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{Città
di Arnias,
capitale del Regno di Mare}
Una
guardia della città,
nella sua uniforme blu e nera, bussava ormai da diversi minuti su una
grande porta di mogano.
“Che
non sia in casa?”
si domandò il soldato sistemandosi l'elmo quando,
finalmente, da
dentro, si sentì una voce “Avanti, è
aperto!”
La
guardia entrò
lentamente e rimase un attimo sorpreso dal trovarsi su un telo
trasparente posto sopra al pavimento.
“Ma
cosa...?” iniziò
l'uomo ma una voce maschile proveniente da un'altra stanza gli diede
subito delle spiegazioni “Mi scusi per il telo ma ho passato
due
ore a pulire e disinfettare il pavimento quindi vorrei lasciarlo
pulito per un bel po'. Non si muova da lì, arrivo
subito.”
Come
promesso, il
proprietario di quella voce arrivò dopo neanche due secondi.
Si
trattava di un ragazzo giovane, trent'anni al massimo, alto sul metro
e settantacinque. I capelli erano neri come la pece e neanche troppo
corti mentre gli occhi erano di un acceso verde smeraldo. L'uomo
notò
subito che il ragazzo era, probabilmente, appena uscito dalla doccia
e il fatto che avesse i capelli bagnati e indossasse solo un paio di
boxer rafforzava la sua ipotesi.
“Cosa
posso fare per
te?” chiese il ragazzo accendendosi una pipa di legno con
calma
quasi maniacale
“Signor
Tachibana, il
re...!” iniziò l'uomo ma il ragazzo lo
fermò subito “Ha bisogno
del mio aiuto, giusto?”
“Beh...sì.”
ammise
la guardia sorpresa
“d'accordo,
vai pure e
digli che arriverò quanto prima.” disse Tachibana
mentre nell'aria
andava diffondendosi un aroma di erbe, proveniente dalla sua pipa. La
guardia annuì dopodichè uscì.
Passarono pochi secondi quando,
all'improvviso, Tachibana si fiondò sul telo, lo
appallottolò e poi
lo infilò in un sacchetto dell'immondizia per poi prendere
un panno
e pulire la maniglia della sua porta.
“Tsk,
schifosi
germi...” pensò il ragazzo avviandosi verso la sua
camera da letto
“...e ora pensiamo ai vestiti.”
Non
appena aprì il suo
armadio a muro sorrise appagato nel vedere le trenta e passa camicie
perfettamente piegate ed ordinate così come gli fece piacere
vedere
le sue varie giacche appese una ad una in ordine di colore, dalla
più
chiara alla più scura.
Gli
ci volle un po' ma
alla fine optò per: un paio di scarpe a punta nere, dei
pantaloni
grigi, una cintura nera, una camicia a quadri grigi e bianchi ed,
infine, una giacca nera.
Dopo
l'odissea nello
scegliere i vestiti, che per lui era un fattore importantissimo della
giornata, si avviò verso il castello del re.
Senza
troppe cerimonie,
fu accompagnato nel sontuoso castello di re Marcus, un uomo sulla
cinquantina che apprezzava particolarmente Tachibana, un po' per il
suo carattere e un po' per la sua pulizia, infatti entrambi erano
delle persone pulitissime nel fisico così come nell'anima.
“Tachibana!
Quanto
tempo!!!” disse Marcus salutandolo col il braccio alzato e il
ragazzo, sorridendo, ripeté lo stesso gesto. Si erano
salutati senza
nemmeno pensare di sfiorarsi e questo lo sapevano entrambi.
“Andrò
subito al punto
Tachibana. Tu sei il dragon slayer delle dimensioni e modifichi
quello che vuoi, perciò vorrei che modificassi un grosso
specchio in
un portale che mi consenta di arrivare fino a Magnolia in un batter
d'occhio.” spiegò Marcus seriamente
Tachibana
parve pensarci
un attimo su. Lui poteva teletrasportasi grazie al suo potere ma non
aveva mai creato un “portale” per far viaggiare
altre persone.
L'idea gli piacque così accettò di buon grado e
fu portato in
un'enorme sala vuota fatta eccezione per un enorme specchio a parete
alto tre metri e largo due.
Il
ragazzo, senza
esitare, mise le mani sul vetro e si concentrò sul suo
potere. Dopo
pochi secondi, lo specchio brillò di un forte bagliore viola
e,
quando Tachibana credette di avercela fatta, fu costretto a smentire
i suoi stessi pensieri. Ora lo specchio era un portale, quello era
vero...ma non collegava Arnias con Magnolia. No. La collegava con
qualcos'altro.
