Salve a tutti.
Come promesso, vi porto i
primi capitoli de: “I sigilli del fuoco”, il seguito di “Double Face”.
Ringrazio in primis tutte le
ragazze che hanno seguito la prima parte della trilogia, con la speranza che
anche questa soddisfi le loro aspettative.
Vi avviso subito, però, che
questa parte, ahimè e ahivoi!, non è conclusa.
Quindi, arrivata al capitolo
9 circa, vedrete gli aggiornamenti rallentare drasticamente.
Altra notiziola piccola,
piccola ma che, forse, potrebbe interessare qualche cosplayer vagante.
Stiamo tentando, da un anno
circa, di metter su il cosplay della trilogia.
A questo proposito, cerco
qualche folle volontaria, disposta a partecipare.
Alla fine della pubblicazione
dei capitoli, metterò la lista dei personaggi da portare.
In specie, si ricercano i
personaggi maschili ç__ç. Se qualcuna di voi conosce due ragazzi che
assomigliano almeno vagamente a Raijuu (sì, quello apparso in Double
face =ç=) o a Ota (che conoscerete tra poco XD), me lo faccia sapere ç__ç!
Ora vi lascio alla
fanfiction.
Ps: stiamo tentando di
organizzare anche il cosplay delle bestie con le code da portare al romics
2008. Se siete interessate, fatevi vive. Il mio indirizzo è nel profilo autore.
Un ciuffo di capelli castani
svettava sulla nuca del ninja, che si avvicinava furtivo al bersaglio.
La vena pulsava sulla tempia
sinistra; segno d’evidente irritazione.
Raramente si arrabbiava, ma in
quel momento Nara Shikamaru, trentasei anni, grado jonin e maestro
all’accademia ninja di Konoha, era infuriato.
Prese fiato, prima di richiamare
all’ordine la fonte della sua disperazione da quanto? Cinque anni?
«UCHIHA!»
La dodicenne aprì gli occhi di
colpo, sgranando spaventata le iridi rosso sangue.
Un bordo azzurro lo evidenziava,
rimarcando maggiormente la pupilla felina di un altrettanto intenso cielo.
La chioma, un tempo interamente
bionda, aveva cominciato a sfumare su un tenue arancione, fino a diventare
carminio.
Una fiamma che sfumava dal
dorato della nuca fino al sangue delle punte, in un circolo di colori caldi che
contrastavano col candore etereo della pelle.
Nessuno, guardandola, avrebbe
potuto sospettare che quell’infuocata ragazzina potesse essere l’ultimo membro
del prestigioso clan Uchiha, di cui gli appartenenti erano caratterizzati tutti
da colori notturni.
Ma Kyuubi Uchiha non era mai
stata una bambina normale, a cominciare dal fatto di essere figlia di Sasuke
Uchiha e Naruto Uzumaki.
Fin qui tutto normale,
considerando che il Rokudaime e il suo compagno erano il maggior concentrato di
stranezze mai visto a Konoha e dintorni, ma c’era un piccolo, irrilevante
particolare a cui ho dimenticato di accennarvi.
Kyuubi Uchiha era un demone.
Un demone mortale, inconsapevole
di esserlo, ma un demone.
Nonostante tutto, neanche questa
sua natura poco umana l’avrebbe salvata dall’ira del padre, appena convocato da
Nara-sensei.
Calò il silenzio nella classe,
quando Uchiha Sasuke, Anbu di 1° livello e comandante di una squadra speciale,
fece la sua improvvisa comparsa, in una raffica di vento.
Con i suoi trentasei anni d’età,
l’ormai non più ultimo membro del casato Uchiha non poteva più dirsi un
ragazzo, ma di certo era rimasto un bell’uomo.
I capelli corvini erano stretti
in una piccola coda, con alcune ciocche ribelli che, sfuggendovi, andavano a
sottolineare i bei lineamenti marcati del volto. I severi occhi a mandorla,
dello stesso taglio della figlia, scrutavano con pacata attenzione l’aula; le
emozioni nascoste all’interno di quei pozzi neri.
