Snowflakes!
La vostra (ex) Kaity non solo ha cambiato nik, ma anche finalmente
deciso quale Ff postare riguardanti i Big Four!! *applauso
d’incoraggiamento* grazie Jack xD
Ordunque…ho
scritto solo i primi due capitoli (e metà del 3)
Per
le pubblicazioni dei capitoli potrei pubblicarli ogni mese (lo so,
è un tempo lungo, ma urge lavoro, e ispirazione –
e questa ultimamente non mi fa visita spesso)
Non
so ancora come si svilupperà la storia. L’inizio
sarà simila ad HP, ma poi ho intenzione di creare qualcosa
di mio. Come viene viene =)
Spero
che ci sia almeno una buon anima che abbia voglia di seguirmi e,
perché no, di recensire? XD
Detto
questo (credo sia tutto) vi lascio al primo capitolo!
Scusate
per gli errori che so già ci saranno >.<
-Ash-
IN
VIAGGIO VERSO HOGWARTS
Il treno era fermo al
binario 9 ¾ e tutti gli studenti accompagnati dai loro
familiari, stavano ammassati davanti alla locomotiva che presto li
avrebbero portati verso la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
C’era un tale caos solo per prendere un treno, che non gli
sembrava possibile!
Ovunque si girasse vedeva sguardi fieri nei genitori dei ragazzi e
anche lacrime di tristezza mista a gioia, poiché i loro
figli sarebbero stati via mesi e mesi e avrebbero iniziato un nuovo
viaggio della loro vita; in tutti i sensi.
Chi era stato “scelto” per frequentare quella
scuola, poteva ritenersi molto fortunato e fiero di sé.
Infatti, non capita mica tutti i giorni di ricevere al proprio decimo
compleanno una lettera da un gufo e scoprire così di essere
dotati di poteri magici.
Eh si, perché fino ad allora, tu non puoi sapere con
esattezza se sei un mago oppure no, anche se hai un solo genitore mago.
Sarà la fortuna. Sarà il destino.Saranno le leggi
di Mendel, della genetica. Sarà qualche Dio lassù
che si diverte a giocare alla roulette e così sceglie i
bambini prodigio.
Lui non seppe spiegarsi questa cosa e di certo non avrebbe mai avuto
una risposta concreta, perciò meglio non affannarsi troppo.
Piuttosto, farsi lagro tra la folla ripetendo «permesso,
scusi, grazie, devo passare.»
Senza guardare negli occhi nessuno, ma bensì uno
sportello aperto da cui entrare e sistemarsi nel treno.
Faceva male vedere tutti quegli sguardi fieri negli occhi dei grandi,
nei genitori, che piangevano e abbracciavano i loro figli ripetendo
continuamente «siamo fieri di te, mir’accomando
studia bene, diventerai un mago coi fiocchi» o frasi
strappalacrime così.
‘Non ho certo
bisogno di tutte queste moine' si ritrovò a
pensare.
Ma forse stava solo ingannando se stesso.
Deciso a scacciar via quel nodo allo stomaco e alla gola, si
concentrò nel non ascoltare e non vedere le altre persone,
spintonando a destra e a manca.
Quando finalmente, a suon di spintoni riuscì ad entrare,
cominciò a passare tutte le carrozze per trovarne una
abbastanza vuota da potersi mettere tranquillo per qualche minuto, fino
a quando il treno non si fosse riempito del tutto.
Ovunque andasse, gli sembrava che tutti cominciassero a deriderlo alle
spalle o a guardarlo in modo strano.
‘Non farci
caso, è solo una tua impressione’
Continuò ad avanzare nella terza carrozza, aprì
la porta scorrevole e iniziò, a grandi falcate,a percorrere
la quarta, accelerando e sentendosi osservato, fino a chè
arrivò in fondo al treno e vi trovò una carrozza
vuota.
Completamente vuota.
«Evvai, tutta per me!»
Entrò chiuse la porta e si tuffò nel sedile
stendendosi per bene, occupando tutto il posto.
Rimase lì per qualche minuto, le voci delle altre carrozze
giungevano come un ronzio lontano e confidò che il treno
partisse al più presto.
Per fortuna da dov’era lui non c’erano molte
persone, così potè guardare fuori dal finestrino
e si perse a fantasticare su come sarebbero stati quei mesi ad Hogwarts.
