E va bene
così
(Avessi
un altro modo)
Tu mi
dici come passa il tempo
Tu mi
chiedi se mi sento meglio
Poi
respiri mentre ti racconto
Che da
giorni non rifaccio il letto
Qui la
casa sembra un po’ più grande
E la
notte mi fa un po’ più effetto
Ma la
vita che mi sono scelto.
Tutto
è pronto per la
partenza.
Le valigie sono accanto alla
porta.
Il passaporto e il biglietto
aereo sono sul tavolo della cucina.
L’auto arriverà tra poco a prenderlo,
per portarlo all’aeroporto.
È tutto pronto, eccetto una
cosa. Anzi, una persona.
Marco.
È seduto sul divano di pelle,
nel soggiorno della casa che Michael ha comprato a Milano. In questo
momento,
l’altro sta passando in rassegna la lista delle cose da
portare con sé a Londra,
per assicurarsi di aver messo tutto in valigia. La casa è
vuota, l’unico rumore
è il borbottio di Michael che elenca, in francese, tutto
ciò che deve portare
con lui. Marco sta lì, senza muoversi. Senza fare nulla.
Senza effettivamente provare nulla.
Non è una cosa normale, se ne
rende conto. Michael sta per partire e starà via per
chissà quanto tempo. Dovrebbe
essere dilaniato dal dolore, dovrebbe piangere e implorarlo invano di
restare
con lui. Dovrebbe sentirsi disperato, distrutto, privato
dell’unica cosa che in
questi mesi è riuscito a renderlo felice, veramente, come
non gli accadeva da
anni.
L’amore.
L’amore di Michael, di
quell’uomo folle e dolcissimo che aveva rincontrato a
Dublino, per lavoro, in
una giornata piovosa.
Ne era rimasto praticamente
folgorato e da quel momento, la sua vita era cambiata in un modo che
non avrebbe
mai potuto prevedere.
Sei stato
bene su in Irlanda?
E ci torneresti pure in inverno
Ma
davvero te ne sei andato
Per
sentirti solo più lontano?
Non saprebbe ricordare
il
modo in cui è cominciata effettivamente la loro storia. In
realtà, non era
stato nulla di speciale o di eccezionale. Era successo così,
come succede a chiunque:
una cena tra colleghi al ritorno da Dublino, un caffè da me,
un drink da te,
un’altra cena, tra amici questa volta, tranquillo pago io,
come si è fatto
tardi, ho dimenticato le chiavi, resta a dormire qui stanotte, resta
anche
domani se vuoi. Resta.
La
normalità con cui la loro
relazione è cominciata lo spaventa più di ogni
altra cosa. Perché la loro non è una relazione che
possa dirsi
normale, neanche un po’.
Michael
è fidanzato.
Marco
è omosessuale, ma lo
nasconde da anni al mondo.
Michael ha dei
progetti
all’estero, un mucchio di progetti. Tanti sogni da realizzare
e tante vette da
scalare.
Il posto di
Marco è lì, in Italia.
Un paese in cui la sua sessualità potrebbe compromettere la
sua carriera. Potrebbe
non accadere, ovviamente: alcuni grandi cantanti hanno continuato ad
avere lo
stesso successo anche dopo aver fatto coming-out. Ma se in questo caso
accadesse il contrario?
Michael non
vuole che Marco
corra questo rischio, non può permetterglielo. Per questo
gli ha
categoricamente vietato di venire con lui a Londra, nonostante le sue
suppliche
e le sue proteste. Per questo ha dovuto dirgli che la loro storia
doveva
finire. Per questo, con il cuore infranto, è costretto a
dirgli addio.
Ti
vedo
molto più sereno
Negli
occhi hai una luce nuova
Ti va di
rimanere ancora
Adesso
come allora?
Dopo
tutto questo, come può
Marco non provare nulla?
Respira. Tiene gli occhi
bassi. Non pensa nemmeno, e va bene così. Perché
almeno non è costretto a
soffrire.
«Bene, ho prenduto tutto»
annuncia Michael, soddisfatto, mentre si avvicina ai bagagli.
«Ora devo solo…»
È un attimo.
Marco neanche si rende conto
di ciò che sta facendo.
Ma eccolo lì, a prendere la
valigia più vicina e ad allontanarla da Michael, nel goffo
tentativo di
sottrargliela.
Che diavolo mi prende adesso?!
Lui sorride, e Marco
lo odia
per questo. Perché deve sempre sorridere? Perché
deve sempre mostrarsi così calmo
e comprensivo? Perché, invece, non può
arrabbiarsi con lui per il suo gesto
infantile?
Perché
non reagisce?
