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CAPITOLO
1
La
squallida cella dove era rinchiuso il giovane pirata dai lunghi capelli biondi
era solo in parte illuminata dalla pallida luce della luna piena che filtrava
dalle sbarre della finestra, cosicché il ragazzino al di là della porta non
poteva scorgere lo squarcio alla parete provocato dalle cannonate che avevano
infuriato tutta la notte durante l’assalto alla cittadina di una ciurma di
aggressivi pirati.
“La
prego Fay Sparrow, voi siete la mia unica speranza di ritrovare la mia Sakura!
Alcuni pirati l’hanno rapita dopo averle rubato la piuma del suo
cappellino!”.
“Hai
detto che hanno rubato la piuma del cappello alla figlia del Governatore
Fujitaka? Molto interessante giovanotto, davvero…” gli rispose meditabondo
il pirata mentre si sistemava pigramente la benda nera sul suo occhio sinistro.
“Voi
sapete che cosa vogliono da lei? Sapete chi erano quei pirati?”.
Fay
si stiracchiò. Il fatto che la cittadina fosse stata messa a ferro e a fuoco e
che molte persone fossero morte durante la scorribanda non sembrava turbarlo
minimamente.
“Ho
visto la nave dalla finestra e non mi posso sbagliare. Quella era la Rovina
di Clow e se la tua bella è stata rapita e portata dal loro capitano allora
saranno guai veramente grossi per lei. Ti faccio le mie più sincere
condoglianze”.
“Allora
voi non avete proprio alcuna intenzione di aiutarmi? Neppure se vi aiutassi a
fuggire dalle prigioni?” supplicò il ragazzo ormai cinereo in volto.
“Beh,
diciamo che fuggire dalla prigione per andare a farmi ammazzare da quelli della Rovina
di Clow sarebbe come saltare dalla padella alla brace. Ma dimmi, perché non
vai a chiedere aiuto a quei simpatici soldati della Marina Inglese di Sua Maestà?”
chiese scimmiottando un saluto militare.
“Ho
già chiesto aiuto al Commodoro Kurogane ma mi ha chiaramente detto (sbraitato,
a dire il vero) che avrebbe cercato Sakura con i mezzi tradizionali e che mai e
poi mai sarebbe caduto così in basso da chiedere a voi di aiutarlo, dato che
eravate il capitano della Rovina di Clow prima che i vostri uomini si
ammutinassero e vi gettassero in mare”.
“Non
mi hanno gettato in mare!” esclamò scandalizzato il giovane, cercando di
ignorare quell’improvviso sussulto al basso ventre e quell’acquolina in
bocca che lo coglieva ogni volta che sentiva nominare il Commodoro Kuro.
Niente
lo avrebbe reso più felice che farsi sottoporre alle più squisite torture
sadomaso dall’aitante Kuropii,
l’unico ufficiale che era riuscito a farlo prigioniero (ah, il tocco rude
delle sue mani mentre ammanettava le sue dietro la schiena era stato l’attimo
più divino della sua intera esistenza! ♥) ma le sue fantasie erotiche
sembravano essere l’unica cosa della sua mente che potessero essergli lette in
faccia, lui che per il resto aveva una faccia di bronzo incredibile quando si
trattava di raccontare frottole per salvarsi la pelle. Già il Commodoro aveva
intuito i pensieri porcelli del pirata sulla sua nobile persona durante il suo
arresto osservando il suo sorriso sardonico, gli “Yhuuuu” e gli “Awww”,
e le sue fusa che Fay aveva emesso mentre lo trascinava via. Se non
fossero intervenuti i suoi colleghi, certo il Commodoro Kuro non avrebbe certo
aspettato il giorno della sua esecuzione capitale per spedirlo all’altro
mondo, o almeno questo era quello che gli aveva sbraitato dietro mentre cercava
di stringergli le mani attorno al collo, scatenando nel pirata un’altra ondata
di intensa lussuria per il Commodoro.
Fay
mantenne dunque il suo autocontrollo per tenere segreto il suo Kamasutra mentale
al giovane che, evidentemente, era abbastanza giovane da ritenere l’amor
cortese la fonte di gioia più intensa che mai avrebbe potuto offrire alla sua
dolce Sakura.
“Ad
ogni modo non starò con le mani in mano come pretende il commodoro Kuro! Andrò
a cercare comunque la mia dolce Sakura per tutti e sette i mari, o il mio nome
non sarà più Shaoran Reed!”
“Uh?
Ti chiami Shaoran Reed?” chiese il pirata improvvisamente interessato ai
vaneggiamenti del ragazzino tanto da interrompere il filmino porno mentale che
aveva avviato appena aveva sentito rinominare il nome della sua bomba del sesso
preferita.
“Eh?
Sì, perché?” chiese a sua volta il ragazzino sorpreso dalla repentina
attenzione che il pirata gli stava ora ampiamente dedicando.
Ma,
del resto, cominciava a dubitare che la persona davanti a lui fosse dotata di un
minimo di sanità mentale, con quella sua andatura da ubriaco col mal di mare e
il sorrisino scemo perennemente stampato in faccia.
“Allora
cosa aspetti ad aprire la cella, Shaoran-kun? C’è una fanciulla in pericolo
da salvare!” esclamò impaziente Fay Sparrow, assumendo una di quelle pose da
eroe consumato mentre uno scioccato Shaoran si dava da fare per scardinare la
porta della cella.
In
fondo, lui era il figlio adottivo del fabbro del villaggio e aveva imparato il
mestiere.
Peccato
che se fosse stato abbastanza sveglio da guardare verso la parete alla sua
sinistra avrebbe trovato attaccato al chiodo il mazzo di chiavi.
Ma
aprire la porta della cella scardinandola faceva sicuramente molto più figo.
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