Della casa di Sturbo
Capitolo 4: Della casa di Sturbo
I tre superamici best friend 4ever <3 – 'mazza quanto
so' ironico! – salgono tumultuosamente le scale.
“Woo! Bella Chicco! 'Nnamo!”
Ehi! Ma che maniere...! Un po' di rispetto per i
nostri esperti! L'urlo a pieni polmoni di Sturbo mi ha colto totalmente
alla sprovvista: non sembra esserci nessuna motivazione dietro a tale
gesto, o almeno una motivazione evidente; forse ha semplicemente delle
difficoltà a trattenere i propri impulsi primordiali. A
questo punto mi domando cosa farebbe davanti a una potenziale partner
sessuale.
“Dove cazzo ho messo le chiavi mannaggia
alla M****** ...”
...ehi! Fermi tutti! Aspettate un attimo! Mi vedo
costretto dalle circostanze a compiere un intervento di censura.
È una misura che non mi piace adottare perché la
odio visceralmente, in quanto stupida e inutile – sono
convinto che ostacolare la diffusione di qualsiasi idea usando la
censura “è come cercare di curare la forfora
tramite la decapitazione”, come disse Frank Zappa –
e inoltre, essendo questo una sorta di studio naturalistico
caratterizzato da un'osservazione oggettiva e imparziale, non dovrei
permettermi di intervenire sui dialoghi dei miei soggetti di studio!
...
Ok, è vero, ho infarcito questo
“studio oggettivo e imparziale” di acidi commenti
personali, ma non è questo il punto. Il punto è:
ho dovuto modificare il dialogo. Perché?
Perché c'è una bestemmia! E
io mi rifiuto di riportarla, al diavolo l'imparzialità.
Perché le bestemmie sono un'offesa gratuita ai sentimenti
religiosi dei credenti e perché mi danno fastidio. Non si
discute!
Oh, vacca fetusa! I tre stanno entrando! Ecco,
guardate cosa mi costringete a fare, dannazione...whew, appena in
tempo! Eccomi all'interno dello spazioso e aerato appartamento: vengo
accolto da una fragranza di pino silvestre mentre il mio sguardo
percorre la sala davanti a me, arredata con un bianco divano a penisola
posto di fronte a un televisore e a un armadio, e arriva alle finestre
alte fino al soffitto che illuminano tutto lo spazio circostante.
J. “Che figata casa tua”
C. “Già”
S. “Tu ci sei già stato,
Chicco?”
C. “No, mai”
S. “Ah...”
J. “Che facciamo?”
S. “Mmm...sesso a tre?”
J. “Ma piantala, frocio di
merda”
S. “Scherzavo!”
J. “Io no. Si guarda la tv?”
C. “Ok! Che fanno?”
J. “Il Grande Fratello”
Oh cacchio!
S. “Sì! È sul
sei!”
E così Sturbo accende il televisore,
lanciando poi il telecomando sul divano, che si schianta in modo
violento ma sicuro sul soffice divano, presto seguito da Johnny e
Chicco più o meno con la stessa grazia.
S. “Oh io vado di là, torno
subito...” dice Sturbo prima di oltrepassare una porta
situata sulla parete della televisione.
Il Nostro comunica di aver capito producendo con
la gola uno strano suono gutturale: basta un'occhiata per capire che
è già avvenuta la trasformazione –
testa reclinata in avanti, bocca semiaperta, occhi sbarrati e
pressoché totale mancanza di battito di ciglia –
che avviene quando la televisione prende possesso delle menti dei suoi
interlocutori, ipnotizzandoli come l'incantatore con i suoi serpenti.
