Le settimane divennero mesi e arrivò
l’autunno, ma non era il tempo del rimorso. La gente attese
che le foglie cambiassero colore come avevano atteso il fiorire delle
ciliegie in primavera; i panorami colorati di rosso, oro e porpora
erano una sorta di rassicurante affermazione del naturale progresso
della vita.
Dentro a quella vita Sasuke sembrava rinato.
Il pancione di Naruto era cresciuto lentamente, e lui era stato
lì ad osservare ogni minimo cambiamento.
Minato, così avrebbe voluto chiamarlo Naruto, si muoveva nel
pancione. Sasuke era rimasto incantato dalla manina minuscola che si
era intravista sotto la sua. Sotto quello strato sottile di pelle
c’era il suo bambino.
Ormai si era impossessato di quella vita, e sembrava non volerla
lasciare mai più.
Tutto stava procedendo così bene, che aveva paura che
potesse finire in un secondo.
Aveva il timore che fosse stato solo un sogno, durato a lungo, ma sono
un’illusione della sua testa malata.
Chiuse gli occhi e sprofondò sulla spalla di Naruto.
La missione lo aveva portato via dalla sua nuova famiglia per
un’intera settimana. Il fratello non avrebbe voluto mandarlo,
ma sarebbe stato sospetto verso l’alto consiglio. Era restio,
perché passati i mesi, si era affezionato a quel ragazzo e
sapeva che una volta imparata la lezione, loro non avrebbero ricordato
nulla, e lui sarebbe scomparso per il suo vero mondo.
Itachi era consapevole di molte cose, ma per ora avrebbe assecondato
suo zio e avrebbe pregato in silenzio che anche la vita di quel Sasuke
si sarebbe conclusa con un lieto fine.
La volpe era svanita, dopo l’incidente di qualche mese prima.
Naruto aveva cercato lo spirito del demone, invano. Assopito, Kurama
gli aveva risposto che per lui era il momento di abbandonare quel mondo
per raggiungere la sua pace.
Aveva spiegato al biondo con calma che non avendo più i
fratelli in vita, l’equilibrio che il Sannin dei Sei Sentieri
aveva creato si era crepato; di conseguenza Kurama non poteva esistere
se al mondo non c’erano anche i suoi fratelli demone coda.
Naruto aveva capito. Aveva sorriso e lo aveva lasciato andare con
un’unica frase : è
arrivato il momento che tu ti ricongiunga con la tua metà.
Aveva sciolto il sigillo e lo aveva liberato.
La storia di Kurama sarebbe stata la sua ninna per i figli. Avrebbe
raccontato loro di un amore che trascende il tempo e la morte.
Lo avrebbero ucciso le voglie di Naruto, questo ne era certo. Eppure
quel periodo della gravidanza doveva esser già passato, ma
non era cambiato molto. Naruto ordinava, e lui eseguiva come un cane
docile.
Sospirò, prese il latte dal frigo del Konbini e lo mise
nella busta insieme alle altre cose.
Si voltò e percorse a ritroso lo stretto corridoi
finché non arrivo alla cassa. Quando alzò lo
sguardo, si gelò sul posto.
Le membra si tesero quasi allo spasmo e la gola si seccò
all’improvviso. Dovette sbattere le palpebre più
di una volta, per rendesi veramente conto che la persona che aveva
davanti, non era quella che c’era all’inizio.
-Tu?
Gracchiò, appoggiando con mani tremanti la busta su bancone.
L’uomo ghignò al suo indirizzo mentre prendeva la
roba e la guardava interessato e un po’ divertito.
-Sasuke… come va?
Domandò ilare, conteggiando i prodotti.
Il moro strinse i denti e le palpebre.
-Perché sei qui?
Il suo corpo urlava. Si sentiva minacciato da quella presenza che non
vedeva da quando era arrivato lì, ovvero 6 mesi fa.
Perché era lì?! Perché adesso?
-Guardati un po’… sei diventato un uomo di casa.
Finalmente hai inquadrato le cose.
Ammiccò al suo indirizzo, con un sorrisetto che lo fece
innervosire.