Dallo
specchio fuoriuscì
una grossa mano meccanica dorata che, dal polso in poi era collegata
ad una corda di ferro. Avvenne tutto troppo in fretta perché
il
ragazzo potesse reagire e fu catturato e portato dall'altra parte.
L'ultima
cosa che vide
furono delle strane ombre e una ragazza dai lunghi capelli azzurri
che lo fissava ghignando, poi...il buio.
Il
re, nel frattempo,
osservò terrorizzato delle strane creature uscire dal
portale. Erano
alte un metro e sessanta circa e indossavano delle tuniche viola
provviste di cappuccio nella cui ombra erano visibili due occhi rossi
come il sangue.
“C-chi
siete voi?!?”
urlò il re e, la prima delle creature, estrasse una specie
di
bastone di legno con una sfera viola in cima e, dopo averlo puntato
contro il re , sparò una sfera di energia viola che
spappolò la
testa del re, macchiando le sue guardie con il suo sangue.
Quegli
uomini,
paralizzati sul posto dal terrore, non poterono nulla contro quelle
creature che li eliminarono brutalmente e senza troppi induci per poi
dirigersi in tute le sale del castello ed eliminare tutti gli umani
che trovavano.
Dopo
appena tre ore, la
città era avvolta dalle fiamme e, sulla torre più
alta del castello
apparve un uomo avvolto in un mantello nero che, con un possente
urlo, attirò l'attenzione dei pochi superstiti su di se.
“Io
sono Draven e sono
un Campione di Noxus!!! Grazie ad un mago di questo mondo, siamo
finalmente riusciti ad arrivare fin qua!!! Le nostre intenzioni?
Semplicissime!!! Eliminare voi umani e reclamare questo pianeta come
nostro!!!”
Quello
fu il giorno in
cui l'avanzata dei Campioni e dei loro mignon ebbe inizio. Da quel
giorno in poi, gli umani dovettero combattere strenuamente per ogni
lembo di terra ma i Campioni erano troppo forti per loro. Solo i
maghi decisero di ergere
Quel
giorno venne
soprannominato “E-day” e, per molti maghi, sarebbe
stato l'inizio
della loro guerra.
{Noxus,
mondo dei
Campioni – tre settimane dopo l'E-day}
In
un'imponente
costruzione di pietra nera, un tempo sede degli Evocatori, due
Campioni camminavano tranquilli, ormai consci del fatto che erano
loro i padroni e che mai più nessuno sarebbe riuscito a
domarli.
Un
piccolo gruppetto di
mignon passò vicino ai due, esibendosi in brevi inchini
prima di
proseguire. Una strana sensazione aleggiava intorno a quei due e la
cosa non era neanche tanto strana, in fondo erano due dei Campioni
più sanguinari e crudeli. Pochi riuscivano a competere con
loro su
quel fronte e loro non cercavano neanche di nascondere la loro sete
di sangue.
“Ho
sentito che anche
il Regno di Bosco è finalmente caduto.” disse uno
dei due con voce
ferma e priva di ogni emozione possibile.
Probabilmente,
tra i
Campioni, era uno di quelli con l'aspetto più strano. Gli
umani,
vedendolo, lo avrebbero subito associato ad un centauro o qualcosa di
simile e non si sarebbero neanche sbagliati di tanto. Era alto poco
più di due metri e non aveva niente che poteva ricondurlo ad
un
umano. Il suo intero corpo era ricoperto da un'armatura nera e
argentea. I suoi zoccoli e la sua coda erano interamente fatti di
fiamme azzurre e, dove passava, lasciava a terra tanti piccoli
fuocherelli che si spegnevano dopo pochi minuti. Le sue quattro cosce
erano coperte da delle protezioni simili a teschi umani, dai denti
aguzzi e le orbite vuote. Il suo torace, era esso stesso una faccia
con dei denti grossi e affilati come spade e due occhi privi di vita.
Dalle bocche e dagli occhi dei vari teschi, così come da
diverse
giunture, guizzavano delle fiammelle azzurre che si estinguevano
subito nell'aria. La sua testa era un semplice elmo a forma di
teschio, con un grosso corno che, partendo dal centro della fronte,
si alzava verso l'alto curvando all'indietro ed assumendo la forma di
una sciabole. A differenza delle altri parti, l'elmo levitava a pochi
centimetri dal resto dell'armatura e, da dove ci sarebbe dovuto
essere il collo, divampano lingue di fuoco azzurro, lo stesso fuoco
che animava il suo essere.
