Sognai;
e senza sogni non vivrei.
Al
dì, come ogni dì, due o più ore dopo
il canto
dell'allodola Mercuzio si destava dal letto con la bell'amata
intenzione di spendere e sfruttare al massimo tutto il resto della
giornata che gli spettava.
S'alzava,
scansava le tende e con un tonfo si sedeva nuovamente sul letto
sfatto, intorpidito ancora dal sonno e dalla luce che dalle vetrate
piano illuminava la stanza.
Passava
una mano sul volto e poi su i capelli ricci e spettinati, chiamando
in fine una delle ancelle -la prima di cui si ricordasse il nome-,
per farsi portare la bacinella d'acqua con cui darsi una sciacquata e
degli abiti da indossare.
E
così cominciava, ogni medesima volta, la giornata; che,
seppur
tutto si potesse dire di Mercuzio tranne che fosse abitudinario e di
vita piatta, non si sottraeva da quel mattutino tran-tran.
Era
come se in quei momenti seduto a rimirar le fronde degli alberi dalla
finestra, si stesse caricando di nuovo di tutto il suo carattere
folle ed esaltante che, come ogni notte, veniva oppresso e deriso,
posseduto dall'amabile quanto rude Regina Mab. In balia delle sue
dolci catene, ogni mattina, ne veniva liberato per tornar ai suoi
strani tormenti e bassi desideri.
«Oggi
ho sognato,- esordiva poi, incontrando i suoi migliori amici ed
elargendo sorrisi, quasi fosse un miracolo, quasi fosse qualcosa di
inaudito che aspettasse con cura da sempre, quasi fosse un
avvenimento che non era accaduto mai, ma proprio mai, in vita sua
-oggi io, ho sognato!» ribadiva avvicinandosi e abbracciando
Romeo o Benvolio, a turno o come più gli aggradava.
Braccando
e fermando in seguito i due ragazzi a lui più cari, con le
sue
storie guizzanti di non senso nel bel mezzo di vicoli e piazze.
Gli
occhi dilatati e le mani tremolanti, solo di un poco, come fosse
sorpreso lui stesso di aver, ancor una volta e una volta in
più,
“sognato”.
Ma
non quel giorno.
Non
quello.
Mercuzio
si era svegliato certo, anche quel dì. Ma l'allodola era
ancora alta nel cielo cantando il buon mattino quando si
destò.
S'era
ritrovato con gli occhi appena appena lucidi e un'insana e forte
voglia di gridare. Gettò all'aria le lenzuola e
s'alzò
barcollando qua e là, appoggiandosi subito dopo sulla parete
più vicina per poi scivolare giù sino a sedersi
toccando il pavimento freddo. Bestemmiò i Capuleti e il
color
rosso del suo sangue lo disprezzò mai come prima d'allora.
Solo
poche centinaia di metri più in là Romeo, stava
dando
il buon giorno e ultimo saluto alla sua Giulietta per quella
giornata, dopo averle promesso amore eterno* quella stessa notte.
Giurando sì, amore, al nome del nemico antico.
«Cos'è
quello sguardo avvilito, Mercuzio?» gli aveva chiesto
Benvolio
trovandolo a camminar di malavoglia con due suoi compagni Montecchi
che invano cercavano di intavolar festosi discorsi col parente del
Principe. E dire che Mercuzio era il Re, quanto a baldoria e
scoppiettanti vizi.
Benvolio,
che solo Dio sapeva quanto fosse affezionato a lui e a Romeo, sua
unica e vera famiglia, lasciò da parte le chiacchiere di cui
stava discorrendo con alcuni ragazzi della sua casata e gli venne
incontro.
Gli
recò una mano sulla spalla, gesto che abitualmente gli
faceva
proprio Mercuzio cogliendolo di sorpresa insieme a Romeo per ciarlar
dei suoi discorsi. E bisognava starlo a sentire quando iniziava, ah
se si doveva! Non era forse quello il compito degli amici?
