esserci
Esserci...per lei
Tengo mia moglie stretta a me sotto la doccia mentre lei si sta
struggendo dal pianto.
L'ho riportata a casa,
la mia Ana.
Finalmente l'hanno dimessa, un po' acciaccata ma viva, lei e la
creatura che porta dentro di se: nostro figlio, il nostro piccolo
puntino.
Ma, mentre salivamo in ascensore verso il nostro
appartamento, ha
cominciato a tremare, deve avere avuto come un capogiro
perché ha barcollato e poi è scoppiata a piangere.
Io non sopporto di vederla piangere: sapere che sta male, che sta
soffrendo è qualcosa che mi sconvolge enormemente
così ho
cercato di calmarla, ma è stato inutile, ogni volta che
sembrava
quietarsi leggermente ricominciava, poi, a piangere ancora
più
forte.
Non sapevo cosa fare, le ho chiesto se volesse fare un bel bagno caldo
o una doccia. Ha accettato di fare una doccia,
così l'ho spogliata, delicatamente, l'ho accompagnata sotto
al
getto d'acqua
e sono entrato con lei.
E ora la sto tenendo stretta, stretta contro al mio petto, contro al
mio cuore, quel cuore che credevo di non avere e che ora è
qui
che pulsa, sanguina e freme per lei. Per lei soltanto.
La cullo piano, dolcemente: ogni tanto le do' un bacio sulla testa, fra
i capelli e lascio che pianga, qui, fra le mia braccia.
Come ho già detto, non sopporto di vederla piangere ma
capisco
che per lei questo pianto è liberatorio, catartico serve a
farle buttare
fuori tutti i rospi che le avvelenano l'anima: il dolore fisico e
mentale, la paura, le minacce, ogni cosa.
Ha attraversato l'inferno e io non ero con lei, io non avevo capito;
semplicemente non volevo capire. Eppure era tutto così
chiaro, a ben pensarci.
Ora saprò rimediare; adesso sono qui a confortarla, a farla
sentire al sicuro e amata.
E capisco che il mio posto è al suo fianco. E' mio dovere
esserci per lei, come lei c'è sempre stata per
me: ogni volta che ne ho avuto bisogno, ogni volta che mi sono sentito
perso,
ogni volta che ho avuto i miei incubi.
Finalmente si calma, si scioglie appena dall'abbraccio e mi guarda.
E' così bella; è tanto bella la mia Ana, anche
quando ha
pianto, anche quando ha gli occhi rossi e gonfi: è sempre
bellissima. E io la amo, io ho bisogno di lei, ho
un enorme bisogno di lei.
Comincio a lavarla; è un compito difficile per me: mentre la
sfioro con la spugna, piano, per non farle altro male prendo
coscienza di tutti i lividi che ha sul corpo, di tutto il male che le
ha fatto quel bastardo di Hyde.
Maledetto, se lo avessi qui davanti sono sicuro che lo ammazzerei. E
questa volta non mi fermerebbe nessuno, non ci riuscirebbero a
toglierlo dalle mie mani; lo prenderei per il collo fino a strozzarlo e
così sia. Tanto uno così non merita certo di
vivere.
Ma adesso non posso perdere tempo in pensieri vendicativi, adesso devo
prendermi cura di mia moglie: mi inginocchio e le
lavo le
gambe e i piedi.
Ma non è solo per lavarla: mi inginocchio al suo cospetto
per chiederle perdono.
Perdono per non averla saputa capire, per averla accusata
ingiustamente, per averla lasciata da sola.
Perdono per tutte le volte che le ho fatto del male, per quando l'ho
picchiata con la cinghia, per tutte le crudeli punizioni che le
ho inflitto ogni volta che la mia stupida gelosia mi ha fatto
dubitare della sua
buona fede.
Per tutte le volte in cui ho anteposto il mio piacere al suo, per tutte
le volte che l'ho solo scopata e non l'ho amata e adorata come merita.
Continuo a lavarla, a baciarle e sfiorarle premurosamente i lividi. Lei
si china
appena e mi accarezza la testa passando le sue adorabili dita fra i
miei capelli bagnati.
Mi ha perdonato.
Alzo lo sguardo verso di lei e vedo che anche lei mi sta guardando.
C'è tanto amore nei suoi occhi: un sentimento pieno e puro,
immenso, incondizionato.
Quello che prova per me.
Io non lo so se me lo merito, non so ancora se sono una brava persona.
Ma sapere che, dopo tutto quello che le ho fatto, lei è
ancora con me mi da' una forza incredibile.
Mai più, mia dolce Anastasia, non ti deluderò mai
più.
Ci sarò sempre, d'ora in poi.
Per sempre, finché morte non ci separi.
E questa volta manterrò la promessa.
Differentemente rispetto
a quando si sono sposati, si capisce.
Rileggendo, l'altro giorno, questa parte del "rosso" non ho potuto fare
a meno di notare che il gesto di Christian, sotto la doccia, assomiglia
molto al gesto che fa il Papa il Venerdì Santo, quando si
inginocchia e lava i piedi ai fedeli. E' considerato un gesto di
umiltà. Ecco l'idea che il dominatore (ormai sempre di meno)
Christian possa compiere, per la sua donna, un gesto di
umiltà e sottomissione mi ha solleticato veramente tanto ed
è nata questa fan-fiction.
Di sicuro piuttosto OC e di certo fuori dagli schemi ma che spero che
incontri il vostro gradimento.
A presto
Love
Jessie
PS: le "adorabili dita" è una frase messa lì
quasi a parodiare lo stile di EL. James. Non me ne vogliate:
è solo un piccolo scherzo!
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