Capitolo 22
Boromir la condusse verso una zona un po’ appartata del
giardino, dove si trovava una panca in marmo, e vi si sedette. Niniel lo imitò.
L’aria era calma, tutto attorno a loro, ma l’atmosfera era
pesante: in vari momenti i lamenti dei feriti giungevano fino alle loro
orecchie, così come il via vai dei guaritori e il sopraggiungere di soldati con
qualche nuovo ferito da curare, senza contare che gli orrori della battaglia
appena combattuta erano ancora troppo vividi nelle loro coscienze.
Boromir rimase in silenzio per alcuni secondi, osservando il
cielo.
« Mi domando se se ne andrà mai. » disse poco dopo.
« Cosa? »
« Questa oscurità. »
« Ora che sei tornato, sono certa che tutto andrà bene. »
gli disse lei posando una mano su quelle dell’uomo.
Boromir si sottrasse con uno scatto al tocco della ragazza,
come se fosse stato scottato, ed abbassò lo sguardo a terra prima di guardare
Niniel negli occhi e affermare, con un sospiro: « Niniel, io non sono forte
come pensi. »
La ragazza lo fissò, spaesata.
« Ti prego, spiegati. Perché io continuo a non capire. »
« Prima raccontami di te, di cosa ti è successo in questi
mesi. »
« Per favore Boromir, ne ho basta di questo tuo continuo
rimandare e mi sto davvero preoccupando. Dimmi quello che mi devi dire, di qualunque
cosa si tratti. Sono pronta. »
« Sei testarda esattamente come prima che io partissi. »
disse Boromir con un leggero sorriso.
Lei scosse la testa: « Ti sbagli, temo di essere peggiorata.
»
« Oh, allora andiamo bene… comunque, vedo che non ho molta
scelta. »
Niniel lo osservava in silenzio senza abbassare lo sguardo.
Boromir sospirò:
« Quello che sto per raccontarti… può darsi che non tutto ti
piaccia. Può darsi che tu cambierai idea su di me. Sono successe alcune cose,
mentre ero via, ho… fatto alcune cose che non avrei dovuto fare. »
« Lascia che sia io a decidere… ora racconta. » lo
interruppe Niniel.
Boromir annuì e cominciò:
« Cercherò di essere il più breve possibile, perché la
storia è lunga e abbiamo poco tempo. » sospirò « Quando sono arrivato a
Imladris è stato convocato un consiglio a cui hanno partecipati i
rappresentanti di varie razze. »
« Questo spiega il nano e… »
« E l’elfo. »
Niniel annuì.
« In breve, diciamo che è stato mostrato il segno di cui
parlava il mio sogno. »
« E di cosa si trattava? » domandò Niniel.
Boromir la osservò per qualche secondo, rimanendo in
silenzio, poi continuò:
«Niniel, quello che ti sto per dire è una questione che fino
ad ora abbiamo tenuto segreta. Io non dovrei farne parola con nessuno, nemmeno
con te, ma a quanto pare è necessario che io ti spieghi tutto perché tu
capisca. » l’uomo sospirò sconsolato.
« Non ti fidi di me? » domandò la giovane con aria offesa.
« Non si tratta di questo, Niniel! Lo sai perfettamente che
mi fido di te, ma qui abbiamo a che fare con questioni molto delicate. La più
piccola fuga di notizie potrebbe costare il destino della Terra di Mezzo. »
Niniel lo guardò a lungo negli occhi, scorgendovi un
profondo turbamento. Vedere Boromir reagire in quel modo la convinse che ciò di
cui le stava parlando doveva essere veramente una missione di massima
segretezza.
