Epilogo
Epilogo
-La minaccia sta diventando sempre più imponente. Non so se i
popoli di Suran saranno in grado di reggere il colpo.- mormorò
Analyon, gli occhi fissi sull’orizzonte che si vedeva oltre il
rigoglio del fogliame.
Il sole stava morendo, infiammando il cielo con l’ultima esplosione di luce della giornata.
-Non so nemmeno se stiamo agendo in tempo.- aggiunse continuando a dar
voce ai propri pensieri. Aveva congedato Xira e si era ritirato in cima
alla quercia per poter mettere ordine nei propri pensieri.
Le notizie che gli avevano portato i suoi fratelli erano preoccupanti e
temeva di aver mobilitato le proprie forze troppo tardi.
Temeva di aver fallito il proprio compito in quanto Vegliante.
“Chiunque tu sia, vorrei avere la forza per eliminarti e
preservare la pace.”, pensò con rabbia, rivolgendosi a
quel misterioso nemico che tutti stavano fronteggiando, ma nessuno
aveva visto.
L’unica cosa che sapeva del proprio avversario era che si
stava lentamente impadronendo dei poteri e della vita di Shunka, suo
fratello di potere. Ogni giorno sentiva parte della propria energia
venire risucchiata in un baratro di tenebra e non poteva fare nulla per
impedirlo, se non cercare di scovare quell’ombra il prima
possibile.
C’era stato un barlume di speranza, però.
Improvvisamente, aveva percepito come un’eco nella propria mente
e un piccolo frammento di potere si era risvegliato in lui, come un
seme che germoglia dopo un lungo inverno. Si era messo immediatamente
in contatto con Fenris e Manannan e loro gli avevano comunicato di aver
raggiunto Naur.
A quella notizia, il pensiero di tutti si era rivolto ai Balhia: solo
la riunione dei cinque cavalli leggendari avrebbe potuto sortire un
simile effetto.
Ma sperare in un miracolo del genere sarebbe stato troppo e Analyon si sentiva decisamente pessimista.
Sospirò, lasciando uscire un lungo respiro e volse le
spalle al sole, pronto a raggiungere i consiglieri ai piedi della
propria dimora.
Chiuse gli occhi, smaterializzando la propria forma canina per poter
divenire un tutt’uno con l’albero, quando avvertì
un’improvvisa tenebra attorno a sé. Sgranò gli
occhi, interrompendo brutalmente il contatto con la quercia, ma la
sensazione non svanì.
Poco dopo ebbe la sensazione di non essere solo.
Non avrebbe saputo dire dove si trovava, ma avvertiva chiaramente una presenza.
Si guardò intorno, espandendo con cautela il proprio potere per
saggiare quel muro d’oscurità che lo circondava. La
seconda entità se ne stava ai margini del suo spettro
d’energia, esitante e confusa quanto lui.
Il grosso lupo arricciò il naso, tentando di fiutare qualcosa. –Mostrati.- ordinò al nulla.
Non ottenne risposta, ma continuò a sentirsi osservato.
Serrò nuovamente gli occhi e concentrò il proprio potere
in un punto, modellandolo e rinfocolandolo come una fiamma. Quando si
sentì riempire dall’odore della terra e dalla linfa vitale
di tutti gli esseri da lui creati, lasciò che tutta la sua magia
fuoriuscisse, potente come un’onda d’urto.
Qualcosa si ruppe e il Cair colse una figura, illuminata brevemente dalla scia del potere della Terra.
La creatura lo fissò, gli occhi sbarrati. Occhi del colore dell’oro.
Analyon cercò di capire chi avesse davanti, ma i suoi sensi
sembravano bloccati e il suo cervello non voleva registrare
l’immagine che aveva davanti.
I due rimasero a fronteggiarsi il tempo di un battito d’ali, poi
entrambi vennero catapultati indietro nelle loro realtà.
***
Riemerse con un urlo di dolore.
Si guardò intorno, cercando di prendere fiato. Aveva gli occhi
sgranati e la pupilla era così piccola da sembrare solamente un
taglio in mezzo a tutto quell’oro.
Si artigliò il petto, provando a chetare quel dolore sordo che lo aveva avvinto.
Non sapeva cosa fosse successo né come fosse riuscito ad
entrare in quello strano limbo d’oscurità, ma era quasi
certo d’aver fronteggiato il Primo.
Era stato solo un istante, nulla più.
La sua pelle sfrigolava ancora al ricordo dell’ondata di potere
che l’aveva colpito, costringendolo a rivelarsi. A quanto pareva
aveva stabilito una connessione col Cair della Terra, connessione che
l’aveva quasi portato a ricevere un colpo mortale.
