Il
ne serait pas rien sans un parfum*
La luce del mattino filtra fra le tende bianche svolazzanti.
Il fresco del mattino, un’alba tarda luminosa e non quelle
oscure e invernali per cui è famoso il nord della
Francia. Ma Parigi è una città magica,
orientale, sa di dolciastro, di arancio e di fiori .
Mademoiselle Coco si desta, leggiadra, lo specchio riflette la sua
figura sottile, fragile, avvolta in un lenzuolo svolazzante a sua
volta. Le sue labbra illuminate da una sottile striscia di lucidalabbra
si incurvano in un sorriso, quasi sovrappensiero, mentre con le dita
sottili, intinte di profumo accarezza la pelle, in quel punto concavo
che congiunge lo sterno alle clavicole.
è in tempo per il servizio, è attesa a breve e
una signora non si presenterà mai in ritardo o in anticipo,
ma sempre nel momento giusto.
Il salto è rapido, dalla schiumosa vasca da bagno ai Sali
speziati del mattino, alla plastica che come un’armatura di
cristallo protegge la sua mise, una leggera tuta beige o crema a
seconda della luce e delle sue mille impalpabili sfumature.
Beige la moto che romba e si riscalda sotto di lei, beige il casco che
le schiacciano il vaporoso caschetto corto castano dalle falde rotonde
e piene, beige gli stivaletti con tacco quadrato, alti e slanciati.
Davanti a lei sfilano Place Vendome e il suo obelisco che oscura un
piccolo timido semaforo che interrompe la sua corsa- sfilata verso
Place de la Concorde.
Si fa verde ma le moto dei suoi accompagnatori e compagni di strada in
frac stentano a partire e la dama in beige sfila sotto i loro
occhialoni da motociclista.
La moto romba al verde e si lancia impavida saltando la rampa di scale
in discesa, passa davanti ad un fioraio dal quale esce una signora
affaccendata, sullo sfondo.
Si infila in un palazzo; grandiose architetture neoclassiche,
eclettiche, e balconate liberty osservano la figura sdraiata sul mezzo,
come una pantera sonnecchiante eppure con l’energia di un
felino pronto allo scatto.
Ma non sono le sole. Il rombo del suo mezzo ha attirato
l’attenzione del proprietario di casa, o meglio dire della
casa-studio.
Mademoiselle Coco smonta e si ravviva i capelli sbirciando il suo
regista che già è andato ad avvertire la sua
troupe. Si gira, che tutto e tutti siano pronti, le
truccatrici, le costumiste, che facciano scende li vestito sottile e
impalpabile che chiuderà la collezione. Questo si libra
calando dall’alto, seguendo il percorso serpentino della
imponente scala a chiocciola, grigio-prefabbricato.
Il regista accorre al campanello, con passo deciso ma non affrettato e
la sua modella e musa è lì, che lo osserva, i
capelli schiacciati e arricciati dal casco.
Uno sguardo intenso, elettrico e poi ecco che Mademoiselle Coco fa il
suo ingresso sulla scena.
La attende il set, una camera da letto imperiale, tappezzata di oro e
canneti bianchi, un matrimoniale color neve che troneggia sul set, un
paio di comodini con lampade dal cappello nero e un divanetto
napoleonico e tappezzato di bianco.
Intorno una serra dai soffitti color del cielo e un misto di luce da
vetrata ed elettrica, emanata dalle lampade soffuse del set.
Un sorriso quasi sincero e una giravolta sono il primo scatto.
Comincia la sessione trucco, mentre la scena è preparata, la
luce è offuscata da tende a pacchetto oscuranti,
è il regista stesso ad occuparsene mentre tutti si affannano
intorno a Mademoiselle Coco, curano il suo capello liscio e bombato, le
sue labbra rosa e sensuali.
Poi si va in azione, comincia lo scatto vero e proprio nella semi
oscurità della calda luce giallastra, elettrica.
I suoi capelli hanno riflessi d’oro e una morbidezza quasi
tangibile, la tuta, una seconda pelle scompare e rimane solo lei,
protanista assoluta della scena, di mille scatti.
Un mezzo sorriso, stop,
la mascella leggermente
più a sinistra, di più, stop,
di tre quarti, stop,
l’occhio un po’ più languido, si
esattamente così tesoro.
Il capello
più indietro, ti si deve vedere l’orecchio in
tutto il suo splendore,
uno splendido padiglione
auricolare.
Le guancie di Mademoiselle Coco sono morbide e arrossate dal trucco, il
fard lascia una leggera traccia rosea sulle mani del regista che le
aggiusta una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Gli sguardi si incontrano, ma lei non mantiene quel contatto magnetico
a lungo.
Si lascia cadere sul letto di schiena, lui le appare al contrario, il
mondo è al contrario.