“Uh
uh uh...spero che
abbiano catturato qualche femmina umana. E' così divertente
torturarle a letto.” disse il secondo Campione sorridendo.
A
differenza del suo
compagno, questo era grande come un umano. Alto poco più di
un metro
e novanta, la sua pelle era di un intenso rosso scuro. Era per lo
più
nudo e, benchè la sua voce facesse pensare ad un maschio,
non aveva
sesso. Le sue uniche protezioni erano delle placche di ferro nero
presenti sulle gambe, dalle caviglie fino alle cosce, e delle placche
sulla spalla destra e sull'avambraccio destro che andavano fondendosi
con la sua pelle rossa, creando una sorta di guanto di ferro rosso.
Al centro del suo torace, precisamente sullo sterno, la pelle era
gialla e, da quel punto in poi, andava scurendosi man mano che ci si
allontanava dal nucleo, fatta eccezione per alcune vene gialle che,
dal suo torace, si diramavano fino al suo braccio sinistro la cui
mano era più chiara. Dalla sua schiena fuoriuscivano due
grosse ali
rosse le cui venature gialle-arancio emettevano un bagliore spettarle
alla sua ombra. Il suo viso era l'unica cosa bianca in mezzo a quella
figura rossa. Occhi brillanti di un acceso rosso scrutavano la sala
avanti a se e le due grosse corna nere, che crescevano direttamente
dalle sue tempie, gli davano quell'aria da demone a cui pochi
Campioni potevano aspirare.
“Tu
e quelle femmine
umane. Quando la smetterai, Aatrox?” chiese il centauro
“Penso
che la smetterò
solo quando sarò riuscito a spezzarle tutte. Mi piacciono
troppo
quelle che si credono delle dure e poi, sotto le coperte, si
trasformano in dei mignon piagnucoloni.” rispose divertito
Aatrox
“Si vede che non hanno mai avuto dei rapporti seri con un
demone.
Dovresti provarne una Hecarim.”
“Tsk,
io non ho tempo
per soddisfare i miei desideri carnali con delle umane. Il mio unico
scopo è schiacciare quei luridi bipedi così da
poter rivendicare il
loro umano.” spiegò Hecarim continuando a guardare
avanti a se.
“Uhm...questo
mi fa
venire in mente una cosa...” disse Aatrox fissando il suo
compagno
con uno sguardo raggelante “Lo sai che alcuni Campioni
vogliono
prendere il mondo tutto per loro lasciando gli altri a bocca
asciutta?”
Hecarim
si fermò
all'istante così come Aatrox.
“Chi
sono questi
miserabili? Assaggeranno le fiamme della mia furia!”
urlò il
centauro dando un colpo secco a terra con uno dei suoi zoccoli,
distruggendo e fondendo la nera pietra.
“Sssh!
Porta pazienza.
So solo che sono comandati da Draven.” disse Aatrox e il
centauro
parve infuriarsi ancora di più.
“Cosa?!?
Quel
maledetto?!? E noi che gli abbiamo anche concesso di comandarci fino
alla fine del conflitto!!!”
“Già,
un bel
dilemma...ma senti qua, mio caro amico, noi due siamo abbastanza
forti e credo proprio che potremmo aspirare noi al comando o
perché
no? Reclamare quel mondo tutto per noi.” propose Aatrox
ghignando
“Uhm...non
è male come
idea. Ma prima...dovremmo occuparci della spia dietro a quella
colonna.” disse Hecarim indicando una grossa colonna nera. Da
dietro ad essa, comparve un uomo.
Era
alto sul metro e
novanta, con gli occhi marroni e i lunghi capelli castani raccolti
alla base con un elastico e poi lasciati liberi, formando una grossa
massa di capelli. La bocca era coperta da specie di grossa sciarpa
azzurra che, oltre alla bocca, gli copriva anche il mento, il collo e
la spalla destra. Gli avambracci, così come le caviglie,
erano
coperti da delle protezioni di ferro azzurro e, sulla spalla sinistra
aveva delle piastre di ferro grigio-azzurro appuntite e tendenti
verso l'alto. Una spessa corda rossiccia era usata come cintura per i
suoi larghi pantaloni azzurri che rientravano dentro alle protezioni.
