Hunger TH

di ChiiCat92
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Epilogo

 

Mi chiamo Bill Kaulitz. Ho ventuno anni.

Tre anni fa ho visto morire mio fratello in diretta nazionale.

Oggi ho la possibilità di portare a compimento la mia vendetta.

Panem non esiste più, i Distretti non esistono più.

C'è stata la guerra.

I miei genitori sono rimasti uccisi.

Io sono rimasto solo.

Un unico pensiero mi ha impedito di perdere il senno e mi ha permesso di andare avanti, di svegliarmi ogni giorno e trovare un motivo per vivere: uccidere Astrid Uragiri del Distretto 9.

Per un lungo periodo ho pensato che fosse morta nella guerra. E la cosa mi ha distrutto: avrei voluto essere io la causa della sua morte.

Poi ho scoperto che è sopravvissuta, che è emigrata nel Distretto 13 e che lì è rimasta fino alla fine della guerra.

Più sconvolgente dello scoprire che il Distretto 13 non è stato distrutto da Capitol City è l'informazione che quella ragazza era ancora viva.

Ho dovuto aspettare che la guerra finisse, e che le acque si calmassero prima di poter agire.

Tre anni, questo è il tempo massimo che sono riuscito a sopportare.

Adesso che mi dirigo a passo svelto tra i corridoi sotterranei del Distretto 13 mi sembra che sia passato troppo poco tempo.

Mi rigiro tra le mani il pugnale.

È così che voglio ucciderla: come lei ha ucciso mio fratello.

Nessuno sembra fare caso al ragazzo alto e pallido con un pugnale tra le mani che si aggira con sguardo folle per i corridoi.

Sono ancora tutti impegnati a festeggiare la fine della schiavitù, l'inizio di una nuova vita.

Inneggiano alla Ghiandaia Imitatrice, quella stupida ragazza del Distretto 12 che ha dato il via a tutto questo.

Inutile ammasso umano costruito su misura per le masse.

Non mi è mai piaciuta, non ho mai creduto che lei potesse portare la rivolta.

Infatti il suo è stato solo un ruolo di facciata.

L'ho vista bene, Katniss Everdeen, mentre si disperava per il suo amore perduto, per la sua sofferenza, mentre si rannicchiava in un angolo a piangere come una bambina.

E quella ci avrebbe dovuto portare alla vittoria contro Capitol City?

Per fortuna era circondata da persone che, al contrario di lei, sapevano il fatto loro.

È a quelle persone che si deve la nostra libertà.

Ma sinceramente, non mi importa.

Io non ho più nessuno con cui condividere questa nuova vita, questo nuovo mondo.

Sono solo. Ed è merito di Astrid.

L'hanno portata qui perché è una vincitrice.

Ha avuto la fortuna di non essere scelta per l'Edizione della Memoria. Sarebbe toccato a tutti i vincitori delle vecchie edizioni essere estratti per partecipare.

Fino all'ultimo ho sperato che lei non venisse scelta.

Come potevo sopportare che qualcun altro la uccidesse? Qualcun altro che non fossi io?

Ma ho provato un instabile sentimenti di rabbia quando non è successo.

Diviso da troppe sensazioni diverse, ho solo desiderato poter superare i confini del mio Distretto per andare a cercarla, sorprenderla nel sonno, soffocarla con le mie mani.

La guerra ha solo allontanato il momento, dandomi la possibilità di covare ancora più odio.

L'odio e la sofferenza mi hanno nutrito, ed io sono ciò che è rimasto di me stesso.

Non lo fare, sei ancora in tempo per tornare indietro.”

- No, Tom. - rispondo alla voce nella mia testa che mi perseguita e mi conforta da quando mio fratello è morto - Non posso, devo vendicarti. -

Magari io non voglio essere vendicato.” continua la voce e io vorrei spremerla fuori dalla mia testa. Fa sempre così, quello stupido fa sempre così. Cerca di convincermi che sia una cosa sbagliata, cerca di farmi allontanare dai miei propositi, fa tremare la mia mano. “Torna indietro, Bill. Hai ancora qualcosa per cui vivere. Ora sei libero, puoi fare quello che vuoi! Non devi essere portatore di morte.”

- Per cosa dovrei vivere, fratello? - gli occhi mi si riempiono di lacrime e la voce nella mia testa tace per un istante - Non ho più nessuno da cui tornare. Tu non ci sei più, mamma e papà non ci sono più, mi è rimasto solo questo. -

Guardo il pugnale tra le mie mani, brilla e rimanda il mio riflesso.