«Dami
la valigia, Marco» dice
dolcemente, tendendo la mano verso il manico.
Ma
l’altro non vuole sentire
ragioni, e arretra di qualche passo.
Non lo guarda,
non osa. I
suoi occhi sono fissi sulla moquette: è una vista molto
più facile da sostenere
dello sguardo di Michael.
Avessi
un
altro modo
Per
guardarti, lo farei
Avessi
una ragione
Per
scordarti, proverei
A volare
piano
Ad andare
lontano
A
dimenticare tutto.
«Marco,
damela.»
Lo zelo nella
voce di Michael
va scemando. Ha smesso di scherzare, aspetta pazientemente che Marco
capisca da
solo che ciò che sta facendo è sbagliato. Ma lui
non capisce, non può.
Non vuole
sentire niente,
neppure il senso di colpa. Si rifiuta. Sarebbe come ammettere che
è tutto vero,
che il suo amore se ne sta andando e che lui resterà da
solo, di nuovo, dopo
che la sua vita è stata completamente stravolta dalla sua
presenza.
«Marco.»
La sua voce
è dura, il tono è
di rimprovero.
Marco si
trattiene, e ancora
non sente niente. Non vuole, forse non ci riesce.
È
facile non sentire nulla
quando non si pensa e non si fa
nulla. La voce di Michael sembra così distante in questo
momento e lui non
intende ascoltarla.
Non è vero, non sta
accadendo.
Non se ne sta andando via.
Non stai per perdere la cosa migliore della tua vita.
L’unica che vuoi e che hai sempre voluto.
Non senti niente perché non c’è niente
da sentire.
Pensa questo, Marco,
si
illude che andrà tutto bene.
Poi la mano
Michael gli
solleva il mento e lo costringe ad alzare gli occhi su di lui.
Se
mi
avvicino ti lasci andare
Se mi
avvicino ti lasci toccare
Se mi
avvicino ti voglio sentire
Se ti
avvicini facciamo l’amore
Non si aspettava
questo
gesto, davvero. Era sicuro di vederlo arrabbiato, quantomeno alterato,
oppure
irritato. Invece no: ciò che si ritrova davanti sono il suo
sorriso e il suo
sguardo, triste per la prima volta da quando lo conosce. Michael triste. Non lo avrebbe mai
detto.
«Marco,
ascolta…»
«No!»
Lascia andare
la valigia di
botto, sì, ma solo per allontanarsi. È forse la
cosa più immatura che abbia mai
fatto e sa di essere ingiusto, ma lo fa per riuscire a trattenersi. Non
vuole
esplodere proprio adesso, non può. Per
favore,
pensa riferendosi a se stesso, contieniti.
«Ti
prego, no fare così» lo
supplica Michael. «Ne abiamo già parlato. Mi
piacerebbe rimanere qui con te, ma
no posso. Io ho di fare The Voice in Francia, ho di tornare da mio
fidanzato
io…»
Fa una pausa,
cerca in Marco
una qualche reazione, un segnale che lo inciti ad andare avanti, oppure
a
fermarsi. Non trovandolo, ripete:
«Io
no posso.»
Marco sembra
impassibile.
Ma
è nella sua mente che accade
l’impensabile.
E
non c’è
niente da spiegare
E non c’è
niente da rifare
Adesso
lasciamoci andare
Adesso
senza più parole
Le parole di Michael
gli
rimbombano come un’eco nella testa. Una piccola scintilla che
cade al suolo e
brucia ogni cosa.
Il suo
fidanzato, i progetti
all’estero. Tutta la sua vita, una vita in cui Marco non era
previsto, una vita
che sta per ricominciare come se nulla fosse, come se il loro amore non
fosse
mai esistito.
Marco non
è niente nella sua
vita. Marco non conta.
Niente tra
loro è mai stato
normale, o semplice, ma finora è stato facile fingere il
contrario. Perché
tutto è accaduto così in fretta, e gli
è mancato il tempo di riflettere. C’era
soltanto un disperato bisogno di
amarsi.
Ma adesso
devono fare i conti
con la realtà: loro vengono da due mondi diversi, destinati
a sfiorarsi ma mai
a incontrarsi.
Ed
è maledettamente doloroso.
Soprattutto
sapendo che un
giorno Michael si scorderà di lui e la sua vita
andrà avanti comunque, mentre
Marco rimarrà fermo agli istanti d’amore che hanno
vissuto insieme.
Non
può averne la certezza,
eppure ne è convinto.
All’improvviso
capisce e
prende consapevolezza di ciò che prova.
Contrae la
mascella, serra i
pugni e chiude gli occhi. Ora, finalmente, comincia a sentire qualcosa.
Forse troppo,
tutto assieme.