« Posso giurarti che non aprirò la bocca con nessuno, a
costo della mia stessa vita. »
« È proprio questo che mi preoccupa, » le disse Boromir « la
tua vita. Se il nemico dovesse venire a conoscenza del fatto che tu sai… »
« Sono pronta a morire. »
« Tu non sai cos’è la morte. »
« Non trattarmi come una bambina, Boromir! » scoppiò Niniel
sentendo un’immensa rabbia crescerle nel cuore, cercò di non alzare troppo la
voce, ma la cosa le risultò difficile « Ho visto morire Nasten, ho visto la
battaglia e i soldati che cadevano! Amici, parenti, persone per cui provavo
affetto! Mio fratello è in quella camera in fin di vita e tu mi dici che non so
cos’è la morte? Ti ho creduto morto! Morto! La mia vita era finita, non volevo
più saperne niente, pensavo che non ti avrei mai più rivisto! »
Boromir rimase pietrificato nel vedere la reazione della
ragazza, per quanto ormai conoscesse Niniel non si sarebbe aspettato una
reazione del genere.
« Non trattarmi come una bambina. Sono cambiate molte cose
da quando te ne sei andato, credimi, anch’io ne ho viste e vissute tante. »
concluse lei con gli occhi lucidi.
« Niniel io… mi dispiace. Non volevo insinuare niente è solo
che… come al solito ho sbagliato a parlare. » si passò una mano sul viso «
Perdonami, credo sia tutto quello che è successo in questi mesi ad avermi fatto
parlare così. Forse siamo cambiati entrambi. »
« Allora raccontami, » gli disse ancora la ragazza « senza
farti problemi, senza paura. Poi io ti racconterò quello che è successo a me, e
cercheremo di far andare d’accordo il nuovo Boromir e la nuova Niniel. »
L’uomo alzò gli occhi su di lei, osservando il volto ancora
sporco della giovane.
« Se siamo riusciti nell’impresa di far andare d’accordo il
vecchio Boromir e la vecchia Niniel, vuoi che non riusciremo anche ora? »
Niniel gli sorrise incoraggiante, tornando a stringergli le mani tra le sue, e
a questo punto anche Boromir non poté fare altro che sciogliersi a sua volta in
un sorriso.
« Tu sai sempre cosa dire al momento giusto. »
« Avanti ora, continua a raccontare. »
Così, Boromir le spiegò tutto di Frodo e dell’Anello. Della
missione che avevano intrapreso, di come avevano attraversato le Miniere di
Moria, dove era caduto Gandalf, e le magiche terre degli Elfi e di come, a
Parth Galen, la loro compagnia si era infine divisa.
« È qui che ti hanno ferito alla spalla? » domandò Niniel a
questo punto. Boromir annuì.
« Ma non è avvenuto solo questo, io… non sono mai stato un
cavaliere dal cuore puro. »
« Boromir, cosa stai dicendo? »
« La verità. Io mi credevo forte, ma la realtà è che sono
debole. E il mio cuore è corrotto come quello di tutti gli Uomini. »
Niniel lo osservava in silenzio, senza sapere cosa dire.
« Nel mio cuore, » riprese Boromir « iniziai e sentire
sempre più forte il desiderio di impadronirmi dell’Anello. In quel momento era
come se l’unica soluzione a tutti i nostri problemi fosse che quell’oggetto
giungesse a Minas Tirith. Potevo sentirne il potere, quel potere che credevo ci
avrebbe permesso di distruggere Sauron stesso. »
Niniel gli afferrò nuovamente le mani, interrompendo il suo
discorso.
« Boromir… » lo chiamò con voce tremante. Gli occhi
dell’uomo erano bassi e colmi di dolore, mentre la sua fronte era imperlata di
sudore, come se stesse rivivendo un incubo fin troppo vivido.
« Tutto a posto? » gli domandò
quindi Niniel. Lui deglutì a vuoto « Te la senti di continuare? »
L’uomo annuì e riprese:
« La verità, è che ciò che
l’Anello mi stava facendo credere era solo una menzogna, che ebbe l’effetto di
farmi compiere l’unica azione che non avrei dovuto fare: ho cercato di rubare
l’Anello a Frodo. » disse le ultime parole in un sussurro. Niniel lo osservava
in silenzio, continuando a stringergli le mani. Non sapeva bene cosa fare, cosa
dire, Boromir pareva ancora profondamente turbato, e lei lo era a sua volta nel
vederlo reagire così.
