IV - Come tutto ebbe inizio
L'ardore della piccola donnola fù in poco
tempo smorzato benchè fosse ben armato e con il cuore
traboccante di coraggio e determinazione, inciampò nella discesa
della duna dopo un paio di passi ruzzolando giù inseguito dalle
due guardie a cui era diretto un rumoroso e sottile:
"AIUTOOO!!!"
Brant e Vinter cercarono di seguirlo senza perderlo d'occhio, ma
così non fù quando raggiunse rotolando la coda
dell'esercito disperdendocisi, i due mi fermarono e si fissarono l'un
l'altro e con un lungo sospiro da parte del più anziano Brant si
avventurarono nel mare di armature e corazze per ritrovare il perduto
Daxter.
Nel frattempo Mar, il quale era attorniato da decine dei suoi decisi
più che mai a proteggerlo da quelle creature infide si
lanciavano all'assalto fendendo la sabbia con colpi ben piazzati e
sinuosi come il battito d'ali di un lucertolone alato a caccia di
canguratti in mezzo alla tormenta.
Mar li osservava compiaciuto come un padre e ringhiando come non faceva
da tempi di scontri lontani balzò in tempo di fronte a lui prima
che un suo uomo venisse colpito da un giaguaro di metallo il quale
scomparve sotto il pesante colpo della lancia del re con un orrido
suono.
Mar rimase fermo per un attimo respirando profondamente e ripensando a quei mostri, a ciò che stavano combattendo.
"Un Grugnito." Commentò l'uomo appena salvato, era per metà shockato, e rimase col suo sovrano per un momento.
"Come dici?" Chiese incuriosito Mar voltandosi e il soldato rispose
deglutendo senza fiato e indicando la macchia nella sappia sotto la
lama del re:
"è ciò che penso che sia, è il centesimo che odo
morire oggi, e tutti sono scomparsi con un grugnito, li chiamo
così."
E tornando entrambi ad osservare il suolo, Mar si ricordò della
sua prima caccia ai Grugniti assieme a Sig, quell'omone privo di
cervello era uno dei compagni più fidati dei due re, ancora
prima lo diventassero, fù tra le prime persone che li aiutarono
ad integrarsi nel nuovo mondo.
Purtroppo nessuno ebbe il tempo di rimembrare momenti felici della
propria vita, l'esercito si era ormai scontrato con le prime schiere di
teste di metallo e una miriade di luci e scie si distinguevano in
lontananza, i suoi uomini stavano cadendo uno dopo l'altro, zampilli di
luce e di tenebra vibravano alti nel cielo fino a scomparire nel nulla,
ma nessuno sembrava voler indietreggiare, ormai era il momento di
conoscere la verità, alla fine di quella battaglia ci sarebbero
stati solo loro, o quei meschini mostri.
Mar riprese a correre urlando a gran voce e con la rabbia che oscurava
i suoi occhi, saltava da un punto all'altro danzando nel vento
trasporato dalla sabbia, alcuni soldati erano incantati da quelle
fluide movenze, la sua lama scintillava sotto il sole del tramonto e
nè Grugniti, nè scorpioni potevano nulla contro quella
foga e vitalità.
L'asta roteava, roteava nel palmo della sua mano fin dietro la schiena,
lacerava quei corpi e quel metallo come le talpe fulmine lo fanno con
la terra, saettava da un punto all'altro arrivando a vincere anche
qualche nuova creatura volante, danzanti mante veleggiavano nell'aria
fionandosi sopra l'esercito ramato del re.
Vinter intanto, alla continua ricerca del loro secondo sovrano, scorse
la coda di Daxter tra i piedi di un soldato nelle vicinanze e
scostandolo violentemente riuscì a salvarlo, esso si trovava con
la testa incastrata sotto la sabbia, ma per lo meno, non avevo ancora
perduto la sua arma che teneva ben stretta in una zampa nel disperato
tentativo di spingersi fuori.
Vinter allora chiamò a gran voce:
"Comandante Brant!"
