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1° Capitolo
I Believe In
A Thing that Called Love
Tre bambine… Ragazzine…
Erano sedute all’ombra di un grande salice che con i suoi rami, sembrava voler
proteggere le loro pelli alabastrine dai caldi raggi del sole estivo che
accarezzava leggero i fili d’erba vergine dell’immenso giardino, il vento
soffiava caldo e leggero fra le foglie color giada dell’albero.
La maggiore delle tre era
distesa a fissare il cielo con sguardo perso; i suoi occhi color pece vacui e
inespressivi come il suo volto dai lineamenti forti e aristocratici, contornato
dai suoi lunghi capelli corvini, ricci e morbidi, in contrasto con il carattere
forte e schietto. Non aveva più di venti anni a quel tempo, bella e rispettosa,
talmente diversa dalle due sorelle minori.
La seconda delle ragazze
aveva all’incirca diciotto anni e era seduta con le spalle al tronco secolare
del salice e stava leggendo con voce paziente e dolce una storia alle sorelle;
con tenerezza si sistemava i capelli cremisi dietro l’orecchio sinistro per
facilitarsi la lettura, piccole e delicate lentiggini affioravano sul suo
nasino dalla curva leggera e sinuosa come il resto del suo volto sempre allegro
e sorridente, come i suoi occhi azzurri spensierati e felici, l’esatto contrario
della mora che ogni tanto sbuffava annoiata dalla storia sdolcinata che stava
leggendo, mentre la minore con il viso rilassato dai lineamenti angelici,
appoggiato alla spalla della rossa ascoltava assorta la storia della sorella.
La più piccola aveva dei
morbidi boccoli, biondo chiarissimo che le scendevano ordinati fino a metà
schiena incorniciandole il viso e mettendole in risalto gli occhi color della
tempesta, lucenti come due stelle e forti come il suo carattere, tanto in
contrasto con il suo aspetto delicato come un fiore primaverile.
“Andromeda, finiscila con
queste baggianate!” sibilò stanca la maggiore mettendosi a sedere, stufa di
quella stupida storia d’amore.
“Bellatrix, smettila! Dai,
Andy, continua… Mi piace un sacco!” replicò la minore, supplicando Andromeda.
“Narcissa, per oggi basta
leggere, va bene?” sussurrò dolce la rossa chiudendo il grosso libro che teneva
fra le mani.
“Uffa! Bella sei una
rompiscatole!” sibilò arrabbiata la bionda incrociando stizzita le esili
braccia sotto il seno.
“Smettila, Cissy, sono
tutte cavolate, l’amore non esiste!” sibilò contrariata la mora guardando con
cattiveria la rossa.
“Bellatrix, finiscila,
lasciale credere in quel che vuole!” affermò contrariata Andromeda fulminando
con lo sguardo la maggiore; sembravano identiche, in quel momento, se Andy non
avesse avuto occhi e capelli di un colore diverso di Bella sarebbero potute
benissimo essere scambiate per gemelle.
“Non è più una bambina,
Andromeda, ormai ha sedici anni è il momento che smetta di sognare! L’amore non
esiste è solo un contratto stipulato per mantenere il sangue puro!” sibilò acida
la donna, ghignando alla faccia stordita della rossa.
“Non è vero! Smettila,
l’amore esiste, Bella, solo perché tu devi sposare Rodolphus non vuol dire che
non lo devi amare!” sussurrò con voce tagliente Andromeda.
“Sciocchezze! E poi chi
sarebbe il tuo innamorato, eh Andromeda? Perché se parli così ci deve essere
qualcuno!” affermò con cattiveria la mora alla mezzana, sapendo che non aveva
mai avuto un uomo e i suoi genitori faticavano a trovargliene uno per colpa del
suo carattere ribelle, si stupì molto nel notare il rossore virgineo accenderle
le candide e immacolate guance, mentre ella annuiva silenziosamente.
“Che bello, Andy! Chi è
voglio sapere tutto!” strillò eccitata la più piccola ignorando lo sguardo
confuso della maggiore, la rossa abbasso lo sguardo accoccolandosi le ginocchia
al petto, immergendovi il volto completamente rosso.
“Sì, Andy, sputa il
rospo…” disse malefica la mora avvicinandosi alle sorelline come un avvoltoio.
“I-Io… Beh, ecco…”
balbettò Andromeda, di solito era molto sicura di sé, e fredda come tutti i
Black, ma di fronte alla sua famiglia diventava un agnellino.
“Sei una bugiarda,
Andromeda!” affermò scandendo con cattiveria le parole, Bellatrix.
“Non è vero, ma so che lui
non vi piacerà…” sussurrò più a sé stessa che a altri.
“Andy, ti prego!” disse la
minore con aria angelica.
“E’… E’… Ted… Ted Tonks…”
disse con voce flebile, quasi in udibile.
“Cosa!” urlò la mora
facendo spaventare le sorelline.
“Mah, Andromeda, è un
Mezzosangue!” constatò la biondina allontanandosi come scottata dalla sorella.
“Io… Io lo amo!” affermò
la rossa con convinzione.
Bellatrix si alzò di
scatto e iniziò a ridere gelidamente.
“Ah sì? Povera piccola,
stupida sognatrice! Chi sa cosa ne penseranno nostra madre e nostro padre per
non parlare dei parenti!” sibilò cattiva ghignando con aria di superiorità.
“Non gli devi dire niente!
Lo devo fare io!” urlò la rossa alzandosi anche lei per arrivare all’altezza
della mora.
“Troppo tardi…
Traditrice!” affermò Bella tirandole un poderoso schiaffo sul tenero volto,
mentre calde lacrime cercavano di scendere dai suoi bellissimi occhi, ma celate
per orgoglio; Andromeda cadde come un sacco di farina, inerme e senza vita al
suolo mentre la mora iniziava a correre verso la villa dei Black.
La minore delle tre si
avvicinò a Andromeda accarezzandole il volto; i suoi occhi erano vuoti e
spaventati, spenti della gioia che l’avevano sempre accompagnata.
“Andy… Non fare così…
Vedrai che tutto si sistema, Bellatrix è solo gelosa vedrai che non lo dirà ver…”
cercò di consolarla senza successo; un urlo disumano ruppe l’austero silenzio
della villa.
Andromeda guardo la
sorellina e le sorrise tristemente.
“Tesoro, dovrai leggere da
sola la fine del nostro libro d’amore…” Le sussurrò abbracciandola, per poi
sfiorarle la fronte con un candido e dolce bacio, carico di mille parole che mai
sarebbero dette e mai erano lo erano state.
“Andy, non…” singhiozzò la
ragazzina, cercando di trattenere la maggiore.
“No, Cissy, io devo
andare… Non dimenticare l’amore, non dimenticarmi…” disse la rossa
divincolandosi dal tenero abbraccio della sedicenne per scappare oltre i confini
del giardino di Black’s Manor, lontana dalla famiglia, lontana dai pregiudizi…
Libera d’amare…
(CONTINUA...)
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