Ogni
volta che entravo lì mi sembrava di tornare indietro
nel tempo, ritornando con la mente al
momento della mia prima volta lì, ricordi che mi
tormentavano ancora.
Per
quello che avevano fatto, li avrei voluti uccidere
tutti, ma non potevo e quel desiderio mi consumava, anche se facevo del
mio
meglio per ignorarlo. Erathiel si sarebbe divertita da matti se
l’avesse
scoperto.
La maggior parte di noi non
ricordava neanche quel giorno, l’avevano dimenticato
facilmente, ma io non ci
ero riuscita. Avevano trasformato la mia amica in un mostro,
costringendomi ad
ucciderla. Parzialmente immersa in quei pensieri affondai i miei
artigli nella
soffice gola di una guardia, che mi fissava paralizzata dal terrore.
Secoli fa,
i loro maghi ci avevano costretto in quella patetica forma, rendendoci
simili a
loro, sperando di ucciderci più facilmente. Ma qualcosa era
andato storto, e i
nostri poteri c’erano ancora, così come la nostra
arma più temibile, l’aura di
terrore. Certo, era stata ridotta, ma ciò non era un
problema.
A
causa di questo errore, la guerra non era ancora finita e
quindi avevano iniziato a creare delle chimere e dei golem, aberrazioni
artificiali, creati dall’unione di svariate razze. La
struttura in cui mi
trovavo era uno dei loro laboratori e mi stavo facendo strada verso il
suo
cuore, in modo da liberare le chimere, costringendoli ad ucciderne la
maggior
parte. Dietro di me lasciavo una scia di cadaveri e sangue, pensando
che erano
sempre imprudenti. Non avevano ancora imparato nulla. Certo, rispetto
al
passato non utilizzavano più archi di legno, ma archi fatti
di metallo, che
loro chiamavano ‘fucili’, e facevano più
male dei loro predecessori, ma
anche noi ci eravamo evoluti,
infatti le
nostre squame erano più dure, facendoci subire meno danni e,
talvolta, deviando
i proiettili.
Una
volta arrivata nel cuore del laboratorio mi guardai
attorno, cercando il pannello che regolasse le gabbie. Quando lo trovai
lo
attivai, sentendo, dagli schermi di fronte a me, provenire un sonoro
‘click’.
Li osservai un attimo, assicurandomi che tutte le gabbie si fossero
aperte,
liberandoli dalle loro catene, quando notai una creatura uscire, il
soggetto
‘2-a’. Di solito, le chimere non erano sveglie e il
suo aspetto mi sorprese
ancora di più. Aveva la forma di un umanoide: la sua pelle
era parzialmente
ricoperta di scaglie; i suoi capelli erano neri, mentre i suoi occhi
erano blu
dalle venature color sabbia e dalle pupille verticali. Aveva una coda
lunga
quasi quanto il mio braccio, che muoveva nervosamente, mentre muoveva
la bocca,
facendo uno strano rumore con i denti appuntiti. Notai del sangue
uscire dalla
sua bocca, e capii che aveva dei problemi a chiuderla. Era simile a lei,
non importava quanto la guardassi.
In quel momento scattò l’allarme, e capii che
dovevo sbrigarmi a scappare da
lì.
Durante
la fuga fui costretta ad uccidere alcune di quelle
creature, che non avevano altra colpa se non quella di essersi trovate
in mezzo
ad una guerra. Alla fine, per non essere più scocciata,
ruggii, terrorizzando
la maggior parte di loro.
Una
volta fuori, guardai l’unica creatura che era riuscita
ad uscire. Come sospettavo, non era stupida come le altre. Ora che
notavo, il
soggetto 2-a era anche vestita, con una tunica sporca. Sembrava
affamata e mi
guardava con una sorta di rispetto.
“Vattene,
scappa da qualche parte… sei libera, ora.”
Ringhiò
e per una volta benedii il mio dono delle lingue:
- Perché
parli in un altro linguaggio, anche se sei simile a loro? –
Non era solo
intelligente, aveva anche il dono delle lingue.
“Non
paragonarmi ai tuoi carcerieri.” Si sorprese.
- Mi
capisci… sei la prima persona che ci riesce.
“Non
sono una persona. Sono un Drago.” Ringhiai, facendole
abbassare la testa. “Vattene e scappa prima che ti trovino.
Sei libera, adesso”
aggiunsi, fredda.
- Sei
tu che ci hai liberati, quindi?
“Si.
Ma ciò non cambia che la tua vita è solo
tua.” Si
avvicinò, continuando a guardarmi.
- Non
mi hai uccisa. Ed il tuo sangue ha un odore
simile al mio. Sei
come me?
Aveva
ragione, e capii perché era così
intelligente. Avevano creato un fottuto incrocio di drago e umano.
Avevano
creato un mezzosangue artificiale, usando il suo sangue.
“Non sono come
te” Ruggì, cercando
di imitare grossolanamente il mio ruggito. Gli animali selvatici
scapparono,
impauriti.
- Sono
intelligente. Imparo in fretta. Posso
aiutarti ad ucciderli. – Capii che non me la sarei tolta di
torno facilmente, e
sbuffai.
“D’accordo.
Ma non sarò io a decidere se ti unirai a noi o
ti uccideranno. “ Sorrise, mostrando denti insanguinati,
mentre comparivano i
primi raggi di sole e mi seguì, con una strana camminata,
tra una camminata
eretta e una camminata a quattro zampe. Mentre camminavamo, sapevo
già che mi aspettavano solo guai.
Eccoci qui. Libertà
è una storia legata ad una mia One-shot, Prigionia, ma non
è necessario leggerla per conoscere i personaggi. I trattini
saranno utilizzati per far parlare il soggetto 2-a, in quanto non parla
con una lingua normale, ma nella sua propria lingua.
I tipi di draghi sono quelli
di D&D, ma non ciò che possono fare. Mi scuso per
eventuali errori grammaticali e ortografici. Le recensioni sono sempre
gradite!
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