E lasciando la sua arma a terra cercò di tirare con entrambe la
possenti mani fasciate l'esile corpicino arancione di Daxter che con un
POP schizzò fuori e volò in dietro colpendo il petto
rinforzato di Brant il quale era giunto svelto in risposta alla
chiamata, dopodichè il piccoletto cadde a terra privo di sensi.
Vinter vi si avvicinò colto dal panico chiedendo spaventato:
"Sire" Sire! State bene?!"
Nessuna risposta.
"Fulmine Arancione!"
Daxter allora alzò lentamente la pesante testa rintornita e ordinò mangiandosi le parole:
"Che non pensiate di dirlo ad anima viva, chiaro?"
"Sissignore." Rispose subito Vinter, Daxter alzò la testa in attesa della seconda risposta e Brant:
"Sissignore."
Il giovane porse una mano alla donnola, ma si rifiutò, si
rialzò da solo ripulendosi dalla sabbia e raccogliendo da terra
la sua arma fece:
"Bene. Andiamo ragazzi, questa battaglia non si combatte da sola."
Entrambi si gettarono un'occhiata di esasperazione e lo seguirono nella
mischia, prima che venisse rapito da un gruppo di mante volanti e
portato in alto.
"AIUTOOO!!!" Gridò di nuovo mentre Brant e Vinter lo fissavano
ancora più esasperati salire in alto in preda a quelle grida
imbarazzanti.
Mar continuava a combattere senza ritegno, la forza in lui aumentava
sempre più anzichè sparire, e invece di accusare una
qualche stanchezza appariva agli occhi di tutti come un Dio sempre
più potente e invulnerabile, ogni creatura gli si parava
davanti, lui la colpiva e colpiva finchè non fosse giunto il
momento di fiondarsi su quella successiva.
Stupide bestie, false copie degli animali che popolavano il loro mondo,
ma che si erano votate all'Eco Oscuro e ora sarebbero perite nella loro
stessa materia avrebbero conosciuto gli effetti di ciò che
avevano scatenato uscendo dal loro tenebroso antro dimenticato dai
Precursor.
Ad ogni colpo, e ad ogni sua vittima, Mar avvertiva un cupo potere
accrescere in lui e vaghi ricordi tantavano di impadronirsi della sua
mente accecando momentaneamente i suoi giudizi, ma non voleva
accettare quelle verità, non ancora, non voleva fermarsi adesso,
non voleva consumarsi nell'odio e nella rabbia.
Con un salto ruppe le schiere nemiche e prima di realizzare che si
trovava solo accerchiato dai luminosi crani delle teste di metallo
atterrò su di loro con ferocia inaudita roteando la lancia e
roteando su sè stesso spazzandone via a decine e così
spazzò via le decine successive che ebberò l'audacia di
avvicinarsi.
Un'enorme chiazza chiara si era formata in mezzo all'orda oscura e solo
quando i suoi uomoni si avvicinarono Mar si placò silenzioso
lasciandoli avanzare.
Gli sembrava di aver già vissuto quel momento, moltissimo tempo
fà, prima di diventare Mar, quando era ancora il re di Spargus,
quel preciso momento in cui tutta quella gente correva, ma non per
combattere, nè tantomeno così coraggiosa, ricordava
invece la disperazione, una miriade di persone che fuggivano, correvano
in preda al panico per le strade di Spargus, chi con in braccio
bambini, altri con averi personali e con i loro mezzi, chi al galoppo
di Lucertoloni, chi a bordo delle loro auto del deserto, altri erano
riusciti a trovare la salvezza salendo a bordo su scialuppe volanti
dirette a Heaven City.
Mar, allora Jak, era fermo come ora e fissava qualcosa, qualcuno, i
grandi ed immensi occhi di Keira si trovavano lì davanti a lui,
entrambi si guardavano e si perdevano negli occhi lucenti dell'altro
come se non dovessero rivedersi mai più.
"Jak, ti prego." Fece smorzata dal dolore la giovane ragazza e ancora più affrando rispose Jak:
"Mettiti in salvo Keira, c'è una scialuppa che aspetta solo te alla spiaggia."
"Non puoi costringermi, io vengo con te!" Ribattè lei.
"Io sono il tuo re!" Strillò lui spaventandola leggermente
più di ciò che stava accadendo e dopo un attimo
continuò:
"E questo è un'ordine Keira, vai."
