Quia pulvis es et in pulverem reverteris

di _Salome_
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Dapprima gli parve solo di sentir cadere della sabbia sulle spalle. Poi capì che era lui quella sabbia. E aveva fatto tutto per lei.
D'un tratto gli tornarono alla mente le parole che aveva udito quella volta, in chiesa, al funerale dei genitori della ragazza:
”Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris “.
(ricordati uomo che polvere sei ed alla polvere tornerai).
-Polvere sei e polvere tornerai...è sarcastico, non trovi Rem?  È proprio ora che sto per morire, che ho compreso cosa sia la vita. Ciò che ho fatto finora, ciò che ho detto, ciò che ho provato... fermi nella sfera del tempo, non contano nulla. Solo questo momento, che è labile, è l'ultimo, fugace, è...
Non finì mai quella frase. Il suo corpo antico ed eterno si era improvvisamente ricordato dei secoli che pesavano su quelle spalle fatte di niente. Così Jealous smise di essere. Rem fissava i suoi resti con distacco.
-Fetore. E cenere. Ecco cos'è. - Concluse per lui.
Passò la mano fra quello che rimaneva del dio e se lo portò davanti al viso. Sospirò, nel lasciarlo andare a terra.
E decise di tornare dagli altri. Ma sembrava che qualcosa la trattenesse. Della polvere gli aveva bloccato la gola.
Si trovò a cambiare strada e a tornare vicino ai resti del dio.
Ma si accorse che non era lì per lui.
E poi la vide. La bocca rossa come una ferita provocata da un coltello d'avorio. Non c'era nulla bianco come quel corpo, neppure le rose, seppur nutrite della sola luce argentea della luna. Niente era più luminoso dei suoi occhi: si avvicinavano pericolosamente al riflesso tremulo delle stelle ribelli, che si specchiavano sui laghi nascosti e bui delle caverne. Riflettevano la luce di mille lune imprigionate in una rete di perle.
Allora Rem comprese. Osservò le ceneri di Jealous. Emettevano tenui bagliori.
Si portò una mano ossuta alla gola.
-Ruggine e polvere che scorrono fra le mie dita….

...o no?

 





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