Si chinò sul proprio scranno di pietra, tentando di riprendere fiato.
“Com’è possibile? Come può esistere una
connessione tra me e quegli esseri…?”, si chiese. Il
fulcro del suo potere risiedeva in una barriera fisica e mentale che lo
isolava completamente dal resto di Suran, permettendogli di portare
avanti i propri piani senza interferenze.
Ma se ora quello scudo era stato infranto…
Digrignò i denti, immaginando le possibili conseguenze di tutto ciò.
Poi avvertì una nuova stilettata di dolore e cadde bocconi sulla
nuda roccia, tossendo così forte da sentire la gola bruciare.
-Che mi succede…?!- annaspò.
Tentò di rimanere cosciente a se stesso, ma sembrava che
qualcosa lo stesse consumando dall’interno. Roteò gli
occhi e tossì un’ultima volta, rigettando il corpo
luminoso di Calimë.
La creatura cadde a terra con un singulto e giacque al suo fianco, apparentemente priva di forze.
La fissò di sbieco, mentre un pensiero di faceva largo nella sua mente. –Tu…- rantolò. –Tu!
Si trascinò per qualche metro, cercando di raggiungerla. Lei se
ne stava riversa col viso rivolto al cielo, il petto che si alzava ed
abbassava senza sosta.
-Cos’hai fatto?!
Calimë lo squadrò coi suoi occhi neri come la pece e un
lento sorriso si fece strada sul suo volto. –Sto diventando
più forte…- disse con un filo di voce.
Anrekres digrignò i denti e desiderò poterla uccidere con
le proprie mani. –Tu! Tu stai cercando di sabotare i miei piani!
-Non ti permetterò di averla vinta.- replicò la donna, girandosi dolorosamente su un fianco.
La creatura d’ombra avanzò ancora un po’, arrivando
a fronteggiare la sua più acerrima nemica. Si puntellò
sui gomiti, ritrovando un po’ di forza. –Come hai
fatto…?- chiese, al limite della rabbia. –Come ci sei
riuscita!?
-La prossima volta in cui comparirai davanti ai Cair, sarà l’ultimo dei tuoi problemi.
-Ammesso che tu sopravviva.- rispose l’uomo, balzando avanti ed
afferrandole saldamente la gola con le mani. Calimë gli
afferrò immediatamente i polsi, provando a divincolarsi.
Erano entrambi allo stremo delle forze, ma l’antitesi che
esisteva tra i due era insuperabile, forte come i poli di un magnete.
Iniziarono a lottare con tutta l’energia che ancora avevano in corpo, tentando di prevalere l’uno sull’altra.
Per la prima volta, però, Anrekres si riscoprì ad aver paura.
Se il suo potere si era indebolito a tal punto da impedirgli di
proteggersi da una parte di se stesso, non era il caso di indugiare
oltre.
La guerra per il predominio doveva essere anticipata se non voleva
essere schiacciato. Doveva riprendere il controllo e, per prima cosa,
avrebbe riassorbito dentro di sé quella creatura fatta di odiosa
luce.
“Sarò io a cantar vittoria, alla fine. E tutti voi soccomberete.”, pensò, aumentando la stretta.
Calimë tentò nuovamente di liberarsi, ma era troppo debole
e la ritrovata determinazione del suo avversario la stava privando
anche delle ultime briciole di energia.
Si bloccò e, concentrandosi, sparì dentro il corpo di Anrekres.
Aveva intuito le sue intenzioni e sapeva cosa fare: doveva aiutare i Cair e svelare loro i piani del nemico.
Solo così avrebbero potuto aver ragione di lui.
Qualcuno si starà chiedendo: ma è impazzita?
No, assolutamente. La storia non
è conclusa (dopo un epilogo del genere nessuno lo penserebbe),
ma ho la necessità di interromperla per due motivi: il primo
è che stava diventando troppo lunga, il secondo è che
voglio prendermi una pausa da Suran per dedicarmi ad un altro progetto.
Non mi sembrava corretto lasciare la storia a languire, quindi ho preso questa decisione.
Non so quando inizierò la
stesura del secondo capitolo (buona parte è già nella mia
testa, ma devo trovare il tempo e la concentrazione per mettermici), ma
vi assicuro che non abbandonerò il progetto.
Assolutamente u.u
Ho ancora tante chicche in serbo per voi :)
Quindi, per ora, ringrazio tutti
quelli che mi hanno accompagnata in questa prima parte del viaggio e,
in particolare, FherEyala, mia sostenitrice numero uno (Drew ti saluta
;)).
Alla prossima (a presto, spero!),
Lelaiah
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