vecchio scarpone - buffy
Anzitutto,
ciao!
Questa storia è talmente vecchia che non ricordo nemmeno
quando l'ho scritta. Penso nel periodo in cui in tv venne trasmessa la
settima serie di Buffy, ma... può anche essere poco dopo,
quando è cicciato fuori il suo comic - anzi, quando ho
saputo che nella serie Angel, Spike era tornato in non-vita.
Okay,
è importante? No xD
Quello
che cerco di dire è che lo stile è diverso
rispetto ad adesso, e vi sto semplicemente dicendo il
perché. Se vi interessa, ovviamente, se non avete mai letto
una mia storia - non in questo fandom, questa è la prima che
pubblico qui - probabilmente non capirete di cosa sto parlando,
quindi... ma se mi avete scovata da qualche altra parte e vedete che lo
stile è diverso no, non sono impazzita: è che
quando ho scritto questa storia ero giovane xD
In
ogni caso, perché la sto pubblicando se è passato
così tanto tempo e io non scrivo più
così? Semplice: questa è una delle poche storie
recuperate dal vecchio pc, e dato che mi sembrava accettabile ho deciso
di pubblicarla. Non l'ho modificata per niente, amo tutte le mie
bambine allo stesso modo, anche se acerbe. Insomma era pronta
lì nella chiavetta usb, mi ha aspettata si può
dire, quindi mi sono detta che non dovevo fare la cretina e pubblicarla.
Magari
se qualcuno passa di qui e vuole ricordare un po' di Spike, ecco, siete
i benvenuti.
Piccole
precisazioni: non so esattamente come sia
successo e cosa sia
successo quando Spike è tornato corporeo, nella miniserie
Angel - la storia però è legata a Buffy, non a
quell'altra serie. Non l'ho mai seguito quel telefilm, quindi potreste
trovare delle cose imprecise. Ho messo what... if per avvisarvi.
Poi,
la 'poesia' che cita Spike non è una poesia, è
una vecchissima canzone che si intitola Vecchio Scarpone. Anno 1953,
cantata da Gino Latilla. Vi lascio il link
così potete sentirla (se avete qualche parente negli Alpini
sicuramente la conoscete), anche se probabilmente ai più
giovani farà storcere il naso. ma questa è una
canzone che fa parte della nostra storia, cari. Apprezzatela almeno per
quello.
C'è
una frase tratta da La
carica dei centouno nel testo
(che minestrone che ho fatto!):
la primavera era una stagione noiosa per gli scapoli.
I
(pochi) dialoghi del testo sono le parole di Spike. In pratica la
storia è un lungo monologo di questo vecchio
scarpone, ogni tanto intevallato dalle parole di Spike che
potrete riconoscere perché saranno precedute dai segni ".
Quando troverete nel dialogo le parti in corsivo, ecco, quelle sono
frasi riprese dalla canzone.
Non
ho altro da dire, buona lettura!
Vecchio scarpone
“
Ehi,
vecchio scarpone… quanto tempo è passato?”
E
me lo chiedi così? Dico, lasciato per duecento anni su
questo
maledettissimo e solitario steccato, su di un cioppo di legno squallido
– attaccato da formiche e ogni genere di parassiti e, santo
cielo, scusa se insisto, ma ti è mai capitato di sentirti
camminare le formiche su per la suola?-, e teso verso il cielo come la
fottuta rondine caduta tra spini di Pascoli. Beh, io non sono
laggiù, come in croce, e il massimo che posso tendere al
quel
cielo lontano sono le stringhe, le quali sono troppo flosce per poter
essere sollevate, ma… accidenti, se c’è
una cosa
che odio è lamentarmi in continuazione ma, amico, dopo
avermi
portato allacciato ai tuoi piedi per sette anni cosa ti aspettavi?
