Un giovane crepuscolo

di ArwenNymeria
(/viewuser.php?uid=619287)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.




http://www.youtube.com/watch?v=oMrqE3-2v10&list=RDYPZtRmx1Dyk



5E 177 – Primo Seme


Ros osservò i ragazzini giocare dalla finestra della sua stanza e si chiese per ancora quanto dovesse rimanere chiusa lì dentro.
Dopo ore di attesa qualcuno bussò e la porta si schiuse e lasciò entrare un po' del mondo esterno come dolce nettare degli dei.
«Abbiamo a lungo disquisito a proposito del tuo destino», esordì il mago, «e abbiamo raggiunto finalmente una decisione. Sei il Dovahkiin e sei stato rimandato qui con un valoroso guerriero per poterti allenare. Sarà egli il tuo mentore, la tua guida e il tuo maestro per gli anni a venire.»
Il guerriero che la aveva riportata a Whiterun fece la sua entrata nella stanza e subito dopo anche i due Jarl.
«Falkreath è stata distrutta e non potrà essere la nostra casa, ma presto risorgerà dalle ceneri più bella di prima», annunciò Jarl Isen.
«Whiterun appoggerà Falkreath in tutti i modi», fece eco Jarl Fargen.
Ros li guardò tutti, uno ad uno, alla ricerca di qualcosa di più dettagliato per lei.
«Purtroppo», riprese il mago di corte, «molteplici sarebbero i pericoli a cui il feudo di Whiterun verrebbe sottoposto se il dovahkiin restasse qui, specie se ancora acerbo come te. Per tale motivo partirai al più presto con il tuo maestro. Vi recherete in un luogo sperduto ai confini con la civiltà e lì vi allenerete, lì imparerai a essere l'eroe che tutta Tamriel ormai chiama a gran voce.»
Ros si chiese se mai un giorno avrebbe ritrovato i ricordi o la pace. Si domandò se il mago e i due Jarl conoscessero quell'uomo o se la avrebbero davvero mandata allo sbaraglio sotto la custodia di qualche ciarlatano o delinquente. La bambina alla fine annuì, non c'era altra scelta se non una vita da vigliacca stracciona. “Forse ero una principessa, o forse destinata a regnare e qualcuno mi ha abbandonata perché troppo scomoda? Non lo saprò mai.”


La ragazzina rimase in attesa sul bordo del letto, le coperte arancioni cadevano ai lati quasi toccando il pavimento di pietra. La luce del pomeriggio filtrava attraverso i vetri colorati della sua stanza e disegnava forme sulla parete opposta. Una sacca di pelle con all'interno qualche abito, un po' d'oro e un paio di libri giaceva al fianco della porta, contro lo stipite.
Il guerriero entrò bruscamente e quasi senza guardarla recuperò la sacca e le fece segno di seguirlo. Era ora di partire, di nuovo.
Ros chiese notizie a proposito della Compagnia del Crepuscolo, ma nessuno poteva ancora aver saputo alcunché dal momento che non era passato nemmeno un giorno. La bambina si rese conto che avrebbe dovuto smettere di cercare quell'amica che aveva visto un po' come una madre e dedicarsi alla sua nuova vita. “Sono stata principessa per poche ore, ho camminato come una dovahkiin e sono caduta come un ladro colpito da una freccia. Non mi merito tutto questo, vorrei solo riposare.”
Le porte di Whiterun si aprirono di nuovo per farla uscire, Ros si immaginò che non vi avrebbe più fatto ritorno, forse per molto tempo.
Una volta lontani dalle case e dai campi, superata la torre di guardia, il guerriero chiamò a sé il destriero e vi montò sopra, lasciando questa volta la ragazzina a piedi.
«Dovrai prestar bene attenzione a ciò che ti dirò, farò di te una combattente, poi il mondo saprà con chi ha avuto a che fare un tempo.»