Rimasero nuovamente in silenzio, alle spalle della giovane vi era il
loro consigliere Peker, il pappagallo parlante al quale spettava il
compito di portare la regina in salvo e nello sforzo di evitare il
continuo sfrecciare a casaccio dei passanti spaventati,
consigliò sbattendo freneticamente le sue ali blu-giallastre:
"Mia regina, è ora di andare."
Mentre lei finì con l'abbassare lo sguardo, alle spalle di Jak
arrivò zampettando anche Daxter seguito dalla piccola Tess il
quale intimò al compagno:
"Hey amico, dobbiamo andarcene da qui."
E dopo il rombo di un esplosione nelle vicinanze specificò terrorizzato:
"ADESSO!"
Jak non sapeva che dire, tutto stava accadendo così in fretta.
"Io..."
Ma prima ancora che potesse finire di rispondere, alle sue spalle udì anche le parole di Samos più indietro:
"Ragazzo, non abbiamo più molto tempo, vieni!"
I due si lanciarono un'ultima occhiata e lui:
"Devo andare."
Lei non si mosse, guardò con un misto di rabbia e diniego Jak
che le voltava le spalle e successivamente suo padre, il quale
però, con un sorriso ben nascosto le fece cenno di seguirli.
Allora sulle labbra della ragazza si materealizzò un sorriso
lucente che pensava non sarebbe mai più comparso e
accennò un "SI" trepitante e riconoscente.
Ella indietreggiò.
"Mi dispiace mia signora, ma vedrà che..."
E interrompendo le parole del volatile, essa ordinò puntandogli un dito contro:
"Peker, porta quante persone puoi in salvo sulla scialuppa reale."
"Co-come dite?!" Starnazzò il pennnuto mentre lei si allontanava.
"E voi che farete?!" Continuò nel tentativo di inseguirla sbattendo goffamente le sue ali colorate.
"Faccio quello che so fare meglio." Concluse lei allontanandosi e
lasciando il povero Peker alla mercè dell'intera città
impazzita.
La regina diede gli ultimi ordini di evaquazione, corse varcando le
porte del suo castello, ordinò alle ultime guardie di aiutare i
civili in difficoltà e una volta rimasta sola, attivò un
ascensore che la portò verso il basso nel profondo del
sottosuolo della sua immensa casa.
Jak nello stesso momento spintonava gli ultimi abitanti nel tentativo
di farsi strada verso le porte della città, mentre Daxter e Tess
sfrecciavano tra piedi, gambe e rocce superando il vecchio Samos ormai
stanco.
"Sono troppo vecchio per queste cose." Commentò tra sè e
sè il saggio che venne colto da Jak e tenuto in braccio fino
all'arrivo.
Le porte erano spalancate, nessuno fù tanto stupido da perder
tempo in una situazone di pericolo per barricare una città ormai
destinata a cadere, stava accadendo qualcosa oltre le montagne e sotto
il deserto, fari e luci immense si sprigionavano oltre le alture come
un'immensa aurora celestiale.
Jak rimase incantato ad ammirare quello spettacolo tanto incredibile
quando pericoloso, le varie lanterne e barlumi lucenti varcavano i
cieli atterrando orribilmente vicino la città esplodendo in un
tripudio di Eco di Luce ed Eco Oscuro.
"Ehm Jak..." Disse Daxter vagamente preoccupato indicando i parcheggi
della città dove si trovavano, il re si voltò e
ciò che vide fù il nulla.
Niente, nè una mezzo, nè una creatura alata da cavalcare,
non avevano alcun modo per completare la loro missione, il popolo era
disperato a tal punto da fuggire a bordo dei mezzi reali.
"Dovevo aspettarmelo, stupido." Si rimproverò Jak.
"E adesso che facciamo?" Chiese Tess a chiunque avesse il buon cuore di rispondere e così fece Samos dalla spalla di Jak.
"Tranquilli, ci ho già pensato io."
"E come? Ci vuoi trasformare tutti in Flut-Flut per caso?!" Si pavoneggiò Daxter e il saggio rispose a tono:
"Con te potrei anche farci un pensierino, ma no! Ecco il nostro mezzo."
