Diede un’ultima carezza sulla fronte di Linalee e si alzò in piedi, battendo un po’ le
mani sulle ginocchia, per pulirle.
Prese un profondo respiro e si guardò attorno.
Era di nuovo lì, con loro.
Era di nuovo con la gente che amava..
e oltre ad essere felice era anche terribilmente triste.
Sorrise agli altri, a Bookman che
ora controllava la situazione della ragazza in silenzio, e diede uno sguardo a Kanda e Marie, seduti poco fuori dal ponte. Fece un paio di passi, dando le spalle al
gruppetto a terra, per avvicinarsi a loro, quando dall’altro lato, al
buio, vide una figura conosciuta accovaciatta contro
il muro.
Lavi..
Gli si avvicinò in silenzio, scomparendo alla vista
degli altri, che iniziavano a sistemarsi sul terreno per riposare, e si sedette
al suo fianco, vicino quel tanto da potergli sfiorare il braccio con il
proprio.
Lo fece sobbalzare, e poté scrutare a fondo quel
profondo occhio verde che ora la fissava un po’ dilatato.
“Ehi, non ti avevo sentito.. sono.. un po’
stanco..” tentò di giustificarsi
grattandosi la testa, tornando a guardare di fronte a se.
Allen rimase in silenzio, a
fissargli il volto, sentendo di nuovo quella sensazione
di colpevolezza bruciargli dentro “..scusa Lavi”
Il rosso scosse la testa, abbassando lo sguardo “scusa
tu, per non averti aiutato –iniziò deglutendo- per non averti
salvato..”
Il più piccolo gli sfiorò il braccio con le
dita, stringendoglielo dopo poco “non c’era nulla da
salvare!” disse con intensità, cercando di farlo voltare “..è andata come è andata. Ora sono qui
Lavi”
Un braccio gli cinse le spalle, stringendolo subito dopo
contro il corpo dell’altro, in una morsa stretta “credevo che non
avrei mai potuto farlo” gemette Lavi, la voce rotta e la bocca nascosta
tra i capelli bianchi dell’ingelse.
Strinse istintivamente le sue braccia, ascoltando con
attenzione il cuore del ragazzo battere velocemente, e stupendosi nel sentire
il proprio, forse, ancora più veloce.
“…salvarmi?”
“abbracciarti”
Si morse le labbra e chiuse forte gli occhi, scoppiando a
piangere come un moccioso.
Tutte quelle lacrime che stava trattenendo, seppur avesse
pianto in tutti quei giorni, ora stavano uscendo quasi a forza, stremandolo a
poco a poco.
Aveva visto la morte.
Era tornato dalla morte.
Era tornato da chi amava.
Eppure… eppure in quel momento si sentiva così.. nullo.
Così vuoto che quasi si spaventava, quasi aveva paura
di fallire, di perderli, di non riuscire a proteggerli.
Di non poter essere l’esorcista che era una volta.
“..calmati Allen.. non farti sentire, o si preoccuperanno..” mormorò la voce visibilmente commossa di Lavi, che
gli stava accarezzando la testa con fare un po’ impacciato, ma
tranquillo, continuando a stringerlo contro di se.
Annuì, sforzandosi di reprimere i singhiozzi, ma
riuscì solo a stringersi di più a lui, quasi salendogli sulle
gambe, stringendo tra le dita la sua divisa “..m-mi
sei ma-mancato..” si
lamentò balbettando, con la voce impastata, mentre Lavi guardava
preoccupato gli altri, che sembravano troppo stanchi per sentire.
“..anche tu piccolo
scemo” gli prese le spalle a forza, allontanandolo da se, scuotendolo per
farlo riprendere “ora basta piangere, ragazzina” fece un sorrisone,
come a volergli regalare forza, fermezza. Ma Allen
non riuscì comunque a smettere di piangere, mentre accennava ad un
sorriso e gli indicava il viso “..s-stai
piangendo anche tu!” rise tra le lacrime, sfiorandogli la tempia, mentre
l’occhio lucido del più grande brillava nel buio.
“no, non è vero” tirò su con il
naso, continuando a sorridere mentre finalmente nel
suo cielo si riapriva un barlume di speranza.