« Ma lo hai detto anche tu, è
stato l’Anello… »
« Avrei dovuto resistere,
lottare. Invece mi sono lasciato corrompere. Sono corso a cercare Frodo e l’ho
aggredito. Volevo l’Anello, a tutti i costi. » Boromir si interruppe di nuovo,
mentre una lacrima gli scendeva silenziosa lungo la guancia, perdendosi poi tra
la barba.
« Per fortuna, per un intervento
provvidenziale, l’hobbit è riuscito ad indossare l’Anello, sparendo dalla mia
vista. »
« Sparendo? » domandò
esterrefatta lei.
« Quell’oggetto ha la capacità di
rendere invisibile chiunque lo indossi. » rispose lui.
« Cos’è successo poi? »
« Quando mi sono reso conto di
ciò che avevo appena fatto, io… è stato come risvegliarsi da un incubo, con la
differenza che però mi resi immediatamente conto che si trattava della realtà.
Mi sentivo in colpa, mi sentivo debole e stupido. Poi mi sei venuta in mente
tu, e mi sono sentito ancora peggio. » sospirò « Sentivo di averti tradito, di
aver tradito tutte quelle persone che avevano creduto in me e soprattutto di
aver tradito la Compagnia. Ho iniziato a camminare senza una meta e, senza
rendermene conto, mi sono ritrovato ai piedi di una vecchia costruzione. Si
trattava del Seggio della Vista. Ne avevo sentito parlare, in passato, e avevo
letto qualcosa in uno dei libri di mio padre. Chiunque prenda posto sul Seggio
può spingere il suo sguardo lontano, a centinaia di chilometri di distanza, ed
io, in quel momento, più di ogni altra cosa desideravo poter arrivare fino a
Minas Tirith. Volevo rivedere la Città, speravo di rivedere te… »
« E hai visto? » gli domandò
Niniel.
« Ho visto la Città e l’Oscurità
che la circondava. Poi il mio sguardo si è spinto oltre, senza che la mia
volontà lo desiderasse. Sono arrivato fino a Mordor. » la voce di Boromir si
spezzò.
« E cos’hai visto? » Niniel aveva
gli occhi spalancati e il fiato corto, era come se stesse vivendo insieme a
Boromir il ricordo di ciò che era avvenuto presso il Seggio della Vista.
« Fiamme. Solo fiamme. Poi ho cercato tutte le mie forze per
riuscire ad alzarmi. » finalmente riuscì a risollevare lo sguardo sulla ragazza
« Non puoi immaginare… tu… non hai idea di cosa ho visto. Perdonami, Niniel.
Non volevo tradire la tua fiducia. »
La ragazza si sporse in avanti e lo abbracciò, stringendolo
più che poteva. Boromir appoggiò il viso nell’incavo del collo di lei e rimase
immobile in quell’abbraccio, respirando profondamente, come si fa quando ci si
risveglia dopo un incubo.
Rimasero così per alcuni minuti, Niniel gli accarezzava i
capelli, e il suo sguardo era perso oltre la schiena di Boromir. Quando lo
aveva conosciuto non avrebbe mai pensato di vederlo così.
Lui le era sempre apparso come un guerriero forte, freddo e
anche poco attento ai bisogni degli altri, poi invece aveva conosciuto quel
lato dolce del suo carattere, che l’ aveva fatta innamorare, ed ora stava
scoprendo un altro lato, quel lato completamente umano che aveva paura, era
debole e commetteva errori come, del resto, accade a tutti.
Dopo qualche minuto, Boromir si scostò, e la guardò negli
occhi: « Non posso chiederti di fidarti ancora di me. »
« Cosa? »
« Ho tradito la tua fiducia. »
« Tu non hai tradito proprio nessuno! » sbottò lei « Lo hai
detto tu stesso, è stato quell’affare, l’Anello. Si è trattato di una debolezza
che avrebbe potuto cogliere chiunque. »
« Ho cercato di fare del male a Frodo, ho rischiato di far
saltare la missione! »
« Quel… Grampasso… questo lo sa? » domandò lei all’improvviso.
