Poison
heart
Capitolo 2
La
leggenda della Guardiana
Per
quanto ne potessero sapere gli esseri umani, l’Eden non era
proprio il genere di paradiso terrestre descritto con
minuziosità nei testi sacri. Benché conservasse
la peculiarità di essere irraggiungibile da chiunque non
fosse stato uno spirito o un Guardiano, non era in alcun modo perfetto
né tantomeno inscalfibile.
Ciò che lo rendeva così prezioso, oltre al fatto
di essere la culla dei desideri infantili, era la luce aurea nella
quale sembrava essere avvolta la sua atmosfera. Pulviscoli dorati,
simili a palline di polline luminose, volteggiavano nell’aria
come fatine danzanti generando al loro passaggio lievi brezze calde e
rilassanti. Nessuno avrebbe saputo dire come e quando quei lumini
incantevoli fossero arrivati; esistevano da tempo immemore e,
nonostante non se ne conoscesse la funzione, alle occupanti del regno
non poteva che far piacere. Rendeva la loro casa una foresta verde
immersa nell’oro.
Ma nulla sarebbe stato più meraviglioso delle stesse Driadi:
pelle liscia e levigata, di un verde pallido e morbido, viso di
porcellana dolce e sinuoso, chioma fluente e occhi che sapevano
riassumerti la gentilezza con uno sguardo. Capi saldi di quel luogo
magico, erano creature in simbiosi con la natura che mai avevano visto
l’ombra di un conflitto, o provato il dolore della morte.
Attraversavano i millenni come un sasso la corrente, senza mai
cambiare; senza mai avvertire sulle proprie membra la stanchezza.
Perché mai nessuna disgrazia le aveva colpite; mai il seme
della malignità si era infiltrato nei loro floridi terreni.
E forse proprio per questo, stavolta le cose non sarebbero state
semplici da risolvere…
Erano passate poco più di due ore da quando i Guardiani si
erano riuniti a consiglio con Cressida, Neophasia e Pandora, le
Amadriadi più anziane del regno, per decidere il da farsi.
Certo che i loro altolocati discorsi lo avrebbero annoiato, Jack aveva
preferito tener compagnia alla vecchia quercia ferita. Osservava le sue
fronde ondeggiare nel vento dorato e le verdi foglie oscillare
candidamente, come se nulla fosse. Proprio in quel momento, una di loro
si staccò da un ramo e volteggiò silente a
mezz’aria, lungo percorsi immaginari e fantasiosi. Si
posò con delicatezza al suolo, unendosi al mucchio di
fogliame già formatosi nelle ore precedenti.
Jack si protese per raccoglierla.
Il manto ramato su cui era seduto scompostamente scricchiolò
sotto il suo
peso; fruscii di cristallo come mute grida di dolore.
Le fece fare due o tre giravolte tra le dita, per poi sgretolarla nel
proprio pugno, con un movimento secco.
E forse fu il gesto, o l’intimo silenzio che grazie ad esso
era stato spezzato, ma… Un sussurro, lieve come un respiro
ma penetrante come cascate di aghi, s’insinuò
prepotentemente in lui. Lo spirito del Gelo si prese
d’improvviso la testa tra le mani, mentre i timpani
cominciavano a fischiargli terribilmente. E poi, lo sentì:
un
grido.
Sofferto, esanime, quasi più un sussurro strozzato.
Ne venne oppresso al punto da non vedere più nulla, se non
il lancinante dolore che lo stava massacrando da dentro.
Avvertì il fiato mancargli, la vista offuscarsi,
poi…
Tutto tacque.
Così come quell’urlo era arrivato frantumandogli
l’anima, così se ne era andato, senza preavviso.
Jack riaprì gli occhi e si ritrovò ansimante
sull’erba, mentre uno strano senso di paura prendeva possesso
del suo cuore. Ma non era la sua.
Apparteneva alla quercia.
- Non dovresti avvicinarti troppo.
Si voltò di scatto, ancora un po’ stordito, e
ciò che vide con la sua vista ancora offuscata dal male fu
una figura femminile, longilinea, in piedi proprio accanto a lui.
Strinse le palpebre, e vide che gli stava porgendo una mano.