Sasuke lo aveva compreso dagli occhi sfuggevoli del misterioso uomo. Il
suo cuore aveva cominciato a pompare troppo veloce e l’aria
cominciava a mancargli. Quel posto gli sembrava troppo piccolo per lui.
-Non mi rimanderai indietro.
Urlò spaventato. Indietreggiò, intimorito.
-….
L’uomo lo fissò in silenzio, alzando appena un
sopracciglio scuro.
-Io non ritorno indietro… hai capito?!
Avanzò con i pungi stretti. Nel viso
un’espressione sofferente.
-Calmati.
Mormorò l’uomo, sospirando pesantemente.
Vederlo in quello stato era un pungo nello stomaco, ma… la
lezione era stata appresa, e Sasuke doveva ritornare al suo tempo,
nella sua dimensione.
-Non lo puoi fare… non puoi entrare e uscire dalla vita di
uno e rovinargli tutto… non è giusto!
-Un’ occhiatina, per definizione, è un fatto
transitorio, Sasuke.
Il più giovane si morse un labbro, strinse la mascella e i
pugni.
Con rabbia afferrò i soldi dalla tasca e lì
sbatté sul tavolo, afferrò la busta e la strinse
tra la mano.
-Ho una famiglia… vado a casa.
Sibilò con rabbia, scomparendo oltre la porta del negozio.
Entrò in casa nel cuore della notte con un senso di
vertigini.
Non voleva andarsene, non ora che aveva capito tutto. Non era giusto.
Si sfilò le scarpe e appoggiò la busta del latte
sul comò d’entrata, camminando verso le camere.
Entrò in quella della bambina, sorridendo appena quando la
vide accucciata e sommersa da i pupazzi colorati e pelosi.
Era bellissima.
Ed era sua.
Si commosse e deglutì, avanzando lento verso il letto.
Allungò un braccio e gli accarezzò i capelli,
chiudendo gli occhi e alzando il capo verso l’alto,
ricacciandosi le lacrime indietro.
Era morbidi mentre passava le dita in quei ricci. Anche le sue guancie
erano lisce.
La fissò per un tempo che gli parve infinito, incidendo
nella mente il viso della bambina.
L’accarezzò per l’ultima volta e sotto
le sue dita la bimba fece una piccola smorfia, aprendo gli occhi.
-Tousan…
Mormorò intontita, puntando gli occhi scuri nei suoi.
Sasuke gli sorrise, passando l’indice accanto alla tempia.
-Dormi… volevo darti la buonanotte.
Soffiò, inchinandosi verso di lei e schioccandogli un bacio
sulla fronte.
Mika annuì, sbadigliò e chiuse gli occhi,
addormentandosi lentamente sotto le carezze del padre.
Sul viso di Sasuke si dipinse una smorfia amara.
Entrò nella stanza da letto che condivideva con Naruto,
guardando il biondo abbracciare con forza il suo cuscino.
Si sedette dalla sua parte e accarezzò il viso del biondo,
trattenendosi sulle labbra dove si abbassò per posargli un
bacio.
Naruto aggrottò la fronte ma non si svegliò.
Mormorò solo il suo nome.
E il cuore di Sasuke prese a correre più forte.
Ormai manca poco.
Guardò verso la finestra dove il cielo si stava schiarendo
troppo velocemente per i suoi gusti.
Premette la mano sul grembo gonfio di Naruto, e gli schioccò
un bacio.
Avrei amato anche
te…
Deglutì quando una lacrima gli percorse il viso.
Si staccò strizzando gli occhi con una mano e si sedette
sulla sedia sotto la finestra, con gli occhi puntati al letto,
aspettando.
Posso cambiare le cose?
Se lo domanda costantemente, mentre le mani si torturano
l’una col l’altra. E tutto, per
un’indicazione sbagliata all’inizio.
Se avesse scelto la strada giusta, a quei tempi, quello che lo avrebbe
aspettato non sarebbe stato un passato tragico ma… un futuro
radioso.
Avrebbe amato e sarebbe stato ricambiato.
Il nostro amore sarà il primo e l’ultimo.
Poi cadde in un sonno buio.
