passeggiate notturne
Ciao! Finalmente dopo un bel po' di tempo mi è tornata l'ispirazione!
Come sempre spero che questa breve storia vi piaccia e spero ancora di più che qualcuno
abbia voglia di lasciare una piccola recensione!
Vi auguro una buona lettura!
Passeggiate notturne
A
lui piaceva aggirarsi di notte per i corridoi, ormai era diventata quasi
un'abitudine. Aggirarsi per il castello nelle ore più profonde, quando tutti,
studenti e insegnanti, dormivano, gli dava quasi una sensazione di potere.
Oltre al fatto che aveva visto posti che non pensava neanche che esistessero!
Nemmeno quando era vivo aveva visitato tutti quei luoghi strani di Hogwarts.
Già,
ora non era vivo, e neanche un fantasma. Ma un semplice ritratto come tutti gli
altri che stavano appesi nell'ufficio del Preside. O meglio, della Preside,
visto che dopo la Guerra quell'incarico era stato preso da Minerva.
Era
anche un ritratto, ma si trovava nel mondo della magia! E in quel mondo i
ritratti potevano andarsene a zonzo per il castello, attraversare le cornici
degli altri e recarsi in tutti i luoghi in cui era possibile trovare un dipinto
per essere ospitati.
Di
giorno Severus preferiva starsene tranquillo nella sua cornice, a dormicchiare
o a sentire i pettegolezzi che si raccontavano gli altri ritratti dei
precedenti presidi, anche se a lui non interessavano realmente quelle voci di
corridoio. Così come quando era vivo, anche il Severus ritratto era schivo e
poco socievole, preferiva ascoltare e non parlare, osservare attentamente i
dettagli ma senza farsi notare. Sì, i maghi potevano venire ritratti, e i loro
corrispettivi su tela acquisivano esattamente le stesse caratteristiche e lo
stesso carattere dei proprietari (o ex) in carne e ossa.
Così
Severus di notte, schivo e silenzioso come un pipistrello, passava di cornice
in cornice, senza svegliare coloro che le abitavano, intenti a sonnecchiare
nell'attesa dell'alba. Aveva esplorato tutti i sotterranei: gli erano sempre
piaciuti, non per niente ci abitava, ma visti da quella nuova prospettiva
avevano un fascino diverso. Finiti quelli aveva deciso di esplorare un piano
alla volta, senza fretta, tanto aveva tutto il tempo che voleva. Con metodo
aveva cominciato dal primo, e così il secondo, trovando sempre qualche
dettaglio o particolare che gli era sempre sfuggito ai tempi in cui era troppo
occupato a evitare che qualche studente incapace facesse esplodere il proprio
calderone e non solo!
Quella
notte doveva iniziare il terzo piano. Gli vennero in mente quei giorni di otto
anni prima in cui in quel piano era rinchiuso un enorme cane a tre teste, e si
era quasi fatto strappare una gamba a morsi per cercare di salvare la Pietra
Filosofale. E tutti che credevano che volesse rubarla! Modestamente, pensò, ho recitato
molto bene la mia parte, alla fine non capivo quasi più se stavo recitando o
no! Fece un gesto con la mano come per scacciare quei pensieri, e si
lasciò scappare un sorriso ironico. Sì, un sorriso. Quando era in vita aveva
sentito molti prenderlo in giro, pensando di non essere sentiti, dicendo che
era talmente crudele che non era capace di sorridere. Ma lui sorrideva eccome,
nelle sue stanze private, soprattutto quando un ricordo improvviso faceva
capolino nella sua mente, magari nei momenti di estrema noia in cui gli toccava
correggere decine di temi di alunni che non sarebbero mai stati in grado di
produrre una pozione almeno decente.
Iniziò
ad aggirarsi per i corridoi, facendo sempre ben attenzione a non produrre alcun
rumore. Conosceva bene quel piano, ci aveva passato molto tempo anni prima
quando spiava il professor Raptor per cercare di capire che intenzioni avesse,
ma ora voleva vederlo da quel nuovo punto di vista. Girovagando a caso tra un
quadro e l'altro, con la testa piena di ricordi si ritrovò, quasi senza
essersene accorto, nella Sala dei Trofei. Si guardò intorno velocemente, non
gli era mai piaciuto molto quel luogo del castello, pieno di coppe e medaglie e
altri riconoscimenti, dati spesso a gente che voleva solo mettersi in mostra,
come Potter senior, a cui era stata assegnata la targa dorata per il Quidditch.
In un angolo della stanza, in una cornice occupata da una vecchia contadina che
dormiva appoggiata alla schiena di una mucca, diede un rapido sguardo e fece
per voltarsi e andarsene, quando qualcosa all'improvviso attirò la sua
attenzione. Di fronte a lui, al centro della parete, era stato appeso un enorme
quadro, che non aveva mai visto prima: sopra vi erano ritratte molte persone,
con il castello di Hogwarts sullo sfondo. Molti di loro erano appisolati sul
prato davanti al castello, alcuni facevano una passeggiata notturna sulle rive
del lago.
Dopo
uno sguardo più accurato Severus si accorse di conoscere molti di quei visi lì
raffigurati, e a un'osservazione più attenta capì che i soggetti erano tutti i
membri appartenenti all'Ordine della Fenice, sia coloro che erano caduti
durante le due Guerre magiche sia coloro che erano ancora in vita, come la
professoressa McGranitt o i coniugi Weasley. Severus non era in quel dipinto,
così come non vi compariva Albus Silente, perché a loro due spettava il posto
nell'ufficio del Preside.
Dopo
aver realizzato tutto ciò al Severus dipinto iniziò a battere forte il cuore.
Se in quel quadro erano rappresentati tutti, ma proprio tutti, quegli eroi che
avevano sconfitto l'Oscuro Signore, allora voleva dire che da qualche parte
doveva esserci anche lei!
Affannato,
e soprattutto deciso a non farsi vedere ma con l'intenzione di tornare la notte
seguente, girò sui tacchi e silenziosamente tornò alla sua cornice nell'ufficio
della McGranitt, giusto in tempo per vedere l'alba fuori dalla finestra e
fingere come tutte le mattine di aver passato una lunga notte di riposo.
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