L’afferrò senza pensarci due volte e si
tirò in piedi con un balzo.
Sebbene non riuscisse ancora ad
inquadrare bene l’identità della Driade, riprese
velocemente fiato per poi domandare:
- C- Che cos’era?
La giovane abbozzò un sorriso triste, mentre si avvicinava
un poco al grande albero avvelenato.
- E’ così che ci fa capire come si sente. Forse ti
trovavi in uno stato di calma per cui Lei ha potuto trasmetterti i suoi
pensieri.
Jack tornò definitivamente alla normalità nel
momento in cui realizzò le parole della sua interlocutrice.
Strabuzzò gli occhi sorpreso, guardandola di sbieco.
- In che senso “i suoi pensieri”? E’ solo
un albero.
A quelle parole la Driade assunse un’espressione affranta,
come se “albero” non fosse una parola abbastanza
dignitosa per definire la Grande Quercia Madre.
Eppure, il modo con cui rispose fu insolitamente calmo.
- No, ti sbagli. Sarà anche un…
“Albero”, adesso, ma un tempo era proprio come noi,
una ninfa.
Jack fissò stupefatto la grande quercia.
- Davvero?
La giovane sorrise. Ora che lo spiritello poteva vederla chiaramente,
aveva capelli simili a fili di seta sottili, dello stesso colore
argentato degli occhi, pieni di luci misteriose.
- Oh, sì. E’ una leggenda molto popolare da noi.
La vuoi sentire?
E per far capire quanto affermativa fosse la sua risposta, Jack si
buttò letteralmente a sedere sull’erba, il bastone
di legno ricurvo tra le mani, pronto ad ascoltare come un bambino
curioso. La Driade fece altrettanto, con minor esuberanza.
- Bene – disse, prendendo un profondo respiro –
Tanto, tantissimo tempo fa, non c'era altro che buio.
L'umanità
viveva nella paura, preda di solitudine e abbandono. Non c'era luce,
non c'era speranza o meraviglia... Niente. Ma poi arrivò lui.
E detto questo indicò il cielo.
- L'uomo nella luna scelse un gruppo di difensori che scacciarono la
paura e la sostituirono con la luce. Si trattava di Nord, Calmoniglio,
Sandy, Dentolina e... Libythea, la Guardiana del Coraggio. Dopo una
lotta senza esclusione di colpi, riuscirono infine a sconfiggere il
male e a cacciare le tenebre del Re degli Incubi, ma a caro
prezzo: Libythea perse la vita proteggendo uno dei suoi compagni, in un
valoroso atto di sacrificio. Il solo modo per
salvarla e preservare così l'equilibrio appena creato, fu
quello
di confinare il suo spirito sotto una forma diversa, ed
edificare
attorno a lei un regno che mai avrebbe potuto nuocerle.
Jack assimilava quelle parole con incredibile curiosità.
Come la
Driade terminò il suo discorso, volse lo sguardo alla grande
Quercia. Ma l'altra fu più veloce e rispose alla
più
ingenua delle domande.
- Sì, Jack. Quel regno è l'Eden e la Grande
Quercia Madre
è l'originale Guardiana del Coraggio, Libythea. Noi facciamo
tutto il possibile per proteggerla perché, se dovesse
accaderle
qualcosa, si tornerebbe senza indugi ai tempi dei Secoli Bui.
Lo spirito del gelo si sollevò di colpo, correndo fino alla
sponda del fiume sporco di melma. Guardò preoccupato le
radici
dell'albero ormai spoglie della corteccia; non avrebbe mai creduto ad
una simile storia se non avesse avuto prova lui stesso della sua
veridicità qualche minuto prima. Allungò una mano
verso
il tronco, lo carezzò gentilmente con la punta delle dita.
Sorrise appena. Non l'avrebbero lasciata morire.
- Era un grido femminile quello che ho sentito - disse, assorto, mentre
la Driade si accovacciava accanto a lui - Ed era
così
sofferto... Come se... Come se le stessero portando via l'aria per
soffocarla...
