____________L’angolino di Jane
Ok, non sono molto convinta di quello che è uscito fuori. Quando ho
visto le due foto dal set di Emma e Cameron non sono riuscita a frenare la mia
mente e dovevo buttare giù questa cosa. Non sono nemmeno convinta che sia
leggibile! Bene, la pianto di blaterare e vi lascio alla lettura di ‘sta roba
:P Ci si vede al fondo!
Ian Gallagher esitò per un attimo prima di attraversare la
strada.
Da quando era tornato a Chicago,
due mesi prima, aveva evitato quel luogo
con tutte le sue forze. Vedeva Mandy a casa sua o fuori, al parco o al centro
commerciale, facendo in modo di non dover mai entrare in quella casa.
Non voleva vedere Mickey, ma non
era l’unico motivo per cui preferiva non
frequentare casa Milkovich.
Sapeva che non avrebbe sopportato
di vedere il modo in cui Svetlana si era inserita
nella vita di suo marito e della famiglia, sentire come il profumo delle sue
sigarette al mentolo di cui Mandy si lamentava sempre si era aggiunto a quello
tipico dell’abitazione. Non poteva avvertire la presenza di quella puttana nel
luogo in cui aveva passato tanti momenti con Mickey, belli e brutti che
fossero.
Quel giorno però aveva
appuntamento con Mandy mezz’ora prima e lei non si era presentata, così aveva
deciso di mettere da parte i suoi problemi e andare a controllare che l’amica
stesse bene.
Aveva appena salito l’ultimo
gradino del portico quando un grido soffocato proveniente dall’interno della
casa lo rese felice della sua decisione.
Si precipitò dentro prima ancora
di poterci riflettere e si bloccò sull’ingresso, proprio di fronte alla porta
spalancata della cucina proprio mentre Mandy, un occhio nero e il labbro
sanguinante, cercava di sfuggire a suo padre con un balzo indietro, finendo a
sbattere contro il tavolo. Terry la afferrò e la strattonò con violenza,
strappandole un gemito sofferente –Papà ti prego…- provò a scongiurare, ma
l’uomo le fu addosso in un istante.
Ian non ebbe bisogno di pensarci.
Si gettò sulla schiena di Terry e lo afferrò per i capelli, stringendogli
l’altro braccio attorno al collo e staccandolo a forza da Mandy.
La ragazza li superò zoppicando e
si lanciò verso la porta proprio mentre Terry riusciva a liberarsi dalla presa
del rosso. Ian avvertì una fitta dolorosa alla schiena quando colpì il forno e
un attimo dopo Terry era sopra di lui, colpendolo con un pugno in pieno viso.
- Per favore, fate in fretta, mio
padre lo ucciderà!- la voce di Mandy, tremante e concitata, li raggiunse e Ian grugnì
di dolore quando un secondo pugno lo colpì proprio sul naso. Un istante dopo fu
libero dal peso di che lo bloccava a terra e si sollevò, appena in tempo per
vedere l’uomo uscire di corsa dalla stanza –Dovete sbrigarvi, cazzo! Via…. NO!
No, lasciami!-
Il grido di Mandy gli diede la
forza di rialzarsi e, anche se tutto attorno a lui sembrava roteare come in un
incubo, si slanciò verso la sala. Il telefono giaceva abbandonato in un angolo
e Mandy era a terra, rannicchiata su sé stessa mentre Terry le gridava contro,
strattonandola per i capelli.
Ian spinse via l’uomo,
cogliendolo di sorpresa e riuscendo ad allontanarlo dall’amica.
-Lo sapevo che avrei dovuto
ucciderti quel giorno, frocio schifoso!- ruggì Terry, lanciandosi contro il
rosso e inchiodandolo sul divano proprio come quell’orrenda mattina in cui
tutto era andato in pezzi.
Ian, però, non era più lo stesso.
Era stato nell’esercito, aveva
passato due mesi in Afghanistan prima di essere scoperto e rimandato a Chicago.
Terry non era più la cosa peggiore che avesse conosciuto, non lo terrorizzava
più come un tempo.
Si spinse sulle gambe e Terry,
colto di sorpresa dalla forza della sua reazione, cadde a terra. Ian gli fu
sopra in meno di un istante e prima ancora di rendersene conto iniziò a
colpire, un pugno dopo l’altro, il dolore alle nocche solo una eco lontana
nell’oceano della sua furia.
