Team opposite prologue
- Kako e Renchi.
Questi
erano i nomi di due figure poco conosciute nelle cinque grandi nazioni
ninja ma di vitale importanza, in quanto avevano il compito di
tramandare e custodire la storia e il sapere dei villaggi.
Non
vivevano una vita normale e venivano addestrati in apposite
località, tenute nascoste al mondo, fatta eccezione che per i
quattro 'Kage.
Quando
uno di loro moriva era necessario passare le sue conoscienze al
successore che avrebbe poi continuato a proteggere quel sapere per il
resto della sua vita, a qualsiasi costo.
Kako,
la figura più importante, era affiancata da Renchi, la chiave,
che, come il nome suggerisce, era indispensabile a Kako per poter
accedere ai suoi ricordi.
Chiaramente,
al giorno d'oggi queste storie sono considerate solamente leggende
dalla maggior parte della gente... Io personalmente, però, credo
che abbiano un fondo di verità.... Chi lo sa? Magari tu stessa
potresti essere Kako e non saperlo... -
La bambina davanti alla donna sorrise raggiante, spalancando in ammirazione i suoi grandi occhi argentati.
- Oh! - eclamò - Dici sul serio, Mizuki-chan? -
La donna sorrise e, con fatica, si alzò dal futon della piccola.
-
Certo Kirai, ma adesso è ora di dormire... Domani tuo padre ti
porterà a Konoha e noi non vogliamo che gli amici di tuo padre
vedano la primogenita della famiglia capo del clan Suteki stanca e con
le borse sotto gli occhi! - con questo la donna spense la candela che
illuminava la stanza e, senza far rumore, uscì nel corridoio.
Il
villaggio della Foglia non era come Kirai se lo era immaginato, non
appena suo padre le aveva dato il permesso di allontanarsi, dicendole
che per qualche ora sarebbe stato impegnato, era subito partita in
quarta per esplorare.
Gira
che ti rigira si ritrovò di fronte ad un edificio piuttosto
imponente; siccome aveva catturato la sua attenzione, raccolto un po'
di coraggio varcò la soglia.
I
bambini che fino ad allora stavano giocando tra di loro si fecero
silenziosi per un attimo, prima di ammassarsi tutti assieme attorno
alla nuova arrivata.
- Chi sei? -
- Come ti chiami? -
- Perchè non parli? -
- Sei una nuova compagna? -
La
miriade di domande la colse totalmente impreparata e, non essendo mai
stata lasciata uscire da casa senza la sua piccola scorta personale,
fece l'unica cosa che l'istinto le diceva di fare: allontanarsi in
silenzio e sperare che non la seguissero; ma quelli, essendo bambini,
non capivano il messaggio, continuando a farle domande senza darle un
minimo di tregua, intimidendola maggiormente, finchè, sopra il
brusio frenetico delle voci infantili, non ne spiccò una in
particolare.
- Non dice niente perchè è stupida! -
A
quelle parole la piccola folla eruppe in una fragorosa risata
collettiva alle spese di Kirai che, trovatasi al centro di tutto
ciò, provava senza successo a farsi piccola piccola.
Improvvisamente
tra i bambini calò il silenzio e, lentamente, in mezzo a
mormorii scioccati, sorpresi e di ammirazione, un ragazzino dagli occhi
neri come le ali di un corvo si fece strada verso la bambina
raggomitolata a terra.
Notando
l'improvviso silenzio, Kirai osò aprire gli occhi, trovandosi
davanti una mano e, facendo salire lo sguardo incrociò gli occhi
freddi e distaccati del suo salvatore.
- Alzati e vieni con me - disse in tono autoritario
- V-va bene - rispose lei con voce tremante, prendendo timidamente la mano che le veniva offerta.
- Posso sapere come ti chiami? - parlò di nuovo Kirai mentre il ragazzo la portava lontano dall'accademia ninja
- ... - Dapprima lui non ripose ma poi sembrò ripensarci - Sono Itachi. Del Clan Uchiha -
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- Vai a prendere il pane, tesoro! -
-
Va bene, mamma! Adesso vado! - rispose la bambina allegramente mentre
si metteva una maglietta e si legava al collo il coprifronte da genin
che aveva ottenuto pochi giorni prima.
