Ringraziamenti am ende...
Suonò il campanello, aprii la porta e di fronte a me apparve una Brigitte con
gli occhi che brillavano. Aveva le converse a quadretti bianchi e neri, un paio
di pantacollant neri e un vestitino scuro. I capelli erano raccolti in una coda
che lasciava libero un ciuffo davanti agli occhi pesantemente truccati di nero,
così come il "Maestro Kaulitz" aveva insegnato. Non feci in tempo a dire
buongiorno che già mi era saltata al collo.
"Giiiiiiiiiiiiiiiiiiiin è il giorno del concerto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
Gridò.
"Ah già non lo ricordavo…" Dissi sarcastica.
"Muoviti muoviti muoviti muovitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii"
"Ehi arrivo, un attimo!"
"Aspetto questo evento da una vita!............... Ich muss durch den
Monsuuuuuuun…………" Continuava a canticchiare mentre io finivo di vestirmi.
Decisi di non parlare più della fine della storia con Bill e che quel giorno
sarei stata felice di assistere al concerto, allegra e spensierata. Perché così
lui avrebbe voluto. In treno cantavamo le canzoni insieme alle altre fan
incontrate nel vagone. Erano ovviamente ignare della mia storia, quindi dovetti
sorbirmi tutte le loro fantasie per niente caste su Bill, facendo finta di
nulla. Ma non potei fare a meno di arrossire quando una ragazzina sui 16 anni
tirò fuori dallo zaino, fiera della sua opera, un cartellone con la seguente
scritta:
"BILL FUCK ME THROUGH THE MONSOON"
Brigy lasciò andare una risata assurda, io mi misi le mani nei capelli.
Finalmente quel viaggio ebbe fine ed arrivammo al concerto. Non riuscimmo ad
arrivare in prima fila, ma il posto non era male. Avrei potuto vedere benissimo
il mio angelo.
L’aria era fresca, il buio della sera era calato, la luce era poca, ma d’un
tratto un lampo illuminò lo stadio di Modena. Un boato si espanse e la musica
della chitarra di Tom, del basso di Georg e della batteria di Gustav risuonò
ovunque facendo esplodere la gioia degli spettatori.
Tom: finalmente vedevo la persona più importante per Bill. Aveva i suoi
stessi occhi, il suo stesso sorriso, un gran bel ragazzo. Mi voltai e vidi
Brigitte in estasi, con lo sguardo fisso sugli occhi del rasta, il gemello del
mio angelo. Ad un certo punto un altro boato e la terra sembrò tremare. Un
applauso si diffuse ovunque. Lui era li. Era entrato in scena e ora tutti gli
occhi erano puntati su di lui. Iniziò a dimenarsi e muoversi a ritmo di musica
sul palco. Riusciva a coinvolgere chiunque con quella luce che emanava, con
quella voce che ti entrava nell'anima e con quel carisma che solo le star
possiedono.
L’energia di quel concerto era devastante. Io e la mia amica ballavamo,
cantavamo, ridevamo. Era come se fossimo tornate bambine, come se non esistesse
altro al mondo. Solo quella musica e quella voce. Non toglievo gli occhi di
dosso a Bill, ma ero felice, i brutti pensieri non esistevano più. Ancora una
volta aveva avuto ragione. Insistette per salutarmi con un concerto perché mi
disse che la musica lava l’anima da ogni tristezza, il distacco sarebbe stato ,
quindi, meno doloroso. E così fu.
Le canzoni scorrevano da lente a ritmate, da rock a pop. Non avrei mai voluto
andarmene, ma l’ultima ballata arrivò. Calarono le luci e l’atmosfera si fece
romantica. Sul palco adesso c’erano solo Bill e Tom. Il cantante teneva in mano
un oggetto che ancora non avevo identificato. Si avviò verso il microfono e
disse:
" Per te che sei e rimarrai la prima". Lo disse in tedesco, in pochi lo
capirono. Adesso avrebbe cantato per me, per noi, per il nostro amore. Dalle
corde della chitarra di Tom partì una melodia dolce, lenta e profonda. Poi la
voce del mio angelo iniziò a pronunciare quelle parole, cantava quella canzone
che scrisse con me sulle sue gambe. Disse che la sua mano era stata mossa dal
mio pensiero per scrivere quel testo. Cantava immobile, con un’intensità e una
passione indescrivibili. Poi notai qualcosa sul suo viso. Capii che si trattava
di una lacrima che rigò il suo volto stupendo. Quella lacrima era per me e
valeva più di mille parole.