Con Allen accanto, sarebbe andato
tutto per il meglio.
Lo guardò negli occhi, a lungo. Fissò quell’assurda cicatrice che lo aveva segnato, che gli
condizionava la vita, quei capelli argentati, che rilucevano nella penombra
“..grazie di essere tornato Allen..”
sussurrò sfiorandogli una guancia,
accarezzandogliela con dolcezza, mentre un’ennesima lacrima del
più piccolo moriva sulla sue dita.
Gli gettò le braccia al collo, ricominciando a
piangere, questa volta in silenzio. Solo la sua schiena si muoveva e
sobbalzava, mentre il suo fiato caldo e interrotto riscaldava il collo del
rosso, che aveva ripreso a coccolarlo, come un cucciolo.
“Andrà tutto bene, ora che siamo insieme”
disse spontaneamente, suscitando un fremito nell’altro, che alzò
il viso e lo guardò dritto in volto “..insieme..-mormorò più a se stesso che
all’altro-.. non facevo altro che pensarvi Lavi..”
Il più grande deglutì e gli accarezzò
nuovamente il viso, chiudendo gli occhi per un attimo.
“posso fare una cosa che.. se
mai succedesse qualcosa ad uno di noi.. non dovrò rimpiangere?”
chiese con tono basso, senza guardarlo.
“certo che puoi..” mormorò tirando su con il naso, guardandolo
attentamente mentre tremava appena.
Alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi per un
momento “perdonami”
Premette le labbra sulle sue, tenendolo fermo per le
braccia, incurante di qualsiasi cosa li circondasse.
Allen spalancò gli occhi,
rimanendo a fissare il suo chiuso, rilassato, la luce della Luna che trapelava
sotto il ponte e gli illuminava i capelli di un ramato acceso.
Sentì il bisogno di respirare, e socchiuse le labbra
senza accorgersene, prendendo aria dal naso.
In un attimo non riuscì più a tenere gli occhi
aperti, la lingua terribilmente calda del futuro Bookman
ora strusciava sulla sua, lenta, dolce, riempiendogli la bocca.
La testa gli girava, e mentre sentiva il fiato leggero dell’altro
confondersi con il proprio, strinse le braccia attorno al suo collo, muovendo
la lingua contro la sua, abbandonandosi a quelle sensazioni così nuove e
piacevoli che lo stavano mandando in confusione.
Lavi.. Lavi, il suo amico, una
delle persone che amava di più..
Lavi.. quel suo amico che ora lo
stava baciando come nei film.
Lavi.. quel ragazzo che in quel
momento sembrava volesse dirgli “Ti amo..”
Sbattè le palpebre,
chiudendo la bocca di scatto, che aveva lasciato socchiusa
quando non si era reso conto che l’altro si era allontanato.
“Ti amo.. Allen.”
ripetè Lavi, fissandolo intensamente,
l’occhio di nuovo lucido, le mani ferme sulle spalle del piccolo inglese
che tremavano.
Tremavano come le labbra di Allen,
le guance tinte di un rosa acceso che però al
buio si potevano notare molto poco.
Lavi rimase a guardarlo, deglutendo e mordendosi le labbra.
Nervoso, nervoso per quel verdetto che il più piccolo non sembrava
intenzionato a pronunciare.
Al contrario, quello si strinse di nuovo a lui,
accoccolandosi tra le sue braccia, una guancia poggiata contro la sua spalla
“..no che non ti perdono”
Lavi sorrise, stringendolo ancora a se “..mi odierai per sempre?”
Allen sorrise a sua volta, anche
se non poteva vederlo, e scosse la testa “affatto, tutto il
contrario”
“ho una possibilità?” chiese
improvvisamente serio il rosso, teso.
“..ne riparleremo quando
torneremo a casa” socchiuse gli occhi, mentre il sonno si faceva sentire,
e gli faceva di nuovo serrare le dita attorno alla sua divisa.
“è una proposta?” ridacchiò il
più grande, accarezzandogli la testolina.
“no.. è una
promessa..” sussurrò pianissimo, con un
filo di voce “..perchè.. presto.. torneremo a casa.. Lavi..”
“..torneremo insieme, Allen”