Arabeschi floreali di ghiaccio sottile si diramarono sulla superficie
ruvida e rugosa della quercia. Jack ritrasse la mano, pensieroso. Non
poteva visualizzare nella propria mente qualcosa come i Secoli
Bui, poiché non li
aveva vissuti. Ma la preoccupazione che potessero davvero tornare era
reale e insolitamente vivida nella sua mente. E anche se nemmeno
riusciva
a immaginare come potesse essere stato il mondo di tenebra
che Pitch
aveva fino a quel momento governato, e che aveva provato a descrivergli
nel suo sciocco tentativo di corromperlo, poteva farsene un'idea
approssimativa e già così desiderare come non mai
di
essersi sbagliato.
Si voltò verso la giovane ninfa.
- Dici che potrà salvarsi? - domandò titubante,
toccato
fin nel profondo da quella situazione cui solo fino a pochi attimi
prima si sentiva estraneo.
- Se uniremo le forze, nulla sarà impossibile - rispose
senza
esitare l'altra, con una sicurezza e una forza inaspettati - Mio caro
Jack.
Uno schiamazzo alle loro spalle li costrinse a voltarsi. Il gruppo dei
Guardiani, accompagnato dalle Amadriadi stava tornando dalla riunione
per esporne i resoconti al compagno rimasto assente.
Molti di loro avevano un'espressione a dir poco preoccupata,
soprattutto Calmoniglio e Dentolina. Raggiunsero la radura con la
quercia con passo lento e vagamente sconsolato. Jack li raggiunse, e
ricevette uno sguardo titubante da parte di Nord.
- Abbiamo parlato con Amadriadi - pronunciò grave,
evidenziando ancor di più l'accento nordico - Ora situazione
è molto più chiara.
Jack trotterellò accanto a lui facendo ondeggiare il
bastone. Nonostante quella prima buona notizia, le sue cadenti
movenze e quelle del resto della compagnia lo rendevano
inquieto. Cosa si erano detti in quel dannato consiglio?!
- E quindi? - domandò il Guardiano del Divertimento,
incalzante. Era ansioso di sapere il responso.
Calmoniglio zampettò fino alla quercia e, preso un profondo
respiro, si buttò a sedere sull'erba come se parlare fosse
la fatica più grande del mondo.
- Andremo al castello di Baba Yaga per indagare sull'avvelenamento
delle acque. Dato che Dentolina ha riconosciuto il dente, il
coinvolgimento di quella megera dovrebbe essere abbastanza scontato.
Sandy raggiunse il coniglio e tentò di rincuorarlo. C'era
qualcosa di nascosto in loro, qualcosa che Jack non aveva mai visto.
Erano troppo abbattuti perché si trattasse di una normale
questione da Guardiani. Non gli avevano detto tutto e questo lo
innervosì come non mai. Insomma, era diventato uno delle
leggende, aveva diritto di conoscere i dettagli del passato!
Perché sì, i suoi compagni avevano già
avuto a che fare con la strega di nome Baba Yaga prima del suo arrivo,
ne era certo. Anzi, era senza dubbio così.
- Ok, ora mi spiegate chi è questa Baba Yaga - insorse
improvvisamente, spazientito dai loro comportamenti evasivi -
Perché lo sapete, vero?
A quel punto sentì una manina gentile posarsi sulla sua
spalla. Voltò la testa: era Dentolina, con uno sguardo
più triste che mai. Ed era orribile vedere una creaturina
così incantevole piegata da emozioni simili. Era come
osservare il lento deperimento di un fiore bellissimo.
- Ovviamente tu non puoi saperlo, perché ancora non eri uno
di noi, Jack. Ci dispiace di non averti detto nulla - sembrava
realmente dispiaciuta - Ora ti racconteremo.
Lo spirito del gelo dovette ammettere di sentirsi parecchio stranito.
Nel mondo erano successe un sacco di cose, molte delle quali lui non
aveva neanche la facoltà di immaginare. Ma cosa
più strana, era che in quella stessa giornata aveva sentito
più storie di quante ricordava di aver proferito alla sua
sorellina, molti anni prima. Decisamente troppa verità per
lui.
- Durante i Secoli Bui, sai, noi non fronteggiammo soltanto Pitch.
