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5x11, Angst.
N/A: Scritta
per il COWT#4 @ maridichallenge,
prompt “tempo” #GreenArmyFTW & per 500themes_ita,
prompt #96.
Tempo vorace.
─
Il titolo e la frase nel testo sono una citazione di Stephen King.
Intera è così: “Time
takes it all whether you want it to or not, time takes it all. Time
bares it away, and in the end there is only darkness. Sometimes we find
others in that darkness, and sometimes we lose them there again.”
Time takes it all
Klaus
si siede accanto a lui senza una sola parola di saluto, sullo sgabello
vuoto che nessuno dei due sa essere appartenuto ad Alaric, e Stefan si
limita ad alzare due dita verso il barista e poi a spingere verso di
lui uno dei bicchieri.
«Questo
posto non cambia mai», esordisce Klaus. «Sempre
qualche dramma da teenager in corso. Non sei stanco?»
«Katherine
è morta», replica Stefan senza guardarlo.
«Magnifico!
Direi che è il momento giusto per un
brind—»
«No.»
Stefan
ha la mascella contratta, i pugni stretti e la sua voce è
così bassa da sembrare quasi un ringhio. In un altro momento
Klaus avrebbe anche potuto decidere di dover punire una tale ridicola
impudenza; non oggi, però. Oggi è tornato a casa
(uno dei tanti posti che considera casa, almeno), oggi ha baciato
Caroline e l'ha fatta sua con la promessa di lasciarla andare per
sempre, oggi è venuto a chiudere i conti con un ostinato e
fastidioso pezzo del suo passato. Questa notte, quindi, è
per le celebrazioni e per gli addii, non per i pugni e le minacce.
E
poi lui sa a cosa è dovuta la reazione di Stefan,
perché ha scoperto quel segreto tanto tempo prima: perdere
qualcuno che si è odiato tanto fa male quasi quanto perdere
qualcuno che si è amato allo stesso modo. E quando quel
qualcuno è stato sia amato che odiato, le cose diventano
ancora più difficili e confuse.
Allora
si allunga appena sullo sgabello e posa una mano sulla spalla di
Stefan, stringendo piano, quasi con affetto.
«Il
tempo si prende tutto, Stefan, che tu lo voglia oppure no»,
mormora sottovoce. «L'amore, gli amici, la famiglia. Anche le
cose che credevamo immortali. Anche quelle che eravamo sicuri di essere
pronti a perdere e che invece non riusciamo a lasciare andare. Il
tempo, per noi, è come la morte per gli esseri umani: non fa
sconti, e non è nemmeno troppo schizzinoso. Dopotutto si
è preso Katerina Petrova.»
Stefan
sbuffa una mezza risata che è quasi un singhiozzo.
«Ne
parli come se ti importasse qualcosa. Cosa si è preso da te,
il tempo?»
Klaus
ritira la mano. Osserva il barista riempire di nuovo i loro bicchieri,
ed evita consapevolmente lo sguardo lucido di Stefan.
Cosa
si è preso da lui il tempo?
Si
è preso un figlio quando, convinto della sua morte, Klaus lo
aveva lasciato da solo tra le ceneri di un impero distrutto, che Marcel
aveva prontamente ricostruito senza di lui, innalzando un muro anche
tra di loro, uno di quelli difficili da abbattere.
Si
è preso l'affetto della sua famiglia, logorato dai troppi
anni passati consumando la vita il più in fretta possibile,
e dal ripetersi continuo delle stesse discussioni, degli stessi errori,
delle stesse lacrime e delle stesse recriminazioni.
Si
è preso molti amici, lo stesso Stefan tra i tanti, tutti
trascinati via da altre faccende, altri problemi e drammi personali,
lasciandogli solo le briciole di giorni finiti troppo in fretta.
Si
è preso molte delle sue speranze — di una nuova
famiglia, di un nuovo sé stesso, di un nuovo potere
— e quasi nessuno dei suoi difetti. Si è preso
tutte le sue illusioni, lasciandogli però l'amarezza e la
rabbia e l'odio per sé stesso.
Ha
cominciato a restituirgli qualcosa adesso, questo sì, ma
ancora troppo poco rispetto a tutto quello che gli ha portato via.
Stefan
lo sta ancora fissando e Klaus si rende conto solo in quel momento che
la sua non era una domanda retorica, che l'altro sta ancora aspettando
una risposta che lui non ha alcuna voglia di dare. Allora torna il
silenzio e i bicchieri si riempiono per la terza volta.
Con
la coda dell'occhio vede le labbra di Stefan inclinarsi in un sorriso
ironico, e sta quasi per mandare al diavolo i suoi propositi di nessuna
rissa, quando l'altro alza il bicchiere e se lo porta davanti al volto
come a volerlo studiare meglio.
«Com'è
che quando qualcosa va storto finisco sempre ad ubriacarmi in qualche
bar con te?», domanda poi, con un tono che vorrebbe essere
esasperato e che invece lascia trasparire un lieve divertimento.
«Si
scelgono gli amici, non i compagni di sbronza.»
Stefan
scuote la testa, ora palesemente divertito.
«Voci
di corridoio dicono che stai per diventare padre», continua
poi, cambiando argomento.
«Voci
di corridoio dicono che io non sia l'unico ad essermi riprodotto. Io
non sono tanto egocentrico da puntare ad una copia perfetta di me
stesso, però.»
«Lo
spero bene», ribatte Stefan. «Chi te l'ha detto, a
proposito?»
Sospettando
che la fonte di entrambi sia lo stesso uccellino biondo, e non avendo
alcuna voglia di spiegare a Stefan in quale situazione si sono
incontrati, ancora una volta Klaus evita di rispondere e ancora una
volta Stefan evita di insistere. Mantenere la pace è
un'impresa che richiede molto più silenzio del previsto, a
quanto pare.
Quarto
giro, e questa volta è Stefan ad alzare il bicchiere, e
Klaus lo imita senza commenti. Brindano in silenzio, a tutto e a nulla,
alle vite che stanno per nascere e a quelle appena spezzate, a quello
che è perso per sempre e a quello che è stato o
si può ancora ritrovare, al tempo che toglie senza quasi mai
dare, alla tragedia passata e alla prossima che già sanno
essere in arrivo.
Quinto
giro per chiudere in bellezza, mentre le prime luci dell'alba si
tingono del polveroso grigio dei vetri sporchi del Grill.
Klaus
si rimette in piedi a fatica, pensando a Rebekah e a cosa
starà combinando adesso con quel suo ragazzo umano, pensando
ad Elijah e al suo rifiuto di accompagnarli per dire addio a quella che
per tanto tempo era stata la sua Katerina.
«Se
mai ti venisse voglia di visitare New Orleans...»
«Farò
in modo di farmela passare», finisce Stefan. Ma ha di nuovo
quella voce divertita. A volte il tempo, unito alla lontananza, riesce
perlomeno ad attenuare il risentimento.
Allora
Klaus gli posa di nuovo una mano sulla spalla, in un addio che sa
essere destinato a durare a lungo, e che tuttavia si augura non essere
definitivo.
In
fondo, anche se è loro nemico, il tempo è anche
l'unica cosa che hanno.
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