Nella
mano destra portava
una lunga katana dal fodero azzurro e, stranamente, il pollice era
già in posizione per far scattare fuori la lama.
“Yasou
il
Reietto...deduco che tu abbia sentito il nostro discorsetto.”
commentò Aatrox fissando l'uomo dritto negli occhi.
“Aatrox,
la Lama dei
Darkin...Hecarim, l'ombra della guerra...non vi credevo capaci di un
simile complotto.” disse Yasou con una calma
pressoché aliena,
ignorando il demone.
“Vieni
tu a parlare di
complotti a noi, Yasou? Tu che hai ucciso il tuo maestro?”
chiese
Hecarim
“Non
sprecherò altro
tempo parlando con voi. Vi fermerò qui e ora.”
disse Yasou
portando la mano sinistra sull'elsa della sua katana.
“Bene,
perché parlare
sarebbe stato veramente inutile!” disse Hecarim prima di
scagliarsi
contro il samurai con Aatrox.
* * *
I
due Campioni fissarono
ciò che restava della sala: le pareti erano crepate in
diversi
punti, diverse colonne erano state distrutte e ne pavimento si era
creato un grosso buco. Davanti a loro, riverso in un lago di sangue,
stava Yasou con la sua fidata katana ancora stretta nella mano
sinistra.
“Devo
dire che ci sa
fare.” commentò Aatrox pulendosi il sangue di
dosso. Benchè in
due contro uno, il samurai li aveva messi a dura prova e ora era
pieno di ferite a differenza di Hecarim che non aveva neanche un
graffio sulla sua armatura “Alle volte ti invidio. Non hai un
vero
e proprio corpo da ferire!”
“Non
sprecare la tua
invidia con me.” disse Hecarim “Piuttosto,
andiamocene da qui.
Presto arriveranno altri Campioni e difficilmente la
scamperemo.”
“Credo
che tu abbia
ragione.” ammise Aatrox “Andiamo nel mondo degli
umani. Da lì
potremo partire con il nostro piano.”
“D'accordo.”
disse
Hecarim partendo al galoppo verso il portale mentre Aatrox lo
seguì
in volo.
* * *
{Città
di Ninfea, al
confine tra il Regno di Fiore e il Regno di Bosco}
La
città era ormai
morta. Il regno di Bosco era caduto da soli pochi giorni, eppure i
mignon e diversi campioni si erano spinti già oltre il
confine,
riducendo quella città allo stato in cui si trovava ora.
Le
strade erano deserte,
gli edifici in rovina e, disseminati un po' ovunque, c'erano parecchi
cadaveri di uomini, donne e bambini i quali non erano riusciti a
scampare alla furia degli invasori.
Sul
tetto di un edificio
di sei piani, stava seduto un ragazzo. Non era niente di assurdo, il
classico ragazzo medio che si poteva trovare un po' ovunque. Alto
circa un metro e settantacinque, aveva delle spalle larghe e dei
muscoli definiti ma non esagerati.
Il
leggero venticello che
soffiava gli muoveva i lunghi capelli castani lasciati sciolti lungo
la schiena e sulle spalle mentre i suoi occhi di verde spento,
scrutavano le strade sotto di se. La carnagione pallida, in un certo
senso, si accoppiava perfettamente con la devastazione del paesaggio
circostante.
Indossava
delle scarpe da
ginnastica nere con dettagli bianchi, un paio di pantaloni neri di
una tuta con il cavallo basso, una t-shirt nera e una giacca bianca
lunga fino ai polpacci aperta sul davanti.
Svogliatamente,
il
ragazzo si passò una mano sul filo di barba che gli decorava
la
mascella e disse “Non vedo superstiti in giro...ok Erik
esci.” e,
dal suo petto, fuoriuscì una piccola sfera bianca circondata
da un
fuoco azzurro la quale, inspiegabilmente, parlò al ragazzo
“Senti
Edward, so che hai ricevuto il compito di perlustrare questa
città
in cerca di superstiti...ma almeno fallo insieme a Paula
così posso
guardare lei anziché questi edifici fatiscenti!”
“Fa
silenzio Erik. Se
dovessi prendere il controllo quando c'è quell'umana vicino
probabilmente mi ritroverei senza un braccio...o peggio...”
commentò freddo il ragazzo alzandosi in piedi per poi
scendere
dall'edifico attraverso delle scale antincendio un po' pericolanti ma
comunque ancora resistenti.