Separatamente da lui, ma con medesime intenzioni, un altro spirito
maligno cercava di impossessarsi del mondo. Si trattava di Baba Yaga,
una perfida strega che non conosceva alcuna pietà e che,
come molte della sua specie, utilizzava una speciale magia per
ammaliare i bambini e... Rapirli.
- Rapirli? - Jack era esterrefatto. Neanche poteva immaginare una
simile atrocità.
Dentolina annuì, affranta - Sì, per trasformarli
in orribili creature fatte di metallo e ingranaggi. Essi costituivano
il suo esercito, erano la sua forza. E noi... Non avremmo potuto fare
nulla contro di lei, se non fosse stato per...
- Libythea! - esclamò il giovane Guardiano, come se in
qualche modo avesse già capito in che direzione sarebbe
finito il discorso. La fatina parve stupirsi della sua intuizione,
tant'è che non riuscì a domandargli minimamente
come e dove avesse sentito quel nome. Per lei, e per tutti gli altri
vecchi Guardiani, era un ricordo vacuo e doloroso.
Improvvisamente Jack si ritrovò circondato. Attorno a lui si
schierarono le Amadriadi, seriose e autoritarie, e i compagni spiriti,
incredibilmente sorpresi per la sua esclamazione. Si grattò
imbarazzato la testa, senza riuscire a capire come muoversi in quella
situazione. Forse aveva detto qualcosa di sbagliato?
Accidenti, avrebbe dovuto tenere il becco chiuso...
- Come conosci quel nome? - Calmoniglio si avvicinò a lui
con un balzo e lo squadrò come un generale da capo a piedi.
Quando si toccavano certi argomenti, era più sensibile di
chiunque altro. A volte sembrava quasi che si accanisse contro ogni
cosa, ma in realtà aveva a cuore i bambini, i suoi amici e
la sua adorata Pasqua. Semplicemente, non voleva che nessuna di queste
sfere andasse distrutta.
Ma per Jack quel canguro con la coda di cotone pareva solo uno
spaventoso ostacolo. Molto, molto spaventoso. Qualsiasi cosa avesse
detto, era certo che avrebbe reagito nello stesso modo: saltellando a
destra e a manca come un ossesso, per poi gettarsi su di lui e
sfoderare una sequela di lamentele senza fine. E purtroppo, ormai era
nella rete e non poteva evitarlo.
- Me ne ha parlato una Driade, pochi istanti fa... - e detto questo,
sporse la testa per cercare con lo sguardo la giovane che gentilmente
gli aveva raccontato la storia della quercia. Ma si accorse che era
svanita nel nulla.
Tutti lo seguirono con lo sguardo, ma nessuno vide nessuna fanciulla.
Che avesse mentito o no, rimaneva comunque il fatto che conosceva un
segreto antichissimo, che i Guardiani ed in particolare le Driadi si
erano impegnati a proteggere per secoli. Ma dopotutto, di trattava di
Jack Frost, e non di uno spiritello qualunque. Che l'avesse scoperto,
in fondo, non era una così madornale tragedia. In qualche
modo, glielo si poteva concedere.
- Sai anche perché questa quercia è
così importante, allora - concluse Calmoniglio, con tono
placido. Strano ma vero, era rimasto calmo - E che se morisse
rappresenterebbe la fine. E il ritorno non solo di Pitch, ma anche di
tutti quei malvagi rimasti ad attendere nell'ombra fino ad ora.
Jack annuì vigorosamente, con convinzione. Conosceva i
rischi del mestiere, ormai.
Cressida si chinò su di lui - era molto alta - e gli prese
delicatamente le mani. Il suo sguardo di quarzo brillò di
una luce intensa e meravigliosa.
- Dovete partire al più presto, cari Guardiani -
sussurrò, con voce leggiadra - Vi prego.
- Lo faremo - pronunciò solenne lo spirito del gelo,
catturato da quegli occhi rosati e luminosi.
Sandy esultò energicamente sollevando la braccia. Un fuoco
d'artificio di sabbia dorata s'accese sopra la sua testolina. Anche lui
era ansioso di partire quanto l'amico.