A deturpare la bellezza di quel
visto dietro cui aveva sospirato, e sospirava tutt’ora, più di una ragazza, una
cicatrice che si notava appena sulla pelle candida e che pareva espandersi a
tutto il corpo.
«Konnichiwa, Shikamaru.» salutò,
con voce bassa e pacata.
«Konnichiwa, Sasuke. Non c’era
bisogno che venissi subito.» si scusò il manipolatore di ombre, notando che
l’Uchiha teneva ancora in mano la maschera felina con cui si copriva il volto
durante le missioni.
«Nessun problema. Stavo andando
a consegnare il rapporto giornaliero al Rokudaime. Non credo se la prenderà se
non lo faccio di persona.»
Fischiò.
Un ragazzo dai capelli neri e
grandi occhi verdi apparve nella stanza.
Il fisico sottile era fasciato
dalla divisa Anbu e il tono reverenziale con cui si rivolgeva a Sasuke,
lasciava intuire che fosse uno dei suoi sottoposti.
«Ota, consegna il rapporto al
Rokudaime.» ordinò, lanciandogli un rotolo.
Il ragazzo lo afferrò al volo,
arrossendo vistosamente, prima di sparire.
Gli occhi neri tornarono a
posarsi su Shikamaru, ormai era consapevole che l’Uchiha non se ne sarebbe
andato senza sapere cosa aveva combinato la sua figlioletta.
«Sasuke, andiamo a parlare
fuori.» propose.
Sebbene insegnante severo, il
Nara conosceva il carattere orgoglioso della sua alunna e risparmiarle una
strigliata pubblica era il meno che potesse concederle.
Ma Sasuke fu irremovibile.
«Spiacente, ma se Kyuubi ha
sgarrato qualche regola è giusto che me lo dici di fronte a tutti i suoi
compagni.» decretò.
Gli occhi neri scrutarono la
scolaresca, alla ricerca della testolina color fuoco che tentava invano
d’inabissarsi sotto il banco.
Quando la trovò, le fece cenno
di raggiungere lui e il sensei.
Con un sospiro rassegnato, la
dodicenne si alzò.
Fisico minuto e acerbo, con il
piccolo seno appena accennato sotto la maglia bianca che aveva indosso. La
stoffa candida lasciava morbidamente scoperta la spalla destra e ricadeva lungo
il corpo, arrivando appena più su dei corti pantaloncini scarlatti a mezza
coscia.
Le dita sottili scostarono con
noncuranza una ciocca ribelle, mentre i piccoli piedi calpestavano felpati il
suolo.
Percorse lo spazio che la
separava dalla cattedra con passo altero, dal portamento impeccabile, conscia
che, se avesse voluto, avrebbe potuto schiacciare i suoi compagni come
miserabili insetti.
Ma, ciò nonostante, quando si
trovò di fronte al padre, si fece piccola come una bambina.
«Kyuubi…- sospirò Shikamaru -…si
è addormentata di nuovo in classe. È la terza volta questa settimana. Ha,
inoltre, avuto quattro richiami disciplinari per risse con i compagni e…»
Sasuke spostò lo sguardo freddo
e impassibile dalla figlia al Nara.
«…e come mai io e Naruto non
siamo stati avvisati?»
Inflessibile.
Una perfetta maschera
d’indifferenza e controllo, ma Kyuubi poteva avvertire la delusione che
aleggiava in lui.
«Ho mandato le note direttamente
al Rokudaime.»
Silenzio.
Poi, nella calma glaciale
dell’aula, l’impercettibile rumore dei nervi di Sasuke che si spezzavano prima
che il ninja, con un gesto di saluto verso Shikamaru, sparisse.
Naruto Uzumaki era
tranquillamente seduto alla propria scrivania.
Diventato Hokage una volta
ventitreenne, tredici anni dopo il ragazzino svogliato non c’era più.
Al suo posto, si trovava un uomo
fatto, dai bei capelli d’oro scompigliati.
Gli occhi azzurri sempre molto
grandi e limpidi, come due specchi in cui si potevano leggere tutte le sue
emozioni.