È
arrabbiato, con Michael per
non aver deciso di restare e con se stesso per non averglielo impedito.
È
triste, perché sa ciò che
sta per perdere ma non sa come riuscirà a vivere senza.
È
geloso, geloso del ragazzo da
cui Michael sta per tornare, che non saprà mai quanto amore
Marco ha ancora da
offrire al suo fidanzato.
È
deluso, perché per un attimo
ha pensato sul serio che in un modo o nell’altro sarebbero
riusciti a farcela,
e a restare insieme. Non doveva sperare in un lieto fine, forse era
troppo da
chiedere.
Ed
è innamorato.
Assolutamente, perdutamente innamorato di Michael, quell’uomo
meraviglioso e stravagante
che senza preavviso ha tinto a colori brillanti il suo mondo grigio. In
un
secondo gli ha cambiato l’esistenza, lo ha fatto sentire
protetto, amato e vivo, dopo tanto, troppo
tempo. Ma la
cosa che gli fa più male è sapere che lui lo
ricambia, con la stessa passione,
con la stessa intensità. Lo ama.
Gli fa male
perché non può
odiarlo. Non ce la fa. La rabbia e la tristezza, la delusione e la
gelosia, si
dissolvono: l’amore che prova per lui è talmente
grande da impedirgli anche
solo di pensare al fatto che Michael potrebbe essere infelice a causa
sua.
Perché restare accanto a Marco, per lui, significherebbe
rinunciare a tutto
quanto.
Anche se fa un
male cane,
anche se non vorrebbe, deve fare la cosa gusta.
E passa
tempo e
Servirà
più tempo
Per
sentirti ancora e
Per
mentirti ancora
Si volta, quindi.
Ha cominciato
a piangere, non
sa bene quando.
Ma ormai le
lacrime gli
rigano il viso e, con la vista offuscata, scorge il volto di Michael
contratto
in un’espressione preoccupata.
«Se
tu non fossi Mika»
comincia Marco, con la voce incrinata dal pianto «Se tu non
fossi una grande
star internazionale, se tu fossi solo Michael e io fossi solo Marco e
non ci
fosse nessun fidanzato chissà dove ad aspettarti e se
nessuno sapesse chi sei…
se fosse così, tu sceglieresti di restare con me?»
Di fronte a
quelle parole, Michael
ritrova il sorriso e tira un sospiro di sollievo. Si avvicina a Marco,
e tutto
ciò che può fare è stringerlo forte
tra le sue braccia.
Marco si
aggrappa a lui, come
se quel semplice gesto potesse bastare a trattenerlo lì per
sempre. Sa che non
è così, sa che non può, ma lo fa
sentire ugualmente bene. Inspira forte il suo
profumo, si illude che domani lo sentirà di nuovo, e poi
ancora e ancora nei
giorni a venire. Mente a se stesso, almeno questo può
concederselo.
«Io
sceglierei te, per
sempre, Marco» sussurra, gli trema la voce. «Se tu
fossi solo Marco e io solo
Michael rimanerei qui senza pensarci.»
Non dice
nient’altro.
Non aggiunge
“ma non posso”
alla sua frase, né cerca di dare altre inutili spiegazioni.
Preferisce,
invece, staccarsi
da Marco e poggiare la fronte alla sua.
Marco
è sopraffatto dalle
emozioni, che si riversano come un fiotto nella sua mente, troppo a
lungo
trattenute per poter essere fermate ora. Sa solo quanto ama
l’uomo che ha di
fronte e che, in un modo o nell’altro, riuscirà a
vivere senza di lui,
sapendolo altrove ma comunque felice.
Spera che sia
così.
Avessi
un
altro giorno
Per
guardarti, lo farei
Avessi
una ragione
Per
fermarti, proverei
A volare
piano
Ad andare
lontano
E ritrovare
tutto
Chiude gli occhi e si
avvicina piano a Michael, e quest’ultimo non riesce a
trattenersi dal baciarlo.
Dolcemente, senza pretese. Semplicemente assaporando, forse per
l’ultima volta,
la sensazione di avere Marco per sé.
Per Marco
è lo stesso: gli
prende il volto tra le mani e con impeto ricambia il bacio, sa che
probabilmente non ne riceverà altri. Non da lui, almeno. Le
sue labbra sono morbide
e tiepide, leniscono il dolore, gli infondono sicurezza. Come
potrà farne a
meno?
Il loro amore
è così:
morbido, caldo e confortante, ma ha una mancanza. Quella di essere
troppo grande
per poter essere ignorato e di essere sbocciato troppo presto per poter
resistere a ogni cosa.
Infine,
Michael si allontana.
Il distacco è netto: deve farlo, o non avrà
più la forza di separarsi da lui.