E Hellcat proveniente direttamente da Heaven City si avvicinò a
loro dall'alto e atterrò con eleganza unici degni del migliore
agente Kremizi del regno.
"Ashelin!" Fecero sorpresi Jak e le piccole donnole.
La sinuosa e prosperosa figlia del defunto barone Praxis fù
invitata da Samos per aiutarli nella loro ultima impresa insieme,
un'impresa perciolosa e senza certezze proprio come quelle in cui si
trovarono pressochè sempre, le imprese che l'agente Kremizi
preferiva in assoluto, sempre dedita agli scontri e mai tirata indietro.
Ashelin impersonava lo spirito di ciò in cui credeva la veste
Kremizi, non la corazza rinforzata, le armi laser, al plasma o a Eco di
cui erano dotati, i Kremizi vestivano il loro corpo con scritture e
antichi codici Precursor su tutto il loro corpo, ben scolpiti nel loro
animo e sotto la loro pelle.
"Forza, salite a bordo. Ho visto quell'affare dall'alto e non promette
niente di buono."Disse con calma e inibita facendo tuttavia loro una
consapevole fretta.
Tutti si appropinquarono al mezzo in velocità nel tentativo di
salire nella traiettoria di un'abbagliante luce che si ingicantiva col
passare di pochi secondi, una luce scintillante di bianco e nero e
viola incendiata di Eco ed era diretta proprio verso di le loro teste.
"Forza, forza forza!" Intimava Ashelin, Jak fece sedere Samos sul
sedile di fianco alla ragazza, Jak si sistemò aggrappato sul
retro dell'Hellcat e ancor prima che Daxter fosse salito completamente,
la nave si innalzò lasciando penzolare nel vuoto le zampe
posteriori del piccoletto il quale si lasciò scappare un
terrorizzato:
"WOOOA!!!"
Tess allora allungò una zampa per tirarlo su e grazie ad un
colpo di turbolenza, Daxter fù sbalzato a bordo finendo proprio
sopra Tess e lui riconoscente fece:
"Grazie dolcezza."
Si tirarono su e alzando lo sguardo, all'unisono entrambi lanciarono un nuovo:
"WOOOA!!!"
"Ashelin, forse è meglio se ci allontaniamo da qui." Consigliò Jak con sguardo preoccupato.
La sfera radiosa era sempre più vicina e altre più
lontane si susseguirono in direzioni diverse, ma non notando un grande
aumento di velocità, Jak continuò:
"Ashelin..."
"Ci stò provando!"
E usando un sistema di alimentazione a luce di Eco premendo qui e
là qualche pulsante, l'Hellcat partì in un attimo ad una
velocità incredibile, tanto da far perdere l'equilibrio a
Daxter, il quale con l'impatto della fiammeggiante sfera, fù
sbalzato fuori dal mezzo in un urlo di terrore.
"Daxter!" Gridarono Jak e Tess fissando il vuoto sotto di loro mentre le costruzioni di Spargus venivano rase al suolo.
"Torniamo indietro!" Ordinò Jak, ma Samos voltandosi a guardare
indietro fù di un altro parere e senza troppe preoccupazioni
ribattè:
"No! Ashelin, continua."
"Che cosa?!" Fece esterrefatto Jak.
"è un mio amico!"
"Palla di pelo..." Aggiunse Tess con gli occhi pieni di tristezza, ma
Jak non volle sentire ragioni e non capiva come Samos, quello che
poteva definirsi come loro padre poteva non provare alcun chè di
compassione per il piccolo Daxter, così, con rabbia e
determinazione degni di un sovrano tentò di ordinare:
"Ashelin, io sono il re! E ti ordino di..."
"Non c'è di chè preoccuparsi ragazzo, è destino che questo viaggio lo facciate insieme."
"Che cosa vuoi dire?" Chiese Jak.
"Col tempo capirai." Spiegò il vecchio, il quale voltandosi ad
osservare gli occhi tristi del giovane re concluse compiaciuto:
"Non morirà."
"Come lo sai?" Domandò voltandosi verso l'anziano e Samos rispose:
"Non sei l'unico ad essere pieno di sorprese."