5E 177 – Stella della Sera


Ros al tramonto aveva il compito di tornare alla capanna dopo essere stata lasciata sola in un punto. “Devi saperti orientare, solo guardando il cielo”, “Devi saperti difendere solo usando la tua forza”.
Le voci dei draghi turbinavano nei suoi ricordi e come spade affilate laceravano la sua sicurezza. Quelle grida la mettevano spesso in ginocchio, draghi che ormai avevano invaso i cieli e spesso planavano a pochi centimetri da lei.
Il guerriero la portava spesso a visitare quelli che un tempo erano i nidi, la lasciava lì, sola, e poi le diceva di tornare alla capanna entro il calar del sole.
I suoi capelli erano cresciuti e ora doveva tenerli intrecciati per evitare che impedissero i movimenti silenziosi; le sue vesti erano leggere e sporche, dovevano garantire velocità in più il loro odore non doveva richiamare l'olfatto di qualche predatore; la sua pelle era diventata via via più coriacea e il freddo, le intemperie, la neve o le cadute raramente provocavano abrasioni. Si sentiva più forte e nemmeno un anno era trascorso.
I suoi piedi volavano sull'erba fresca, l'aria si scontrava con il suo viso, ogni sua percezione era catalizzata alla sopravvivenza, alla caccia, al combattimento. Forse era davvero nata per affrontare questa vita e solo ora se ne rendeva conto.