Le membra scivolarono nell’incoscienza.
Spalancò gli occhi quando si rese conto di una voce che
chiamava il suo nome.
Confuso si guardò intorno, trovando le pareti di una grotta
buia e umida.
Suigetsu, davanti a te, ti guarda stranito.
-Stai bene?
Gli chiese non particolarmente preoccupato.
Sasuke strinse gli occhi e i pugni, celando il viso dietro alla frangia
e poi si alzò, dirigendosi fuori all’aperto.
L’odore della guerra aveva invaso anche quel posto.
Alzò lo sguardo oltre le colline e prese un grosso respiro.
Si sarebbe ripreso tutto quello che aveva rifiutato
all’inizio.
Un istante prima che attraversasse il collo di Sakura, la spada di
Obito - e il braccio che la brandiva - caddero al suolo.
Il colpo fu talmente rapido che ciò che restava del braccio
di Obito sfrecciò oltre il viso di Sakura, schizzando sangue.
Sasuke aveva colpito l’uomo da dietro, seguendo le traccia
del chakra di Naruto, e scattando in avanti per colpire giusto in tempo.
Di colpo, Sakura si mise a lottare corpo a corpo contro le due copie
che la trattenevano, impaziente di raggiungere i compagni.
Il clangore dell’acciaio risuonarono forte oltre la pioggia
battente e l’ululato del vento quando Sakura
attaccò i cloni.
Quando Obito si voltò su sé stesso per guardare
Sasuke, con il kunai stretto nell’altra mano, Sakura
urlò forsennata.
-No! Obito lo tiene in ostaggio!
Ma Sasuke aveva già sferrato un colpo mortale.
Obito aveva usato Naruto per schermarsi.
Il tempo rallentò; Sakura non riusciva a vedere, ma sentiva
l’odore del sangue… riuscì solo a
vedere la reazione scioccata di Sasuke mentre spingeva la lama.
L’Uchiha l’aveva fatta penetrare nella carne di
lui, all’altezza del cuore.
Naruto spalancò gli occhi, fissando il moro che lo guardava
terrorizzato.
Le mani intorno al suo corpo stavano per scomparire e Naruto sorrise,
avanzando verso Sasuke e ponendo le sue mani sulla lama, guidandola
ancora più in profondità, facendola trapassare
nel corpo dietro di lui.
Obito spalancò gli occhi urlando un’imprecazione,
cercando di spingersi lontano, ma Naruto strinse i denti e
girò la lama nella carne , ferendolo mortalmente.
Sasuke stava vivendo quelle immagini a rallentatore.
Sarebbe riuscito a contate le gocce del sangue di Naruto che stavano
colando sulla lama immacolata.
Avrebbe potuto sentire il dolore del compagno.
-No…
Mormorò, ritraendo la katana.
Obito crollò inerte al suolo, con gli occhi spalancati verso
il cielo nero e Naruto crollò tra le braccia aperte di
Sasuke.
Le ginocchia del moro cedettero e strinse Naruto al corpo.
-No… no no no no…
Lagnò, guardando la ferita al petto.
Gli pose una mano sopra per tamponare il sangue.
-Sei qui… sei tornato.
Sorrise Naruto, fissandolo.
A Sasuke gli veniva da vomitare.
Avrei dovuto cambiare tutto…
Sakura gli si avvicinò strisciando.
-Guariscilo.
Urlò alla ragazza, ritraendo la mano macchiata di sangue.
Naruto storse le labbra con un cipiglio di dolore, respirando
profondamente.
Lei guardò il moro e spalancò gli occhi,
abbassandoli sulla ferita aperta.
Non ho chakra.
Stava piangendo.
Appoggiò le mani al petto e concentrò quel poco
che gli rimaneva sulle mani, cercando di fermare la grossa emorragia.
-E’ troppo tardi…
Singhiozzò disperata.
Sasuke si irrigidì fissandola.
-No… devi farlo. Non … non puoi lasciarlo morire.
Balbettò.
Sakura ritrasse le mani sporche di sangue.
-E’ troppo tardi.
Strinse le labbra disperata, piangendo e singhiozzando.
