The Power Of Love
Inghilterra, 1492
Stasera nel palazzo dei Mikaelson si terrà un ballo importante. Klaus
mi ha fatto trovare una rosa bianca sul comodino al risveglio questa mattina, e
mi ha fatto portare un abito meraviglioso, di broccato blu, con ricami azzurri.
È il vestito più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita e indossarlo mi
fa sentire una regina.
Non sono mai stata abituata a tanto sfarzo, quando ero in Bulgaria, la
mia famiglia era modesta ed io non perdevo molto tempo davanti agli specchi,
lavoravo molto per aiutare i miei genitori, e quando avevo del tempo libero mi
divertivo. Sono sempre stata consapevole della mia bellezza perciò non ho mai
cercato orpelli con cui ornarmi, ma ora il tempo abbonda decisamente e fra
queste mura potrei quasi sentirmi come una prigioniera, anziché un’ospite.
Perciò ho chiamato una delle tante donne che lavorano alle dipendenze
di Lord Niklaus e le ho chiesto di farmi un’acconciatura bellissima. Voglio
essere radiosa per il mio Lord, questa sera.
Niklaus mi corteggia, ma è raro che voglia trascorrere del tempo con
me e non riesco proprio a comprendere perché mi corteggi, se poi mi lascia sola
per la maggior parte del tempo.
Per fortuna Lord Elijah non sembra dispiacere la mia compagnia, e
nonostante la sua cultura molto più vasta della mia e il suo rango sociale, non
mi fa mai sentire inferiore o sgradita.
Se solo Klaus fosse più simile a suo fratello, sarebbe perfetto. Klaus
ha tante qualità, è intrigante, intelligente, attraente e ha un’aura di mistero
che lo avvolge in ogni momento della sua vita, rendendolo se possibile ancor
più interessante. Ma nonostante i suoi sguardi siano caldi e carichi di
passione, il suo cuore sembra freddo come il ghiaccio. Chissà, magari stasera
potrei scioglierlo un po’.
In tutto il giorno non ho visto altri che Rosemary, la mia dama di
compagnia, perciò quando scendo le scale del palazzo e arrivo nel salone
principale, dove una moltitudine di ospiti è già riunita, mi sento quasi
frastornata. Lord Niklaus come sempre ha voluto fare le cose in grande,
invitando un’orchestra, per la precisione la miglior orchestra dell’intero
continente, il cui nome tuttavia non ricordo, a suonare. Lord Elijah ha cercato
di istruirmi un po’ con nozioni di musica e arte, penso con un sorriso appena
abbozzato, anche se sono certa di non essere tra le allieve migliori che
potesse avere.
Entro nella sala e ciò che mi assale è la confusione e un leggero
senso di vertigine che mi fa tremare appena.
Percepisco centinaia di sguardi su di me, mi guardano come se fossi la
regina di questo immenso palazzo e mi sento tale in questo momento e potrei
quasi assuefarmi a questa sensazione, ma so bene di non essere una regina e mai
lo sarò, non sono nata per esserlo, anche se certe volte i miei modi sembrano
dire il contrario.
Come una regina sorrido lievemente e allungo un poco il collo alla
ricerca del mio re, che come al solito non sembra essere presente. Mi chiedo
per quale motivo abbia organizzato tutto questo, se non si degna nemmeno di
presenziare, ma non sta a me giudicare le azioni del padrone di casa.
Afferro un bicchiere di vino dal vassoio che sta portando un cameriere
e resto in disparte ad osservare. Non conosco nessuna di queste persone ma mi danno
l’impressione di essere tutte terribilmente noiose. Sento discorsi di politica
ed economia da ogni parte e non saprei proprio cosa dire, perciò decido di non
immischiarmi. Quando ho finito il terzo bicchiere di vino, decido di uscire nel
parco a prendere una boccata d’aria e ho quasi varcato la porta quando sento
una mano prendere il mio polso con delicatezza e decisione.
-
Katerina –
La sua voce è calda e vellutata, gentile e inconfondibile e da quando
ho lasciato la Bulgaria, è l’unica cosa che mi trasmette una sensazione di
familiarità. La dimora in cui sono ospite è il luogo più bello che potessi
immaginare, ma è così grande che mi ci potrei perdere e a volte mi sento solo
come uno dei tanti, meravigliosi oggetti, che a Klaus piace sfoggiare.
-
Lord Elijah – rispondo, voltandomi finalmente
verso di lui, e facendogli un breve inchino.
-
Vi ho vista qui tutta sola e ho pensato che
fosse davvero imperdonabile da parte mia non accorrere in vostro aiuto –
Sorrido, divertita dai modi di Elijah, dal suo umorismo fine e dai
suoi modi sempre perfettamente galanti, da vero gentiluomo qual è.
-
Vorreste concedermi l’onore di un ballo,
Katerina? – mi chiede prendendomi una mano e portandola delicatamente alla sua
bocca. Il contatto con le sue labbra è impalpabile e leggero come un battito di
farfalla, ma sufficiente a scatenare un uragano, per lo meno nel mio stomaco
ribelle.
-
Con vero piacere, mio Lord – ribatto afferrando
il braccio che mi porge e muovendomi insieme a lui verso il centro della sala,
dove si trova la pista da ballo.
Iniziamo a ballare e tra noi il contatto fisico è praticamente
inesistente, mentre quello mentale è tutto. Le nostre mani sono così vicine che
potrebbero sfiorarsi e mi sembra quasi di percepire il calore delle sue, eppure
sono separate da un abisso, come i nostri cuori.