Dato che due dei nostri personaggi sono fuorigioco
e l'altro è scomparso per motivi ignoti, possiamo operare
con tutta calma una analisi dell'abitazione. Notiamo che la televisione
è un Panasonic da 50'', probabilmente con risoluzione in HD
(conclusione n.1: la Sturbo family ha parecchi dindini); l'armadio che
lo contiene è spartano, color panna, semplice nelle linee:
sembra essere il tipico moderno mobile Ikea, montaggio a prova di
idiota e solidità di un castello di carte a nove piani
edificato su un tavolino sorretto da tre gambe di diversa altezza. Ah,
gli armadi di una volta! Quelli sì che erano fatti come si
deve! Più difficili da scalfire di un'armatura completa
medievale, talmente solidi che per spaccarli bisognava saltarci sopra
minimo in tre (non uno di meno)! Ma lasciamo da parte i luoghi comuni
da simpatico vecchietto reduce dei bei tempi andati e torniamo
all'analisi dell'armadio: possiamo vedere dietro un'antina di vetro
alla sinistra della tv degli alcolici e dei bicchieri di cristallo con
un sottile strato di polvere; sulla mensola alla nostra altezza invece
possiamo notare (gioia per gli occhi) dei libri ordinatamente schierati
uno di fianco all'altro, la maggior parte dei quali con coste scolorite
e consunte e tutti (immensa tristezza per gli occhi) coperti da uno
strato di polvere spesso un dito (conclusione n.2: sono più
impolverati dei bicchieri, quindi o non vengono toccati da tempo
immemore o Sturbo ha una donna delle pulizie nana); il resto del
contenuto è celato in cassetti e scomparti chiusi da antine
in legno.
Diamo un'occhiata al resto della stanza: sul
pavimento giace un maestoso tappeto, forse provenente dall'esotico
Iran, ma più probabilmente dalle mani di operai cinesi
sottopagati di un'azienda di Quarto Oggiaro; alla sinistra del divano e
a ridosso del muro si innesta un piccolo tavolino tondo con la
superficie di cristallo e due sedie dalle forme bizzarre e non
facilmente definibili, il genere di cosa che sono solito definire
“robaccia moderna”, essendo io un ignorante
riguardo la nobile arte dell'arredamento di interni (conclusione n.3:
Sturbo & family hanno talmente tanti dindini che non sanno
proprio come spenderli).
Le mie elucubrazioni vengono bruscamente
interrotte dal tonfo di una porta che si apre annunciando ai presenti
l'ingresso del padrone di casa, talmente solenne e trionfale da
attirare persino l'attenzione dei suoi due compari.
“Oh ma...che cazzo hai fatto?”
chiede Johnny spalancando gli occhi.
“Figata, eh?” ghigna
soddisfatto Sturbo.
mmppffHAHAHAHA!!
S. “Ho comprato questi vestiti
nuovi”.
AHAHAHAHAH!! Ahahah! Ahah...ehm...uhm chiedo
umilmente scusa per la mia perdita di autocontrollo. La mia
è stata una debolezza imperdonabile e prometto che non
ricapiterà. Ma a quanto pare Sturbo era andato a cambiarsi i
vestiti, poiché è tornato indossando: canottiera
aderente color oro, pantaloni in pelle neri e oro aderenti fino
all'inverosimile e sorretti da delle improbabili bretelle, i quali
sconfinano senza soluzione di continuità in scarpe Converse
dello stesso colore e (mie amate Converse, quale supplizio è
per me vedervi in tale stato) addobbate con strani aggeggi
sbrilluccicanti; dato che però in questo modo la vista
dell'osservatore è soltanto stesa a terra priva di sensi,
Sturbo ha ritenuto necessario darle il colpo di grazia definitivo
aggiungendo sulla propria testa un bizzarro cappellino dei Los Angeles
Lakers girato sulla destra, sul proprio collo una collana di
gigantesche perle bianche e quelli che sembrano i resti di ermellino
scuoiato, una cintura con la fibbia dalle fattezze della faccia di una
delle Superchicche e, per concludere, quelle che probabilmente sono
delle autoreggenti rosa sulle sue bianche braccia.
S. “Sì...ho deciso che faccio
i provini per il Grande Fratello...”
