Libertà

di Tinosa
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Quella notte le strade di tutta l’Inghilterra erano continuamente tormentate dall’incessante pioggia, che bagnava chiunque avesse voluto sfidare l’oscurità.
La luna in cielo era quasi visibile, le nuvole avevano deciso di coprire il mondo intero come una coperta, e di nascondere all’universo quello che stava per accadere.
Un 'ombra si aggirava tra il viottolo di una casa abbandonata e malridotta a Godric's Hollow, sfoderò un lungo e sottile oggetto di legno dalla manica destra del mantello nero che indossava, e pronunciò con un tono quasi impercettibile: << Lumos!>>.
Improvvisamente una grande sfera luminosa apparve sulla punta della bacchetta, e illuminò l’intero tragitto.
Con passo veloce, l’ombra si affrettava ad entrare in un piccolo recinto, circondato da alberi spogli e zuppi di acqua. Il luogo oscuro e misterioso presentava delle tavole di marmo infossate nel terreno su cui c’erano scritti nomi e cognomi di tanti uomini.
La ghiaia scricchiolava con l’avanzare dell’uomo, che d’un tratto si fermò davanti ad un sepolcro, diverso dagli altri per dimensione e forma. Era il più grande, di colore azzurro come il cielo in estate, con una grafia che definiva comprensibile le lettere di quell'identità: Harry Potter.
Un gufo grigio bubolò volando sul capo dell’uomo, irriconoscibile per il cappuccio che indossava, e si fermò su un lampione poco distante ad osservare.
L’ombra puntò la bacchetta contro il fosso, inarcò le sopracciglia e parlò: << Dalla vita alla morte; dalla morte alla vita. Qual è la differenza? Vivificabo, Harry Potter!>>. Urlò l’incantesimo più intensamente:  << Vivificabo!!!>>
Nel silenzio più assoluto, la pioggia cessò di scendere. Le gocce si fermarono a mezz’aria e ogni luce del mondo si rifugiò in se stessa, spegnendosi per la paura.
Un tumulto provenne da sotto terra, precisamente sotto i piedi dell’uomo che si spostò immediatamente, ma non riuscì a rimanere in equilibrio e cadde sul terreno infradiciato.
La tavola azzurra si frantumò in mille pezzi, un fascio di luce verde proveniente dal fango della sepoltura si proiettò in cielo facendo apparire un gigante teschio che apriva le ossa della sua bocca da cui fuoriusciva un serpente in movimento, come se un film venisse rappresentato su una parete scura.
L’uomo si alzò in piedi e, puntando nuovamente la bacchetta contro le schegge di marmo, affermò soddisfatto: << Bentornato, signor Potter!>>
<< A te, Piton.>> disse il ragazzo occhialuto con un sorriso sagace.



 
Chiedo venia per la brevità di questo capitolo, ma davvero l'ho scritto di getto in dieci minuti. Grazie a tutti per l'attenzione!




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