Sasuke chinò il capo verso il petto di Naruto, nascondendo
le lacrime che percorrevano le sue guancie.
-Non puoi…
Mormorò, guardandolo negli occhi.
Naruto lo fissò intensamente. Le pupille che si scurivano
ogni secondo di più.
-Ti amo.
Il biondo sgranò gli occhi, ridacchiando imbarazzato poco
dopo.
Sakura trattenne il fiato ritraendosi appena, sconvolta dalla
dichiarazione del moro nei confronti di Naruto.
-Sei pazzo…
Mormorò il più piccolo, allungando una mano verso
la guancia di Sasuke.
Il moro l’accompagnò con la sua, stringendolo in
un modo tutto nuovo.
-Ti amo, è vero. E sì… sono pazzo.
Continuò, incatenando Naruto con lo sguardo.
Voleva che leggesse la sua sincerità.
-Abbiamo una casa ai confini del villaggio. Abbiamo due figli. Mika e
Minato.
Mika non è un granché come ninja ma ce
la mette tutta, è un talento precoce, ma solo
perché dice quello che pensa.
E Minato… lui deve ancora nascere. Ma sappiamo che
sarà uno sveglio. Nella tua pancia si muove come un
forsennato.
Sasuke accennò un sorriso al ricordo della sua mano
costantemente calciata dal feto.
Naruto, invece, spalancò gli occhi, così come la
ragazza.
-La casa è un casino… ma è nostra. A
parte per un fratello con crisi d’età e troppo
attaccato a te e a Mika. Ma è nostra! E tu hai smesso di
essere ninja quando è nata la nostra bambina e hai
cominciato a fare l’insegnante affiancando Iruka.
Naruto stava immaginando quella vita che non aveva vissuto. Come uno
splendido sogno.
-… ma non ti crea problemi. E siamo innamorati, dopo 13 anni
di Matrimonio siamo ancora incredibilmente innamorati…
Sasuke chinò appena lo sguardo, ridacchiando mentre piangeva
disperato.
-Abbiamo avuto la nostra parte di sorprese e magari fatto sacrifici, ma
siamo rimasti insieme.
Strinse la mano di Naruto alla sua guancia.
-Tu sei migliore di me e lo starti accanto mi ha reso migliore.
Naruto lo stava guardando confuso, ma anche lui piangeva.
Per felicità, per il dolore, per l’amarezza di
quelle parole.
-Non lo so, forse è stato solo un sogno e ho immaginato
tutto, ma ti giuro che niente è stato più reale.
Ho visto quello che potremmo essere insieme e scelgo noi.
Ti prego Naruto, non… non morire adesso. Resisti.
Tirò su col naso e prese aria.
Naruto scoppiò a piangere nascondendo il viso nel suo petto,
aggrappandosi a lui.
La testa cominciava a giragli e Kurama gli aveva soffiato nella mente,
stanco anche lui, che il suo corpo stava per spegnersi.
Non sarebbe riuscito a guarirlo perché ormai il suo spirito
era sempre più debole.
Sasuke lo abbracciò, appoggiando il capo nel collo del
biondo mormorando un resisti.
-’Suke… è stato un bellissimo sogno.
Singhiozzò nel suo orecchio con un filo di voce.
Naruto stava diventando sempre più pesante.
Sakura si era abbracciata, appoggiando la fronte sul campo e si era
chiusa in lei, piangendo.
Naruto stava morendo.
E lei non era riuscito a salvarlo.
Sasuke lo strinse ancora più forte serrando la mascella.
-Ti amo.
Continuò a ripetere finché Naruto non chiuse gli
occhi, esalando il suo ultimo respiro.
Le spalle cominciarono a tremargli sempre più forte, e si
lasciò andare al pianto. Strillando e singhiozzando
fregandosene del resto.
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E' finita! Non è un lieto fine, mi dispiace. T^T Ringrazio
tutte le ragazze che mi hanno seguito fino ad ora. Vi mando un bacio a
voi che siete rimanste con me fino alla fine, anche se ci abbiamo messo
più di un anno! Che vergogna. Mi andrò a
sotterrare.
Kiss
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