Il viso paffuto si era snellito
e i lineamenti si erano fatti più marcati, sebbene risultassero sempre
abbastanza morbidi, affatto segnati dagli anni trascorsi.
La pelle abbronzata presentava
qualche cicatrice in più, ma la lunga tunica da Hokage rivestiva tutt’ora un
corpo tonico e scattante, dalle forme sode che erano in grado di far impazzire
il compagno.
Ma in quel momento, a nulla
sarebbe valso lo sfoggio totale del suo sex appeal per salvarlo dalla furia del
suddetto.
«Naruto!» con molto poco
riguardo per il ruolo di Rokudaime che l’amante rivestiva e privo della sua
rinomata calma, Sasuke Uchiha piombò nell’ufficio del biondo, con grande
costernazione di un disperato Konohamaru che non era riuscito a bloccarlo e
che, ora, si proferiva in profonde scuse.
Con un sorriso, Naruto lo
congedò, prima di dedicarsi a Sasuke.
«Successo qualcosa, Sasuke-kun?»
chiese, sorridendo sornione e ammirando il corpo ben modellato del compagno che
si fletteva sotto la divisa da Anbu.
«Perché non sapevo nulla delle
note disciplinari di nostra figlia?»
Poco incline a lasciarsi andare
a fantasie sessuali quando si trattava di Kyuubi, Sasuke ignorò deliberatamente
lo sguardo lascivo e provocante del biondo, andando subito al sodo.
Naruto sbuffò, alzandosi e
mettendo alcune pratiche nello schedario.
«Sei troppo severo. È solo una
ragazzina. E poi in accademia si annoia.»
«Ha picchiato dei compagni.»
«E’ solo un po’ vivace!»
«Poteva ucciderli, Naruto!»
Il Rokudaime si voltò verso il
compagno; gli occhi cerulei che sprizzavano rabbia.
«E noi potevamo farle fare
subito l’esame per genin!»
«Aveva sette anni!»
«E adesso ne ha dodici! È la
persona con più chakra nel villaggio. Si sente bloccata, impedita! Le sembra
che non la stimiamo abbastanza!»
L’atmosfera si stava facendo
incandescente.
L’educazione ninja della figlia
era sempre stato terreno di scontro tra i due, ma l’aveva avuta sempre vinta
Sasuke.
L’Uchiha si era battuto
strenuamente per mandare Kyuubi in accademia il più tardi possibile,
rifiutandole il permesso di sostenere l’esame genin prima dei dodici anni,
nonostante le proteste della diretta interessata, di Naruto e degli insegnanti
che non riuscivano più a gestire l’immensa quantità di chakra della bambina.
Forse l’aveva frenata, ma era
importante che trovasse un gruppo di coetanei con cui condividere le proprie
esperienze.
«Gradirei essere messo al
corrente del comportamento scolastico di mia figlia.» sibilò con evidente
irritazione.
Naruto sospirò, accarezzando le
braccia di Sasuke, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla, crogiolandosi
nell’abbraccio che non tardò a giungere.
«Dai, Sasuke. Domani diventerà
genin…lasciala respirare un po’.»
La stretta si fece più forte
attorno alla vita del biondino, mentre il volto dell’Anbu affondava nei suoi
capelli.
Dodici anni…quanto tempo era
passato da quando quello scricciolo era venuto al mondo.
Nella sua mente si
riaffacciavano i ricordi della bambina. I suoi primi vagiti; i primi passi…il
primo dentino aguzzo che aveva lasciato Sasuke abbastanza perplesso su quella
che sarebbe potuta diventare l’alimentazione della figlia, facendolo perfino
esclamare preoccupato: «Speriamo sia vegetariana!»…
«Hai già scelto il suo maestro
jonin?» domandò, posando un bacio sulle labbra del compagno.
Naruto annuì, soddisfatto,
mentre indietreggiava fin sopra la scrivania.
Afferrò Sasuke per il collo
della maglia da Anbu, ma prima del bacio che gli fece dimenticare qualsiasi
cosa esistesse fuori da quella stanza, l’Uchiha riuscì a mormorare un flebile:
«Chi è?»