Era così preso dalla sua furia
che non si rese conto che Terry era riuscito ad afferrare una bottiglia finché
non sentì il vetro infrangersi contro la sua testa e le scaglie recidergli la
carne tenera del collo, mozzandogli il fiato.
Terry sollevò ciò che rimaneva
della sua arma improvvisata, pronto a usarla di nuovo, ma Ian era pronto. Il
braccio dell’uomo produsse un forte crack
quando Ian lo colpì e, non appena ebbe lasciato andare la bottiglia, Ian
riprese a colpirlo, colpirlo, colpirlo
sempre più forte.
-Ian! Ian, fermati!-
La voce di Mandy era lontana,
straziante ma a malapena percepibile nell’ombra della nebbia che lo avvolgeva.
Tutta la sua vita, tutta la sua esistenza sembrava essersi fermata per
culminare in quel momento, in quell’istante in cui tutto poteva essere
vendicato.
Ogni ferita, ogni lacrima veniva
ripagata da un pugno, e poi un altro e un altro e ancora, ancora, ancora ancora ancora, in un circolo
infinito.
-Basta Ian ti prego! Fermati!-
Si sentì afferrare e scattò,
liberandosi dalla presa leggera che gli aveva bloccato il braccio, ma stavolta
la nebbia si diradò e ogni cosa divenne chiara, netta e vivida in modo quasi
insopportabile.
Il rosso accecante del sangue che
gli copriva il volto e le mani. La paura straziante nello sguardo di Mandy. I
muscoli delle braccia indolenziti per lo sforzo. E infine il dolore.
Si alzò lentamente e i suoi occhi
viaggiarono su Terry, immobile sul pavimento, e su Mandy, ferita ma finalmente
al sicuro. Fece un passo verso di lei, poi un altro, ma il terzo non gli
riuscì.
Barcollò, cercando di poggiarsi
al muro, ma cadde.
Sentì il dolore insinuarsi sotto
la carne, aggrapparsi alle sue ossa, troppo forte per poterlo sopportare, e si
lasciò scivolare nel buio.
***
Mickey si accigliò quando vide la
porta di casa spalancata, ma non ci fece troppo caso. Probabilmente uno dei
clienti di Svetlana si era dimenticato di chiuderla
andandosene.
Inspirò profondamente l’aria
esterna e mise piede in quella che in quegli ultimi mesi era diventata la sua
prigione, ma non appena lo fece si rese conto che qualcosa non andava.
Quello che sentiva era odore di
sangue e di… morte.
Lo conosceva bene, quell’odore.
Era lo stesso che l’aveva accolto quando, a otto anni, era tornato a casa da
scuola e aveva trovato sua madre in cucina con la bava alla bocca e un ago
infilato nel braccio. Era lo stesso odore che aveva sentito a dieci anni quando
suo padre per la prima volta l’aveva portato con sé in uno dei suoi affari e,
quando un cliente aveva iniziato a rendere le cose difficili, l’aveva freddato
sul posto, con un colpo di pistola dritto in testa.
-Mandy?- chiamò immediatamente,
cercando di dissimulare il terrore, e affrettò il passo. Si affacciò in cucina
e la mano ebbe un tremito quando vide il tavolo rovesciato e una sedia spaccata
–Mandy!- chiamò di nuovo, a voce più alta.
-Mick!- il grido tremulo della
sorella gli permise di tornare a respirare e si affrettò a seguirlo,
raggiungendo la sala.
Vide sua sorella, ma ebbe appena
il tempo di assaporare il sollievo prima che tutta l’aria venisse strappata via
dai suoi polmoni.
-No…- esalò, muovendosi verso i
corpi sul pavimento come in un incubo troppo, troppo crudele per poter essere
reale –No no no NO!- i sussurri si trasformarono in grida mentre crollava in
ginocchio accanto a Ian e lo sollevava. Gridò di frustrazione quando se lo
strinse al petto senza che il ragazzo si svegliasse, senza una reazione, senza
un movimento –No! No, cazzo!-
-Mick… Mick, sta ancora
respirando… Ho chiamato l’ambulanza…- singhiozzò Mandy azzardandosi a sfiorare
la schiena del fratello mentre il suono delle sirene lontane annunciava
l’arrivo della polizia e del pronto soccorso, finalmente.