E
sì che eri parecchio lamentoso, nella tua
gioventù… ti sei mai sorbito una delle tue
poesie? Santo
Cielo, ma ti ascoltavi mentre
scrivevi?
Io
credo di no, o avresti cessato di tormentare la povera Cecilia con i
tuoi lamenti amorosi che ti ostinavi a chiamar poesie…
“
Ti trovo leggermente butterato, amico… anche la pelle e il
cuoio invecchiano, eh?”
Sfotti,
sfotti. Stupido vampiro inconcludente.
A
proposito, cosa ti spinge a venire qui dopo tutti questo tempo?
Centoventisette anni e quattro mesi sono lunghi… la mia
esistenza si è ridotta al contare i minuti. Ma cosa posso
farci?
Anche se sono una scarpa, senza piede non posso andarmene da qui.
“
Io no. Non invecchio per niente. Beh, sono un vampiro. Ah,
però ho riacquistato la mia anima e, accidenti, sono morto di
nuovo. Dico,
per la seconda volta e senza il bisogno di un paletto! E
ora lavoro per
Angel!”
No.
Nooo.
Conosco questo tono lamentoso. Quel verso da agnello orfano con un che
di gemente e lacrimevole.
Non
stai per sfornare una delle tue poesie, vero? Vero?
Perché se vuoi farlo, io mi impiccherò prima.
Oh,
Dio, abbi pietà di questo povero scarpone!
“
Io non volevo farlo. Ma non volevo nemmeno restare incorporeo
per sempre. Hai mai provato la sensazione di voler prendere a pugni
Angel e non poterlo fare perché le mani passano attraverso
lui?
Terribile, terribile. Almeno ora posso prenderlo a pugni ogni volta
che voglio.”
Beh,
se sei soddisfatto, perché ti lamenti?
Ma
tu sei sempre stato così. Quanto parlavi, quanto
piagnucolavi quando
eri in vita. La mamma mi odia, la mamma non mi
capisce, la mamma la mamma e la mamma. E poi Cecilia, Cecilia e di
nuovo Cecilia.
Sei
monotematico, amico. E anche facile all’ossessione.
Inspiegabilmente,
resti in silenzio per qualche secondo. Dalla
posizione leggermente a sinistra rispetto alla direzione della mia
suola ti avvicini al mio steccato ancora di più, quello
stesso
steccato dove mi ha lasciato centoventisette (e quattro mesi) anni fa.
Era
primavera, ricordi? Una stagione noiosa per gli scapoli come me e te.
Era
passato poco tempo dalla tua vampirizzazzione, e ancora meno tempo da
quando eri stato costretto ad uccidere tua madre.
Dovevano
essere passati meno di tre mesi da allora, e non ti eri ancora
ripreso. Io, che sono stato tuo fidato amico di piede per
così
tanti anni, continuavo ad accompagnarti nelle tue solitarie passeggiate
nella campagna inglese.
(Tra
parentesi, non voglio essere polemico, ma hai notato quanta
polvere c’era nel tuo piccolo podere? Ora, capisco che
essendo
vampiro matricida avessi altro a cui pensare, ma almeno una piccola
spazzolatina? No, eh?)
Sapevo
che volevi andartene, seguire Drusilla e la Gran Puttana, la Sire del
tuo amicone Angelus… però non spinto da un
desiderio di comunione con i tuoi simili.
Ah-ah,
tuoi
simili. Quelli
lì avevano di simile a te solo la
passione per le bistecche al sangue e per le trasfigurazioni del volto.
Beh,
non una situazione diversa da quella dei comuni esseri
umani… avete tutti un naso, una bocca, appendici di vario
genere
e un paio di occhi, generalmente acquosi come pallettoni da fucile
intrisi di liquido infiammabile. Però ciascuno di voi porta
l’impronta della famiglia di appartenenza, dei lineamenti che
vi
distinguono gli uni dagli altri.