Sceso
a terra, si voltò
verso una macchina nera “posteggiata” sul
marciapiede sopra la
quale era seduta una ragazza dal fisico atletico con le tutte forme
nel punto giusto. I corti capelli rosa si muovevano insieme al
venticello e i suoi glaciali occhi verdi incrociarono per un attimo
quelli di Edward.
Le
sue labbra rosse, solo
per un secondo, si inarcarono in un piccolo sorriso e disse
“Finalmente sei tornato. Per un attimo ho sperato che fossi
precipitato.”
“Simpatica
come sempre
Paula, voi umani siete sempre così spassosi.”
ribattè Edward
freddamente.
Paula
indossava degli
stivali neri lucidi lunghi fino a metà delle cosce, una
minigonna
nera che copriva lo stretto indispensabile, una maglietta grigio
chiaro che passava dentro una cintura nera, una giacchetta nera
aperta sul davanti e lunga fino a metà del petto, una
sciarpa nera
molto lunga che le arrivava fino alle ginocchia e un paio di guanti
neri senza dita.
Sul
fianco destro una
spada nera senza guardia e con l'impugnatura senza alcuna protezione,
solo nudo ferro nero. Vi erano delle strane decorazioni dorate,
simili a rampicanti, vicine all'impugnatura.
“Lo
sono solo con
quelli che mi vanno a genio.” disse la ragazza scendendo
dalla sua
postazione quando dei rumori alle sue spalle le fecero estrarre la
sua spada ad una velocità incredibile. Davanti a lei si
ritrovò due
persone: la prima era un ragazzo molto alto dai capelli biondi e gli
occhi azzurri, bello come un angelo e dal sorriso smagliante. Per
quanto assurdo fosse, indossava un abito elegante nero con una
camicia rossa e una cravatta nera, abbinato a delle scarpe nere.
Dietro
al biondo c'era un
ragazzo, almeno credeva che fosse un ragazzo, alto sul metro e
ottanta completamente vestito di nero e senza un lembo di pelle
visibile. Scarponi, jeans, felpa con cappuccio, guanti e uno
scalda-collo rappresentavano il suo abbigliamento e non si riusciva
neanche a vedergli gli occhi.
“Ehilà
dolcezza!”
disse il biondo sorridendo “Per quanto io adori avere una
spada
puntata contro, che ne diresti di abbassarla e calmarti?”
Paula
non lo ascoltò
nemmeno e strinse la sua arma con maggiore forza.
“Voi
chi siete?”
chiese Edward affiancandosi a Paula ma mantenendo comunque una certa
distanza
“Io
mi chiamo Hisoka
mentre quest'altro si chiama Black.” disse il biondo
indicando
prima se stesso e poi l'altro ragazzo il quale non si mosse di un
millimetro
“Che
strano, prima non
mi era sembrato di vedere altri umani.” disse Edward
squadrandolo
“Per
evitare quei cosi
ci siamo mossi nelle ombre...il ragazzo qua dietro è molto
bravo.”
disse Hisoka sorridendo
“Paula...abbassa
l'arma.” disse Edward “Vi porteremo con noi alla
base degli
umani. Siete maghi per caso?”
Hisoka
annuì sorridendo
mentre Black fece un cenno impercettibile della testa.
“Sbrighiamoci
allora...e se restate indietro sono cazzi vostri.” disse
gelida
Paula dandogli le spalle e avviandosi lungo una strada con Edward
dietro di lei. Hisoka la fissò sorridendo e disse
“Focosa eh? Mi
piace!” dopodichè si avviò anche lui
con Black alle sue spalle.
Angolo
dell'autore:
Rieccomi
qua con una fic
ad OC :D stavolta da solo. Spero che questo piccolo prologo vi abbia
incuriositi e spero vivamente che parteciperete!
Prima
di salutarvi vorrei
dirvi due o tre cosette! Nella recensione specificate se l'oc
sarà
maschio o femmina!
Per
ogni utente prenderò
un solo OC.
Niente
Mary Sue o Gary
Sue.
Voi
siete gli OC quindi
nessuno che dica “Sono un Campione” o cose simili.
Gli
OC potrebbero morire,
come sempre del resto :D
L'OC
speditemelo via mp
avente come oggetto “OC vs Champions”
Scusate
la fretta ma devo
proprio andare :) di seguito vi lascio le immagini di tre Campioni
apparsi per bene nel prologo.