J. “Ma c'è adesso,
zio”
S. “Eh?”
J. “Il Grande Fratello c'è
adesso, i provini li hanno già fatti”
S. “Sì cioè per
l'anno prossimo”
J. “Aah ok! Ma dove li fanno!”
S. “No devi mandare un video!”
J. “Eh?”
S. “Eh zio per iscriverti devi mandare
un video!”
J. “Un video? Che video?”
S. “Un video tuo! Cioè ti fai
un video in cui fai delle cose e poi glielo mandi e loro decidono se
vai bene”
J. “E cosa fai nel video?”
S. “Boh quello che
vuoi...cioè io mi presento e metto su la musica e ballo un
po'”
J. “Figata!”
S. “Eh sì e allora ho
comprato questi vestiti”
J. “Te li metti nel video?”
S. “Sì metto
questi...cioè sono fighi”
J. “Già”
S. “Metto anche i pantaloni stretti per
far vedere il pacco”
J. “Sei uno zio!”
Speriamo che il nipote non lo conosca mai...
S. “Eh lo so”
J. “Ma perché li hai
messi?”
S. “Eh per farveli vedere...”
J. “Ah”
S. “Poi zio perché
c'è il Grande Fratello! Cioè mi sono vestito per
l'occasione.”
È mentre dice queste parole che si
avvicina ai compagni e si siede a fianco a loro, per dedicarsi alla
contemplazione del diletto programma televisivo con l'abbigliamento
acconcio, consapevole come lo era Machiavelli che per le
attività culturali è necessario creare la giusta
atmosfera indossando gli abiti appropriati onde riviverla nel modo
più efficace e assaporare in prima persona il piacere della
conoscenza; e da qui, il nulla pressoché completo per lungo,
lungo tempo.
Infatti, sembra che Il Grande Fratello si limiti a
trasmettere la noiosa e monotona vita di un gruppo di persone
all'interno di una casa piena di telecamere che li spia in ogni momento
e in ogni luogo; gli spettatori quindi stanno davanti alla tv a
guardare altre persone che non fanno nulla. La domanda sorge spontanea:
è più inutile l'esistenza dei
“protagonisti” o quella degli spettatori? Io credo
che sia quella degli spettatori, perché loro non si limitano
a perdere tempo – quello che fanno i protagonisti –
ma addirittura guardano interessati altre persone che perdono tempo; di
conseguenza, si potrebbe dire che la loro è una perdita di
tempo al quadrato.
Qualcuno potrebbe far notare che, dato che io sto
descrivendo questa scena, la vostra sarebbe una perdita di tempo al
cubo, ma non è così, state tranquilli! Voi siete
qua perché interessati allo studio di questa fauna urbana,
come direbbe qualcuno di voi. E forse anche per vedere le scene di
sesso che qualcuno ha richiesto. Bene, su queste ultime non ho ancora
deciso se inserirle. Ma riguardo la fauna urbana, cosa possiamo dire
adesso, per riempire questo vuoto?
Potremmo discutere su programmi come il Grande
Fratello. Programmi che hanno un pubblico molto vasto, programmi che
sono insieme causa ed effetto del degrado intellettuale a cui
assistiamo impotenti negli ultimi sfortunati tempi. La domanda a cui si
giunge di solito è: è nato prima l'uovo o la
gallina? È nato prima lo stupido o è nato prima
il programma?
Secondo me è una domanda che non ha
molto senso. Pensare all'imbarbarimento culturale come a un fatto a
sé, un evento improvviso che piove dal cielo è
una semplificazione mostruosa: la crescente stupidità
odierna e la presenza di programmi come il Grande Fratello sono da
analizzare come un processo continuo, in cui piccoli cambiamenti
avvengono uno dopo l'altro non come i gradoni di una scalinata, ma come
una strada in lieve salita, rinforzandosi a vicenda.
Sicuramente la televisione è stato il
principale amplificatore del fenomeno: dato che i programmi vivono a
seconda dello share, è naturale che si scelgano argomenti
che piacciono a tante persone. Il problema di scelte come queste
è che vengono “tagliate le ali”, vengono
ignorate le minoranze, e si prendono in considerazione solo gli
argomenti più seguiti, che quindi diventano gli unici
presenti sugli schermi.