Boromir parve sorpreso dalla domanda: « Come? »
« Da come hai parlato, ho capito che era lui il “capo” della
missione. Allora, lui sa cos’è successo? »
« Sì, certo che lo sa, ma… »
« Allora perché ti ha permesso di continuare a viaggiare con
loro? »
« Non capisco cosa vuoi dire. »
« Se tu li avessi davvero traditi, dubito che in una
missione di tale importanza ti avrebbero permesso di continuare a viaggiare con
loro, o al massimo ti avrebbero condotto come prigioniero e traditore. Invece
non è stato così. Tu sei entrato a Gondor al fianco dei tuoi compagni, hai
combattuto nel Pelennor con loro. Deve essere successo qualcosa, oppure hai
trovato il modo di riconquistare la loro fiducia, e questo significa che non
sei un traditore e che i tuoi amici ti vogliono ancora bene. Ma, soprattutto,
significa che in nessun caso io rinuncio a te e a noi, è chiaro? Ora raccontami
cos’è successo dopo. »
« Niniel, è tutto troppo complicato. »
« Se sono riuscita a comprendere fino a questo punto, capirò
anche il resto. »
« Non stavo mettendo in dubbio la tua capacità di
comprendere. »
« Allora continua. » il tono di Niniel suonava più come un
ordine che non come una richiesta, e Boromir si ritrovò costretto a prendere
fiato e continuare il suo racconto.
« Quando sono riuscito a riprendermi, » proseguì parlando
lentamente « ho sentito delle grida. In quel luogo potevano essere solo dei
miei compagni, così mi sono diretto verso il luogo dal quale provenivano, ma
lungo la strada sono stato attaccato da un Uruk-hai. Dopo essermi liberato di
lui, ho ricominciato a correre verso il luogo dal quale avevo sentito le urla
e, una volta arrivato, vidi che decine di quei mostri avevano catturato Merry e
Pipino e li stavano portando via. Allora ho cominciato a combattere contro gli
Uruk, ma mi ero attardato troppo: avevo perso tempo al Seggio della Vista,
senza contare lo scontro a metà strada con quel mostro. Gli Uruk che
trasportavano i due hobbit si erano già allontanati, non riuscivo più a
vederli. Ho continuato a combattere, ma quando mi sono reso conto che da solo
non sarei mai riuscito a farcela, ho suonato il corno di Gondor per chiamare
gli altri. »
« Ed è stato questo il momento in cui… in cui io ho sentito
il corno e ho pensato che tu fossi morto. » disse Niniel con lo sguardo fisso
davanti a sé.
Boromir annuì: « Ho suonato il corno più volte, ma i miei
compagni non arrivavano, o meglio, stavano arrivando ma erano lontani e gli ci
volle del tempo, senza contare che lungo la strada hanno incontrato anche loro
degli Uruk. Nel frattempo, Merry e Pipino erano ormai del tutto fuori dalla mia
portata e, mentre combattevo, uno di quei mostri mi ha preso alla sprovvista e
mi ha ferito all’altezza della spalla destra. Sono riuscito a liberarmi di
loro, ma proprio quando stavo per rincorrere gli Uruk-hai che avevano rapito
gli hobbit ho sentito un dolore alla schiena. Poi tutto si è fatto buio e non
ricordo più nulla di ciò che è successo fino a quando, la sera del giorno
successivo, mi sono risvegliato in preda ad una febbre molto alta. Ricordo solo
che mi veniva detto qualcosa riguardo una ferita grave alla schiena. Seppi poi
che uno di quei mostri mi aveva colpito con una freccia e che i miei compagni
mi avevano trasportato in un luogo sicuro, a una certa distanza da dove era avvenuto
lo scontro, e mi hanno curato. È solo merito di Grampasso, se nono ancora qui.