«Ho
sognato.» gli rispose, sedendosi sulle scale della piazzola e
attorcigliando intorno al dito indice un ciuffo di capelli biondi,
con aria di chi con scherno sapeva ferire.
Benvolio
era un amico paziente, e ai buonumori e malumori di Mercuzio v'era
quasi abituato: «Dimmi, non t'ha fatto forse visita la Regina
Mab?» chiese, senza l'ombra di derisione nei suoi confronti.
«Oh,
no, no! -alzò di tono acuto la sua voce, con intenzione
–
E Romeo? Dov'è Romeo? Vorrei parlare con lui...
Romeo?»
urlacchiò.
«Non
ti basta importunare me?- lo canzonò, spintonandolo -Romeo
non
l'ho veduto, ma cos'è che devi dirgli?»
«Che
ho sognato! Ho sognato.»
«Racconta.»
s'inginocchiò, prendendo posto accanto a Mercuzio sulla
scalinata. I due altri Montecchi intanto erano andati a far gruppo
poco più in là, per parlar delle buone nuove o
andando
infamar la famiglia avversaria, abitudine dura a morire e che
divertiva i giovani quanto addolorava i veterani d'odio.
«Oh,
non sai... proprio non sai quanto odio provi in questo momento. E
disprezzo, e sputerei, se potessi, veleno dalle labbra. -
alzò
le mani mimando zampe con artigli affilati e spalancò gli
occhi, quasi avesse visto qualcuno, chissà dove -E devo
avvertir Romeo. Perché anche lui m'ha abbandonato? Non
bastava
lei?»
«Lei
chi?»
«Ma
lei, lei, la Regina, la mia Regina Mab! Lei che è di tutti,
colei che mi ha tradito!»
Benvolio
s'alzò: alle grida di Mercuzio in mezzo alla folla s'era
sì
fatto una ragione, ma se lo guardava sempre un poco dall'alto e a ben
distanza, perché in momenti come quelli solo Romeo aveva il
modo di intenerirlo e placarlo.
«Non
mi credi, vero? Vero, vero è proprio così.
-Ho
sognato di MORIRE, Benvolio. Che traditrice la Regina Mab!»
«Morire?
Come morire? -piegò le labbra in una smorfia il ragazzo,
riavvicinandosi -Non era forse la Regina che aspettavi ogni notte?
Quella dei tuoi sogni? Colei che venendoti a far visita ti procurava
solo gioie?»
«Mi
ha avvertito. Mi ha anche abbandonato. Ma cosa può far un
sogno, in fondo, se non renderti felice? E se non ho neanche
più
quello, è proprio vero che la sorte mi tocca. Ed
è
colpa dei Capuleti, stammi a sentire Benvolio!»
«Quest'odio
ti rovinerà. Stammi a sentire tu.»
«No,
tu non capisci! Non sei Romeo, è vero. Lui certamente
quest'oggi con me ucciderà qualche Capuleti. Di nostra mano
prenderemo la vita di chi ci tormenta. Di chi ci affligge. Dobbiamo
farlo, dobbiamo davvero! E la minaccia non incomberà
più,
e io sognerò di nuovo.
-E
io non morirò.
-Perché
se dovessi morire* non avrei più neanche un sogno, Benvolio.
Anche questo, anche quello, anche altro, mi ha tolto questo strazio.
Questa urgenza, questa smania che non tace! E la Regina Mab non viene
più da me, mi vuole morto anche lei ora, perché
ci sono
i Capuleti! Per colpa loro!» con impeto si sporse mettendo
mano
al collo dell'amico. Venne però scansato repentinamente e a
forza da Benvolio, abbassando così le braccia e digrignando
i
denti. Anche i lineamenti sembrarono più grotteschi di un
ragazzo qual era e gli occhi, ah gli occhi erano piangenti, come di
chi piange per disperata follia.