Mademoiselle Coco sorride alla telecamera, un sorriso appena accennato
e sensuale –
“morditi il labbro, esatto, bene, avanti”
consiglia il regista – e poi lascia scivolare la zip della
tuta verso il basso, in un basso ronzio, scoprendo un gioiello di vetro
e perla che luccica in mezzo al petto.
Lui la osserva per un po’, scatta un’altra foto e
poi annuncia che va bene così.
Ecco che la stanza si svuota, tutti tornano al montaggio, alla musica,
lui farà gli ultimi scatti.
Lei solleva la gamba in attesa e il suo regista la accontenta, apre la
zip liberando la gamba dalla tuta aderente, poi le fila lo stivaletto
dalla punta nera e lucida.
Si apre in un sorriso solare mentre quella rimane ancora indecifrabile
con l’occhio truccato di nero, egiziano. Scopre il piede
smaltato fango come le unghie corte della mano e quella giocosa subito
si gira, calando lentamente la tuta e scoprendo la schiena bianca e
spigolosa.
Di schiena sente gli scatti, può immaginare le inquadrature
e i flash che impallidiscono la sua pelle – “girati, di profilo,
un sorriso, si, così, adesso calati la tuta e poi ti avvolgi
in quell’asciugamano, poi vieni verso di
me…” – e quando avvolge il
corpo sottile nella morbida spugna dell’asciugamano
immacolato avanza gattoni, i suoi occhi scuri seguono sfidano
l’obbiettivo con lascivia e con un cenno lo invita a farsi
avanti, a sdraiarsi su di lei, su quel letto – “il tuo
nome. Dillo in un sussurro” –
“coco mademoiselle”, lo sussurra come un segreto
mentre fra le loro bocche la distanza è talmente ravvicina
che possono sentire ciascuno il respiro lieve dell’altro, il
profumo dolce che si irradia dalla signora in beige.
Lo spot è finito, il regista è finalmente deciso
ad accogliere l’invito, ora che il suo lavoro è al
termine.
Con la camicia aperta, si affretta a chiudere la porta, a far scattare
la serratura, ma quando si gira la scena è vuota, la sua
controparte è sparita,volata via dalla finestra con la
rapidità furtiva di una volpe e lo osserva con un sorriso
enigmatico, a cavallo della sua moto beige.
Quando il giovane regista la raggiunge, un moto di sorpresa,
quasi stupefatto, è ancora evidente sul viso.
Ma lei ha terminato e stringe nelle mani il suo bottino, una piccola
bottiglietta quadrata di profumo che scompare di soppiatto nella tuta
beige.
Intorno a lei scorre Parigi dorata, al tramonto.
“Coco Mademoiselle Chanel”.
“Ok bene,
ragazzi per oggi può bastare”
“Grande, Joe,
ho bisogno del mio Jeans e di un paio di converse”
“Ma come siamo
selvaggi.”
“Sono un
animale confortable, io.”
“Ragazzi
qualcuno ha voglia di un caffè? Joe? Keira?”
“Albert, per
me un the.”
“Conosco una
sala da the molto carina. Ci allontaniamo dal casino dei macchinari e
delle scene?
è
praticamente dietro l’angolo.”
“Noi andiamo,
tu vieni Keira?”
“Andate che vi
raggiungo.”
“Ok, ti porto
un caffè da Starbucks”
“Oh Albert,
sei un tesoro.”
“De rien,
mademoiselle.”
Note
* “Non sarebbe niente senza un profumo” liberamente
riadattato dal verso “It wouldn’t be nothing
without a woman” della canzone “It’s
a Man’s World” di Joss Stone
* Ispirato a Coco
Mademoiselle Chanel – IL FILM
Diretto da Joe Wright, con Keira Knightley e Alberto Ammann
*altre
info e fonti utilizzate
Angolo
dell’autrice
Questo è un omaggio ad un’attrice che amo molto,
più per la sua bellezza e il suo stile inglese che per la
sua bravura nella recitazione.
La storia sarà forse un po’ noiosa e inutilmente descrittiva, comunque non
c’è e non ci deve essere approfondimento
psicologico.
È uno sfizio.
Quello che tenevo ad incrociare sono i due piani di regia,
un’idea che mi è molto piaciuta dello spot di
Chanel: il piano di regia interno, che costituisce la storia (la
modella che prova per un servizio fotografico) e un secondo piano di
regia, quello di Joe Wright che gira lo spot con Keira e Alberto,
personaggi/persone che si rivelano subito in netto contrasto con Coco e
il regista, i personaggi che interpretano.
Mi piaceva semplicemente cogliere questo piccolo dettaglio, tentare del
"metacinema" con l’ausilio del corsivo.
Have fun,
Neal C.
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