Per Marco ora
è arrivato il
momento di uscire. Dalla porta sul retro, o rischia che qualcuno lo
veda.
Meglio non dare modo a nessuno di insospettirsi, per evitare i rischi.
Si
infila il cappuccio della felpa, indossa un paio di enormi occhiali da
sole per
non farsi riconoscere e apre la porta.
Si ferma.
«Michael.»
«Sì?»
Si volta, in
attesa, quasi sperando
che Marco abbia qualcosa in più da aggiungere a
ciò che si sono detti pocanzi.
Ma
all’improvviso,
quest’ultimo cambia idea. C’è forse
qualcosa che non sia già stato detto? No, e
tutto il resto è superfluo. Così si limita a
sorridere e a fare spallucce.
«Non
me lo ricordo più.»
Nel chiudere
la porta, gli arriva
dritta alle orecchie la risata cristallina di Michael.
Come addio,
non c’è male.
O almeno,
può fingere che sia
così.
Avessi
un
altro modo
Per
guardarti, lo farei
Avessi
una ragione
Per
fermarti, proverei
A volare
piano
Ad andare
lontano
E
ritrovare tutto
Camminando nelle fredde
strade di Milano, Marco capisce di aver appena detto addio a
ciò che ama di più
al mondo.
Perché sa che è la cosa
giusta, perché sa che Michael gliene sarà grato
per sempre.
Ma non può non chiedersi:
perché fare la cosa giusta fa sempre così
dannatamente male?
Scoppia a piangere,
finalmente solo e libero di sfogarsi. Eppure in qualche modo gli viene
anche da
sorridere, pensando a quanto sia stato fortunato ad avere
l’amore di un uomo
come Michael, anche solo per poco tempo.
Piange e sorride, si sente
male e bene al tempo stesso. Sente il suo corpo e la sua mente spaccati
a metà,
e va bene così.
Sì, va bene così.
«Pronto?»
«Hi, Marco!»
«… M-Michael? Sei tu?»
«What the… E chi dovrei essere, scusa?»
«Ma che sei matto?! Chiudi subito ‘sto telefono! Le
chiamate estere costano un botto.»
«Lo so.»
«E allora che cavolo ti dice il cervello?»
«Io no sono più a estero.»
«… Come, scusa?»
«Io no sono più a estero.»
«Non prendermi in giro.»
«Scometiamo che no ti prendo in giro?»
«Eh?»
«Voltati.»
Il sorriso di Marco si allarga sempre di più,
incredulo. È qui. Lui è qui, per la miseria. Non
si volta ancora, sa
perfettamente chi troverà dietro di sé e quale
sarà la sua reazione. Ha quasi
paura di ricominciare a sperare, ma all’improvviso decide che
non gliene
importa più niente. Alle sue spalle c’è
l’amore della sua vita, che sta
aspettando? Si volta, pronto ad affrontare ciò che lo
aspetta.
Così, come verrà.
E va bene così.
E
poi
domani se piove o c’è il sole
Non mi
interessa, non voglio sapere
Come sei
bello, lasciati guardare.
Angolo
dell’autrice:
(devo trovare un nome più originale)
Eccomi
qui gente, finalmente sforno anch’io una Mirco.
Ora vi racconto una storiella: mentre scrivevo questa
OS mi sono sparata tutto #Prontoacorrere sull’iPod, e ad un
certo punto è
arrivata Avessi un altro modo.
Si adattava in maniera a dir poco perfetta a ciò che
avevo scritto, o almeno a quello che sentivo mentre la scrivevo.
Ed ecco come una OS si è trasformata in una song-fic.
Non c’è bisogno che io vi dica quanto li shippo,
no?
È da quando avevo tredici anni che speravo che questi
due si incontrassero (perché li adoravo entrambi). Poi si
sono incontrati a X
Factor 3 e io pensavo che il mio sogno si fosse avverato. Non sapevo
che a
distanza si anni mi sarei ritrovata ad amarli come coppia.
È come se il mio sogno infantile si fosse avverato due
volte xD
Poi Mika se n’è tornato a Londra e io ero
triste… Poi
è tornato in Italia e io ero al settimo cielo e insomma,
come potevo non
scrivere qualcosa al riguardo?!
Se vi è piaciuta, lasciate un commento :3 Accetto le
critiche costruttive (ma siate delicati, sono un’anima
zenzibile u.u)
Se troverete eventuali errori nelle parole di Mika
beh… sappiate che sono fatti di proposito.
Bene, alla prossima!
P.s.: so che
l’ordine delle strofe nella canzone non è
questo, ma trovo che quel pezzettino sia perfetto come conclusione.
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