»Nowhere
- La
schiena del Cacciatore era l'unica cosa che vedeva. Gli era sempre
sembrato che quelle spalle ampie, formate dai duri allenamenti e le
incessanti battaglie, dovessero sostenere un peso troppo grande per
loro. Un po' come Atlante, costretto a tenere su di sè
l'incombenza del Cielo per evitare che schiacciasse la terra, Alec si
faceva carico dei problemi degli altri e non pensava a se stesso.
- Beh,
la differenza era che il Nephilim aveva deciso da sè di
prendere quel fardello e nessuno l'aveva mai costretto a farlo. Questo
rendeva la cosa ancor più odiosa, ai suoi occhi.
- Aveva
cercato di farglielo capire ma si era presto rassegnato all'evidenza
che quello fosse parte del suo ragazzo al pari degli incredibili occhi
azzurri che lo avevano stregato.
- Aveva
accettato tante cose di Alec, tutti i suoi pregi così come i
difetti, tutte le domande e tutti i problemi e le incertezze. Aveva
accettato di aspettarlo, e di consolarlo e tenerlo stretto a
sè. Aveva accettato di lottare per lui e per i suoi amici,
pur avendo giurato anni prima che non avrebbe mai e poi mai interferito
di nuovo con le faccende dei Nephilim.
- Eppure
non era bastato, perchè davanti ai suoi occhi quella schiena
si faceva sempre più piccola, la sua figura sempre
più lontana e distante.
- Si
chiedeva perchè, ma quelle parole non riuscivano a prendere
forma che nella sua mente.
- Provò
a pronunciarle, ma si ritrovò senza voce. Provò a
chiamare il suo nome, ma si sorprese ad udire solo un fioco mormorio
che stentò a riconoscere come proveniente da se stesso.
- Sentiva
le gambe pesanti, un'immensa stanchezza. Aveva voglia di correre,
raggiungerlo, eppure qualcosa gli sussurrava che non ne valeva la pena.
Era una voce crudele, all'orecchio o forse solo nella sua mente.
- Non
la valeva?
- Rimase
a guardare il maggiore dei figli dei Lightwood sparire fra la nebbia,
sentendo solo il battito del proprio cuore nel petto. E solo in quel
momento, solo quando si rese conto che lui non si sarebbe voltato
indietro, che non
sarebbe tornato, la voce che lo aveva tradito ed
abbandonato parve tornare.
- «Alec...
Alec...»
- Il
mormorio insistente era arrivato alle orecchie del Cacciatore nel
momento in cui aveva varcato la soglia della camera da letto, di
ritorno dalla doccia con i capelli corvini ancora umidi e un
asciugamano miracolosamente bianco - aveva evitato quello viola a pois
- stretto intorno alla vita, l'aria più riposata nonostante
non avesse preso sonno che alle prime luci dell'alba.
- Doveva
essere mezzogiorno, giudicò criticamente guardando fuori
dallo spiraglio delle veneziane alla finestra; dettagli che queste
fossero di un osceno fuxia e che avessero sostituito da qualche giorno
le tende color malva che c'erano prima, apparentemente seguendo le
sfumature di quel nuovo colore in tutto l'appartamento secondo l'umore
del padrone di casa, probabilmente
- Nonostante
la camera fosse ancora immersa nella semi oscurità,
però, le lame di luce riuscivano comunque a mostrargli uno
scorcio del letto (che a chiamarlo così si era gentili,
considerato come si trattasse di un materasso gettato per terra) e le
variopinte coperte ametista e ciliegia che ricadevano scomposte sulla
figura addormentata, segno inconfondibile di una battaglia perpretata
fino a non molto tempo prima.
- E
di certo non a causa sua, valutò criticamente muovendo
qualche passo in avanti a piedi nudi sul legno freddo del parquet.
Quando si era alzato per andare a darsi una lavata si era premurato di
rimboccare le coperte allo stregone, nemmeno fosse una mammina ansiosa
come così tante volte l'aveva apostrofato con uno dei suoi
ghignetti strafottenti Jace - il pensiero del biondo gli
causò una fitta al petto che si costrinse ad ignorare.
- Ma
non era certo del suo parabatai
che si stava preoccupando, al momento.
- Lo
stregone si agitava nel sonno, i capelli scuri sparpagliati sul cuscino
e stranamente privi del solito gel glitterato («Almeno quando
andiamo a letto, Magnus! Mi ritrovo anche ad ingoiarli quei dannati
brillantini...»), l'espressione sofferente e le sopracciglia
corrucciate a distorcere i bei lineamenti orientali. Sembrava un uomo
tormentato, in quel momento.
- Al
Nephilim si strinse il cuore a vederlo così, chiedendosi che
razza di incubo stesse affliggendo in quel modo l'uomo che amava.