Mickey non riuscì a capire cosa
accadde dopo. Era come se tutto fosse inesistente, come se l’unica cosa reale
in quel momento fosse Ian. Una parte della sua mente sapeva cosa stava
accadendo. Percepiva le sirene, gli uomini dell’ambulanza con le loro divise
accecanti. Sapeva di aver provato a colpire uno dei paramedici quando aveva
provato a strappargli Ian dalle braccia e che Mandy lo aveva trattenuto.
Sapeva di essere salito in
ambulanza, lo sguardo sempre fisso su quel viso ancora più pallido del solito,
e di essere arrivato in un merdoso ospedale… e poi ore di nulla, nulla e ancora
nulla mentre lui e Mandy aspettavano che Ian uscisse dalla sala operatoria.
E quattro ore dopo era in una
minuscola stanza, solo, accanto al letto in cui Ian giaceva privo di sensi
mentre Mandy telefonava a Fiona per avvertirla di quello che era successo.
Mentre aspettavano la polizia li
aveva interrogati, anche se Mandy aveva risposto a quasi tutte le domande
mentre lui si limitava a stare in silenzio, la felpa insanguinata di Ian tra le
mani. Quella piccola parte di sé stesso che non era occupata a essere dilaniata
dal dolore aveva ascoltato tutto, ogni parola.
A quando pareva Mandy era tornata
a casa per prendere la giacca prima di uscire con Ian e aveva sentito Svetlana urlare. Pensando che fosse successo qualcosa con
il bambino era salita al piano superiore, ma lì aveva trovato la prostituta a
terra mentre loro padre la colpiva brutalmente.
Mandy aveva gridato, d’istinto, e
l’uomo si era gettato su di lei. Era ubriaco e, mentre all’inizio il suo
intento era solo quello di farla tacere, presto aveva iniziato a picchiarla.
Mandy era riuscita a sfuggire fino al piano inferiore, ma prima che potesse
uscire di casa Terry l’aveva bloccata.
-Se Ian non fosse arrivato mi avrebbe
uccisa.- aveva detto la ragazza all’agente.
Ian si era battuto con Terry e
nella furia della colluttazione l’aveva ucciso.
Aveva ucciso suo padre.
Terry era morto. Svetlana era morta.
La mano di Mickey si mosse
d’istinto fino a raggiungere quella di Ian, inerme sul lenzuolo bianco –Non ci
provare, Gallagher. Non ci provare a morire.-
-Starà bene.-
La voce di Mandy lo fece
sobbalzare –Che cazzo, non ti ho sentita arrivare.-
-Il dottore ha detto che si
sveglierà presto.-
-Non ti ha detto anche di andare
a farti controllare? La tua faccia sembra una merda.- sbottò Mickey, sperando
che la sorella cogliesse e lo lasciasse in pace.
-Fanculo.- sospirò lei,
avvicinandosi e appoggiandogli una mano sul braccio –Mick?-
-Cosa?-
-Non mandare tutto a puttane
quando si sveglia.- concluse la ragazza, poi se ne andò con lo stesso passo
silenzioso di quand’era arrivata, lasciandolo solo con le sue paure.
***
Mickey aveva immaginato che tutti
i Gallagher si sarebbero riversati in ospedale nel giro di dieci minuti, ma non
fu così. Mandy non era ancora tornata, lui era ancora solo e non riusciva a
pensare a nulla, se non al fatto che non si sarebbe mosso da lì. Neanche morto, cazzo. I Gallagher
potevano anche mettersi in coda, non avrebbe lasciato Ian.
Aveva visto qualche film idiota
in cui le persone si svegliavano dopo un intervento: aprivano gli occhi
debolmente, magari dicevano qualche parola, in genere qualcosa di sdolcinato e
abbastanza patetico. Perciò non era decisamente preparato quando all’improvviso
Ian sobbalzò e scattò a sedere, gridando –Mandy!- con una voce così roca da far
male.
-Gallagher! Cazzo, calmati!-
Mickey balzò in piedi e lo afferrò proprio mentre Ian cercava di buttarsi giù
dal letto.