«Vaneggi,
piangi, ti disperi! Mercuzio, il Principe lo ha vietato, non dire
assurdità; non ti circondar di idiozia, amico.»
gli mise
una mano sul petto dalla camicia bianca sbottonata, come a tenerlo a
bada.
«Ma
a chi parli? Lo dici a me, davvero? -ridacchiò, alzandosi
per
scendere due gradini -Io non seguo il tuo cuore e la pace mi sta bene
quanto a un uomo fa piacere esser rubato della propria donna dal suo
guerriero
più
fidato. E se sei tu, Benvolio che di fedeltà, di
fedeltà
ti macchi, certo non ti ascolto.»
«Ecco,
non sei più diverso da un Capuleti, quando mi
rinfacci.»
«Giuro,
hai ragione, ecco cosa accade! Ecco. Io ho sognato! Ed è una
condanna. Permettimi di tardare l'ora della mia morte. Almeno fino a
domani. Ho voglia della mia Regina, ma sono morto! E non voglio
morire anche qui*, senza prima aver sognato ancora... e
ancora!»
«Aspetteremo
Romeo.- Benvolio lo lasciò alle sue fantasie e deliri,
cercando di cambiare i suoi pensieri con qualcuno che potesse
destarlo dalle sue idee. Si mise a braccia conserte e
accennò
un sospiro. -E come vorrei che io fossi lui solo per dirti: non fare
follie. Sì, proprio a te: “non fare
follie”. E tu
mi ascolteresti quanto si ascolta un fratello o un amante.»
«Romeo...
-lo interruppe- Ecco, son già più impavido.
Morirò
domani, o anni ancora mi rimarranno, almeno ancora sogni ne
avrò.»
...
“Chi
raccoglierà i sogni che avevi?...”
Non
sapeva Romeo che quando Mercuzio morì quindi, non
morì
con degli ideali, dei desideri, dei sogni. La Regina Mab glieli aveva
già strappati, rubati, uccisi. Lo aveva rinnegato, in sogno
morì perché a morte certa stava andando in
contro. Mai,
quanto lui, un corpo fu annientato.
E
il tradimento venne sullo spirito dalla sua Regina...
E
il tradimento venne sulle membra dal suo Romeo.
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*amore eterno: la notte in cui in gran segreto Romeo e Giulietta si sposano. Notte stessa in cui Mercuzio si addolora. *morire: perché se 'dovesse morire' PRIMA di NON aver ucciso
nessun Capuleti, lui non avrebbe più neanche un Sogno (cosa
che infatti è accaduta, morendo senza aver ucciso Tebaldo).
Quando in realtà pensa Mercuzio che, per far tornare la
Regina Mab da lui e poter rivivere di nuovo nei suoi sogni,
bisognerebbe solamente uccidere l'avversario...
*qui:
ovvero la realtà.
La
citazione ultima in corsivo è ovviamente di Romeo, nel
musical, proprio dopo la morte di Mercuzio.
'SERA
GENTE! C:
Ora,
sì, io solitamente scrivo un poco contorta, ma su Mercuzio
ho
esagerato di proposito. A dire il vero mi piaceva che le sue frasi si
'capissero e non' ,e di scriver del suo carattere
“volubile”.
Ma che un senso fra 'il non senso' si capisca, lo spero x') :)
Sì,
ovviamente Mercuzio è interpretato da Luca Giacomelli
Ferrarini e Benvolio da Riccardo Maccaferri, ma ciò di cui
ho
scritto è solo e prettamente come i due personaggi li ho
recepiti e come li ha 'concepiti' il musical 'Romeo e Giulietta- Ama
e cambia il mondo.'
{Tralasciando
che adoro la 'fedeltà/cugino e amico fedele' che Shakespeare
ha dato come tratto a Benvolio, awh.
Spero
in qualche modo che vi piaccia e se vi va di lasciarmi una
recensione. Enjoy.
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