»
« Aspetta un attimo… non dirmi che questo Grampasso è l’uomo
che ha curato Narith? »
Boromir annuì.
« Credo di dovergli la vita due volte, allora… » disse
Niniel fissando Boromir « Come farò a sdebitarmi? »
Lui sorrise leggermente, per la prima volta da quando aveva
iniziato a raccontarle la sua storia: « Conoscendolo, non credo che vorrà
qualcosa in cambio. »
Lei gli accarezzò il viso, ancora scossa da tutte quelle
notizie che stava apprendendo: « Finisci il tuo racconto. »
« Mi risvegliai tre giorni dopo, la febbre era scesa e venni
a sapere che per prendersi cura di me, Grampasso, Legolas e Gimli avevano
dovuto rinunciare a dare la caccia a quei mostri che avevano rapito Merry e
Pipino. Questo non fece altro che farmi sentire ancora più in colpa e pregai i
miei compagni di metterci sulle loro tracce. Loro non volevano, dicevano che
ero ancora troppo debole, ma sono riuscito a convincerli che ce la potevo fare.
Ci siamo messi in marcia, ma li rallentavo molto perché ero effettivamente
ancora debilitato. Grampasso diceva che, se avevano portato via Merry e Pipino
senza ucciderli immediatamente, molto probabilmente significava che li volevano
come ostaggi, e quindi dovevano essere ancora vivi, ma sapevo benissimo che lo
faceva solo per non farmi sentire in colpa. »
Niniel poteva chiaramente leggere tutta una serie di
emozioni che si dipingevano sul volto di Boromir, e che dovevano rispecchiare
ciò che lui aveva provato in quei momenti: senso di colpa, debolezza, rabbia.
« Seguimmo le tracce di quei mostri, ma erano ormai a giorni
di cammino da noi e noi procedevamo troppo lentamente. Finalmente, incontrammo
una compagnia di soldati di Rohan, guidati dallo stesso Éomer, il nipote del
re. Da lui apprendemmo che un paio di notti prima avevano sterminato un gruppo
di Uruk-hai, gli stessi che avevano rapito i due hobbit, ma venimmo anche a
sapere che di Merry e Pipino non vi era traccia. L’unica cosa che pensammo, era
che nella battaglia fossero stati uccisi anche loro. » qui la voce di Boromir
si incrinò di nuovo « Credo di non essermi mai sentito così male. »
« Ma loro sono vivi, però, cos’è successo? » domandò Niniel.
« Durante lo scontro sono riusciti a fuggire nella Foresta
di Fangorn, dove sono stati salvati da un Ent. »
« Un cosa? »
« Non c’è tempo ora, per spiegarti anche questo. » disse
Boromir sorridendo « Domandalo ai due hobbit, quando li incontrerai, e sono
certo che saranno felicissimi di spiegarti tutto. Comunque, Eomer ci ha dato
dei cavalli e ci siamo inoltrati nella foresta alla ricerca dei due hobbit, e
qui abbiamo ritrovato un nostro caro amico: Gandalf. »
« Mh, qualcosa mi dice che non hai tempo nemmeno per
raccontarmi ciò che è successo allo stregone dopo che è caduto nelle Miniere. »
Boromir annuì: « Aragorn, Legolas, Gimli ed io, guidati da
Gandalf, ci siamo diretti a Edoras, dove re Theoden era sotto l’influsso
malefico dello stregone Saruman. Gandalf lo ha liberato e, a questo punto,
attendevamo un attacco da parte dello stregone nostro nemico, quindi re Theoden
ha deciso di rifugiarsi al Fosso di Helm, luogo in cui sperava di riuscire a
difendere la sua gente e avere la meglio sugli Uruk-hai di Saruman. »
« E così è stato? »
Boromir annuì, con un certo fastidio: « Anche se non posso
raccontarti più di tanto di questa battaglia, visto che i miei amici mi hanno
costretto a rimanere rinchiuso nelle Grotte Scintillanti che si trovano sotto
al Fosso di Helm con le donne e i bambini… »
« Gandalf mi aveva detto che non ti avevano permesso di
partecipare ad una battaglia. » esclamò Niniel, sorridendo all’espressione
contrariata di Boromir.