5E 187 – Ultimo Seme


Passo dopo passo si era avvicinato al cervo. Poteva sentire il suo respiro pesante. Tra le mani i pugnali daedrici che scintillavano incantati dalle fiamme più ardenti. Un balzo, un solo salto lo separavano dalla cena.
Sorrise scoprendo i denti. Poco lontano un altro predatore stava puntando quel cervo. Sarebbe tornato a casa con un cervo e un lupo.
Un passo ancora.
Un altro.
E poi un sibilo veloce gli passò vicino e una freccia trafisse la bestia alla testa. Il lupo parve scappare, ma dopo qualche istante cadde a terra con un guaito.
Dai cespugli spuntò una giovane donna dai capelli scuri e lo sguardo soddisfatto.
Il guerriero si alzò in piedi imprecando.
«Ti condannerei a morte se fossi uno Jarl. Una morte lenta e dolorosa.»
«Avanti, Dag, non sei contento? Anche questa volta ti ho dimostrato quanto sei stato bravo con gli allenamenti.»
Il guerriero grugnì e si chinò sul cervo, cominciò a tagliare l'addome della bestia e a togliere le interiora.
«Visto che sei così brava prendi questo e togli la pelle a quel lupo. La venderai e ti comprerai qualcosa da mettere, tra qualche sera di devo portare al tempio.»
La ragazza sbuffò e si mise l'arco daedrico a tracolla e avanzò leggera tra i cespugli.
«Ah, Ros, vedi di darti una ripulita. Penseranno che ci sia un troll nei paraggi, invece sei tu.»
Una freccia si conficcò nell'albero a pochi centimetri dal braccio del guerriero, che rise di gusto.
Trasportarono il necessario alla capanna e lasciarono i resti ai predatori del bosco, era sempre meglio cacciare lontano così l'odore del sangue non avrebbe attirato visitatori.
Ogni notte Ros faceva i “sogni di drago” e spesso era Dag a raccontarglielo perché lei non se ne ricordava.
La mattina seguente la ragazza prese le pelli e un po' di carne e si avviò verso Riften. La strada non era poi così lunga e al mattino presto la pace regnava sovrana. In lontananza si udiva il rombo di un drago, aveva fatto del Panorama Lunga Lingua la sua dimora fissa. Una volta Ros era arrivata così vicino al drago che aveva persino potuto contare le scaglie sul suo petto. Il drago non la aveva udita, forse stava dormendo. Aveva pensato che fosse tuttavia una creatura meravigliosa. Aveva desiderato di poterli cavalcare, di volare assieme a loro, renderli docili e mai muovere una spada contro di loro. I draghi in qualche modo avevano reso la sua vita più interessante, più importante.
Ros scrutava i cieli e viaggiava, la sua capanna nel Rift era nascosta da due colline e da numerosi alberi. Riften era poco lontano, tornava utile in ogni caso essere nei pressi di una città dotata di mura.
Le guardie la riconobbero e aprirono le porte salutandola. Raggiunse in fretta il mercato e lì vendette le cose che possedeva, poi restò a lungo assorta, alla ricerca di un abito da mettere.
«Posso aiutarvi giovane cacciatrice?»
Un'anziana signora le sorrise calorosamente e le fece segno di avvicinarsi. Ros prima pensò di rifiutare e andarsene, ma alla fine cedette e si mise davanti al banchetto.
«Ho questo ricevimento importante e cerco un abito da mettere che non mi faccia sembrare troppo selvatica..come dire-»
La signora la bloccò con una mano e rise con la voce tipica di una donna vecchia, di una nonna divertita.
«So cosa intendi e mi sembri una brava ragazza, per questo ti farò un regalo: la mia veste più bella.»
Ros sorrise insicura, poi annuì entusiasta.
La signora si chinò a fatica e da sotto afferrò una scatola e la sollevò. All'interno c'era una veste meravigliosa, rossa e blu con trame dorate ed era piegata con cura.
«Questa veste non se la può permettere nessuno ed è da molto tempo che la conservo. Prima credevo che qualche famiglia ricca la avrebbe acquistata per un mucchio di Septim e con quei soldi avrei potuto andarmene da Riften per sempre. Invece non è stato così e ora sono troppo vecchia per poter viaggiare e rifarmi una vita, quindi -non offenderti- ma preferisco liberarmi di questo vestito al più presto. Mi dà brutti ricordi.»
La ragazza ascoltò le sue parole e poi si pulì le mani contro un lembo di stoffa che le pendeva da sotto l'armatura e prese delicatamente la veste per le spalle e la sollevò, osservandola per intero.
«E' la miglior stoffa di tutta Tamriel, si dice che ogni Regina delle Regine ne possegga una simile tramandata di madre in figlia fino a oggi.»
«E questa a chi appartiene?»
La vecchia sorrise e spinse la scatola verso di lei.
«Alla prossima Regina delle Regine.»
La vecchia signora si volse e se ne andò, anche quando Ros provò a chiamarla lei continuò a camminare verso il tempio di Mara al di là del ponte che separava il mercato dalle residenze dei ricchi di Riften.
La ragazza sorrise e ripiegò la veste, per poi avviarsi verso l'uscita e poi verso casa sua.


