io gli avevo fatto infrangere.Ancora un'altra folata
di vento, e questa volta il suono che porta alle
mie orecchie è la musica della mia ninna nanna, scritta per
me da colui
che amo e amerò in eterno.
Crollo sfinita sul letto.
Fine
Note autore:
Ringrazio di cuore sia Kit05 che Rowina per avermi betata :)
Se
il nome di Edward Cullen durante il
corso della fanfiction non compare è voluto proprio
perché il semplice
pronunciarlo le fa male, chi ha letto il libro lo avrà
notato mentre
chi non ha letto ma ci è passato diciamo che mi capisce
appieno.
Credits:
-I
personaggi di Twilight non mi
appartengono, ma sono di proprietà esclusiva della sua
creatrice, Stephanie Meyer. La fanfiction
è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per il
piacere di farlo.
-Le frasi: "Sarà come se non fossi mai esistito", "Tu
non sei la persona adatta per me, Bella" e "Non
sono la persona giusta per te". non sono mie ma di
Stephanie Meyer e provengono dal secondo libro della sua saga, alias
New Moon.
- Je suis malade non mi appartiene ma
è di proprietà di Lara Fabian.
-Without You non mi
appartiene ma è di proprità di Mariah
Carey.
-C'è molta speranza, ma nessuna per noi. Non mi appartiene
ma è di proprietà di Franz Kafka.
Prompt
utilizzati:
- Je
Suis Malade - Lara Fabian ->
Perché quello che prova Bella nei confronti di Edward
è talmente
sentito, talmente coinvolgente da essere diverso da un amore normale,
di quelli che si vivono quotidianamente. Quello che sente lei
è
talmente forte, da viverlo come se le semplici sensazioni potessero in
qualche modo essere sentite al cubo ed è per questo che al
momento
dell'abbandono da parte di Edward lei prova non semplice dolore, non
c'è un "passerà" che tenga, il tempo non la
guarirà anzi la
distruggerà, ma la morte nel cuore, in fondo è
come se avesse persona
la cosa più importante -perché di lui viveva, di
lui splendeva-, come
se lui fosse morto. Ho sempre visto il loro amore come immortale, che
non si sarebbe mai estinto, e quando dico mai è mai, nemmeno
dopo la
morte.
Ecco, in questa fic ho usato questa canzone per enfatizzare
il dolore della perdita. L'amore a questo punto diventa come una
malattia che la rende ossessionata da vederlo ovunque, da vivere
ancorata in una dimensione che le riporta alla mente parole, gesti,
tutto di Edward.
L'amore come una malattia, l'ossessione verso una
perdita, perdita compensata dal suo modo assurdo di aggrapparsi alle
visioni per sentirlo e averlo accanto.
-Immagine
064 (carrozza di cenerentola e scarpetta qui)->
Qui ho voluto sottolineare come quello che lei ha vissuto sia stato
talmente bello e incredibile da essere visto come una favola.
Perché
non si sarebbe mai aspettata che la noiosa Forks potesse regalarle
l'amore. La particolarità (almeno quello che io ho voluto
sottolineare
come particolaritàXD) sta nel fatto che ho usato la carrozza
come il
mezzo che potesse lanciare il loro amore, come il mezzo che servisse al
trapasso, alla "trasformazione", al passaggio da una vita umana a
quella immortale, quindi la favola trasformarsi in un "vissero per
sempre felici e contenti"; e la scarpetta che, nonostante sia il mezzo
che avrebbe "ufficializzato" l'unione, perché Edward avrebbe
accettato
di averla per sempre con sé ma come vampira, invece diventa
il mezzo
che ha impedito l'unione. Infatti l'immagine della scarpetta
è più
forte rispetto a quella della carrozza che invece è sfogata.
Ed è lo
stesso Edward che la rifiuta, che impedisce a questa favola di
realizzarsi, è lui che la rompe, che la abbandona ad una
vita vissuta
tra la realtà di una vita che quotidianamente la rende
partecipe dello
scorrere del tempo e l'irrealtà di ciò che la sua
mente le fa vedere
pur di aggrapparsi a lui.
In definitiva: vive "la favola" ma la
vede infrangere dalla persona che ama. Lui le ha promesso qualcosa che
sin dall'inizio... insomma sono solo parole al vento.
-Without
You - Mariah Carey -> Beh,
oltre al fatto che il testo si può ricollegare a "Je suis
malade"
proprio per questo aspetto di questo amore così forte da
renderla
malata inguaribile, e schiava di lui da non poter più vivere
senza, ho
voluto sottolineare la mia attenzione verso il pezzo in cui lei lo
"vede" -sempre come frutto dell'ossessione di una perdita compensata
dall'aggrapparsi disperatamente alle visioni- perché la
presenza di lui
è forte da vederlo sempre, sentirlo sempre, ma con
l'aggiunta di
vederlo triste nonostante il sorriso. Allora si chiede il
perché?
Perché se l'ha abbandonata è triste? Che ci sia
una speranza ancora?
Perché non vuole credere che lui l'abbia usata o si sia
accorto che
prova qualcosa di reale. In fondo quel sorriso potrebbe essere
l'illusione per sperare in qualcosa, ma il dolore che si cela dietro,
l'infinita tristezza, il sapere che non potrebbe fare nulla per
aiutarlo, le fa vedere sempre l'altro lato della medaglia. In
definitiva si aggrappa a questa visione, perché non
può vivere senza,
così spera che lui non l'abbia dimenticata ne abbandonata,
spera ancora
in un suo ritorno, e nell'attesa si strugge, autoimponendosi di
sentirlo e vederlo. Il sorriso è la speranza e il dolore
quello che
elimina la speranza.
-C'è
molta speranza, ma nessuna per noi. (Franz
Kafka) ->
Qui ho voluto sottolineare tutto il mio modo di vedere l'amore e la
perdita come l'aggrapparsi a qualcosa di non reale, come le visioni
(quanto sono ripetitiva XD), in modo da rendere ancora più
forte il
dolore che lei prova ma che nonostante tutto non può fare a
meno di
vivere proprio perché ogni giorno, pur di vederlo, lo fa
vivere nelle
sue illusioni.
Quindi se da un lato lei crede che ci sia ancora una
speranza, parole che fa usare a Edward stesso attraverso i gesti
intimi, i movimenti, le carezze, perché lei vive
costantemente pensando
al dare ancora una volta l'avvio alla favole, dall'altro lato invece si
vede infrangere questa illusione perché essendo
così diversi, sono
costretti a vivere separati, senza che il loro amore venga consacrato e
vissuto come invece lei vorrebbe. Perché è Edward
che si è sempre
rifiutato di cambiarla per non macchiarla e farle perdere l'anima.
Possiamo dire una sorta di rimando all'immagine 064, l'illusione che
tutto possa realizzarsi e il vedersi infrangere il sogno dallo stesso
Edward che le ricorda ogni giorno chi è e perché
non possono vivere
inseme. C'è tanta speranza in questo mondo ma nessuna
è per loro
possibile.
Solarial.
|