Riguardo al mattino eccetera
Mask - © Marina Ćorić
Riguardo al mattino eccetera
ogni mattino
s'arrampica la notte
sui nostri visi inermi
come un male rubato
mi immergo nei treni
immensi nella bruma
e mi fingo
viva
sotto mentite spoglie
Voltaire, l’altro mese
e oggi un russo stanco
con qualche problema con Dio
che forse non voleva dire
proprio a me
le mattine si aggirano
negli angoli bui
come a passo di valzer
imbiancano in tre quarti
le finestre delle case
e alcuni
sembra proprio
che li ignori
così, arbitrariamente
e questi vagano nella notte
ancora un altro giorno
ancora un altro giorno
chissà poi per quanto
mia nonna a volte
si immergeva nel giardino
e si fingeva una sua amica
o forse un’attrice
non proprio brava, penso io,
ma una che comunque
sa
di essere qualcuno
ma forse
andava bene così
anche essere, diciamo, l’attrice
o il russo
in fin dei conti,
non siamo che tempeste senza nome
voci un po’ distorte
dal tempo, e dai telefoni
forse non c’è altro
che pagine consunte
e luci nella notte
e boschi senza fine
e forse nella nebbia
qualcuno che cammina
nel più profondo sonno
un giorno ci ha sognati
ma ho come la certezza
che lui sia uno di quelli
che a un tratto la mattina
fulminea coglierà.
Note di Tawara: non
so da quanto tempo non pubblico, ma non ho intenzione di annoiarvi con
le solite scuse del perché e per come. Un tempo ero decisamente
contro questo tipo di poesie, anzi, non le definivo nemmeno tali. E in
effetti mi rendo conto che a questo scritto manchi la musicalità
che mi piace tanto ottenere, specie all'inizio. Però ho la
sensazione di doverle proprio dire queste cose, e lavorarci di
più per renderla più decente forse farebbe perdere
il senso. Il contrario l'avrebbe saputo fare il buon Leopardi e pochi
altri eletti, ma temo che non farò mai parte del club... Per di
più, non sono in vena. Quindi, in
buona sostanza, vi beccate questa cosa. :D
Tutto ciò nasce da
qualche lezione di filosofia di questo periodo, dal buio, dalla luce al
mattino e dalla stazione ferroviaria. Se mai un giorno, tipo fra
millenni, qualcuno troverà EFP e ci inserirà tutti in
un'antologia, penso che sarò classificata leader della Corrente
Poetica dei Vagoni in Ritardo o qualcosa del genere... Pietà
della mia monotona ispirazione! *^* Tornando a quel che ho scritto,
diciamo che il succo è che a volte penso che in realtà
non ci sia proprio niente sotto tutte le identità usa e getta
che ci costruiamo. Io di prima mattina sono il libro che leggo (il
montepremi va a chi indovina chi è il russo stanco con i
problemi con Dio XD), e la gente probabilmente mi vede come l'imbranata
che inciampa sempre e che ogni tanto legge libri delle elementari e ogni tanto libroni e ogni
tanto niente, come se volesse dimostrare qualcosa (chissà poi
cosa), e ogni tanto mi convinco che potrebbe perfino essere
così. Oppure che in fin dei conti non cambia niente se abbiamo
fatto o no, effettivamente, quello che diciamo agli altri,
perché se uno è convinto delle sue balle in quel momento
potrebbero perfino essere una specie di verità, visto che si
identifica con quelle, si sente quelle e, in qualche modo, diventa
quelle. Se guardi dietro a quel che racconta, non trovi proprio niente,
in quel momento c'è solo quello, e uno non può
concretamente essere il nulla. Quindi, in effetti, non importa proprio.
...
Non so se qualche altro suonato abbia già detto una cosa del
genere, se è successo mi dispiace per questo involontario calco
di idee, ma non mi illudo di essere l'unica che va in paranoia e
concepisce simili pensieri.
Grazie mille di aver letto, e se siete arrivati fino a questo punto avete tutta la mia gratitudine e la mia stima! ^^
Buon 2014 meno 13 giorni! ^_^
Tawara
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