Per un attimo nello scintillio della lama vedo gli occhi di Tom, poi sbatto le palpebre e vedo solo me stesso, solo, triste, pallido, smunto.

Sono un'ombra, e presto finirò per sparire. C'è solo quest'ultima cosa che devo fare prima.

I miei passi si sentono appena, come rintocchi inevitabili di un orologio.

La sua porta è la prossima.

Dovrei bussare?

La Morte avverte prima di arrivare?

L'immagine di lei che tradisce mio fratello e lo pugnala al cuore irrigidisce tutti i miei muscoli.

Quasi sfondo la porta entrando.

La persona che trovo sdraiata su un materassino steso a terra è del tutto diversa da quella che mi aspettavo di trovare.

Non è l'assassina dei miei incubi, non è il mostro che mi ha tolto mio fratello, non è niente di tutto ciò.

È una figuretta magra tutta rannicchiata su se stessa che alza la testa e mi guarda.

C'è dello stupore nei suoi occhi grigi quando mi mette a fuoco.

- Tom? -

Chiama, e il mio cuore viene stritolato in una morsa di dolore così intensa da farmi venire la nausea.

- Tom è morto. -

Le rispondo.

La patina nebbiosa che ricopre i suoi occhi si solleva per un attimo, facendole riprendere coscienza all'improvviso.

- Bill. -

- Non ti permetto di pronunciare il mio nome. -

Mi avvicino con il pugnale alzato.

Lei non emette un gemito. Non mi prega, non mi supplica, non piange, non fa niente di tutto quello che mi sarei aspettato che facesse.

È abbandonata al suo destino, anzi, quasi mi offre il petto per essere colpita.

Sta aspettando la morte tanto quanto l'aspetto io.

- Su, perché non lo fai? -

La sua voce è sottile, un fruscio doloroso che mi urta l'udito.

Vacillo. All'improvviso tutta la mia sicurezza viene meno.

Non riesco ad ucciderla.

Non posso ucciderla.

Perché?

Alzo il braccio con il pugnale, pronto a colpire.

Fallo, fallo, fallo!

Liberati di questo peso, vendicati!

Dai un senso a questi tre anni di sofferenza!

Fai in modo che Tom possa riposare in pace!

Non farlo, Bill! Io la amo.”

La voce di mio fratello mi impregna la mente, mi blocca la mano, ferma per un istante il mio cuore sofferente.

- Ti ha ucciso. Ti ha ucciso, come puoi amarla. -

Le lacrime mi solcano il viso. Quando ho cominciato a piangere?

Non me ne sono neanche reso conto.

Anche lei piange.

Si alza in piedi, traballando sulle gambe magre.

Mi si fa vicina, mi prende la mano armata e si punta il coltello al petto.

- Io lo amavo davvero. Ma avevo troppa paura di morire. So che non mi crederai, so che non ho alcun diritto al perdono. Io non ho esitato a colpirlo, quindi tu non esitare a colpire me. -

Mi guarda con quegli occhi liquidi e intensi, seri, sinceri, folli.

Non so più cosa è giusto e cosa no.

La voce di mio fratello continua a supplicarmi di non farlo, di non ucciderla, le invece preme il coltello sul suo petto, invitandomi a farlo.

Non riesco a respirare, un peso enorme mi opprime il petto.

Stringo i denti e mi mordo le labbra a sangue per evitare di gemere di sofferenza.

È allora che riesco a sollevare la mano armata e a calarla su di lei.

I suoi occhi sembrano ringraziarmi.

Un solo colpo, uno solo, al cuore. Senza infierire, senza esagerare.

Lo stesso colpo che ha ucciso mio fratello, adesso uccide lei.

Crolla a terra senza vita.

Estraggo il coltello e lo lascio al suo fianco, mentre si dissangua lentamente.

È già morta quando esco.

Il sangue sulle mie mani e sulla mia maglietta gocciola nel corridoio.

È finita.

Non mi sento meglio.

Cammino.

Esco dal Distretto 13.

Lo supero.

E continuo a camminare.

 

 

The End

 

28/01/2014


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The Corner

Ciao a tutti! 
E quindi questa è la fine della storia...
Grazie a tutti per avermi seguito in questa avventura, spero che ne sia valsa la pena rimanere fino alla fine!
AI nostalgici (come me) vorrei dire che la storia è nata il 25 di Aprile 2013...sta quasi per fare compiere un anno di età!
E' stato davvero un cammino lungo e doloroso da affrontare...
Grazie di nuovo, 
alla prossima

Chii





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