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I ricordi sono come cicatrici.
Essi rimangono indelebili nel nostro
cuore…
…nella nostra anima…
Frammenti di un lontano passato
Che non tornerà mai più.
***
Un leggero vento primaverile scompiglia la candida
capigliatura di una persona, ch’è comodamente seduta su di una
roccia.
Un giovane guerriero dal viso fiero e regale, su
cui spiccano due occhi color dell’oro.
Un colore davvero bizzarro, ma non per la sua
razza.
Perché egli non è umano, ma bensì un Inu
Youkai, uno spirito errante, un essere immortale.
Sta lì seduto, mentre il vento accarezza la sua
veste, ad osservare il lento scorrere del tempo.
Intanto la sua mente ritorna a ritroso nel
tempo.
Quante cose ha visto?
Quante cose ha vissuto?
Quante battaglie ha combattuto?
Tante, tante e tante…così molteplici che la mente
umana non può nemmeno immaginare…
Socchiude gli occhi, mentre le immagini e le
parole riaffiorano dalle nebbie del tempo.
…
Mi disse che mio Padre mi
prese in braccio e mi portò fuori degli appartamenti di Madre, mi condusse al
centro del maestoso giardino e alzandomi alla Nostra Protettrice
disse.
"Questo è il mio degno erede.
Colui che prenderà le redini del mio maestoso regno…il suo nome è
Sesshoumaru".
Mi strinse al petto e
continuò a dire, con voce piena d’orgoglio.
"Il suo nome è sinonimo di
forza e violenza…perché lui dovrà sopportare sulle sue spalle la grandezza di
queste vaste terre, perché un giorno gli apparterranno. Benvenuto in questo
mondo Figlio Mio".
Continuò a raccontarmi di
com’era orgoglioso di aver avuto come primo genito un figlio maschio, forte e
sano.
Padre voi eravate davvero
orgoglioso di me?
Una domanda che mai avrà una
degna risposta.
Io crebbi con la convinzione
che voi foste orgoglioso di me…del vostro puro demone.
Vi ho sempre ammirato, come,
quando da piccolo mi rintanavo nel vostro studio, mentre tenevate una delle
vostre tante riunioni di guerra.
Io nascosto dietro un byobu
ascoltavo il vostro modo di parlare e di come i vostri subordinati pendevano
dalle vostre labbra.
Voi eravate e continuate ad
essere un valoroso Generale ai miei occhi.
Rammento di come vi
accorgevate della mia presenza e di come mi prendevate in braccio.
"Vedete, mio figlio vuole
subito divenire un buon generale, anche se ancora troppo fanciullo per
comprendere la difficile arte della guerra".
Guerra…
Già in quel periodo, molti
demoni di altri territori attentavano al nostro maestoso regno, ma voi ogni
volte con maestria li scacciavate via.
Adoravo ascoltare le
fantastiche battaglie che voi mi raccontavate prima di
addormentarmi.
"Padre, quando potrò venire
anch’io in battaglia?".
Ogni giorno vi ponevo la
stessa domanda, ma voi, mettendomi una mano sul capo rispondevate.
"Non aver fretta figlio mio,
non aver fretta. Arriverà il giorno in cui entrerai nel campo di battaglia e
mostrerai al mondo la tua bravura…non aver fretta".
Aveva ragione, ma io volevo
divenire adulto subito per seguirvi in battaglia.
Per questo ogni giorno mi
recavo al dojo con il mio Sensei ad allenarmi nell’arte della spada.
Divenivo giorno dopo giorno
un vero artista nella raffinata danza di morte.
Eleganza degna di un
assassino.
Il mio Sensei era orgoglioso
di me e ogni volta mi diceva.
"Mio nobile allievo in voi
scorre la linfa vitale di un degno guerriero, presto sarete affianco del vostro
Onorevole Padre…statene certo".
Io ero orgoglioso come non
mai.
Un giorno corsi da mio padre
a chiedergli di portarmi con lui in una delle sue innumerevoli
battaglie.
Quel giorno un po’ titubante
accettò, ma so che temeva nella mia irruenza giovanile che mi poteva portare a
commettere degli errori.
Quella fu la prima volta che
uscii dalle mura del nostro Palazzo.
Era iniziata da poca la
primavera e noi ci dirigevamo a Sud, ero impaziente di lottare.
Infatti, ogni fibra del mio
corpo fremeva, quando sentii sulla mia spalla la vostra forte e possente
mano.
Mi voltai e incrociai il
vostro sguardo, sorrisi, perché in esso lessi orgoglio.
Sì, quel giorno eravate
orgoglioso di me.
Del vostro primo
genito.
Finalmente dopo giorni
estenuati arrivammo nel luogo dove presto vi sarebbe stata la
battaglia.
Io restai nelle retro vie,
rimasi deluso di questa postazione, ma voi mi diceste.
"Non posso permettermi ti
perderti…resta qui. Vedrai che presto arriverà il tuo turno".
Voi non volevate perdere il
vostro erede, giusto Padre?
Mi sentii deluso e frustrato,
quando vidi in lontananza un demone di basso rango.
Sorrisi e corsi da lui ero
pronto a combattere.
Lottai come meglio potessi,
ma lo uccisi.
Sorrisi e provai piacere nel
sentire quel liquido caldo, scarlatto, colare dalle mie mani diafane.
Avvicinai il dito indice
nella mano destra alla bocca e assaporai il sangue del mio nemico, non provai
disgusto, anzi mi piacque.
Mi ritrovai a ridere, quando
sentii la voce di mio padre.
"Sesshoumaru".
Mi voltai e lo vidi
sorridere.
"Padre avete visto? L’ho
ucciso io. Ho ucciso un nostro nemico".
Lui si avvicinò a me, con la
manica del suo kimono mi pulì il lato della bocca, dove vi era una piccola
macchia di quel sangue.
"Bravo Figlio
mio".
Mi lodava, sentii il sangue
scorrere veloce nelle mie vene.
"Torniamo a
Palazzo".
Annuendo lo
seguii.
Quello fu uno dei momenti più
belli che trascorsi in Vostra compagnia…