-Tre giorni dopo-


Una volta pronta stette a lungo seduta sul bordo del letto, si sentiva troppo profumata e troppo in ordine, come non era mai stata abituata. Si ricordò la sola volta in cui era stata bellissima e per un attimo solo si chiese cosa sarebbe successo se fosse rimasta al palazzo di Whiterun nei panni della figlia dello Jarl di Falkreath. Era passata qualche ora dall'alba, ma sentiva di avere già fame.
«Sei pronta?»
Dag comparve sulla porta vestito elegantemente. Quegli abiti però sembravano essere avvolti da un'aurea particolare, era sicuramente una veste incantata, a Dag non piaceva essere disarmato. Ros per molte volte gli aveva chiesto di insegnarle l'arte della magia, eppure Dag si era sempre rifiutato, liquidandola con un “troverai la magia dentro di te un giorno”.
Ros annuì e guardò fuori dalla finestrella della sua camera arredata rusticamente.
«Non ci muoveremo che dopo cena, io ora devo andare a fare una cosa, promettimi che resterai chiusa qui e non aprirai a nessuno. Non voglio che ti rovini gli abiti. Non-fare-niente.»
Dag la guardò severo e si allontanò solo dopo che Ros ebbe annuito.
“Se non posso uscire e non posso nemmeno camminare qui intorno devo trovare qualcosa da fare. Il tramonto è lontano un'eternità.”
Ros rimase in silenzio e fissò dritto davanti a sé, con il petto colmo d'ansia e la mente sgombra da qualsiasi desiderio. Udì Dag fare qualcosa nell'altra stanza e poi aprire la porta.
«Ricordi cosa ti ho detto? Hai letto quel libro che ti ho procurato?»
Ros alzò gli occhi al cielo e senza accorgersi guardò in direzione della libreria.
«Ros? Credo di essermi spiegato. Voglio che tu sappia quelle cose prima di presentarti davanti a quella persona.»
«Aye, non mi ci vorrà molto.»
«Bene. Ripeto: in-casa. A presto.»
La porta si chiuse sbattendo e Ros balzò in piedi. Si affacciò alla finestrella e guardò Dag allontanarsi sul sentiero. Quando lo perse di vista si allontanò dalla finestrella e recuperò il libro.
Lo rigirò tra le dita e lesse più volte la copertina: “Storia di Skyrim dalla sconfitta di Alduin alla Quinta Era”.
Ros sbuffò, sapeva che si sarebbe annoiata, ma doveva farlo o Dag la avrebbe punita.
Si trascinò nella sala del camino dove c'era più luce e si sedette sulla sedia davanti al calderone. Quando aprì il libro sbadigliò, una strana sensazione le faceva pesare sempre di più il petto e il respiro.


[Nota dell'autore: questa parte è la storia di Skyrim dalla sconfitta di Alduin al presente in cui è ambientata la storia. E' stata scritta di mio pugno, quindi è frutto di fantasia. Mi scuso per le eventuali discrepanze, è nata come una sorta di infarinatura e comunque se volete potete non leggere se qualche data e un po' di storia rischia di annoiarvi.]


4E – 201, dopo la sconfitta di Alduin e la vittoria dei Manto della Tempesta guidati da Ulfric, la Regina delle Regine si ritirò a Solitude commemorando la morte del defunto Re dei Re Torygg.
Ulfric prese il comando di Skyrim, rendendo ufficiale l'esercito dei Manto della Tempesta come soldati protettori dei Nord. Dopo qualche mese di transizione Ulfric prese in sposa la combattente Nord Ylvig l'Impavida, eroina di guerra e grande amica di Ulfric.
Da Ylvig Ulfric ebbe un figlio, Joreh il Rosso (4E – 203), così chiamato per il colore dei suoi capelli ereditati dalla madre Ylvig. Questo nome però sembrò descrivere anche la sua condotta da adulto, infatti Joreh guidò l'esercito dei Manto della Tempesta contro gli ultimi fortini Imperiali nelle regioni di Skyrim, perpetrando un vero e proprio massacro.
[...]


4E – 241, data della morte di Ulfric Manto della Tempesta segnò anche un altro importante avvenimento. Il Dovahkiin, dopo aver servito Skyrim per più di quarant'anni, si ritirò a High Hrothgar assieme ai Barbagrigia. Del Dovahkiin non si ebbero più notizie. Lo stesso anno i due compagni più fedeli del Dovahkiin fondarono “La compagnia del Crepuscolo”, ma solo Serana la Vampira riuscì a portarlo avanti poiché Cicero morì di vecchiaia pochi mesi dopo.
La Compagnia del Crepuscolo giurò di difendere Skyrim da ogni nemico, di rimanere comunque neutrale agli affari politici se non in caso di alta priorità e preservare i resti dei draghi affinché nessuno di essi potesse tornare in vita.
[...]
Joreh il Rosso ebbe due figli gemelli solo dopo la morte di Ulfric. Dei due gemelli la femmina uscita per prima dal grembo materno sembrava essere più in salute del fratello. […]