Allora il ragazzo si voltò nuovamente e aguzzando la vista
incrociando le sopracciglia per poter scorgere qualcosa nella lieve
tempesta di sabbia che si stava addensando, la vide e i suoi occhi si
spalancarono.
"Keira." Sussurrò incredulo.
Nei sotterranei del palazzo di Spargus, la regina trascorreva il tempo
con ciò per cui era nata, costruendo e sperimentando il potere
della tecnologia e dell'Eco e nei suoi studi, creò dalla base di
un motociclo volante comune e la tecnologia di un Hoverboard, un vero
mezzo capace di viaggiare a pelo sulla sabbia.
Essa sbucò da un uscita secondaria che collegava l'officina alle
mura esterne della città poco prima che venisse completamente
distrutta da quel raggio di luce accecante che esplose in zampilli
devastanti e tutto attorno fù consumato da fiamme chiare e scure.
Sfrecciava nel mezzo del deserto ora la bella e giovane regina di
Spargus City, un panno bluastro le circondava il volto mentre un paio
di grossi visori le coprivano gli occhi; i capelli erano protetti
anch'essi da un velo biancastro e ricamato d'oro che danzava alla sue
spalle alla mercè del vento e della sabbia che via via andava
scolorendolo a poco a poco.
Keira alzò lo sguardo seguendo l'Hellcat sul quale erano saliti
Jak e gli altri non intendeva perderli ora e di certo non intendava
perdere il suo amato re per nulla al mondo, neanche a causa di
ciò che stava accadendo nel suo mondo che per quanto ora fosse
luminoso, aveva perso un po' della sua luce.
Non pensò però ai dolori che provava ora il suo popolo,
sapeva che ciò che stavano facendo era proprio per il loro bene
e mentre rifletteva ciò, Keira intravide la piccola macchiolina
arancione precipitare giù, la ragazza accelerò nel
tentativo di raggiungerlo.
Un sacco di dune si erano formate nelle ultime ore in quella che pareva
come la fine del mondo (Anche se in realtà non lo era) alcune
più piccole, altre grandi e profonde e Keira, pur essendo
conosciuta anche come una guidatrice provetta, trovava
difficoltà nel mantenere fermo il manubrio del mezzo durante la
sua folle guida.
Iniziava lentamente ad udire le grida del piccolo Precursor fra le
folate ululanti del deserto, era pronta a saltare, ma le dune erano
ancora troppo basse, perciò mentre si dirigeva verso il punto di
non ritorno, attivò il sistema gravitazionale del motociclo e
poco prima di distaccarsi dalla cima del cumulo di sabbia, il mezzo
prese ad alzarsi di una decina di metri e Keira ebbe il tempo e lo
spazio di salvare Daxter, il quale interruppe il suo continuo strillare
senza vergogna pensando forse di essere morto.
Il motociclo prese a discendere a terra, ma non tanto vicino quanto
prima, il mezzo rimase a mezz'aria, abbastanza in alto da poter
maneggiare meglio dune e folate di vento.
"Dove sono?" Chiese ad occhi serrati Daxter.
"Sono morto? Nonnina, sei tu?"
"Tranquillo palla di pelo, sei ancora tra noi." Lo tranquillizzò la regina.
"Chi? Cosa? Keira?!" Strepitò sorpreso il piccoletto spalancando
le palpebre, ma prima che potesse chiedere qualsiasi cosa o che lei
potesse rispondere, ella disse elettrizzata:
"Reggiti forte!"
Ed entrambi si diressero con velocità smodata verso le alte
montagne del deserto, dove erano diretti Jak e gli altri e da dove
proveniva la causa di tutte quella disperazione.
Sull'Hellcat la situazione si era vagamente tranquillizzata, Tess
sapeva che il suo adorato principe arancione era sopravvissuto, Ashelin
era una tosta, per quanto fosse pensierosa non lo dava mai a vedere,
Samos sperava nell'epilogo che pensava di conoscere e di aver vissuto
più volte nella sua mente e a cui si preparava fin da quando gli
fù affidato Jak, il quale era chiaramente il più turbato.
