10 Luglio.
Il sole
splendeva alto nel cielo.
Faceva
molto
caldo rispetto agli altri giorni.
Beh forse
perché il cielo sapeva che sarei partita per la Germania.
Odiavo
quella
nazione.
Tutta
colpa
di mia madre.
“Tesoro,
io e tuo padre domani
dobbiamo partire per quell’ingaggio...staremo via per due
mesi!”
“Uh
davvero!?!? Bene...starò
benissimo senza di voi per un po’...non ti preoccupare
sarò prudente, e poi so
cucinare da sola, e ci penserò io alla cas...” il
suo dito fermo sulla mia
bocca, mi fece zittire.
“Alt!
Ma quanto parli eh!?!
Comunque...no Simona. Non rimarrai da sola.”
“No
mamma mica viene la nonna?
Sai che non la sopporto!”
“Mi
fai finire di parlare una
buona volta?!?”
“Scusa...”
“Allora
dicevo? Ah si...partirai
anche tu! Ma non verrai con noi.”
“Ah
meno male!”
“Andrai
in Germania! Contenta?”
Un
sorriso a 132 denti splendeva
davanti a me.
“No
mamma! Certo che no! Io odio
la Germania! Vuoi farmi andare da zia Simone vero? No, non ci vado. E
poi ci
sono quei piccoli impertinenti dei gemelli. Li odio!”
“Beh
quei piccoli
impertinenti...come li chiami tu, per prima cosa sono più
grandi di te, di ben
tre anni. E poi l’ultima volta che li hai visti è
stato parecchio tempo
fa...alla tua comunione, se non mi sbaglio.”
“Si,
lo so...ma io li odio lo
stesso e sono impertinenti...”
“Dai
che ti divertirai! Sai che
sono diventati famosi? Hanno un gruppo, che sta avendo fama mondiale,
anche in
Italia sai? Non li hai mai visti in Tv?”
“No
mamma, chi se li ricorda!
Anche se li avrei visti, non li avrei riconosciuti. E sentiamo...come
si chiama
il gruppo?”
“Uhm...aspetta
non ricordo...ah
si! Tokio Hotel, Bill canta e Tom suona la chitarra, poi ci sono altri
due
ragazzi che suonano la batteria e il basso. Un bel quartetto!”
Mia madre
continuava a sorridere...non c’era niente da sorridere
invece!
Io sarei
andata in Germania, in balia di due deficienti...oh no!
Ora che
ci
penso...ho già sentito il nome Tokio Hotel da qualche
parte...si! quel gruppo
rock...Monsoon! certo ho visto quel video...ma era inglese se non
sbaglio...e
poi quello che canta è una ragazza...forse mamma si
è sbagliata.
Anche se
ripensandoci, devo dire, che nei lineamenti assomiglia a Bill...e il
chitarrista potrebbe essere Tom...l’ultima volta che
l’ho visto, alla
comunione, aveva i rasta come il chitarrista...
Oddio mi
scoppia la testa!
“Simo
mi stai
ascoltando?!?” Mia madre interruppe i mie ragionamenti.
“No...veramente...ehm
dicevi?”
“Sei
sempre
la solita! Dicevo che partirai domattina ok? Devi essere pronta per le
8, vai a
preparare le valigie ora, su!”
“Ok...”
Ed ora
eccomi
qui, in auto, in giro per Lipsia.
L’autista
non
trova la casa...e te pareva...odio stare per tanto tempo in
auto...doppia sfiga
è questa!
“Signorina
siamo arrivati.”
“Finalmente.
Dirò a mia madre che non sai orientarti! Ti
licenzierà!” Ero arrabbiatissima.
Io ero
sempre
stata una ragazzina arrogante devo ammetterlo, ero anche molto
sfacciata,
sempre con la risposta pronta.
Mai
timida,
mi ritenevano una bambina viziata.
Forse era
vero, ma non mi importava del parere degli altri.
“Le
mie
valigie!”
“Ecco
signorina, gliele porto fin sotto casa della signora Simone.”
Io mi
avviai
verso la porta di quella grande villa.
Ovviamente
la
mia era molto più grande rispetto a questa.
Ma mi ci
sarei abituata, erano solo due mesi.
Suonai il
campanello, un secondo dopo la porta si aprì.
“Tesoro!
Ti
aspettavamo entra!” ed ecco che Simone mi
abbracciò, anzi mi stava quasi per
stritolare.
“Zia
non
respiro...”
“Oh
scusa
tesoro, vieni entra.”
Dovevo
ammetterlo Simone era una bellissima donna.
Impeccabile
come sempre.
Anche se
un
po’ troppo affettuosa.
“Sai
ci sono
anche Tom e Bill. Quest’estate niente lavoro per
loro.”
“Ah...bene.”
feci un sorriso forzato, sembrava quasi una smorfia.
“Simona!”
mi
sentii chiamare, poco dopo vidi avvicinarsi un ragazzo.
Altissimo
in
mio confronto, capelli castano chiaro, rasta raccolti in una coda.
Portava
dei
vestiti larghissimi...proprio come il chitarrista dei Tokio Hotel.
“Simo!
Ci
sei!?!?” Quello che doveva essere Tom mi guardava perplesso.
“
Si si...ci
sono...scusa pensavo...”
“
Che figa
che sei diventata!!! Non ti ricordavo così!”
“Già...”
la
mia sfacciataggine era scomparsa...al suo posto, una timidezza che no
avevo mai
avuto.
“Io
come ti
sembro!?!” fece un giro, a mo di sfilata, intorno a se stesso.
“Carino...”
arrossii
“Ohi...Simo...ti
servirebbero un paio di occhiali da vista...sono bellissimo!”
Non
risposi.
“
Credo tu
stia dormendo ad occhi aperti...starai sicuramente sognando
me...” sogghignò.
“Dai
vieni,
ti faccio vedere la tua stanza...seguimi.”
Attraversammo
un grande salone...arrivammo a una grande scala di legno...
“Dov’è
tua
madre, Tom?”
“Non
lo
so...deve essere tornata in cucina...sta preparando una grande
cena...Ah ma
allora tu parli!”
“Certo
che
parlo...non dovrei?” dissi confusa.
Rise.
“Certo
che dovresti! Ecco la tua stanza...”
Aprì
l’ultima
porta di quel grande corridoio che avevamo appena attraversato, mi fece
entrare...era una stanza bellissima!
Di fronte
a
me, un grande letto e 2 piazze in ferro battuto...con delle lenzuola
rosa...e
ai lati 2 comodini di legno.
Alla mia
destra un grande armadio uguale ai comodini.
E alla
mia
sinistra una grande finestra, con delle tendine dello stesso colore
delle
lenzuola, che affacciava su un grande parco pieno di piante e
fiori...sotto la
finestra una scrivania.
“Fantastica!
Sembra la casa delle Barbie!!! Come mai una stanza da
femmina?...cioè mi spiego
meglio. Tu e Bill siete maschi, non avete mica una sorella!?!? Chi
dorme qui di
solito?”
Tom
scoppiò a
ridere. “No! Quale sorella! Questa era la stanza di tua
madre...quando veniva
qui da ragazza, l’abbiamo tirata a lucido un po’,
ed eccola qui, tutta per te!”
“Ah
grazie!
Ehm...Bill? Non c’è? Volevo tanto
salutarlo!” feci la finta imbronciata...più
che altro volevo vedere se veramente sembrava una ragazza...ero troppo
curiosa!
“Bill?
Non
so, era qui fino a 5 secondi prima che venissi tu...”
Poco dopo sentimmo bussare
alla porta della
“mia” camera...ma...Tom l’aveva chiusa!?