Cosa
che non succede per i vecchi scarponi come me, che siamo uguali ai
nostri mille fratelli cuciti tutti assieme da qualche calzolaio
volenteroso ma ottuso. Il calzolaio che mi ha composto doveva essere
estremamente
volenteroso, dato che centoventisette anni non sono
bastati a distruggere la mia suola né il cuoio e la pelle
che mi
compongono – anche se tu mi hai gentilmente ricordato
che appaio
parecchio ammuffito, in verità.
Beh,
cosa ti aspettavi? Di trovare un vecchio scarpone immacolato,
pronto far rivivere le illusioni della tua
gioventù?
Io
non ci avrei neppure sperato, amico.
Beh, ma in fondo non sono che
uno scarpone – però, non per criticare,
perché ti
rivolgi proprio a me? Mi hai visto bene?
Ho
fili d’erba attaccati dappertutto, sono floscio come il
cappello di Santa Clause, chiazzato di fango secco… e,
soprattutto, sono un Vecchio Scarpone.
Sono
l’unico collegamento che ti è rimasto con il
passato, a
parte i tuoi ricordi – ma quelli non sono piacevoli, vero?
Spiacente
di deluderti, ma hai mai sentito parlare della
memoria delle cose? Sarà una sorpresa per te, ma anche io
ricordo.
E
non è detto che non ricordi anche cose spiacevoli
– come
non è detto che la mia memoria sia meno estesa della tua.
Voglio
dire, centoventisette anni e quattro mesi fermo su questo
steccato, a fare il semplice spettatore degli eventi, mi ha
dato
la possibilità di affinare gli occhi (che non ho) e le
orecchie
(che no ho) sulla realtà dopo la tua partenza.
E
ho fatto un sacco di cose! Sono stato qui fermo e…
ehm…
contemplativo e… ehm… immobile a guardar le
stagioni
scorrermi davanti agli occhi, e… ehm.
D’accordo,
non ho agito granché. Ma…
“
Lassù
tra le bianche cime di nevi eterne immacolate al sol, cogliemmo le
stelle alpine per farne dono ad un lontano amor…”
Oh
mio Dio.
Oh
mio Dio.
Oh
Dio Santissimo Dio.
Ecco
che William the Bloody ricomincia con le sue poesie strappalacrime.
Santo
cielo, ragazzo, quali bianche
cime? Quali nevi
eterne, immacolate al sol?
Sei
in Inghilterra.
Inghilterra. Ha
presente quella simpatica isola
dove il sole si vede esattamente per settantatré minuti
l’anno, e dove un piovasco a giornata è una legge
nazionale?
Bene.
E ora ricordi che qui ci sono solo acquitrini e paludi, e
l’unica cosa bianca è la bruma sull’erba
dopo un
temporale?
Però
devo notare un leggero miglioramento nella tua arte
poetica. Insomma, l’ultima volta che mi hai portato in giro
parlavi di
un’allodola che portava nel cuore il nome di Cecilia (come se
ad
un’allodola potesse importare qualcosa di questa benedetta
rampolla!)… il che, onestamente, mi ha fatto sanguinare le
orecchie che non ho.
In
verità, l’arte poetica è
l’unica cosa che
è leggermente migliorata in te: sarà che non sono
che uno
Scarpone dell’Età Vittoriana, ma trovo davvero di
poco
gusto quella specie di lanugine che hai sulle tempie, di quel bianco
sporco e palesemente falso, e quel tuo abbigliamento
così
palesemente kitsch.
Mi
sa che quello che ha bisogno di un restauro sei tu, amico. Anche se non
hai fango appiccicato addosso.
“
Vecchio
scarpone, come un tempo lontano, in mezzo al fango con la pioggia o col
sol, forse sapresti - se volesse il destino - camminare ancor.
“
Certo
che potrei ancora camminare, che razza di domande sono? Non
è che siccome tu sei un vampiro, sei l'unico che
può vivere attraverso i secoli senza essere intaccato dal
tempo, tsè.