Il re non discostava lo sguardo da Keira, l'agile regina si trovava
proprio sotto di loro e li seguiva precisa e svelta e suppur
concentrato, più in profondità Jak era terribilmente
spaventato per la vita della sua amata e in parte chiaramente per il
suo vecchio compagno.
"Ci siamo quasi." Affermò Ashelin, impostando un paio di dati
per manovrare al meglio l'Hellcat nel tentativo di superare le alte
vette appuntite che regnavano su quel mare di sabbia scura.
Si innalzarono, passarono tra due enormi spuntoni di roccia e Jak perse
così di vista la sua amata, lei scomparve dal suo sguardo, ma il
re non volle accettare che forse poteva essere l'ultima volta che
vedeva il suo più grande amore e privo di speranze riuscì
a malapena ad udire le voci dei suoi compagni di fianco a lui.
"Wooo!" Esclamò Tess mentre Ashelin commentò:
"Guardate che roba."
"è già iniziato." Spiegò il saggio il quale affermò successivamente:
"Dobbiamo fare in fretta."
Jak si voltò lentamente e una luce accecante lo colpì, ma
una volta abituato, egli lo vide, un immenso, enorme vortice di luce
girava in circolo proprio in mezzo la catena di montagne, l'unica cosa
che lo limitava erano le slanciate vette che circondavano quello
scenario incredibile.
"è bellissimo." Commentò Tess nei cui occhi sgranati si rispecchiava perfettamente quella spirale luminescente.
Aure e sfere di luce bianca vagavano in circolo all'interno di quel
mantello evanescente di luce celestiale e dal fulcro si sprigionavano
quelle che erano le sfere infuocate che stavano devastando il loro
mondo mentre tre fatue luci sbiadite di rosso, di giallo e di blu
pulsavano sulle vette a distanze diverse.
Tutto era così pericoloso e dalla possente forza distruttiva,
eppure ogni membro del gruppo era come ammaliato e vagamente
ipnotizzato da quel fantastico panorama, tutto quanto aveva una strana
aria di magico e benevolo per quanto fosse terribilmente mortale.
"Non c'è tempo per questo" Ricordò Samos.
"Ashelin, portaci giù." Disse e durante la discesa, Jak ebbe il tempo di trovare alcune risposte chiedendo al vecchio:
"Quindi è questo?"
"Già."
"E quelli sono..."
"Si."
"E abbiamo una sola possibilità?"
Ma questa volta Jak non ebbe una risposta immediata, l'Hellcat
arrivò a destinazione, atterrarono sulla cima di una vetta non
troppo alta, ma abbastanza per poter ammirare ancora quell'assurdo
panorama scintillante e scendendo a terra, Samos rispose
tranquillamente.
"Tutto è già stato scritto ragazzo mio, il passato non si può cambiare."
"Ma qui ci troviamo nel futuro, come posso sapere ciò che accadrà a loro? Al mio popolo, a Keira..."
"Keira starà bene."
"Come fai ad esserne così sicuro?"
D'un tratto dal bordo della montagna balzò con energia
incredibile il motociclo della regina, il quale, seguito da uno
stridulo strillo acuto, atterrò in mezzo al gruppo di eroi; la
polvere del terreno si levò lenta mentre più impetuosa si
muoveva quella vicina all'imponente rombo del motore termico.
"Vi siete lasciati indietro una cosa." Si vantò Keira con voce
fiera da sotto quello spesso panno ceruleo, ma prima che qualcuno
potesse affermare qualcosa, dalla parte posteriore del mezzo
balzellò fuori Daxter che beato e pacifico asserì:
"Grazie mille piccola, ma la prossima volta lascia guidare me."
Tess allora corse a stringere il piccoletto annunciando in un bare di baci:
"Oh Daxter! Mio eroe!"
"Tranquilla dolcezza, avevo la situazione sotto controllo."
Continuò sfacciatamente lui crogiolandosi in quegli infiniti
abbracci, ma Jak interruppe quello spensierato momento borbottando:
"Che cosa ci fai qui?"
Keira cercò di pararsi le spalle affermando:
"Mio padre mi ha dato il permesso di venire."
Ma il re non volle sentire ragioni e asserì:
"Avevi un ordine."