C'è da dire anche che l'ignoranza
è sinonimo di facilità e felicità.
Infatti essere ignoranti è terribilmente facile,
poiché è sufficiente non conoscere, non fare
nulla, rimanere chiusi nel proprio piccolo io senza affrontare il
multiverso di idee che popolano il mondo; invece il sapere necessita di
una ricerca attiva, è un amore che richiede tempo e
sacrifici. In più genera sofferenza, poiché
è solo affacciandosi sull'infinità del sapere che
si intuisce la propria misera piccolezza; ed è prendendo
atto delle interminabili questioni che affliggono l'uomo che si rischia
di essere travolti dalla disperazione, di vivere nell'amarezza
dell'impotenza. L'ignorante invece non sa, non conosce cosa
c'è là fuori: è libero dalle
preoccupazioni che non riguardano il suo piccolo mondo personale, ed
è felice, stupidamente felice.
Ma vallo a spiegare a gente come loro! Vallo a
spiegare ad amebe in grado di rimanere per ore seduti davanti al Grande
Fratello e alle pubblicità, un altro grande male delle
televisioni. Male che è ancora più potente e
subdolo quando gli spettatori non sanno ragionare con la propria testa,
quando giacciono inerti davanti a spot che mostrano prodotti davanti a
cui l'unica cosa saggia da dire sarebbe un sonoro “Ma che
cazzo è quella roba? Ma cosa mai ci potrò
fare?”.
Alla luce di questo, quindi, diventa abbastanza
chiaro il motivo per cui la televisione diffonda l'ignoranza
più enciclopedica e generalizzata.
Purtroppo però i tre non accennano a
muoversi, e per un periodo non inferiore alle due ore e mezza rimangono
incatenati alla diabolica stregoneria di quella malefica scatola,
intervenendo ogni tanto con commenti che tralascio per
pietà; due ore e mezza che sono un inferno che vi
risparmierò, con una simpatica ellissi che ci
porterà direttamente alle fasi finali della tortura.
Sento una pancia che borbotta. E per una volta non
è la mia.
J. “Mmmhh”
S. “Figa che cazzo era?”
J. “Il mio stomaco...ho
faaameeee”
S. “Andiamo a mangiare?”
J. “Oh sì”
S. “Dove andiamo?”
J. “Ma non stiamo a casa tua?”
S. “Eh no zio che cazzo facciamo cucino
io?”
J. “Mmh”
S. “Non so mica cucinare, è
roba da donne”
Secondo una concezione medievale, sì.
J. “Allora dove andiamo?”
S. “Andiamo da McDonald's”
J. “Bella! Sì andiamo al
Mac.”
S. “Ok mi cambio poi andiamo”
Detto questo Sturbo raccoglie con enorme sforzo di
volontà le forze necessarie ad alzarsi, per poi gettarsi in
piedi e scomparire dietro la porta che conduce alle sue stanze. Gli
altri due rimangono ancora con lo sguardo fisso nello schermo,
finché il loro compare ritorna vestito in modo meno
appariscente di prima.
“Dai su in piediiii!” li
incita Sturbo urlando come un hooligan.
“Arriviamo...” esala Johnny
mentre si trascina in piedi con il vigore di un anziano zoppo e
raggiunge l'amico vicino alla porta.
J. “We comunque...”
S. “Sì?”
J. “Quei vestiti sono da zio”
S. “Lo so zio da sturbo!”
Detto questo, apre la porta di casa e la
oltrepassa assieme agli altri due.
A.A.: Salve! In attesa di
terminare il periodo degli esami pubblico questo capitolo, che
è pronto già da un po' di tempo. Non ne ho altri
pronti, quindi il prossimo aggiornamento arriverà
sicuramente dopo il 12 febbraio!
Ringrazio i recensori e i lettori
e vi do appuntamento a sabato prossimo con l'ultimo canto dell'Inferno!
Odd
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