Passeggiata invernale
Esco, mentre tutti
festeggiano.
Il calore del focolare è piacevole, ma il chiacchiericcio dei parenti è
molesto: li vedo una volta l'anno, e ad ogni festa mi ricordo del
perché.
Meglio un freddo autentico che un falso calore. Meglio che soffra la
pelle piuttosto che il cuore.
Mi prendo quindi il cappotto ed esco con una scusa.
"La messa", dico, quando fuori ormai è buio.
Non sapevano di questo lato religioso, mi confessano l'ultimo momento
prima di abbandonarli.
Neanch'io, se per questo, quella era solo una scusa. La mia meta sarà
una golosissima cioccolata con un altrettanto appetitosa ciambella
ripiena di ciliegia.
Almeno quella è una dolcezza autentica, rispetto ai loro falsi toni di
voce.
Cammino, cammino, mentre il vento freddo mi scompiglia i capelli. Avrei
fatto meglio a mettermi un berretto o una sciarpa, ma quando me li
tolgo li abbandono sempre in giro e me ne dimentico.
Un po' come i miei parenti, appunto.
Ma gli occhi scrutano di qua e di là, lungo il tragitto. Il paesaggio è
ovviamente desolato, chi mai potrebbe essere così folle da affrontare
le intemperie, nell'unica occasione di potersi rinchiudere in casa con
la Play e i parenti?
Io non ho la Play, solo i parenti, e le chiacchierate dopo un bicchiere
di vino si perdono in sproloqui dialettali, luoghi comuni e solite
discussioni, i cui toni misantropici e razzisti, a cui per anni non
avevo fatto caso, cominciano a darmi sui nervi.
Con la loro assenza ho sempre avuto modo di leggere e interessarmi a
cose nuove. Loro no, la solita routine calcio, politica, acciacchi
personali.
Se improvvisi loro qualche altro argomento, ti guardano come se avessi
parlato arabo.
"Che palle", Mi dico.
Ma non sono l'unico essere vivente nelle strade, pare.
Raggiunto il centro, infatti, l'ambiente diventa più frequentato.
Una ragazza in minigonna trema in attesa del tipo, in evidente ritardo.
Poverina, vestita così azzardatamente, magari per fargli una gradita
sorpresa, e lui manco ci farà caso.
E intanto fioccano gli sguardi disapprovanti e i commenti irrispettosi
della gente per bene.
Chissà poi perché "per bene", quando l'educazione insegna che non è per
niente "per bene" sparlare della gente che incontri per strada.
Io la guardo con occhi diversi, un po' perché è davvero bella, un po'
per compassione per quello che sta passando per un amore che forse
neanche la merita. O forse è solo follia, visti l'abbigliamento e il
periodo.
Sinceramente, non sapevo se per lei fosse più rigida la temperatura o
il giudizio dei passanti.
Passai oltre.
Golosa pausa cioccolato e ciambella, che magicamente mi rimette in pace
con il mondo.
Sulla strada del ritorno, passo dal parco.
C'è una pista da pattinaggio a rotelle, di solito abbandonata per dieci
mesi l'anno, quando non devastata da teppistelli dell'età del mio
nipote più grande, tra graffiti - pardon, scarabocchi spray, che forse
il mio nipote li disegnerebbe meglio. Il mio nipote più piccolo. - e
biciclette ammaccate.
Invero, vedo una famiglia spensierata che ha portato i figlioletti a
pattinare. Lui con un triciclo, lei, più audacemente, con ai piedi dei
roller, più pericolanti di un paio di trampoli.
Per compensare, la bimba è più bardata di un cavaliere, con caschetto,
ginocchiere e gomitiere (si chiameranno così?).
Lei arranca goffamente
sui pattini, controllata ad ogni passo dai genitori.
La madre si preoccupa, "Tesoro, sei stanca?", cerca di suggerire con
una falsa scusa, "Se vuoi smettiamo".
Ma il padre, vedendo l'entusiasmo della figlia, è dell'avviso opposto.
"No, dai, ha le protezioni", spiega.
La bambina a un certo punto perde l'equilibrio e cade.
Anche se a dieci metri di distanza, mi lascio sfuggire un "Oh mio dio".
Ma lei si rialza.
Riprova a pattinare, ma cade di nuovo.
Altro sussulto, da parte mia, e da parte dei genitori, ma lei ride.
Mi tranquillizzo, e le faccio un cenno con il pollice all'insù.
Rimettendo le mani in tasca mi allontano, sperando che la coppia non mi
abbia notato: è imbarazzante, in fondo non ci conosciamo.
La situazione mi fa riflettere.
Chi pensa che i
bambini siano ingenui, fa un ragionamento ancora più ingenuo.
Sono come gli animali, e alla stessa maniera, capiscono e percepiscono
molto di più di quanto gli adulti sembrino accorgersi.
E' solo che, proprio come gli animali, possono arrivare ad amare gli
altri più di quanto non amino sé stessi. Forse è questa la vera
'ingenuità' che gli adulti hanno davvero perso.
La mia parte adulta continua a rimproverarmi il gesto appena compiuto.
"Gli adulti non fanno gesti agli sconosciuti". E' vero.
Ma è anche vero che quel gesto è stato spontaneo.
Anzi, a dirla tutta, è stato un segno di autentica ammirazione.
Quella bambina ha fatto qualcosa che io, i suoi genitori e il parentame
che mi infesta casa in questo momento, possiamo solo invidiare.
Noi, persi nei nostri treni mentali per ogni piccola o grande
sciocchezza che la vita ci regala. Spesso, conseguenze di altre
sciocchezze, quelle che facciamo noi.
Tornando con aria rassegnata verso casa, passo il tempo a meditare su
quella capacità.
Riuscire a ridere dopo
una caduta, mi domando chi ancora ne sia capace.