Danziamo e ogni nostro movimento è speculare, come se io non potessi
neanche muovermi, se lui non lo facesse e viceversa. C’è un’elettricità statica
che ci unisce e ci incatena come due parti di una stessa entità. Lui è la
mente, la razionalità, la temperanza. Io sono il cuore, il ticchettio che
scandisce il tempo, la fiamma che brucia, il caos. C’è una perfetta simmetria,
quasi perversa, nei nostri mondi. I suoi movimenti sono lenti e armonici,
sintomo della sua eleganza intaccabile. Se dovessi immaginarlo appena sveglio
lo vedrei esattamente com’è ora: rilassato e perfettamente composto, come se
non avesse neppure dormito.
Io al contrario sono la miccia che fa scoppiare la bomba, le onde agitate
di un mare in tempesta, la sensualità e il coraggio.
Il suo sguardo è fisso nel mio e sembra volermi scavare nella pelle
fino a tirarne fuori l’anima. Lo guardo anch’io e mi perdo in quelle pozze
scure piene di dolcezza e chissà quanti segreti. Il suo sguardo è profondo e ha
un’ombra costantemente malinconica, vorrei poter entrare nella sua anima e
carpirne ogni sfumatura, vorrei trovare ciò che ha reso i suoi occhi tristi e
spazzarlo via, perché se lo merita, perché da quando sono qui lui è sempre
stato l’unico che ha cercato di non farmi sentire la mancanza di casa.
Un passo indietro e uno a destra. Elijah si avvicina, prende la mia
mano e mi accompagna in una piroetta e rido piano, come una bambina che non
vuole fare troppo rumore. Leggero come un alito di vento mi lascia andare,
lontano dalla sua mano grande e delicata e lontano dal suo corpo. Ricominciamo
a danzare normalmente, ancora distanti, ma senza mai spezzare quel contatto
visivo che ci attrae come calamite e come magneti ci avviciniamo, fino a quando
non sento un suo braccio stringermi la vita e annullare le distanze fra noi,
per un breve ma intenso momento.
Un semplice istante, un momento solo mi basta per capire che quello
che vorrei ogni giorno è sentire le sue braccia su di me, il suo corpo contro
il mio, i suoi occhi nei miei. Ho cercato in tutti i modi di negare a me stessa
quello che sento per Elijah, perché non è corretto, perché io sono la donna
scelta per suo fratello, ma non posso più nasconderlo e tutto ciò che farei ora
sarebbe baciarlo. Qui, davanti a tutti, senza pudore né vergogna. Lo bacerei
come si bacia il più prezioso degli amanti, ma non posso farlo. Perciò corro
via, corro più veloce che posso, senza dargli alcuna spiegazione e vado in
giardino, dove potrò stare sola con la mia mente ingarbugliata.
Mi siedo su una panca di marmo, di fronte ad una grande fontana, in
cui svetta la scultura di un angelo e sospiro sommessamente.
-
Lady Katerina – mi chiama la voce preoccupata di
Elijah ed io rifiuto di rispondergli.
Ho la testa fra le mani e non lo vedo avvicinarsi, è molto silenzioso
del resto, sarebbe anche difficile udirlo, se non fossi così abituata a
percepire la sua presenza. Rimane in piedi, come se fosse pronto ad andarsene
ad un mio cenno e anche se non lo vedo posso chiaramente immaginare la ruga che
si forma sulla sua fronte quando è preoccupato per qualcosa.
-
Spero mi possiate perdonare, non era mia
intenzione mancarvi di rispetto o farvi sentire a disagio e mi rincresce molto
di averlo fatto –
Mi sforzo di alzare il viso e guardarlo e ciò che vedo è molto peggio
di ciò che avevo immaginato. I suoi occhi sono molto più tristi di quanto li
abbia mai visti.
-
Non avete nulla di cui scusarvi Lord Elijah, sono
io che ho mancato di rispetto a voi abbandonandovi in quel modo –
-
No Katerina, ditemi cosa vi ho fatto, perché di
certo devo avervi oltraggiata in qualche modo per avervi suscitato una simile
reazione –
Taccio ancora, perché credo che potrei esplodere se parlassi, ma poi
mi alzo e prendo il suo viso con le mani. Lo bacio con urgenza come se questo
fosse l’ultimo giorno della mia vita e lo bacio con delicatezza, come se avessi
paura di intaccare il suo animo gentile con le ombre che albergano dentro di
me, come se avessi paura di aprire gli occhi e trovarmi a stringere il vuoto.
Lo bacio inconsapevole di un silenzioso spettatore, che ci osserva
nascosto dietro i pesanti drappeggi della biblioteca.
Elijah ricambia il bacio inconsapevole di quanto tutto questo ci
costerà.
In lontananza una mano candida si stringe attorno ad un bicchiere di
cristallo mandandolo in frantumi, è rabbia pura l’emozione che guida quel gesto
a cui noi rimaniamo ignari, completamente persi in un mondo che è solo nostro e
che nessun’avversità potrà mai del tutto distruggere.
Geneve’s Corner:
Hey there :D Non si nota che sono ossessionata da questa coppia, vero?
Spero vi sia piaciuta, diciamo che mi sono immaginata una cosa del genere
e ho pensato di pubblicarla
*Apre un ombrello per ripararsi dalle eventuali piogge di pomodori*
Non vogliatemi male se vi fa schifo xD
Alla prossima, e grazie a chiunque abbia letto eo recensirà.
Baci.
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