4E – 257
Joreh, forse maledetto da qualche stregone dell'Impero, morì giovane nel sonno passando il trono al giovane figlio cagionevole Vil detto l'Ombra a causa della sua scarsa attenzione, catalizzata dalla florida sorella che all'età di dodici anni fu data in sposa allo Jarl di Markarth, Vari II.
La madre di Vil funse da reggente fino alla maggiore età del figlio, dopo di che scelse per lui una ragazza di corte e costrinse il figlio a sposarsi nonostante egli sembrava prediligere i fanciulli.
Il popolo sembrava non apprezzare la debolezza di Vil l'Ombra, crebbe una sorta di malcontento che durò per anni, taluni cominciarono a chiedere che fosse Markarth la nuova città capitale. [...]


4E – 260
Vari II e Giuditta la Rossa diedero alla luce il loro primo figlio, Vaghnar il quale fu acclamato dal popolo come leggittimo successore di Vil l'Ombra.
La madre di Vil e Giuditta diede i primi segni di follia, trascurò il popolo e la corte, lasciando che Windhelm divenisse una sorta di città fantasma.


4E – 261 Rivolta dei Rinnegati [… ]


4E – 265
Vil raggiunse la maggiore età e si sposò con una dama ricca di Windhelm, dopo qualche mese la moglie diede alla luce una figlia, forse non figlia di suo padre.
La vergogna ricoprì Vil l'Ombra che fu costretto ad abdicare in favore di Vaghnar (di anni 5) e della sorella Giuditta. Vil divenne prima un servitore di Talos, poi morì qualche anno dopo di febbre.
[...]


4E – 278
Il trono di Windhelm non vide sedersi uno Jarl fino alla maggiore età di Vaghnar, la sua saggia madre Giuditta gli aveva dato ottimi insegnamenti su come governare e restò a Windhelm solo pochi mesi e poi tornò a Markarth dove ebbe un secondo figlio, il futuro erede di Markarth.
[…]


4E – 300
Vaghnar il Giusto dichiarò la fine della IV Era e l'inizio della V E di Skyrim.
Il resto di Tamriel d'accordo con il saggio Re dei Re si adeguò e così Tamriel entrò ufficialmente nella 5E.
Il figlio maggiore di Vaghnar, Ulfric II, ereditò il trono del padre Vaghnar alla maggiore età. Il padre preferì lasciargli il trono, ma in un certo senso continuò a governare al fianco degli figlio fino alla sua morte.
La moglie di Vaghnar, Sanna, diede dodici figli a Vaghnar nel corso del tempo, i quali dedicarono la giovinezza agli studi. Tre di loro divennero avventurieri (Olfrid, Torlig, Dewan) e trascorsero la vita ad aiutare il popolo di Skyrim. Di cinque figli si sono perse le testimonianze, alcune pergamene parlano di sposalizi con figlie di altre corti, uno di loro divenne forse un famoso bardo.


5E – 01
Grande festa della Quinta Era, gli Jarl si incontrano a Solitude e festeggiano per quasi un mese. […]


5E – 25
La moglie di Ulfric II muore di parto dando alla luce Mjvn.
[…]


5E – 40
Morte di Vaghnar il Giusto.
Il figlio Ulfric II stipula una sorta di accordo con l'Impero a seguito di una crisi economica. Si riaprono i commerci con il resto di Tamriel. Molti abitanti di Cyrodill si trasferiscono in tutta Skyrim per aiutare meglio il commercio.
L'unica figlia di Ulfric II, Mjvn all'età di quindici anni suggerisce al padre di lasciarle il trono e continuare a governare come consigliere.


5E – 43
Morte di Ulfric II a seguito di un morso di ragno, entrato di notte all'interno di Windhelm.
La figlia Mjvn accusa delle spie imperiali di attentato e chiude di nuovo le frontiere di Skyrim.
I contrabbandieri diventano sempre più numerosi, ma gli occhi degli Jarl fingono di non vedere.