"Me ne andrò, volevo solo essere sicura che andasse tutto per il
meglio." Rispose lei liberandosi di quegli stracci impregnati di sabbia
avvicinandosi a lui ed entrambi finirono con l'abbracciarsi a lungo e
alla fine, ambedue si persero negli occhi dell'altro per qualche
secondo.
"Grazie." Si lasciò scappare Jak a assa voce, ma purtroppo
vennero interrotti da Samos, il quale illuminatosi di luce verde e
scatenando un lieve terremoto che col passare del tempo peggiorava,
disse con sforzo:
"I Saggi sono tutti in posizione! Jak, è ora!"
Il re tornò per un attimo a fissare la sua amata tenendo il suo
viso tra le mani confermando a malincuore ed entrambi con gli occhi
pieni di tristezza e paura:
"Devo andare."
Lei rimase immobile, lui si allontanò in direzione di quel lento
ed ipnotizzante vortice temporale seguito da Daxter gridando:
"Samos andiamo!"
L'anziano stava usando tutto il suo potere per poter tenere aperto il
portale nella luce di quel vortice infinito e a stento riuscì a
proclamare:
"Io... io non verrò ragazzo."
"Che cosa?!"
Ribattè Jak:
"C'è bisogno della presenza di un Saggio dell'Eco per poter passare!"
Samos guardò il gruppo di giovani eroi e osservando con orgoglio
Jak vedendone il bambino che crebbe sotto i suoi occhi e i suoi
insegnamenti, concluse:
"Jak... prenditi cura di mia figlia."
"Cosa?" Sospirò lei.
Il Saggio ritrasse un braccio per poter spingere magicamente Jak,
Daxter, Tess e Keira giù dal dirupo, ma la figlia, attaccando a
correre verso il padre per fermarlo strillò:
"No!"
Ma non appena pronunciò uno smorzato:
"Papà!"
Un'onda d'urto invisibile colpì i quattro che precipitarono
giù dalla montagna urlando impauriti e attratti dalle quattro
luci colorate che li pervasero singolarmente, vennero trasportati al
sicuro verso il centro di quelle luci, dove la forza era di puro ed
impetuoso Eco.
"Samos!" Gridò di rabbia Jak e poi seguito dalla compagna spezzata dal dolore:
"Papààà!"
La sua decisione fù presa, i Saggi potevano portare una persona
per volta e secondo i piani di Jak, il viaggio era destinato solo a
lui, Daxter e Samos, Tess e Keira non potevano sapere che avrebbero
preso il suo posto, il posto di un padre che cadde per l'amore per sua
figlia.
Mentre Ashelin si prendeva cura del corpo senza vita di Samos, ella si lasciò sfuggire:
"Buona fortuna ragazzi."
E in men che non si dica, una luce folgorante li accecò tutti,
Keira sprigionò una potente aura di Eco color marino e senza che
lei se ne accorgesse, a contatto con tutta quell'energia che girava in
circolo a gran velocità, aprì un portale, un tunnel in
cui tutti cadderò e si persero, non potevano vedere nulla e
quella fù l'ultima cosa che tutti ricordarono come il luogo dove
fissero negli ultimi anni.
Da allora tutti furono votati alla riconquista, alle guerre e alle
battaglie per il loro mondo e finalmente, per quanto ne sapeva Mar,
questa sarebbe l'ultimo scontro che lui avrebbe mai combattuto,
comunque fosse andata a finire, qualunque prezzo sarebbe stato da
pagare.
Il suo esercito correva, lo superava, lo proteggeva e combatteva unito
e potente come un deciso pugno calato direttamente dal cielo da parte
degli Dèi su quei mostri.
Erano troppo abituate a cacciare i Lurker, non erano addestrati contro
le armate di re Mar, nessuna di quelle infernali creature lo era, e
nè scorpioni, nè Grugni potevano ormai niente contro
un'esercito in continua evoluzione, che imparava in fretta dalla loro
ignoranza, ora sapevano cosa aspettarsi, o almeno era ciò che
speravano.