« Sarei stato perfettamente in grado di combattere. »
« Eri ancora debole per le ferite… » gli fece notare lei,
evitando di prenderlo in giro, ma ridendo dentro di sé per la testardaggine di
Boromir « E gli sono grata per averti impedito di combattere! Avresti potuto
non essere qui, ora. »
Boromir tagliò corto su questo fatto, doveva bruciargli
davvero molto il non aver potuto prendere parte alla battaglia, ma le sue
ferite non erano ancora del tutto rimarginate e la lunga marcia nel territorio
di Rohan alla ricerca degli hobbit lo aveva già debilitato abbastanza, ecco
perché Aragorn si era opposto alla sua decisione di combattere.
« Dopo la battaglia ci dirigemmo a Isengard, dove finalmente
ritrovammo Merry e Pipino, e da qui di nuovo a Edoras. Dopo pochi giorni,
Gandalf partì con Pipino alla volta di Minas Tirith, e sarei tornato più che
volentieri con loro, ma il sentiero che ci attendeva era diverso. Ho
attraversato con i miei compagni i
Sentieri dei Morti, e dopo aver conquistato le navi nere siamo giunti qui per
la battaglia. Il resto lo sai. » concluse lui con un lieve sorriso « Ci sarebbe
ancora molto da raccontare, ma ora purtroppo temo che il tempo a nostra
disposizione non me lo permetta. »
« Per ora mi basta sapere questo e, soprattutto, sapere che
tu sei vivo. » Niniel gli sorrise.
« Niniel, io ho sbagliato molto, ho commesso degli errori
che… »
« Tutti noi commettiamo degli errori. »
« Questo avrebbe potuto compromettere il destino dell’intera
Terra di Mezzo! »
« Ma non è stato così! E le tue azioni successive hanno
dimostrato che ti sei reso conto dello sbaglio che stavi per fare. Non è giusto
condannare a vita una persona per i suoi errori, soprattutto quando questa
persona si riscatta come hai fatto tu. E poi, se vogliamo vedere, tutti noi
dovremmo essere condannati, perché chi non ha mai commesso un errore? Se tu non
mi avessi perdonata quella volta in cui ho detto a tuo padre che tra noi non
c’era niente, molto probabilmente ora non saremmo qui insieme. »
« Senza di te non avrei trovato la forza per combattere e
tornare a casa. » ammise Boromir « Niniel, tu non ti rendi conto di quanto
significhi per me. »
Lei abbassò il viso, sentendosi in imbarazzo di fronte a
quegli occhi grigi che la osservavano, ma Boromir le appoggiò una mano sulla
guancia e Niniel d’istinto alzò lo sguardo su di lui.
Prima che potesse rispondere, l’uomo le si avvicinò e posò
le labbra su quelle di lei. La giovane impiegò qualche momento per realizzare
effettivamente cosa stesse succedendo e, solo dopo alcuni secondi, chiuse gli
occhi e rispose al bacio, accarezzando la barba ispida di Boromir e lasciandosi
trasportare dalle emozioni che la stavano travolgendo inaspettatamente,
rimanendo sorpresa dalla delicatezza che l’uomo stava dimostrando.
Dopo alcuni istanti Niniel si scostò, e osservò nuovamente
negli occhi Boromir. La giovane stava per dire qualcosa, quando udirono un
rumore di passi avvicinarsi.
« Niniel… » era Earine, e aveva il fiato corto « Vieni
presto! »
Boromir e la ragazza si scambiarono uno sguardo preoccupato,
quindi si affrettarono a raggiungere la cameriera, che non gli lasciò il tempo
di domandare cosa stesse succedendo.