5E – 51
Mjvn dà alla luce il secondo figlio maschio, il primo fu affidato alle cure di una sacerdotessa di Kynareth poiché deforme e “maledetto da un sortilegio imperiale”.
[...]


5E – 81
Morte di Mjvn, il figlio Mjorn sale la trono di Windhelm.
Ai figli avuti prima di salire al trono, Brina e Volkigg (5E 76 / 5E 79), viene impartita una rigida educazione militare, poiché il padre Mjorn teme che presto Skyrim ricadrà in guerra contro l'Impero traditore e subdolo.


5E – 95
Brina divenne capo dell'esercito dei Manto qualche anno dopo, il fratello invece prese il trono del padre appena giunta la maggiore età (5E – 97).
[…]


5E – 120
Il figlio di Volkigg, Raghnar II, succede il padre ferito durante un combattimento per difendere Windhelm da alcuni banditi.
Raghnar II prende in sposa la figlia dello Jarl di Solitude Ilda per screditare le voci sulla sua inguaribile misoginia. Raghnar II fu uno Jarl brusco e poco tollerante, cacciò gli elfi da Windhelm e dichiarò ogni mer Piaga dei Nord, abolendo la loro presenza in città fino alla sua morte.
[…]


5E – 174
Morte di Raghnar II, sale al trono il figlio Ulfric III, attuale Jarl di Windhelm.”






