Coffee, keys and mistakes.

di Gracedanger
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10 Settembre 2020
New York
Queens
Coven Road
The lucky guy bar
00:42
 

“Buonanotte e grazie di cuore.”
Lo spettacolo è finito.
Amy sfoggia un sorriso raggiante e soddisfatto davanti all’applauso prolungato della folla.
“E’ diventata famosa, almeno così dice, si è offerta per fare una serata qui, “in ricordo dei vecchi tempi” dice Gamba di legno "blah, per me è solo una bambinetta stonata. E come se non bastasse si è portata dietro pure quel mostriciattolo..”
Il proprietario del bar mi sta borbottando qualcosa nelle orecchie, ma non lo ascolto nemmeno, sto cercando di trovare Amy, devo parlarle, devo riprenderla con me, e sono nervoso, dannatamente nervoso.

Mi allontano dal bancone senza rispondere a quel tipo, che probabilmente ora mi starà maledicendo da dietro, non mi importa, comincio a farmi strada in mezzo alla folla, ma non riesco a trovarla.

All’improvviso intravedo il suo vestito nero passare attraverso la porta girevole del bar.
“Amy! Amy!”
Mi faccio strada tra le persone spingendo e scalciando, non ho tempo per le buone maniere, non posso perderla un’altra volta.

Sono fuori dal bar e una vento freddo mi travolge.
La intravedo girare l’angolo della strada.
“Amy!”
Non mi sente. Comincio a correre, saltando ogni tanto per vederla tra le persone che camminavano davanti a me.
“Amy!”
Si ferma di scatto.
Mi ha sentito, qualcuno lassù deve avermela mandata buona per una volta.

L’ho quasi raggiunta, riesco a intravederla.
Si gira.
Il cuore smette di battere per pochi secondi.
Lei mi guarda con la bocca spalancata mentre i suoi corti capelli corvini le vengono scompigliati dal vento.
Sembra ancora di più una donna.
Amy mi guarda.

Non riesco a muovere neanche un muscolo del mio corpo.
E' tutto freddo, spento.

Io guardo la bambina di circa due anni che sta tenendo per mano.
La bambina di circa due anni che ha gli stessi capelli neri di Amy raccolti in due codini.
La bambina di circa due anni che ora mi guarda spaventata con i suoi grandi occhi color nocciola.


Ha i miei stessi occhi.
 




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