Corse
fino al mercato del villaggio che si teneva nella piazza principale,
badando bene a non perdere il sacchetto con i soldi che le avevano dato
per la spesa.
Arrivata
nella piazza, si recò subito al banco del panettiere e, con un
sorriso da un milione di Watt chiese per del pane.
Senza cambiare espressione l'uomo obbedì in tutta fretta e le consegnò una busta.
- Grazie! - replicò la bambina con un sorriso un po' meno luminoso, prima di andarsene.
Non fece molta strada che venne circondata da una banda di teppistelli locali.
- Ah... Se non è la nostra Haiiro... - disse uno e immediatamente la bambina smise di sorridere.
- Dimmi cosa vuoi, così posso tornarmene a casa - fece con voce fredda.
Il
ragazzino ghignò e riprese a parlare - Mio padre dice che
qualcuno dovrebbe eliminare i parassiti come te... Sono solo nocivi e
inutili... Ma tutti i Kuragari sono così dopotutto e tu non sei
un'eccezione... -
Haiiro
cominciò a serrare i pugni prima di replicare con un sorriso che
non raggiungeva gli occhi - Bene, Kaname... E' tutto? Posso andare? -
fece per avviarsi fuori dalla piazza ma uno dei ragazzi le si
parò davanti e le diede uno spintone, facendola barcollare
all'indietro.
-
Tu non vai da nessuna parte, Haiiro-kun, combatti come il maschio
mancato che sei! - fece per afferrarla per il colletto ma lei si
scansò e, spiccato un salto che le consentì di
raggiungere il tetto di un edificio vicino, se ne andò con tutta
la calma del mondo.
Tornata a casa, buttò la busta del pane sul tavolo con stizza e corse in camera sua, sbattendo la porta.
- Haiiro...? - arrivò la voce di sua madre da dietro la porta - Posso entrare? -
Lei non rispose e la porta di aprì dopo pochi secondi.
-
Sai... - cominciò la donna sedendosi sul futon della figlia -
Dicono quelle cose di noi solo perchè hanno paura... Sanno che
siamo più forti di loro e cercano di difendersi nel solo modo
che conoscono... -
Haiiro
aprì gli occhi ancora pieni di lacrime e Yuki continuò a
parlare - Hai solo cinque anni, hai tutta una vita davanti per
farti rispettare! - sorrise mentre la figlia le si buttava fra le
braccia, mentre una nuova idea sbocciava nella giovane mente della
bambina.
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- Non ci sono cavoli Ana... Ci siamo, abilmente, oserei dire, perse -
- Pace, capita... Andiamo di là...! -
- Ok, ma se peggioriamo la situazione è colpa tua -
- Va bene... Andiamo che ho fame -
- C'è mai stato un momento in cui tu non avessi avuto voglia di ingozzarti? -
- Due minuti fa - rispose l'altra
- Ok, sto zitta, ho capito - replicò Alice mettendo le mani davanti a sè.
Camminarono per le due ore successive, finchè il sole non tramontò.
- Ci siamo perse Ali... -
L'altra si fermò - E da cosa l'hai dedotto, Sherlock Holmes?! -
-
Oh be', ho formulato la mia ipotesi quando abbiamo passato quella
roccia per la seconda volta e dato che non ha le gambe e non ci
può aver seguito, deduco che siamo noi che ci siamo passate
vicino una dozzina di volte... -
- E me lo dici solo ora?! - la guardò con sguardo killer - Ma io ti disfo! -
Ana rise - Oh! Come sei tenera quando mi vuoi uccidere! -
-
Te lo do io il tenera...! - si girò di scatto verso gli alberi
-... Hai sentito anche tu? - chiese senza distogliere lo sguardo dal
bosco.
Fecero in tempo a sentire dei passi sul sentiero dietro di loro e poi fu il buio.
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