« Narith » disse « Si è appena svegliato. »
Senza attendere oltre, Niniel si diresse a lunghi passi
verso la camera del fratello e, quando vi entrò, trovò i genitori chinati sul
letto che gli parlavano.
« Narith! » esclamò lei correndogli accanto e stringendogli
una mano.
Lui sorrise lievemente, aprì la bocca come nel tentativo di
dire qualcosa, ma l’unica cosa che gli riuscì fu di produrre un verso
strozzato, che fece dipingere sul volto del ragazzo un’espressione di
disappunto per il fatto che non riusciva a parlare.
« Non ti sforzare! Sei ancora debole, non dire niente! »
esclamò lei « Come ti senti? »
« Non puoi dirgli di non parlare e poi fargli una domanda
pretendendo una risposta! » le fece notare Boromir.
Fu solo in quel momento che Narith si accorse dell’uomo che
era appena entrato insieme a sua sorella. Lo osservò con sorpresa, poi sorrise
e volse lo sguardo verso Niniel che gli stava accarezzando una guancia con gli
occhi lucidi, che minacciavano lacrime da un momento all’altro.
« Ciao Narith! » lo salutò Boromir, avvicinandosi « Mi è
stato detto che hai combattuto con onore. »
Il ragazzo fece un verso di disappunto, alludendo alla sua
gamba, poi tornò a guardare la sorella:
« Sei contenta? » riuscì a dire in un sussurro.
« Sono la persona più felice del mondo! » gli disse lei «
Perché Boromir è tornato e tu ti sei risvegliato! »
« Ora temo solo che dovrai sopravvivere alle amorevoli cure
di tua sorella… e conoscendola, questo mi sa che significa che ti controllerà
dal mattino alla sera! » scherzò Boromir, guadagnandosi un’occhiataccia da
parte di Niniel.
« Cosa vuoi dire con questo, scusa? »
« Oh no, niente… ma tanto so che c’è Earine, qui, pronta a
darti il cambio. » disse a questo punto l’uomo facendo arrossire la cameriera «
Quindi so che Narith è in buone mani! »
« Ehi! » esclamò Niniel tirandogli un pugno sul braccio.
« Intendevo dire che è in buone mani con entrambe! » fece
lui per giustificarsi.
« Ah sì certo, sei bravo a cercare scuse! »
Nel frattempo, mentre Niniel e Boromir discutevano e Erith
ed Adhort erano intenti ad osservare il figlio che si era appena ripreso,
Narith spostò la sua attenzione su Earine che rimaneva in silenzio ai piedi del
letto e lo osservava con il cuore pieno di gioia. Lo sguardo che si scambiarono
fu silenzioso, ma colmo di un significato che conoscevano solo loro.
Ok,
aspettate un attimo che me lo dico da sola… sì, sono in tremendo ritardo! L Mi auto-flagello, lanciandomi da sola
pomodori, uova marce e quant’altro…
Chiedo
perdono come sempre… spero possiate comprendere! Solite storie, università,
mille cose da fare, poco tempo e poca ispirazione.
Spero
di essermi un po’ riscattata con questo capitolo… non immaginate come sia
difficile scrivere di questi due ora. Perché ho il terrore di rendere Boromir
tropo OOC, insomma… è difficile immaginare un guerriero come lui in “situazioni
sentimentali”, con Faramir sarebbe tutto molto più semplice! XD Va beh, scleri
a parte, spero non mi linciate, spero che vi sia piaciuto il capitolo e spero
che il bacio tanto atteso non abbia deluso nessuno. E soprattutto spero che ora
Boromir si sciolga un po’ perché, porca miseria, non ne posso più, è troppo
difficile se continua a rimanere freddo e gelido! U_U
Ok,
basta davvero, sto degenerando… un bacio a chiunque leggerà! Grazie
infinitamente a chi recensisce e mi sopporta e supporta con tanta pazienza! J
A
presto! (spero!!)
Eowyn
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