Più di loro ne sconfiggevano, e più ne saltavano fuori,
più forti e sempre più diversi, anche queste Teste di
Metallo si adattavano alle avversità, fù così che
cominciando ad avanzare rattristato e perso nelle memorie di quello che
considerava come suo padre, Mar fù sbalzato di lato da un
potente colpo che lo catapultò a terra qualche metro più
in là.
Cadere a terra nel bel mezzo del combattimento che imperversava ormai
da quasi un'ora non sembrava affatto un bene, il Re si guardò
attorno, aveva perso la sua lancia a terra a circa quattro metri di
distanza dalla sua mano, gli uomini cadevano più in fretta delle
Teste di Metallo di cui una in particolare era diretta verso di lui,
aveva le sembianze di un uomo, camminava su due zampe, ogni zampa
contava quattro artigli ricoperti d'argento e fra le "mani" brandiva
uno scettro grigiastro quasi argentato ricavato dalla pietra delle
montagne, la testa era piccola e protetta dal classico materiale
metallico che li distingueva, materiale che proteggeva anche la sua
schiena grazie ad enormi scaglie lucenti che continuavano fino alla
punta della sua lunga e grossa coda.
Si avvicinava a Mar come un sicario in procinto di compiere il proprio
dovere, un vero concentrato di ferocia e determinazione, la creatura si
avvicinò sempre più veloce quando vide in lontananza,
oltre la coltre di sabbia, il re che tentare di recuperare la sua arma
da terra.
Con una mano si teneva il fianco da dove proveniva il suo dolore,
mentre con l'altra si rialzò in velocità per raggiungere
una posizione sicura, la bestia attaccò a correre, Mar era ormai
ad un metro, si lanciò verso l'asta ricoperta di sabbia, il
mostro balzò caricando un colpo col suo scettro in procinto di
atterrare con un colpo pesante e preciso sul sovrano ferito.
Mar strattonò il tessuto che circondava l'asta e la
avvicinò a sè, la recuperò e stringendola
fermamente in una mano, rotolò e voltandosi colpì
pienamente la Testa di Metallo che sbalzò di lato rotolando a
terra per svanire poco dopo in scie oscure e luci che trascesero.
Il potere di quella vittoria incrementò nel re la sua
consapevolezza e il suo ardente desiderio di liberarsi dalle catene
d'umiltà che lo trattenevano, ma udendo nuovamente le
urlà del suo compagno Daxter in pericolo, si placò e
alzò lo sguardo, ma ciò che vide non era ciò che
si aspettava, quelle che udiva erano le grida di battaglia di un
soldato coraggioso nel mezzo di un vero combattimento.
Il piccolo Precursor arancione si trovava a cavallo di una manta di
metallo; con una mano comandava quell'agile creatura, mentre con
l'altra fendeva il cielo e il vento abbattendo quei mostri uno dopo
l'altro.
"YAAA!!! Avanti, fatevi sotto!" Strillava Daxter in preda ad
un'eccitazione incoerente con la sua persona, ma Mar pensò che
quell'atteggiamento gli donava notevolmente..
"Prendete questo! E questo!" Continuava fiera la donnola.
Mar allora, una volta rialzato e assicuratosi di non essere ferito seriamente tornò alla sua missione.
Era stato buttato fuori dai ranghi, pochi soldati gli passavano accanto
per poi superarlo e colpire i loro nemici e una schiera di alte e
muscolose creature azzurre e violacee gli si piantarono dinnanzi,
sembianze umanoidi, vantando armi reali a tutti gli effetti, e armati
di curiosi scudi luminosi che provenivano come energia dai loro
avampbracci.
Emettavano suoni scoppiettanti come insetti e quegli occhi luminosi lo
fissavano come se lo conoscessero, come se l'obiettivo fosse
sconfiggere proprio Mar.
Lui allora ricambiò il loro sguardo con due occhi che seguiti da
una sforfia rabbiosa, si riempirono di nera pece e vaghi fulmini rosei
e viola gli attraversavano le dita e i capelli che andavano
scolorendosi lentamente.
Ecco allora che le creature diaboliche provarono qualcosa nei loro
crani luminescenti e per la prima volta nella loro tenebrosa e
dimenticabile vita, fecero un passo in dietro.
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