-Mandy! La ucciderà, devo…-
-Fermati, ti strapperai i punti! Merda,
Gallagher, non…- cercò di frenarlo
Mickey, ma il rosso era nel panico e non c’era verso che smettesse di agitarsi
e gridare, chiamando Mandy –Basta Ian!-
Ian si sgonfiò tra le sue braccia
come una bambola di pezza –Mi…Mick.- esalò.
-Sì, sono io. Ok, devi rimetterti
a letto e smetterla di agitarti, va bene idiota?- lo istruì con una voce
talmente pacata che a stento riusciva a riconoscere come sua.
-Ma Mandy…-
-Sta bene. È a posto, ok? Vieni.-
Mickey lo aiutò a sedersi sul letto e quando fu sicuro che fosse messo in una
buona posizione si concesse di guardarlo, assicurandosi che tutti quei
movimenti non gli avessero strappato i punti. Quando ne fu certo finalmente
incrociò lo sguardo azzurro di Ian e sentì qualcosa scaldarsi dentro di sé –Merda,
Gallagher.- esalò.
-Mick.- sussurrò lui, e un attimo
dopo accadde qualcosa a cui non aveva mai pensato di assistere. Pesanti lacrime
caddero silenziosamente dagli occhi di Mickey e le sue mani si strinsero su
quella di Ian con tanta forza da essere quasi dolorose –Mick.- ripeté e cercò
di avvicinarsi, ma una fitta al collo lo fermò.
-No, non devi… attento.- lo
bloccò Mickey scattando verso di lui –Hai… ti ha colpito con una bottiglia.-
aggiunse, e la sua mano tremava quando sfiorò le bende sul collo di Ian.
-Io l’ho… ucciso, vero?- domandò
Ian con un filo di voce. La mano di Mickey si strinse sulla sua –Sì. Hai
salvato Mandy.-
-Lei sta bene?-
-Sì.- rispose Mickey, guardandolo
con occhi velati di lacrime.
-Mickey…-
-L’hai ucciso. Hai salvato
Mandy.-
-Micke…-
-Ti amo.-
-Ian! Cazzo, stai bene?- La voce
di Fiona fece sobbalzare Ian, che provò a allontanare la mano da quella di
Mickey. Il ragazzo, tuttavia, non si mosse e si limitò a intrecciare le dita
con quelle del rosso –Mandy mi ha chiamato mille volte ma il cellulare era
spento… come ti senti? Mi ha detto che ti hanno operato.- continuò la ragazza,
gli occhi lucidi di preoccupazione e le mani tremanti –Non c’è un dottore in
questo fottuto ospedale? Ti hanno detto qualcosa?-
-Fiona, respira.- tentò di
calmarla Ian –Mi sono risvegliato da poco, non so…-
-Aveva una piccola emorragia
interna, ma hanno risolto. Il naso è rotto. Uno dei tagli sul collo era
profondo e la commozione cerebrale non è troppo forte, ma lo terranno per la
notte.- snocciolò Mickey senza staccare gli occhi dal viso di Ian.
Fiona si voltò verso di lui, accigliata
e decisamente sorpresa –O… ok. Grazie di essere rimasto con…- solo in quel
momento la ragazza mise a fuoco le dita intrecciate dei due e i suoi occhi si
sbarrarono in un modo che, in una situazione diversa, sarebbe stato quasi
comico –Oh.-
-Mickey…- cercò di avvertirlo
Ian, provando di nuovo a far scivolare via la mano, ma ancora una volta Mickey
non glielo permise. Il rosso non riuscì a trattenere un singhiozzo e strinse
ancora di più le dita, sorridendo come non ricordava di aver più fatto da
secoli.
-Ok. Avrete parecchie cose da
spiegarmi, ma per ora sono contenta che stai bene.- asserì Fiona, spezzando il
momento e abbracciando il fratello con delicatezza. Lui le restituì l’abbraccio
con un braccio, senza lasciare la mano di Mickey.
Non l’avrebbe lasciata mai più,
ora che finalmente aveva il permesso di stringerla.
____________L’angolino di Jane
Ed eccoci qui. Se siete arrivati alla fine, complimenti per la
resistenza :P
Lo so, lo so, sicuramente sono stata troppo positiva e sicuramente le
immagini avranno risvolti decisamente più tragici di quelli che ho ipotizzato,
ma… una shipper può sognare, no?
Fatemi sapere cosa ne pensate, le vostre opinioni (anche critiche) sono
sempre utili!!
Jane