Fame

di slanif
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Fame
di slanif

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“Ho fame!”.
Mi volto a guardarti con un sopracciglio alzato: “E a me?”.
I tuoi occhi sputano fuoco: “E a te cosa? Non sei il dannato cuoco di questa nave?”.
Ti guardo altrettanto male: “Se è questo il tuo modo di apostrofarmi, allora vuol dire che non hai fame” sentenzio. Poi mi avvicino a te, ti allaccio lo zinale bianco con i cuoricini rossi intorno alla vita, ti metto un mestolo di legno in una mano e uno strofinaccio nell’altra e, annuendo, ti dico: “Arrangiati!”.
La tua faccia è la cosa più divertente che mi sia mai capitato di vedere. Probabilmente se ti avessi pugnalato con una delle tue spade ti saresti sconcertato di meno.
“C… co… come?”.
Balbetti come un cretino, e te lo devo far notare per forza: “Sei un idiota”.
“Dannato cuoco…” ringhi, brandendo il mestolo come un pugnale, minacciandomi. Me lo punti sotto il naso a punta, e io non posso fare a meno di ritrovarmi a sorridere malignamente: “Non è un’arma letale, Zoro. Non puoi affettarci niente, ma solo mescolare la zuppa per far amalgamare i sapori” ti prendo in giro.
“Sanji… tu lo sai che stai rischiando la vita, vero?”. Il tuo ringhio è basso e profondo, e a me viene ancor più da ridere, perché la tua faccia minacciosa non fa alcun effetto con quel grembiule addosso.
“Dimmelo quando avrai cambiato mise…” rido.
E finalmente ti guardi. Abbassi lo sguardo e osservi. Non avevi notato che c’erano dei cuori, lo so, e la tua faccia prima mortalmente pallida e poi improvvisamente rossa come un peperone fino alla punta delle orecchie mi fanno subito percepire che sì, adesso li hai notati tutti quei bei cuoricini del grembiule che mi ha regalato Chopper per Natale e mi fa capire anche che adesso quel mestolo può seriamente diventare una cosa pericolosa in mano tua.
Alzi la testa di scatto a guardarmi e con gli occhi sbarrati, il viso rosso, le vene del collo gonfie tanto che sembrano sul punto di esplodere… esplodi tu: “DANNATO CUOCOOO!”.
Cominci a rincorrermi per tutta la nave, cercando di acciuffarmi ma trovandoti un po’ rallentato a causa dello zinale lungo. Brandisci lo strofinaccio come un lazo da cowboy e il mestolo fende l’aria vicino alle mie orecchie nel disperato tentativo di centrarmi il cranio. Io, ovviamente, me la rido di gusto!
“Cos’è tutto questo casino?”.
La voce di Nami giunge alta sopra le nostre teste. Ci blocchiamo in mezzo alla prua della nave e la guardiamo, mentre lei ridacchia: “Sei un amore con quel grembiule, Zoro…”.
“Vuoi una mestolata in testa anche tu?” urli, isterico.
Perciò, prima che la cosa degeneri, ti sciolgo il grembiule dalla vita e me lo rimetto.
Tu mi guardi, sorpreso che io abbia interrotto il passatempo.
“Beh?” mi chiedi, basito.
Alzo un sopracciglio a ricciolo: “Non avevi fame?”.
Fai un sorriso bieco: “Voglio la zuppa e la bistecca, e un dolce con i lamponi”.
“Sì, sì, va bene…” annuisco sbuffando, poi mi volto a guardarti con il più maligno dei miei sorrisi “Ma solo dopo che avrai lavato tutti i piatti”.
La tua espressione agghiacciata è impagabile.
Pensavi di aver vinto, eh?

**FINE**





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