E
per quanto riguarda il tempo lontano... già. Me lo
ricordo,quel tempo lontano. E so, so
più di quanto tu possa immaginare.
No,
non sono un profeta e per piacere, per
piacere, non
parlarmi
né di fango né di sole, ne ho fin sotto la suola.
Ma
ho visto cose che tu non hai saputo cogliere, cose che succedevano
sotto i tuoi occhi ottenebrati dalle tue illusioni. Prima Cecilia, poi
Drusilla.
Tuttavia
al centro dei tuoi pensieri, sempre lei. La tua bellissima madre.
Sei
sempre stato un illuso. I tuoi occhi vedevano solo quello che tu
volevi lasciargli vedere, e le tue orecchie ascoltavano solo quello che
volevano sentirsi dire.
Una
donna come Cecilia, una zoccola come Cecilia, una arrampicatrice
sociale come Cecilia… come hai potuto credere che qualche
poesia
potesse colpirla? Lei cercava la ricchezza, la stabilità,
una
posizione sociale agiata… e forse tu avresti potuto darle
tutto
quello.
Ma
tu avevi incluso nel pacchetto anche un elemento che Cecilia aveva
voluto escludere. L’amore.
Lei
non voleva l’amore. Non ne aveva bisogno. Non lo voleva. Cosa
le sarebbe servito un marito devoto, ma immerso nel suo mondo fatto di
poesia e buoni sentimenti?
Provenivi
decisamente da un’altra epoca, amico mio. Nel nostro
Ottocento c’era spazio solo per il potere e i balli di gala.
Era
tutto così… frivolo, caduco, senza valore. Tu,
che ti eri
fatto portatore di valori profondi in un mondo tanto superficiale, eri
terribilmente ridicolo. Inadeguato. Lo sei sempre stato.
Sembra
che tu
non abbia una patria alla quale appartenere, come un ramingo errante
che non sa trovare il suo posto del mondo… forse
perché
lo cercavi nei luoghi sbagliati, e chiedevi di appartenere alle persone
sbagliate.
Guardarmi.
No, non abbassare lo sguardo come un cane bastonato! Guardami,
maledizione.
Sono
uno scarpone su di uno steccato, ma questo è il mio posto
nel mondo. L’ho trovato.
Sotto
un cielo azzurro, così raro in Inghilterra, e sopra una
costruzione di legno vecchia e malridotta, sono perfettamente
integrato. Anche senza essere attaccato ad un piede.
Ho
il mio posto. Sono a casa. Il cielo azzurro (beh, generalmente
piovoso, ma fingiamo per una volta che un cielo terso sia la
normalità d’accordo?) è il mio tetto,
questo legno
il mio pavimento.
Sono
qui da tanti anni, nulla può togliermi dal mio posto. Non
sono una piuma che viene sballottata dal vento, e trascinata via a
seconda delle correnti.
Tu
sei quello più simile ad una piuma. Ti lasci trascinare qui
e
là. Volteggi, fluttui, ondeggi, ma non hai un luogo al quale
tornare. Non hai un luogo che puoi chiamare casa. Non hai un luogo dove
qualcuno sente la tua mancanza.
"
Va bene, basta con queste poesie patetiche. Non sono più
quello di una volta - per
niente. Ora
anche Buffy non c'è
più, ovunque sia almeno è salva, anche se non sa
che
anche io sono vivo... mh, non-vivo per
essere precisi, e... e non ha
più importanza. Non sarà mai più come
prima. Io
con le donne ho chiuso - argh, non che
io voglia dedicarmi agli uomini.
Il solo pensiero di avere una relazione con Angel mi fa accapponare la
pelle."
Fa
anche accapponare la mia di pelle,
tranquillo. So che non si vede ma sto rabbrividendo, sento il freddo
gelido della...
"
Io... io credo che ti lascerò qui. Almeno tu devi avere una
casa, vecchio mio."