Ros chiuse il libro, nella sua testa si delinearono una serie di discendenze, di fatti e di date. Aveva saltato di proposito molte pagine, non le serviva sapere tutto, questo glielo aveva detto anche Dag. “Il sapere verrà a suo tempo”, come tutto ormai si diceva Ros.
Lasciò il libro sul tavolo. Erano passate molte ore, il cielo si era colorato di arancione, il tramonto nel Rift era meraviglioso e ogni volta Ros rimaneva senza fiato. C'era qualche minuto durante il quale tutta la natura sembrava unirsi al cielo, i colori caldi regnavano sovrani e spazzavano via il freddo dell'aria pungente di Skyrim.
«E' ora»
La voce di Dag la fece trasalire, era apparso alle sue spalle dal nulla. Ros rimase immobile e lo fissò con una tale veemenza colma di domande che le sembrò che gli occhi le cadessero dalla testa.
Ros avanzò verso di lui non sapendo bene cosa fare e strinse le mani a pugno lungo ai fianchi.
«E' il momento che tu sappia»
Dag le porse una mano e Ros titubante la afferrò.
Il mondo attorno a lei cominciò a svanire lentamente, sentiva una sensazione strana nelle viscere, poi la terra le mancò da sotto ai piedi. Tutto divenne di un blu-violetto così lucente che per poco non le diede la nausea. Eppure non ebbe il tempo per soffrire perché in pochi istanti si trovò in una dimensione lontana, dove tutto era differente, spento.
Lasciò la mano di Dag e fece un giro su se stessa. Il cielo era plumbeo, la terra era arida e spaccata, nessun albero cresceva in quella sterminata pianura di morte. I suoi occhi poi furono catturati dall'enorme palazzo alle loro spalle che proiettava un'ombra lunga, quasi infinita.
«Ci stanno aspettando all'interno. Vieni.»
Dag la precedette e le fece strada all'interno di quel luogo immenso. L'edificio più grande che aveva visto era stato High Hrothgar, ma ora quello dei Barbagrigia sembrava solo un piccolo mulino.
I suoi passi all'interno dell'atrio non risuonavano come avrebbero fatto normalmente, le luci dei candelabri erano lilla.
Dag aprì due grandi porte ed entrò in un'immensa sala con un tavolo di pietra altrettanto immenso. Ai lati delle porte c'erano due creature mai viste, due donne alte almeno tre metri con zampe da rettile e dal ventre in giù una lunga coda da serpente. Respiravano rumorosamente, a Ros sembrava che ringhiassero in continuazione.
All'interno invece degli atronach facevano da spola da un capo all'altro, come valorosi soldati di guardia.
«Ecco il nostro ospite più atteso! Da quanto tempo!»
Ros seguì Dag fino a un certo punto, ma poi si fermò a osservare le persone che sedevano tutte al lato opposto del tavolo, ponendola quasi in una situazione imbarazzante.
Fu un uomo a parlare per primo, un signore dai capelli quasi grigi, scompigliati e le vesti colorate, pacchiane.
Una donna quasi subito si alzò in piedi e le fece segno di prendere un posto a sedere di fronte a tutti loro.
«Perdonalo, a volte confonde le parole. Lascia che ti dia il benvenuto. Mehrunes Dagon si è preso ottima cura di te fino a oggi, devi a lui la tua vita sai?»
Ros si volse di scatto verso Dag e assunse un'espressione confusa e in parte spaventata.
«Credo che mi stia sfug-»
«Non agitarti, ben presto scoprirai tutto. Ora però devi accettare il nostro piccolo accordo, una cosa che porterà grandi profitti a tutti.»
Ros osservò la donna e poi guardò Dag, il quale annuì solennemente.
«D'accordo, di cosa si tratta?»
La donna sorrise e si sedette di nuovo.
«Ti trovi di fronte a Boethiah, e loro sono gli altri Daedra che vivono nell'Oblivion. Ti trovi proprio nell'Oblivion ora, lontano da casa tua, ma non lontano da dove sei stata fino al tuo risveglio.»
Ros aggrottò la fronte e strinse le mani attorno alla veste sul ventre.
«Daedra? Boethiah?»
Improvvisamente la ragazza comprese e spalancò gli occhi, il cuore cominciò a martellarle nel petto come se dovesse scoppiare.
«Dunque ti trovi qui dopo un lungo addestramento per adempiere al tuo destino, sei molto importante per noi e perdonami se appaio divertita, ma questa situazione mi mette addosso una certa ilarità.»
Ros deglutì e guardò di nuovo Dag, Mehrunes Dagon, e scosse la testa.
«Perché non me lo avete detto subito? Io per anni ho creduto che fosse solo un guerriero, un mercenario, non ho nemmeno portato rispetto»
Mehrunes scosse la testa e sorrise di sbieco.
«Mi hai dato il rispetto che meritavo come guerriero, se avessi voluto farmi trattare diversamente te lo avrei imposto.»
La ragazza si sentì improvvisamente soffocare, come se qualcosa le si stringesse attorno al collo. Il petto si era fatto di nuovo pesante.
Guardò ognuno dei presenti e cominciò a collegare il loro viso, le loro forme, ai nomi di Daedra che aveva studiato.
La donna, Boethiah, ricominciò a parlare.
«Sei qui per prepararti alla tua nuova vita, quando tornerai a Skyrim sarai una nostra alleata, un nostro campione. Tuttavia il tuo destino non sarà limitato a ciò che ti chiederemo di fare, un giorno non molto lontano ritroverai la verità e finalmente anche il tuo vero Io. Fino ad allora dovrai assicurarti di compiere il tuo piano e non sgarrare, o finirai per fallire prima di trovare la verità.»
Ros annuì prima lentamente, poi più convinta. Sapeva che ciò che le stavano per chiedere sarebbe stato difficile, eppure sapeva che non c'era scelta. Probabilmente le avrebbero chiesto di spiare gli umani, di guidarli attraverso un sentiero, però l'idea di ingannare i suoi simili non le sarebbe pesato poi così tanto, non se avesse evitato che del sangue innocente scorresse sulle sue mani.
«Dunque, Ros, ora rilassati e ascolta bene cosa devo dirti.»




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2428381