Dopo un minuto buono, il treno partì, così prese
dalla tasca della felpa blu il suo Ipod, si mise le cuffie nelle
orecchie e ascoltò la musica, mentre il paesaggio si
trasformava, da città caotica, a campi di avena, per poi
diventare intere boscaglie verdeggianti, pianure e montagne maestose.
«Wow…» gli sfuggì un suono di
ammirazione e per la prima volta in quella giornata, sorrise.
«Già, è magnifico non trovi? Ovviamente
da dove vengo io paesaggi così ne trovi a
bizzeffe!»
Il ragazzo fece un salto sul sedile, non accorgendosi minimamente della
presenza alle sue spalle, seduta lì da chissà
quanto tempo.
«E tu chi diavolo sei? Da quanto sei seduta li!?»
«Oh, ma che modi! Non mi sembrava di aver letto alcun
cartello “Prenotato” alla porta della carrozza.
Comunque mi chiamo Merida Dunbrock, piacere. Tu
sei…?»
La ragazza era seduto sul sedile accanto alla porta, con indosso
già la tunica nera della scuola, che faceva un netto
contrasto con la folta chioma riccioluta e rossa della ragazza.
‘Oh perfetto,
la classica “so tutto io” ‘
«Mi chiamo Jack. » rispose secco, ma alla riccia
non bastò quella risposta.
«Jack e…?»
Lui sbuffò.
«Frost. »
«Ecco, ora il nome è completo. Ci voleva
tanto?»
‘Se conoscessi un incantesimo per dileguarla, giuro che lo
userei all’istante.’
Ad interrompere quella “conversazione” ci
pensò una donna energumena, che bussò alla porta,
portando un carrello pieno zeppo di dolci di ogni genere, sconosciuti
al povero Jack che sentì improvvisamente il suo stomaco
brontolare dalla fame.
La ragazza di nome Merida si alzò dal suo posto e
iniziò ad ispezionare ogni singolo dolcetto, mentre la donna
la guardava felice, e Jack cercò di avvicinarsi per vedere
quali prelibatezze si stesse perdendo.
‘Ma si,
facciamoci del male.’
Jack si avvicinò al carrello e vide tantissimi dolci di ogni
forma e dimensione; più che i dolci, poté vedere
le confezioni, colorate, allungate, romboidali sacchetti
contenenti carammelline e dolci.
«Ok, allora…vorrei delle gelatine tutti i gusti+1,
cioccorane, mente piperite, api frizzole, bacchette dolci, un succo di
zucca e…» Merida non smetteva di nominare un sacco
di dolci dai nomi insoliti e bizzarri, e lui la stette ad ascoltare a
bocca spalancata.
‘Dio, come
vorrei mangiarne anche io!’
Dopo che la hostess ebbe finito con la ragazza, spostò il
suo sguardo vero Jack «Qualcosa dal carrello,
caro?» chiese gentilmente e lui arrossì lievemente.
«No, grazie mille…»
la donna si allontanò e Jack si sedette con sguardo
amareggiato vicino al finestrino, guardando fuori e cercando di
dimenticarsi tutte quelle squisitezze.
Pof.
Sentì qualcosa cadere sulle sue gambe e con stupore, vide
due confezioni di…dolci?
Spostò il suo sguardo sulla riccia, la quale la
guardò a bocca piena di dolci e a quella vista
scoppiò a ridere e lei dapprima imbarazzata e infuriata, si
mise a ridere anche lei.
«Ok, non hai tutti i torti.» disse lei.
«Puoi rifarlo così ti fotografo?»
scherzò Jack e lei per tutta risposta gli tirò
una caramella che prese con la bocca al volo.
«Wow, bravo. Vediamo se riesci a prendere questa! »
Merida gli lanciò un'altra caramella e lui prese anche
quella.
«Bleah! Ma…che roba è!? »
chiese cercando di sputare fuori quella schifezza.
Be, lo sai, tutti i gusti+1. Sei piuttosto
delicato….»
«Ma sa di pesce, verdura e…» Frost
continuava a pasticciare con la lingua.
«Mangia una cioccorana.»
Lui la guardò come gli avesse chiesto di cavalcare un drago
(creature piuttosto pericolosette, i draghi, quanto affascinanti)
«Be, perché quella faccia? » chiese
mentre apriva un'altra confezione di dolci a lui sconosciuti.