Già,
bravo, lasciami qui - vecchio, stupido amico mio. Piantala di
guardarmi così, volta le spalle e torna a quella patetica
imitazione di famiglia che hai. Io te l'avrei voluto dire che Angelus
e la sua combriccola non sono affatto il tipo di gente che porti
tranquillamente a far conoscere al tuo vecchio scarpone, ma mi
avresti
ascoltato?
No,
ovvio. Voi giovani fate orecchie da mercante, tsé.
"
.... mi chiedo perché sono venuto qui. Maledizione."
Perché?
Te lo dico io,
il perché: cercavi
un ultimo collegamento col tuo vecchio mondo, quando non eri questo
darkettone ossigenato ma il timido poeta innamorato dell'amore, e sai
il perché di questo?
Tu
non volevi essere
davvero un
vampiro, non importa quanto tu lo neghi a te stesso. Avresti
preferito mille volte restare qui, in questa casetta, vivere la tua
breve vita mortale anche a costo di passarla accanto a tua madre, per
poi morire tra le tue poesie e i tuoi sogni.
Tu
volevi continuare a sognare, ma la realtà ha
allungato i suoi artigli verso la tua anima sola e ti sei fatto
fregare dal profumo della rivalsa e dall'illusione della vita eterna;
hai scelto una pallida imitazione di vita, ecco cosa hai fatto.
No,
ad essere sincero non penso tu abbia mia avuto scelta. Eri un'anima
così disperata da trasformare la tua stessa madre in un
vampiro,
così disperato da seguire dei mostri in una vita fatta di
oscurità ed orribili capelli ossigenati, così
disperato
da tornare qui a parlare ad un vecchio scarpone che giace in questo
luogo da
centoventisette anni ( e quattro mesi).
Tornare
qui non ti è servito a niente, te ne sei reso conto?L'hai
detto tu stesso che non sei più quel William,
non importa quanto vorresti che il destino fosse stato diverso.
Beh,
almeno non mi hai costretto a camminare al fianco di quelle
spocchiose scarpette di Cecilia. Tu non lo sai, ma ciarlavano tutto il
giorno di una immaginaria macchia sulla loro suola o di un loro
immaginario difetto del tacco.
Almeno mi hai
risparmiato questo supplizio.
"
Vecchio
scarpone, quanto tempo è passato. Quante illusioni fai
rivivere tu. Quante canzoni sul tuo passo ho cantato, che non scordo
più. "
... Ora,
saresti così gentile da girare sui tacchi ed andartene,
risparmiandomi anche il supplizio della tua poesia?
Mi
guardi. Io, se potessi guarderei te; se potessi, oltretutto, ti
mollerei un calcio nel didietro e ti direi di tornare da quegli amici
improbabili che hai adesso. Sempre meglio che stare
qui a lagnarti.
Insomma
vuoi andartene? Odio gli addii lunghi, e io sono in là con
gli anni. Mi rendi tutto più difficile.
"
Addio, vecchio scarpone."
...
ecco, finalmente. Adesso che ti allontani posso dirtelo: in fatto
di calzature sei peggiorato. Cosa solo quegli stivali borchiati? Dove
è finito il buongusto?
Bah,
questi giovani e le loro mode. Meno mal che lui e le sue orribile
calzature se ne vanno.
....
Addio,
amico.
FINE
Note Autore.
Per
la prima volta non ho nulla da dire! Ho voluto tratteggiare un vecchio
scarpone un po' scorbutico che si confronta con il suo vecchio
proprietario e... ed ecco qui! basta, la storia è
così semplice che non ho altro da dire XD
Non
chiedetemi perché, ma ce lo vedo Spike a tirare fuori un
malloppone del genere!
Se
volete, lasciatemi un commento, spero che in ogni caso la lettura sia
stata piacevole.
Grazie
a tutti!
E.
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