Chissà, magari era a causa dello scontro contro Lilith di
qualche settimana prima; anche se lui non si era effettivamente battuto
contro la Madre di tutti i Demoni ma solo contro il suo esercito di
uomini e donne disperate, Magnus non si era perdonato l'averlo lasciato
solo per andare a cercare Camille.
- Fu
per quel motivo che si chinò, appoggiando un ginocchio sul
materasso e posizionando le mani ai lati del corpo del Figlio di Lilith
per non cadergli addosso, osservando per qualche istante quel viso
amato e poi sfiorandogli la fronte con le labbra, non senza un barlume
di imbarazzo dovuto al gesto.
- «Alec?»
- Era
una sensazione strana e piacevole al contempo. Un calore dolce, un
tocco morbido e conosciuto. Le palpebre fremettero, pur senza rivelare
quello sguardo felino.
- Il
nome gli sfuggì come una domanda ed un sospiro dalle labbra,
sentendo la morsa del sonno allentarsi e lasciarlo libero di riemergere
dall'incoscenza del riposo.
- Quando
si decise ad aprire gli occhi lo fece lentamente, quasi per abituarsi
al buio della camera si sarebbe detto se non avesse avuto quelle iridi
da gatto, rimanendo in silenzio a contemplare la figura che lo
sovrastava. La prima cosa che vide furono i marchi scuri contro la
pelle chiara, e l'ombra impalpabile delle vecchie rune sotto di essi.
Ce n'era una che contornava l'ombellico, simile ad un merletto, e che
amava seguire con la lingua per strappare sospiri al Cacciatore. Poi fu
il turno delle labbra, atteggiate in quello che sembrava indeciso se
essere un sorriso o un broncio preoccupato. Il colorito roseo delle
guance ed, infine, l'azzurro puro di quegli occhi che lo guardavano con
amore e preoccupazione.
- Ed
era lì, davanti a lui. Incredibilmente bello e reale come
non era mai stato - questo pensiero, registrò
distrattamente, era probabilmente conseguenza del sogno.
- Ma,
pur avendolo lì, quella paura irrazionale che aveva
percepito sulla pelle e dentro, fino al cuore, non sembrava ancora
intenzionata ad andare via.
- Le
braccia ebbero un fremito, ma si trattenne dal sollevarle per passarle
attorno alle spalle del suo ragazzo e stringerselo contro. Quello che
non riuscì a fare con le parole.
- «Dove
stai andando?»
- Se
la domanda lasciò perplesso il Cacciatore, questi non lo
diede a vedere. Avvertiva solamente che ci fosse qualcosa di strano,
nello stregone sotto di lui. Qualcosa che gli urlava prepotentemente di
doverlo rassicurare come quello aveva, d'altronde, tante volte fatto
con lui.
- Si
chinò di nuovo, appoggiando la fronte contro quella del suo
ragazzo questa volta, e appoggiò le labbra su quelle morbide
e leggermente socchiuse dal timore dell'attesa dello stregone.
- «Da nessuna parte»
- E
poco importava se quella fosse una mezza bugia, perchè lo
aspettavano già da un pezzo all'Istituto per riprendere le
ricerche di Jace. Sapeva che era sbagliato e che doveva mettercela
tutta per ritrovare il suo parabatai, suo fratello, ma non gli
importava. Non in quel momento.
- Sarebbe
andato dopo, più tardi, quando le braccia di Magnus che lo
stringevano forte avrebbero smesso di tremare in quel modo e il suo
cuore che sentiva battere furiosamente contro il suo petto avrebbe
ripreso i soliti battiti lenti e confortanti a cui era abituato.
- «Da
nessuna parte», ripetè.
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»L'angolino di Red«
Per prima cosa
ci tengo a specificare che questa one short è nata grazie (o
per colpa, decidete voi) di questa fantastica fanart http://31.media.tumblr.com/d8b3e55bb8cf6352397793fee0944389/tumblr_mzg6y782eO1qck31zo1_1280.jpg
di Cassandra Jean.
Seconda cosa,
questa è la prima Malec che scrivo e la prima storia che mi
vede approdare su questo fandom. Se ci resterò o meno, lo
scopriremo solo vivendo (?).
Terza cosa, il
tutto è ambientato post
Città degli Angeli Caduti. L'incubo di Magnus
lo vedo un po' come premonizione di ciò che accade in Città delle Anime
Perdute, anche se ovviamente non ripercorre per filo e per
segno ciò che succede. E' solo una paura del Sommo. Detto
questo, non sono del tutto convinta di come sia venuta nè
dell'IC dei personaggi. Ma oh, quel che è fatto è
fatto. Non potevo non scrivere sulla mia coppia preferita.
Quindi...
quindi alla prossima. Forse.
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