Primi freddi

di _Misery
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"End of tears", Ishibashi Yui




 

Primi freddi



I.

Abbiamo perduto ogni eleganza, la melodia
del sangue per cui ballavano le nostre gambe,
i singhiozzi in polmoni d’argento,
senza memoria –
deposta, o piuttosto scivolata al suolo,
perché il nostro corpo non ha
più spirito di un albero,
stringendoci nelle braccia e graffiando
questa pelle che è terra, reliquia
di milioni d’ossa e riposo per i lupi –
ma se anche adesso m’infilassi
nelle vostre conversazioni, guardandovi felice
perché le parole solcano il petto
e non la gola
Oh, voi che mi siete madri, sorelle e amanti
la nostra voce non attraverserà le strade,
né potrà qualsiasi amore indossarla
come una corona o canto rauco che sfiori l’acqua

 
 
II.

È una torre angusta quella
di chi crede di non poter essere amato
e affiora nel giorno come le sirene mute,
i capelli tra le unghie,
sorvegliando dalla ripida scala
il nessuno che viene con passo d’edera
quando a grattare alla porta c’è solo il bosco;
è un paesaggio malinconico
se, sporgendoci dal balcone
come sibille indifferenti, tutti gli dei
sono già calati sull’orizzonte
e l’alito del temporale arriva a chiamare
le tende dalle nostre camere e le caviglie
dormienti nello stagno degli annegati.
Quale crudeltà adesso,
battere i piedi per imitare
la fremente prigionia delle farfalle
 

III.
 
Che cosa riversiamo dalle dita?
Oceani scarlatti, oceani
e l’abisso, la superficie,
l’anamnesi derisa dei pesci.




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