Dentolina accennò un piccolo sorriso; Calmoniglio
ammorbidì appena la propria seriosa espressione. Infine,
Nord... Lui sospirò.
E Jack non ne capì il motivo.
L'ora della partenza era vicina. La slitta era stata sistemata, e i
Guardiani erano pronti a salirvi sopra per poi partire alla volta del
castello di Baba Yaga. Jack sedeva al suo solito posto, aspettando che
anche i suoi compagni finissero di prepararsi.
E fu allora che, aguzzando la vista, scorse in lontananza la radura
dove cresceva la Grande Quercia Madre, celata dalla boscaglia. E si
stupì non poco quando nella sua visuale irruppe anche Nord.
Si era parato di fronte al tronco, sembrava gli stesse parlando, ma da
quella distanza capire cosa era a dir poco impossibile. Poi, ecco che
il Guardiano della Meraviglia allungò una mano, passandola
con gentilezza sulla quercia proprio come se le stesse facendo una
carezza.
Lo spirito del gelo continuò ad osservare quello strano ed
inusuale comportamento fino a quando Calmoniglio, con la stessa
delicatezza di sempre, lo deconcentrò facendogli distogliere
lo sguardo.
- Hey, pesce lesso - lo chiamò con quell'aria da duro che si
portava sempre appresso - Puoi anche scendere, non useremo la slitta.
E' troppo appariscente, si noterebbe subito.
- E scommetto che la cosa ti solleva, vero? - lo punzecchiò
lo spiritello nello scendere dalla vettura con un salto, ben sapendo
quanto il coniglio odiasse il volo.
- Già, tantissimo! - ma questa volta l'amico peloso
indorò la pillola senza controbattere aspramente, come
sicuramente avrebbe fatto se la situazione fosse stata diversa.
Dentolina li raggiunse con un'aria stranamente allegra.
- Avete sentito? - esclamò energica come sempre; sembrava
avesse ritrovato il buon umore - Cressida ha detto che ci
farà accompagnare!
Jack spalancò gli occhi, bloccandosi di colpo - E da chi?
E in quel momento un lieve rumore di passi attirò la sua
attenzione. La Guardiana dei ricordi si spostò per far
passare Sandy, il quale accompagnava tenendola per mano una giovane
fanciulla. Alla consueta colorazione verde pallido della pelle,
s'aggiungevano capelli d'argento delicati e morbidi, uno sguardo
luccicante e un volto a dir poco incantevole. Un volto che fece saltare
in aria il povero Jack, che riconobbe in nella Driade appena arrivata
la fanciulla con cui aveva dialogato quel giorno, e che dopo avergli
raccontato la storia della quercia era sparita senza lasciare traccia.
Additandola, visibilmente scandalizzato, balbettò appena.
- Tu... ! - almeno, così era certo di non essersela sognata.
Aveva davvero parlato con lei, dunque, non si era immaginato nulla.
La Driade fece un piccolo inchino e, dopo aver rivolto allo spirito del
gelo un particolare sorriso gentile, si presentò
ufficialmente al resto della compagnia.
- Molto piacere di conoscervi. Il mio nome è Myo.
Angolo di Momoko
Eccomi con il secondo capitolo!
Strano ma vero, son riuscita a pubblicarlo entro tempi normali. Il
periodo hot a scuola si è finalmente concluso, per cui spero
che, almeno per un paio di mesi, io possa pubblicare in
tranquillità.
Alluor... Che dire di questa schifezzuola... Decisamente ci sono molti
dialoghi, ma perché prima di gettare i nostri poveri
Guardiani nell'impresa volevo darvi qualche nozione in più
sulla trama in generale. Di solito mi piace disseminare piccoli indizi
in ogni capitolo, quindi spero che vi soddisfi per ora^^ Ah, Myo
è l'OC che accompagnerà i protagonisti durante il
corso della storia. Presto la conoscerete per bene :) E spero di non
aver creato un'orripilante Mary Sue D:
Ora mi dileguo, così evito di annoiarvi!
çwç Ma prima, ringrazio tutte quelle anime buone
e gentili che hanno letto, recensito e messo la storia tra le
seguite!!! Vi voglio bBene <3 çwç
A prestooooo,
Momoko <3
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