Vita di coppia

di Neverland98
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Urla acute e infantili si diffondono in tutta la casa.
Katniss emette un gemito contrariato, senza nemmeno la forza di aprire gli occhi. Allunga una 'lieve' gomitata nelle costole di Peeta, il quale continua a dormire beato.
“Katniss...?” borbotta poi, passandosi una mano tra i riccioli biondi. “Che cosa...?” non fa in tempo a finire la domanda, il pianto della piccola Primrose gli fornisce tutte le spiegazioni che cercava.
“Ci risiamo...” Katniss affonda la testa nel cuscino, sperando che quella peste smetta di piangere presto. E' nata da solo una settimana e l'hanno chiamata Primrose, ma non ha niente della calma e della pacatezza della ragazza da cui ha preso il nome. E' nata solo da una settimana e se il giorno lo passa a dormire, la notte non ci sono santi che non si metta a piangere e a strillare.
Che angioletto!” era il commento di tutti quelli che si erano persi negli occhi blu di Primrose. Bene, in quel momento Katniss avrebbe voluto che fossero tutti lì a cercare di far smettere di piangere 'l'angioletto'.
Tsk! In confronto, uscire vivi dagli Hunger Games era stato un gioco da ragazzi.
“Vai tu?” chiede Katniss a Peeta, ma più che una domanda suona molto come un ordine.
“Ci sono già andato ieri...” le fa notare suo marito, sospirando.
“Ma è tua figlia!” Katniss si finge indignata.
“E' anche la tua” le fa notare Peeta con la dolcezza che lo contraddistingue.
“Sì, ma io sono stata la Ghiandaia Imitatrice nell'ultima rivoluzione! Hai idea del sonno che devo recuperare?”
“Katniss, vorrei farti notare che anch'io ho sofferto molto, nella Rivoluzione...”
“Ma io ti amo...!” lo implora Katniss, anche se sa di aver già perso.
“Non ne dubito. Andiamo, amore, facciamo una notte a testa. Ieri era il mio turno, oggi tocca a te” fa lui conciliante.
Katniss sbuffa rassegnata e si alza in piedi nel buio della loro camera da letto. Barcollante e di malavoglia, attraversa il corridoio e raggiunge la stanza da cui proviene il pianto incessante. Si avvicina alla culletta e prende in braccio sua figlia.
“Andiamo, Prim. Che hai stanotte?” le chiede cullandola tra le braccia.
La bimba continua a piangere e a strillare.
“Vuoi che ti canti una canzone, è così?” le labbra stanche di Katniss sono attraversate da un sorriso. Il più sincero, quello che si ha anche quando si è affaticati. Quello speciale, quello di una madre a un figlio.
La piccola Prim sembra farsi attenta, mentre Katniss intona a bassavoce la prima strofa de 'L'albero degli Impiccati'. Le urla diminuiscono sempre di più, fino a scomparire, così come le lacrime. Gli occhi blu della bambina sono fissi sul volto della mamma.
Verrai, verrai? All'albero verrai...” sussurra Katniss.
Primrose Mellark chiude piano piano le palpebre, poi il suo respiro diventa regolare. Katniss smette di cantare e la depone nella culletta, non prima di averle stampato un bacio delicato sulla guancia.
“E' testarda, eh?” osserva Peeta col tono di uno che la sa lunga, quando Katniss torna a stendersi a letto.
“Già...” ammette lei “Fin troppo!”
“Come sua madre!” ridacchia Peeta, un attimo prima che lo raggiunga la cuscinata di Katniss.
Le loro risate riecheggiano nella casa, sostituendo il pianto di Primrose.
Il tempo delle lacrime è finito.
Ora, è il tempo di iniziare a vivere.





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