«Niente, non ho fame. »
Non è vero, aveva una fame bestia, e per giunta quel
saporaccio amaro non voleva andarsene.
«Be, mi passeresti una ciocco…rana?»
chiese, sperando che il nome fosse giusto.
«Ce l’hai li.»disse indicando i due
pacchettini che aveva sulle gambe.
«Oh, certo…»
Lei lo guardò, mentre lui scartava affascinato quella
scatoletta da cui uscì saltellando una rana fatta di
cioccolato.
«Huo! E questa!?» Era sorpreso, non si era certo
aspettato che una rana vera potesse saltar fuori dalla scatola.
«E io dovrei mangiare quella…cosa!?»
chiese sconvolto
Merida era a bocca spalancata.
‘Perfetto.’
«Mi stai prendendo in giro? Tu non
conosci…cioè…»
Lui si batté una mano sulla faccia.
«Sicuro di essere un mago?» chiese lei con sospetto.
«No! Guarda, sono un babbano che nonsisacome, ha trapassato
la barriera del binario - un blocco di cemento armato se non
l’avessi notato - e si è intrufolato sul
treno…»
«…Capirai che la mia domanda è
più che lecita…»
‘In effetti il suo ragionamento non fa una piega’
pensò la ragazza.
Lui si mise a guardare fuori dal finestrino con sguardo triste e perso
mentre lei lo guardava attentamente, chiedendosi da dove provenisse e
chi fosse quel ragazzo…
«Sai, avresti dovuto mangiarla subito quella rana; Si dice
che facciano solo un salto, uno, e dev’essere fatto bene. Tu
te la sei lasciata scappare.»
«Grazie eh? »
«…Vorrà dire che la prossima
sarà meglio. »
così dicendo si avvicinò a Jack, prese la scatola
della cioccorana che aveva sulle gambe e gliela porse delicatamente tra
le mani, aprendole a mò di coppa, e lui sorpreso non
trovò la forze per cacciarla via, ma anzi, rimase colpito da
quel suo gesto così…gentile.
Si voltò guardandola e solo allora si accorse che anche lei
aveva gli occhi azzurri, ma un azzurro mare, più intensi dei
suoi e il suo sorriso in quel momento, gli parve sincero e comprensivo,
senza un briciolo di bugia.
Allora capì che poteva fidarsi.
La sua reazione era dunque comprensibile in fondo.
Lui ricambiò il sorriso, prese in mano la scatoletta e
chiese:
«Ok, dimmi cosa dovrei fare.»
«Aprila, molto molto lentamente…»
Lui allora eseguì. Con cautela aprì piano la
scatola, attento a non fare movimenti bruschi. Mentre eseguiva
quell’operazione Merida guardava la scena trattenendo il
fiato, come se lui fosse un artificiere che deve disattivare una bomba,
lo sguardo attento, le mani ferme.
Quando la scatola fu aperta del tutto, la rana saltò fuori e
i due ragazzi balzarono leggermente all’indietro, e la
piccola creatura saltò, dalla scatola andò a
finire sul sedile di fronte, vicino a Merida.
«Grande!»
Jack rise.
«E ora?»
Come a voler rispondere, la rana s’irrigidì.
«Prendila, forza.»
Jack allungò la mano, afferrò la rana e con certo
disgusto se la mise in bocca, masticando dapprima facendo smorfie,
pronto a sentire un saporaccio di carne morta, per poi tramutare la sua
espressione in meraviglia e stupore.
«Hm…che buona!»
«Allora scettico dei miei stivali…sà
per caso di rana morta?»
«No!» rise lui.
In effetti no, sapeva di cioccolato al latte, un gusto ben bilanciato e
dolce al punto giusto.
«Mi faresti una piccola lezione di vari dolci
esistenti?»
«Hm…non lo so, quanti Galeoni sei disposto a
darmi?»
Lui la fissò senza dire niente.
«Scherzavo! Allora…» E per tutto il
viaggio, i due non fecero altro che parlare dei vari dolci e cose varie
nel mondo dei maghi, perché il povero Jack non conosceva
niente e Merida si stupiva ogni volta che pronunciava un nome di
qualche oggetto magico e Jack la fissava con una faccia incuriosita.
Ci sarebbe stato da lavorare…oh, altroché!
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